UN VIAGGIO ISTRUTTIVO E DI SUCCESSO
 

L’ultima parte della visita
 

di Raúl in Brasile

 

22 dicembre '08 - L.B.Medina www.granma.cu (PL)

 

 

Rispetto e riconoscimento rafforzati per il popolo cubano: così si potrebbe catalogare il saldo che lascia per la Rivoluzione il primo Vertice dei Capi di Stato e di Governo dell’America latina e dei Caraibi, che si è appena svolto a Salvador de Bahía, assieme all’impatto positivo dell’attiva partecipazione del Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, che ha distrutto miti e false immagini della sua persona, prefabbricate per anni con la guerra mediatica contro Cuba.

 

A Brasilia assieme a Lula.
A Brasilia assieme a Lula.

 

Accompagnato dal personale dell’ambasciata cubana, Raúl ha reso omaggio a Martíe e a Bolívar, in Brasilia.
Accompagnato dal personale dell’ambasciata cubana, Raúl ha reso omaggio a Martíe e a Bolívar, in Brasilia.

 

Nell’ aeroporto José Martí, Raúl salita i giornalisti che lo hanno accompagnato nel viaggio.
Nell’ aeroporto José Martí, Raúl salita i giornalisti che lo hanno accompagnato
nel viaggio.


 

L’ultima sessione del Vertice mercoledì mattina, quando nella maggioranza dei discorsi dei Capi di Stato o di Governi o dei ministri presenti, è stata una permanente allusione al ruolo importante di Cuba nella cooperazione e la solidarietà, includendo la sua epopea in Africa e soprattutto a Cuito Cuanavale, in Angola, che significò la sconfitta dei razzisti sudafricani, espressioni d’apprezzamento per Fidel e il ricorso del pensiero latino americanista dell’Apostolo cubano José Martí, è stata davvero molto stimolante.

 

Al termine del Vertice, il Presidente brasiliano Luiz Inácio Lula ha sottolineato l’enorme importanza politica che ha l’entrata di Cuba nel Gruppo di Río, come espressione del cambio nel contesto politico e regionale, ponendo fine alla strategia di cercare d’isolare l’Isola dal resto della comunità latino americana, cosa possibile in primo grado grazie alla resistenza eroica del popolo cubano.

 

Al termine della riunione, Raúl è restato per molto tempo ancora nel salone delle riunioni per ricevere molte personalità e amici che desideravano salutarlo e complimentarsi con evidente soddisfazione.

 

Pei il presidente di Cuba questa è stata un’altra giornata intensa, che era cominciata all’alba, quando con Evo Morales aveva avuto una fraterna conversazione prima di partecipare alla sessione finale del Vertice.

 

Nel pomeriggio ha viaggiato sino a Salvador de Bahía, a 75 Km di distanza, per partecipare all’inaugurazione di un monumento in memoria di Simón Bolívar.

 

Stava preparandosi per partire, quando il Presidente Chávez lo ha cercato nell’hotel per andare assieme alla cerimonia in onore del Libertador, in occasione del 178º anniversario della sua morte, svolta nella Avenida che porta il suo nome, in Salvador de Bahía, e che è l’accesso al Centro delle Convenzioni dove si svolse il III Vertice ispano-americano nel 1993, al quale partecipò Fidel.

 

All’uscita dall’ hotel si è unito al gruppo anche Evo Morales e poi il presidente di Honduras, Manuel Zelaya.

 

Centinaia di persone hanno aspettato per ore e non è certo mancato l’entusiasmo, rinnovato come un’esplosione d’affetto, quando sono giunti.

 

Chávez ha parlato per primo, molto allegro, e le prime parole sono state i saluti al governatore amico e al popolo di Bahia, pronunciate in un momento esilarante perchè la traduttrice al portoghese era nervosa e nei primi momenti si è sbagliata ed ha fatto la traduzione allo spagnolo.

 

Il presidente venezuelano ha segnalato la vigenza di Bolívar, ricordando con molto affetto Fidel, che 15 anni prima era stato in quello stesso luogo ed ha strappato un’ovazione dai presenti quando ha dichiarato che sarebbe stato breve per lasciare tempo a Raúl, "che è mio zio, dato che Fidel è mio padre".

 

Raúl prende la parola ed esprime ammirazione per il popolo del Brasile e in particolare per i Bahiani, parla delle radici comuni africane, del popolo brasiliano e cubano e racconta la storia della negra schiava Carlotta, che fu squartata per la sua ribellione e racconta momenti dell’epopea della solidarietà cubana in Angola, la cui operazione militare fu battezza con il nome della schiva ribelle.

 

Il presidente cubano ha riferito i saluti dei presidenti Evo e Zelaya, che partecipando a questo atto hanno avuto il privilegio di terminare al meglio la partecipazione ai vertici di Sauípe.

 

È già notte. Il governatore di Bahia, Jacques Wagner, invita Raúl e Chávez a fare un piccolo giro della città (Evo e Zelaya si erano già ritirati) e poi vanno assieme nella residenza Ondina, una bella costruzione che sorge su una collina da dove s vede buona parte della costa di Bahia e che è la residenza ufficiale del governatore e della sua famiglia.

 

I due capi di Stato sono allegri e rilassati. Raúl lo aveva detto ai giornalisti dopo la cerimonia a Bolívar: "Me ne vado molto contento".

 

Stanno in compagnia dell’anfitrione e di altri amici brasiliani con i quali parlano di diversi temi e dopo la mezzanotte si salutano, prima di prendere l’auto per andare all’aeroporto. Chávez scherzando ricorda a Raúl che in Venezuela avrebbe dovuto cantare come aveva fatto nella cerimonia con i giovani cinesi a Tarara, durante la visita di Hu Jintao. Il leader bolivariano lo invita a cantare assieme e così intonano la Guantanamera con le strofe di Martí.

 

Si salutano nell’aeroporto. I due aerei, cubano e venezuelano, sono vicini e Chávez accompagna Raúl alla scaletta, lo abbraccia con soddisfazione e gli augura un buon soggiorno a Brasilia con Lula.

 

Lui parte per Caracas, dove giovedì 18 hanno consegnato all’Assemblea Nazionale gli atti con le firme di buona parte della popolazione che reclama lo svolgimento di un referendum costituzionale, con l’emendamento che renderà possibile la rielezione del presidente, senza limiti.

 

Alle 3 di mattina di giovedì 18 l’aereo cubano atterra nella base aerea di Brasilia. Raul compie la prima visita ufficiale da Capo di Stato di Cuba in Brasile, alla guida di una delegazione integrata da Ricardo Cabrisas, vicepresidente del Consiglio dei Ministri, Felipe Pérez Roque e Rodrigo Malmierca, ministri degli Esteri e degli Investimenti stranieri e la Collaborazione economica, rispettivamente; Osvaldo Martínez, presidente della Commissione dei Temi economici dell’Assemblea Nazionale e Pedro Núñez Mosquera, ambasciatore di Cuba in questo fraterno paese.

 

Raúl viene ricevuto da George Monteiro Pratta, capo del Protocollo del Ministero degli Esteri e dal colonnello Fernando Almeida Riomar, capo della Base Aerea, che lo invitano a passare nel salone di protocollo per firmare il libro d’onore.

 

Il Generale d’Esercito cubano s’interessa alla pagina del libro dove appare la firma registrata del Comandante in Capo Fidel, del dicembre del 2002, quando andò a Brasilia per partecipare alla nomina ufficiale di Lula come presidente.

 

A Brasilia piove intensamente in questi giorni. La città è situata a Planalto Central brasiliano, a poco più di 1000 metri d’altezza sul mare.

 

Il Distretto Federale somiglia a un piano pilota a forma d’aereo, croce o uccello, come si desidera e la sua costruzione è stata progettata da Lucio Acosta, vincitore del concorso per l’urbanizzazione della capitale del paese, mentre i principali edifici sono stati disegnati dal noto architetto Oscar Niemeyer.

 

La capitale brasiliana, dichiarata nel 1987 dalla UNESCO Patrimonio Storico e Culturale dell’Umanità, è stata inaugurata il 21 aprile del 1960 dal presidente della Repubblica d’allora Justino Kubitschek, che accompagnò Fidel nella zona, nel 1959, per fargli apprezzare le prime opere costruite a Brasilia.

 

Nella mattina la natura si placa benevolmente per poche ore e facilita lo svolgimento protocollare della cerimonia di ricevimento, davanti al Palazzo Planalto.

 

Raúl è salutato dal Comandante di reggimento della Guardia Presidenziale e passa in rivista le truppe vestite con uniformi di fucilieri e granatieri del XIX secolo. Poi si ferma nel mezzo della formazione, saluta la bandiera e immediatamente cammina per la rampa d’entrata del Palazzo, dove lo ricevono il Presidente Lula, accompagnato dal ministro degli Esteri Celso Amorim.

 

La cerimonia è breve e si sentono le note degli Inni nazionali. Poi si issano le bandiere dei due paesi mentre una batteria d’artiglieria situata in un giardino vicino spara 21 salve in onore del presidente di Cuba.

 

I politici si trasferiscono a un belvedere in una sala esterna del Palazzo e guardano la sfilata delle truppe, che include uno squadrone di cavalleria dei granatieri della guardia.

 

Entrando nel Palazzo incontrano una dozzina di bambini che tengono in mano le bandierine di Cuba e del Brasile.

 

Raúl e Lula li avvicinano e li salutano; conversano animatamente e poi proseguono verso un salone attiguo all’ufficio del presidente Lula, dove si svolgeranno le conversazioni ufficiali.

 

Quando usciranno dal salone, accompagnati da ministri e funzionari d’alto livello, si apprezza un ambiente di grande cordialità e soddisfazione per le conversazioni sostenute.

 

Lula suggerisce a Raúl di fare un giro nella zona centrale della città per guardare gli edifici più belli e giungere sino al Palazzo di  Itamaraty, sede del Ministero degli Esteri, dov’è stato servito il pranzo ufficiale al quale hanno partecipato personalità del governo, deputati, imprenditori, ambasciatori dell’Ameria Latina e dei Caraibi ed altri ospiti, come il Nunzio Apostolico, arcivescovo  Lorenzo Baldisseri.

 

Poco prima dell’inizio del pranzo, Lula pronuncia un discorso nel quale esprime sentimenti di gratitudine per Fidel e Raúl, ratifica la volontà politica di approfondire le relazioni, gli scambi e la cooperazione con Cuba e sottolinea la necessità di porre fine al blocco, che non ha motivazioni economiche, politiche etiche o morali.

 

Inoltre ha approvato la decisione del Gruppo di Río d’incorporare Cuba come riparazione storica e come dimostrazione del cambio del profilo politico e  ideologico dell’America Latina.

 

Poi il Generale d’esercito Raúl Castro si è rivolto ai presenti ed ha pronunciato brevi parole, accolte con molta simpatia soprattutto quando ha detto: “Passo a passo i cubani ed i brasiliani con voce propria, con rispetto e senza intermediari abbiamo condiviso posizioni comuni in difesa del diritto internazionale e del multilaterlismo, il diritto alla libera autodeterminazione dei popoli e la condanna di ogni tentativo d’imposizione della volontà d’uno Stato su quella degli altri, e insieme sosteniamo la ferma convinzione di lavorare per una maggiore unione politica latinoamericana e per un’integrazione più impegnata con la giustizia sociale e la dignità degli esseri umani”.

 

Ha avuto un grande impatto anche la frase: “Noi partiamo, così come siamo arrivati, all’alba di domani mattina, ma non mi mandano via, me ne vado perchè temo d’innamorarmi del Brasile e della sua gente”!

 

Un deputato brasiliano commenta con molta soddisfazione che Raúl “si è messo la gente nel taschino”, perchè avevano di lui l’’impressione di un “ tipico militare”, un uomo duro e intransigente e, al contrario, hanno trovato una persona con molto carisma, loquace e scherzoso, e che “il suo discorso è stato molto interessante nella sua improvvisazione, umano e sincero”.

 

Raúl può appena risposare nel pranzo e conversa con molti presenti e porge a tutti la  sua attenzione, come ai ministri con le relazioni di progetti con Cuba, gli imprenditori vincolati all’Isola. Ascolta gli apprezzamenti per Fidel e dialoga anche con il Nunzio Apostolico, della messa di Beatificazione di Padre Olallo e stabiliscono di vedersi più tardi nella Cattedrale.

 

Alla fine del pranzo i due presidenti vanno a salutare i giornalisti e nel percorso Raúl parla con un gruppo di protocollo del Ministero degli Esteri brasiliano, nel quale  si notano belle ragazze che gli chiedono una foto di gruppo. Raúl scherza con tutti e chiama il ministro degli Esteri cubano, Felipe Pérez Roque e Miguel Lamazares, vice direttore del protocollo del Minrex, perchè partecipino all’improvvisato incontro.

 

Quando giungono davanti ai giornalisti, trovano una piattaforma improvvisata con decine di microfoni e registratori. Raúl saluta e dice: “Forse avete molte domande da fare”, ma che lui ha un’agenda molto fitta da rispettare.

 

Dopo la presentazione di Lula, chiedono a Raúl del blocco e la sua risposta è ampia e calma, ma con argomenti indiscutibili.

 

“Non accetteremo la politica del bastone  e la carota, noi domandiamo perchè mantenere il blocco, perchè questo blocco. A meno che non sia una vendetta incomprensibile contro un popolo che non ha mai aggredito gli Stati Uniti, il blocco  agonizza sempre più, dopo il Vertice che abbiamo appena concluso a   Sauípe, in Salvador de Bahía".

 

Un giovane giornalista di un media della destra di Sao Paulo è nervoso e agitato dietro una ragazza quasi sostenuto sulle sue spalle e le sta sussurrando all’orecchio una domanda provocatoria, ma non sa neanche di che sta parlando e chiede “dei dissidenti fucilati”. Questo provoca una reazione d’indignazione da parte di Raúl e di tutti i cubani presenti.

 

La risposta categorica disarma il provocatore che non scrive nemmeno una riga e non sa che fare quando il presidente di Cuba gli dice “Perchè non domanda sui 57 milioni di dollari approvati dal Congresso nordamericano per pagare gli agenti nelle loro attività sovversive? Perchè non domanda del caso dei Cinque cubani che non hanno commesso nulla contro gli Stati Uniti e sono ingiustamente reclusi per aver ostacolato le azioni di terrorismo”? Un altro giornalista riprende il tema dei negoziati possibili con Barak Obama e Raúl insiste nella possibilità di comprendere che Cuba non risponderà a nessuna domanda di gesti unilaterali e ripete i principi gia sottolineati a proposito del conversare alla pari  con pieno rispetti della sovranità cubana. Inoltre sostiene che se negli Stati Uniti ci tengono davvero ai dissidenti: “Glieli mandiamo domani mattina, con  famiglia e tutto, ma che ci restituiscano i nostri Cinque  Eroi. Questo è un gesto delle due parti”, ha affermato.

 

Il presidente Lula parla ai giornalisti e insiste sul reclamo  che si ponga fine al blocco e si stabilisca una politica di rispetto verso Cuba, il cui solo delitto è stato lottare per la sua libertà, ed ha fatto un’ampia analisi della situazione latinoamericana, del resto del mondo e del ruolo che si spera dalla nuova amministrazione nordamericana.

 

Raul è poi andato a Plaza do Curití (il nome di una palma brasiliana)  dove ha salutato il gruppo dei lavoratori della nostra ambasciata ed ha posto corone di fiori davanti ai busti di José Martí e Simón Bolívar.

Poi ha vistato la bella cattedrale disegnata da Oscar Niemeyer, dove lo aspettava il Nunzio Apostolico, che lo accompagnato nella visita della bella costruzione. Molti fedeli lì presenti hanno salutato Raúl e gli hanno chiesto di farsi fotografare con loro, altri che portasse i loro saluti a Fidel. Raúl ha scherzato con parecchie persone sulle similitudini etniche e le radici cubane e brasiliane.

 

Nel pomeriggio è andato nella residenza dell’ambasciatore cubano dove ha parlato animatamente con varie personalità delle organizzazioni sociali, dirigenti di partiti politici, deputati, giornalisti e rappresentanti di organizzazioni di solidarietà. Ha conversato telefonicamente con Fray Betto, che è a Sao Paulo ed ha ricevuto dalle mani di Vanesa Graziotin, del fronte parlamentare, una copia della lettera con più di 300 firme di legislatori consegnata all’ambasciata degli Stati Uniti per reclamare l’eliminazione del blocco imposto contro Cuba.

 

È giovedì 18 dicembre e Raúl  non dimentica che è il 52º Anniversario del reincontro guerrigliero con Fidel a Cinco Palmas, e racconta vari aneddoti della lotta rivoluzionaria e molti presenti, a nome delle istituzioni gli consegnano a vari ossequi come dimostrazione d’affetto.

 

Lula lo ha invitato a cenare privatamente nella residenza presidenziale El Torto dove ospitò anche Fidel e dove sono presenti tutti i ministri del suo gabinetto, con i quali i due presidenti conversano  di vari argomenti, dopo averli salutati personalmente. 

 

La delegazione cubana si siede assieme agli anfitrioni per chiacchierare familiarmente.

 

Lula mostra una forte affinità con Raúl e appare molto compiaciuto. A mezzanotte passata chiede l’ora esatta della partenza dei cubani e il Generale d’Esercito gli risponde con molta simpatia che non si deve disturbare ad accompagnarlo  e quindi non risponderà alla sua domanda, perchè  possa andare a riposare, dato che le sue giornate in questi giorni a Salvador de Bahía sono state molto tese e intense, come quella appena terminata. 

Lula lo ringrazia molto ed accetta: l’arrivederci dei due presidenti è fraterno.  Dirigendosi alla sua residenza Raúl si riunisce con la delegazione che lo ha accompagnato dall’alba e al sorgere di venerdì 19 dicembre, prendono l’aereo per ritornare in Patria.

 

Sono state giornate di molto lavoro, ma molto proficue per i risultati politici, con un carico di simbolismo, dal caldo benvenuto a Caracas di sabato 13 dicembre e sino all’affettuoso saluto al Brasile all’alba di venerdì 19 dicembre. Se qualcosa è apparsa ben chiara, è la solidità della direzione della Rivoluzione e la forte capacità  dei suoi leader.