1 settembre '08- J.G.Allard www.granma.cu

 

PREPOTENZA IMPERIALE
 

Bush voleva imporre all’Honduras

la presenza di Posada Carriles

 

 

Tutto indica che l'amministrazione Bush sperava d’imporre, senza resistenza alcuna, al Governo honduregno la presenza dell'indesiderabile Luis Posada Carriles, quando il suo ambasciatore s’avvicinò al nuovo Presidente del paese centroamericano, appena una settimana dopo il giuramento.

 

Il 24 gennaio 2006, tre giorni prima dell’insediamento del nuovo presidente Manuel Zelaya, il quotidiano The Miami Herald – di cui sono ben noti i legami con l'intelligence nordamericana - citava dei "passi" di una Dichiarazione dell'Ufficio Immigrazione e Controllo delle Dogane (ICE) che riferiva: "L'ICE sta procedendo all’allontanamento del signor Posada dagli USA".

 

"Un giudice dell’immigrazione ha sospeso il trasferimento a

L’Honduras accusa gli USA di proteggere il terrorista Posada Carriles

 

28 agosto Tegucigalpa . Il presidente dell’Honduras, Manuel Zelaya, ha accusato gli Stati Uniti di difendere i terroristi per non sottoporre a giudizio Luis Posada Carriles, ex agente della CIA.

Posada Carriles, che vive a Miami, è accusato di essere il responsabile dell’esplosione di un aereo della Cubana de Aviación e di aver diretto un piano per assassinare a Panama il leader cubano Fidel Castro.

Zelaya ha rivelato che, appena otto giorni dopo il suo insediamento, nel gennaio 2006, l’allora ambasciatore degli Stati Uniti a Tegucigalpa, Charles Ford, chiese al suo Governo di concedere l’asilo politico a Posada Carriles.

“Gli dissi che era impossibile dare un visto a Posada Carriles (…) asilo diplomatico, perché era una persona molto discussa nel mondo per atti terroristici, e loro (gli Stati Uniti) difendono questo tipo di terrorismo, lo difendono, ho le prove”, ha detto il governante honduregno nel corso di un’intervista rilasciata all’emittente locale HRN, citata dall’agenzia Reuters.

 Cuba ed in Venezuela. Tuttavia, questo non impedisce all'ICE di trasferirlo in un terzo paese. L'ICE sta conducendo una revisione di routine sulla sua custodia", continuava il documento citato dal giornale della catena McClatchy.

 

Di routine la revisione non aveva molto. La verità è che, in quel preciso momento, la Casa Bianca - sottoposta alla minaccia di uno scandalo internazionale - calcolava che la migliore maniera per liberarsi della scottante presenza, rappresentata dall'ex agente, terrorista, torturatore ed assassino, era trovargli un rifugio in qualsiasi luogo al di fuori del territorio nordamericano.

 

Il 27 settembre 2005, un giudice d’immigrazione di El Paso, Texas, William Abbott, eseguendo le disposizioni del Dipartimento di Giustizia di Bush, aveva utilizzato l'assurda testimonianza di un complice di Posada, l'ex ufficiale e torturatore della polizia segreta venezuelana Joaquin Chaffardet, per decretare che il delinquente non potere essere deportato in Venezuela.

 

Abbott rese noto che concedeva al governo degli Stati Uniti "90 giorni" per cercare un terzo paese disposto a ricevere il terrorista. Questo termine, successivamente, sarà ignorato.

 

Quella che sembrava una questione relativamente facile per un individuo che aveva trascorso anni, usando l’America Centrale come base per i crimini che realizzava su incarico della mafia di Miami, si rivelò, per gli inviati del Dipartimento di Stato di Bush, un’ardua impresa.

 

Nel caso dell’Honduras, i testoni del potere imperiale, ovviamente, contarono sull'arrivo di un nuovo presidente per presentare surrettiziamente la loro richiesta.

 

 

LA PREPOTENZA DI "CHARLIE" FORD

 

 

Mercoledì scorso, il 27 agosto, il presidente Zelaya ha rivelato tutta la verità sull'insolente richiesta nordamericana, presentata "otto giorni" dopo il suo arrivo alla presidenza del paese, il 27 gennaio 2006.

 

Le gestioni per ottenere un visto per il terrorista erano state curate, con tutta la dovuta prepotenza imperiale, dall'ambasciatore degli Stati Uniti in Honduras, Charles "Charlie" Ford.

 

"Venne l'ambasciatore Charles Ford a chiedere a me, attraverso la Cancelleria, la concessione di un visto a Posada Carriles", ha denunciato il presidente, riferendosi all'allora ministro degli Esteri, Milton Jiménez Puerto.

 

"Era impossibile dare un visto a Luis Posada Carriles, che era una persona discussa per atti di terrorismo. Loro difendono questo tipo di terrorismo, mi risulta personalmente, e per questo tipo di cose che abbiamo posizioni differenti", ha sottolineato.

 

 

BRACCIO DESTRO DELL'ASSASSINO DEL CHE

 

 

Posada Carriles ha un lunghissimo curriculum di crimini, commessi in America Centrale, agli ordini della CIA, dalla sua evasione nell’agosto 1985 dal carcere venezuelano, dove era detenuto per la distruzione, nel 1976, di un aeroplano civile cubano che causò la morte di 73 persone.

 

In El Salvador, si convertì nel braccio destro di Félix "El Gato" Rodríguez, uno dei più fedeli servi della compagnia, lo stesso che in Bolivia, nel 1967, aveva ordinato l'assassinio di Ernesto Che Guevara.

 

Fino al 5 ottobre 1986, il terrorista diresse le manovre di una flotta di aeroplani, nella base aerea salvadoregna di Ilopango, che si dedicavano al traffico di armi e di droga a favore della "Contra" nicaraguese.

 

Con lo scoppio di quello che sarà lo scandalo Irangate, Posada s’incarica di raccogliere il materiale compromettente per l'intelligence nordamericana e si nasconde a Zabadú, un centro turistico salvadoregno, fino a quando i suoi capi di Langley lo convertono in un collaboratore della polizia nazionale salvadoregna, insieme al suo socio Hermes Rojas, altro ex del DISIP. Rojas si trovava alla guida dei consulenti venezuelani degli organi di repressione del presidente José Napoleón Duarte.

 

Chi conosce la storia de El Salvador di questo periodo, s’immaginerà facilmente a cosa si dedicò chi era stato, per anni, il Commissario Basilio del DISIP venezuelano, descritto dalle sue vittime come un torturatore psicopatico.

 

Da El Salvador, Posada nel 1989 si trasferisce in Guatemala, dove gli viene costruita la copertura di capo della sicurezza della compagnia telefonica statale Guatel. Presto, il presidente Vinicio Cerezo gli concederà poteri speciali che lo convertiranno potenzialmente in un gangster. Durante questo periodo, gli è attribuita tutta una serie di esecuzioni, sequestri, truffe e regolamenti di conti.

 

Dagli anni ‘90, come risultato di questi anni trascorsi in organi repressivi, Posada è coinvolto in una lunga serie di cospirazioni, sia in Guatemala, El Salvador sia in Honduras, dove i movimenti d’estrema destra, legati ai suoi soci del comitato paramilitare della Fondazione Nazionale Cubano-Americana di Miami, richiedono i suoi servizi.

 

 

QUARANTUNO ATTENTATI

CONTRO IL PRESIDENTE

 

 

I suoi primi contatti con l’Honduras sono scoperti dopo il 26 febbraio 1990, quando in Guatemala è attaccato da sconosciuti per strada. Due colpi lo raggiungono allora mentre viaggiava a bordo del suo Suzuki nero, uno di questi lo raggiunge alla mandibola, ferendolo alla lingua.

 

Dopo l’uscita dell'ospedale si rifugia in territorio honduregno, a casa di Rafael Hernández Nodarse, capo locale dell'apparato terroristico anticubano della CIA.

 

Nel 1992, quando gli investigatori della stessa FBI nordamericana, che indagano per il congresso sul caso di "Ilopango", lo scovano in questo e gli chiedono un colloquio.

 

Viene ascoltato niente di meno che nei saloni dell'ambasciata yankee a Tegucigalpa, senza la minima intenzione di arrestarlo.

 

Posada, anni dopo, riconoscerà in un’intervista al New York Times che uno dei due agenti, George Kyszinski, è un amico personale.

 

Dal gennaio 1994, Luis Posada Carriles cospira apertamente in azioni per destabilizzare il Governo legittimo del presidente Carlos Roberto Reina.

 

Nello stesso paese dove Bush, nel 2006, voleva che risiedesse, Posada è stato coinvolto in due attentati contro il presidente.

 

Uno finanziato dalla FNCA, che si sarebbe dovuto eseguire durante l’insediamento di Reina, alla presenza del presidente cubano Fidel Castro.

 

Il dottor Ramón Custodio, presidente del Comitato Honduregno dei Diritti Umani, racconta che Posada ha diretto, fino al 1996, una banda di delinquenti d’origine cubana, associata a militari honduregni che ha realizzato 41 attentati nel territorio nazionale, sempre con l'obiettivo di rovesciare il presidente.

 

Dopo ha continuato ad utilizzare l'America centrale per le sue malefatte, incluso una campagna terroristica contro di Cuba in 1997, utilizzando dei mercenari centroamericani.

 

Fino al suo arresto in Panama, nel 2000, quando voleva far esplodere un anfiteatro strapieno di studenti, dove avrebbe parlato il leader della Rivoluzione cubana.

 

Graziato dalla presidentessa mafiosa Mireya Moscoso, nell’agosto 2004, Posada ha utilizzato l’Honduras come trampolino per poi entrare illegalmente nella terra dei suoi padroni.

 

Ha ingannato i servizi migratori durante uno scalo, usando un passaporto statunitense contraffatto a nome di Melvin C. Thompson, e si stabilisce a casa del suo socio Hernández Nodarse. Si è anche detto che l’FBI ha partecipato alla manovra.

 

 

"CI SARA’ UN HONDUREGNO CHE NON SA…?"

 

 

"Ci sarà un honduregno che non sa che qui l'ambasciata (USA) tutta la vita si è intromessa con colpi di stato, ha promosso in tutta l’America Latina invasioni ad altri paesi, e ha promosso guerre in altri paesi?", si domandato Zelaya nel suo intervento.

 

"Non siamo stati vittime della guerra fredda negli anni ‘80, quando da qui si attaccava il Nicaragua con la controrivoluzione nicaraguese e l’Honduras era prestato come territorio per azioni belliche?", ha ricordato.

 

L'ambasciatore Charles Ford ha lasciato il suo incarico in Honduras alla fine dello scorso luglio. E’ ritornato al suo paese, tranquillamente, dopo tre anni ai vertici della missione diplomatica statunitense a Tegucigalpa.

 

Nel 2006, sette paesi americani si sono rifiutati di ricevere il terrorista: Canada, Messico, Panama, El Salvador, Honduras, Guatemala e Costarica.

 

Tutti, senza eccezioni, sono stati vittime, in diverse opportunità, delle azioni terroristiche organizzate da Miami dalla CIA ed il suo personale mafioso d’origine cubana.