Solo poche ore dopo i devastanti uragani Gustav e Ike, la città
statunitense di Miami é tornata, ancora una volta, a dimostrare di essere
il bordello politico che è sempre stata, ancora più quando l'isola
caraibica è teatro di un evento trascendentale.
Il baccano tipico dei portavoce anticubani a Miami non si é fatto
aspettare mentre a Cuba i cittadini si stavano preparando per avviare la
fase di recupero dopo il flagello di questi due terribili uragani, forse i
peggiori conosciuti nella sua storia.
Ai politici di questa città della Florida poco interessa la
sofferenza del popolo cubano causata dagli effetti dei due uragani, ed
hanno iniziato le speculazioni sul futuro della nazione dei Caraibi e la
sua Rivoluzione, che, come di consueto, é stata l'obiettivo immediato
degli attacchi dei suoi vecchi e frustrati nemici.
Alcuni di loro hanno già augurato il crollo del sistema socialista
nella nazione antillana e l'inizio di un sognata repubblica in stile
miamense, di cui, la sempre più debole controrivoluzione di stanza in
territorio nord americano e sostenuta dai successivi regimi di
Washington, sente la mancanza da più di 50 anni.
Hanno anche previsto il collasso della struttura nazionale dell'isola,
l'apparizione di epidemie e l'incapacità delle autorità di L'Avana di
affrontare le conseguenze distruttive di Gustav e Ike.
I più acerrimi nemici della Rivoluzione non potevano nascondere la loro
gioia per la tragedia causata dagli uragani e senza il minimo scrupolo la
consideravano come un castigo divino della natura per la maggiore delle
Antille.
D'altro canto, i settori autodefiniti moderati, ma ugualmente interessati
a distruggere il sistema socialista a Cuba, hanno posto condizioni per
qualsiasi eventuale aiuto umanitario nord americano a Cuba, come ha fatto
l'attuale inquilino della Casa Bianca, George W. Bush.
Nel frattempo, migliaia di cubani, residenti negli Stati Uniti, non
possono inviare le rimesse alle loro famiglie e viaggiare a Cuba, a causa
delle restrizioni applicate dall'amministrazione Bush per rafforzare il
blocco imposto da Washington a L'Avana, che si prolunga da quasi cinque
decenni.
Inoltre, a causa del blocco, le società nord americane, sono
impossibilitate a vendere a Cuba, attraverso crediti, i materiali
essenziali per affrontare le devastazioni lasciate da Gustav e Ike.
Il popolo cubano, da parte sua, resta impegnato nel recupero, ricevendo
aiuto da molti paesi di tutto il mondo, senza condizione alcuna, e
sicuramente di valore superiore all'irrisoria cifra offerta da Washington,
100000 dollari USA, inferiore al salario che percepisce annualmente un
impiegato della Casa Bianca.
Per la costernazione del bordello di Miami e dello stesso regime di Bush,
i cubani sapranno superare le più recenti sfide che la natura gli ha
imposto, come hanno fatto davanti alla guerra economica, commerciale e
finanziaria degli Stati Uniti e le aggressioni di terroristi e
mafiosi di stanza in Florida.
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