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G O L P E
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31 dicembre '09 - Carmen Esquivel Sarría www.granma.cu (PL)
Zelaya chiama all’unità centroamericana
per affrontare le dittature
Il presidente costituzionale dell’Honduras, Manuel Zelaya, ha chiamatole nazioni centroamericane ad operare unite e con fermezza per sconfiggere le dittatura nel suo paese ed evitare il ritorno dei colpi di Stato nella regione.
“Nel passato, uniti, abbiamo affrontato e risolto grandi conflitti; oggi la violenza militare, nella vita civica delle nostre nazioni, in collusione con le forze più conservatrici, rappresenta un grave rischio per la pace e l’integrazione”, ha affermato.
Zelaya ha considerato il colpo militare del 28 giugno in Honduras, come la maggior crisi politica avvenuta nella zona dopo i conflitti armati degli anni ’80, ed ha denunciato che il regime fascista mantiene paralizzati i processi di sviluppo e l’integrazione.
In un messaggio ai presidenti centroamericani, appena pubblicato, Zelaya ha denunciato che il suo sequestro ed il suo esilio forzato in Costarica sono stati una cospirazione politico-militare per fermare le trasformazioni sociali fomentate del suo governo.
Dobbiamo attuare con diligenza per far sì che la storia brutale delle guerre, la violenza e colpi di Stato con sequele di morte e sangue, che crediamo superate in America Centrale, non ricomincino, ha affermato.
Zelaya, dal suo ritorno nel paese il 21 settembre, vive nell’ambasciata del Brasile ed ha ricordato che il popolo dell’Honduras in resistenza realizza gesta pacifiche ed eroiche, ed ha posto una grande quantità di sacrificio.
Ha denunciato che nei sei mesi di regime fascista ci sono state almeno 1200 violazioni dei diritti umani, 130 omicidi di membri della resistenza, cinque giovani massacrati durante manifestazioni pacifiche ed almeno tremila detenuti.
“Fermiamo queste azioni criminali contro le nostre democrazie. Questo è un obbligo morale di tutta l’America Centrale”. ha dichiarato Zelaya, ed ha chiamato i suoi omologhi dell’area a non appoggiare il presidente sorto dalle elezioni farsa effettate in un paese sottomesso da un colpo di Stato.
30 dicembre '09 - www.granma.cu (PL)
Assalito l’editore di un
Militari e poliziotti del regime fascista installato in Honduras dal 28 giugno, dopo un colpo di Stato, hanno assalito l'editore del quotidiano El Libertador, Renè Novoa, che viaggiava in un taxi verso il centro di Tegucigalpa.
Effettivi dell'esercito e della polizia hanno costretto Novoa a scendere dall'automobile assieme ad una persona che lo accompagnava e il cui nome non si rivela per motivi di sicurezza, e li hanno picchiati lì sulla strada.
“Ci hanno picchiato senza giustificazioni. Quando ho voluto controllare come stava il mio compagno, un militare mi ha dato un pugno sulla bocca dello stomaco che mi ha lasciato senza respiro”, ha raccontato Novoa.
El Libertador ha denunciato la brutalità usata delle forze di sicurezza che, dal colpo di Stato del 28 giugno, reprimono le manifestazioni popolari e attaccano le sedi ed il personale dei mezzi di stampa che si oppongono al regime usurpatore.
Il direttore del giornale, Jhonny Lagos, è stato minacciato dal dittatore Roberto Micheletti, obbligandolo a vivere attualmente in clandestinità, mentre il reporter Delmer Membreño, che è stato sequestrato e torturato, ha dovuto scegliere l’esilio.
Gli uffici del giornale sono stati assaltati, così come le installazioni del Canale 36 di Televisione e Radio Globo, colpevoli di diffondere nel mondo la verità sulla situazione che vive l’Honduras dopo il colpo di Stato, che costringe il presidente legittimo e costituzionale, Manuel Zelaya, a vivere nell’ambasciata del Brasile da più di tre mesi.
29 dicembre '09 - Carmen Esquivel Sarría www.granma.cu (PL)
Patiranno la fame
almeno 100000
Almeno 100.00 honduregni soffriranno la fame l’anno prossimo, per la siccità e la crisi alimentare in una situazione aggravata dall’instabilità politica dopo il colpo di Stato.
Una missione dell’Ufficio di Coordinamento dei Temi Umanitaria della ONU, (OCHA), arriverà nel paese nei prossimi giorni per realizzare uno studio completo delle sequele provocate dal fenomeno climatico, detto El Niño.
L’investigazione determinerà quanti quintali di granaglie di base alimentare non si otterranno più per la mancanza della pioggia e quali saranno le zone più danneggiate; inoltre si verificheranno le misure che si dovranno prendere.
L’assessore per le risposte d’emergenza della OCHA, Douglas Reiner, ha allarmato sul rischio di una crisi umanitaria in America Centrale per la siccità ed ha dichiarato che tra i più danneggiati in Honduras ci saranno almeno 100000 persone.
“La situazione in questo paese si è aggravata dopo il colpo di Stato del 28 giugno contro il presidente legittimo, Manuel Zelaya, soprattutto per la chiusura parziale di scuole ed ospedali.
Diversi pazienti non sono stati assistiti adeguatamente ed i bambini non mangiano più il cibo che ricevevano a scuola”, ha dichiarato Reiner.
Dopo il colpo fascista sono stati sospesi vari programmi sviluppati dal governo Zelaya in appoggio ai piccoli e ai medi produttori.
Inoltre sono stati danneggiati i progetti fomentati dalla Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America nei settori della salute, l’educazione, la cultura e l’energia.
L’Honduras ha ricevuto da questo blocco 100 moderni trattori, oltre ad aratri, seminatrici ed altri strumenti per accrescere la produzione.
Nel settore energetico l’incorporazione all’ALBA e concretamente a PETROCARIBE garantiva un rifornimento stabile di 20000 barili al giorno di petrolio a prezzi preferenziali e con un basso tasso d’interesse.
Il regime dell’usurpatore Micheletti ha chiesto al Congresso Nazionale di sottoporre a votazione il virtuale ritiro del paese da questo meccanismo e la decisione è stata approvata dal presidente eletto nelle illegali votazioni del 29 novembre, Porfirio Lobo
28 dicembre '09 - www.granma.cu
Il Presidente Zelaya afferma: Micheletti ha compiuto il mandato dell’oligarchia
Il Presidente costituzionale d’Honduras, Manuel Zelaya, ha accusato il capo dei golpisti Roberto Micheletti, di essere un dittatore come Somoza in Nicaragua, Batista a Cuba, Trujillo nella Repubblica Dominicana e Pinochet in Cile, tutti alleati degli Stati Uniti.
Dall’ambasciata del Brasile in Honduras, dove si trova da oltre tre mesi il Presidente eletto dal popolo honduregno ha affermato alla stampa che Micheletti ha eseguito alla perfezione le istruzioni che gli ha dato l’oligarchia impresaria che domina il paese.
Ha aggiunto che non è disposto a rinunciare alla Presidenza dell’Honduras, “perché quel mandato me l’ha dato il popolo e perché il Congresso Nazionale non mi può destituire”.
Ha inoltre detto che il Presidente eletto nella farsa del passato 29 novembre, Porfirio Lobo del Partito Nazionale, “avrà difficoltà per governare perché la comunità internazionale non riconosce quelle elezioni spurie, ne riconoscerà il suo governo”.
Il quel senso Zelaya considera che “per questo è importante che si restauri la democrazia nel Paese”, cosa che suppone la sua restituzione nel potere.
Il mandato di quattro anni di Zelaya si conclude il 27 gennaio, quando assumerà l’incarico Lobo, che ha detto che nella sua presa di possessione non dovranno essere presenti ne Micheletti, ne il Presidente rovesciato.
Micheletti ha assunto il potere nello stesso giorno del golpe di Stato, per designazione del Parlamento honduregno, organismo che allora presiedeva.
Zelaya ha anche affermato che non crede nella giustizia honduregna perché continua ad essere composta dagli stessi magistrati, lo stesso procuratore generale, gli stessi deputati e gli stessi miliari che lo hanno rovesciato.
“In Honduras è necessario un tribunale internazionale per castigare i golpisti che, con la forza del fucile, mi hanno portato via da casa mia, dalla Presidenza e mi hanno espulsato dal paese”, ha spiegato Zelaya.
Durante il suo messaggio di Natale, il Papa Benedetto XVI ha chiesto il ritorno dell’Honduras alla normalità istituzionale in chiaro rifiuto del golpe e del governo de facto attuale.
24 dicembre '09 - www.granma.cu (PL)
La democrazia è morta in Honduras
Il presidente costituzionale dell’Honduras, Manuel Zelaya, ha affermato che nel suo paese la democrazia è morta da quando si è stabilita una dittatura militare, con il colpo di Stato dello scorso 28 giugno.
Zelaya ha segnalato con un comunicato distribuito nell'ambasciata del Brasile a Tegucigalpa, dove si è rifugiato tre mesi fa quando ritornò segretamente nel paese, che la democrazia è morta in questa nazione centroamericana, quando un gruppo di poderosi ha usurpato, con la forza delle armi, il potere politico per sostenere i propri vantaggi.
“Nessuno però può fermare le riforme politiche e sociali fomentate dal mio governo, ha detto ed ha reiterato che non rinuncerà al suo incarico che gli è stato assegnato col voto dal popolo.
È sicuramente una necessità imperiosa ed inevitabile far continuare il processo storico d’organizzazione del popolo come i processi per riforme economiche, sociali e politiche, come condizione indispensabile per raggiungere lo sviluppo del paese.
Il progresso di queste riforme continua ad essere sospeso, anche dopo l’elezione dell'impresario Porfirio Lobo, la cui discutibile nomina come presidente dell’Honduras non ha restituito nè democrazia, nè la fiducia, né la stabilità al paese.
Alcuni governi hanno considerato che la sua elezione avrebbe dato termine alla crisi generata dal colpo di stato, ma la maggioranza dei paesi dell'America Latina non accetta queste elezioni avvenute in un regime dittatoriale ed usurpatore.
La Corte Suprema Elettorale, in accordo con il Colpo di Stato, ha riconosciuto Lobo come presidente eletto, nelle votazioni che hanno registrato astensioni superiori al 60%.
21 dicembre '09 - Jean Guy Allard www.granma.cu
La “creatura” dell’USAID
Il Presidente golpista honduregno Roberto Micheletti è stato dichiarato, il 18 dicembre, “eroe nazionale” dall’Unione Civica per la Pace e la Democrazia in Honduras per la sua “lotta alla ricerca della pace del paese”, annuncia la stampa. Il politico d’estrema destra, che ha guidato l’espulsione dal paese del Presidente Costituzionale Manuel Zelaya, e che ha ordinato all’esercito di aprire il fuoco sui manifestanti indifesi, si è rallegrato di questo riconoscimento, e ha pubblicamente ringraziato l’organizzazione.
“L’Unione Civica Democratica di Honduras” UDC è una creatura del programma di “Partecipazione della società civile” dell’USAID, l’agenzia statunitense del Dipartimento di Stato nordamericano che si dedica a sussidiare le attività di ingerenza che coprano operazioni di intelligence e di destabilizzazione.
Con il titolo di “eroe nazionale”, l’organizzazione ha consegnato al dittatore una placca di metallo in una cerimonia speciale realizzata nello stesso palazzo presidenziale con l’incisione “Per il nostro eroe nazionale, Presidente Roberto Micheletti, con ammirazione e con affetto”.
“Oggi riconosciamo il signor Micheletti, che ha assunto con molta dignità il ruolo di eroe nazionale di Honduras e che ha difeso la pace, la libertà e la democrazia”, ha affermato la coordinatrice dell’UDC e deputata Armida Villeda che si è beneficiata dei favori dei leader golpisti in molteplici opportunità.
Ringraziando per il “premio”, Micheletti ha ringraziato “il popolo e gli amici che hanno pensato che mi merito un riconoscimento di questo tipo”.
Alcune ore prima del golpe, manifestanti dell’UDC guidati dalla stessa Armida Villeda esigevano il ritiro degli osservatori dell’OEA assegnati per la consultazione convocata dal Presidente Zelaya per riformare la Costituzione.
Immediatamente dopo il golpe di Stato del 28 giugno, l’UDC ha preso “l’iniziativa” di organizzare una manifestazione a favore dei militari e di Micheletti mentre si sta sviluppando una campagna di terrore contro i partitari del Presidente espulso.
Ironicamente l’UDC si definisce come “un gruppo di organizzazioni sociali con una meta in comune: individuare, analizzare ed esporre le minacce allo stato di diritto in Honduras”.
Stando alla ricercatrice Eva Golinger, l’UDC è una coalizione che riunisce, tra le altre organizzazioni di destra, il Vescovo di Tegucigalpa, il Consiglio Honduregno, dell’Impresa Privata (COHEP), la Federazione Nazionale del Commercio e Industrie di Honduras (FEDECAMARA), l’Associazione dei Mezzi di Comunicazione (AMC) ed il gruppo studentesco Generazione X Cambio.
Per l’anno fiscale 2009, l’USAID avrà contribuito agli organismi e gruppi in Honduras con circa 47 milioni di dollari.
Sembra assurdo, ma il paese, con il sistema elettorale più incoerente del pianeta fornisce assistenza tecnica, tra gli altri organismi, anche al Tribunale Supremo Elettorale (TSE) “perché possa compiere le sue responsabilità trasparentemente”. Il TSE è stato uno dei più fedeli sostenitori dell’usurpatore Micheletti nell’operazione di inganno dell’opinione pubblica che sviluppa da quando si è appropriato illegalmente del potere.
18 dicembre '09 - Ida Garberi, dall’Honduras l’autrice è la responsabile della pagina web in italiano di Prensa Latina
Honduras: Wendy Avila e’ viva e la lotta continua
Scoperto il corpo decapitato di un membro della resistenza
È stato scoperto alcuni giorni fa il corpo di Santos Corrales García, membro del fronte della resistenza contro il colpo di Stato in Honduras, decapitato dalla polizia per ordine del regime di Roberto Micheletti, ha informato YVKE Mundial.
Il presidente del Comitato per la Difesa dei Diritti Umani, (Codeh), Andrés Pavón, ha denunciato che "il corpo di Santos Corrales è sto incontrato vicino a Talanga, ma la testa non è stata ancora ritrovata".
L’attivista ha commentato che Corrales era stato detenuto il 5 dicembre nella colonia Nueva Capital, a sud di Tegucigalpa, da cinque persone che portavano le uniformi della Direzione Nazionale per le Investigazioni criminali, tutte armate con fucili Galil e pistole da nove millimetri, che viaggiavano in un veicolo Tracoma.
I segni sul corpo denunciano le torture a cui è stato sottoposto per strappargli informazioni su una commerciante che offriva viveri e rifornimenti ai membri del Fronte.
Pavón ha confermato che la morte di Corrales Garcia è un altro crimine della brutale ondata di repressione scatenata dal governo golpista per disarticolare il Fronte di Resistenza.
8 dicembre '09 - www.granma.cu (PL)
Zelaya: resterò nell’ ambasciata del Brasile
Il presidente costituzionale dell’Honduras, Manuel Zelaya, ha informato oggi che resterà nell'ambasciata del Brasile a Tegucigalpa, finché potrà contare sull’appoggio del paese sud-americano.
Zelaya esiliato con la forza in un colpo di Stato militare lo scorso 28 giugno, giunse nella sede diplomatica del Brasile il 21 settembre, e da lì ha continuato la sua lotta per ristabilire l’ordine costituzionale nel paese.
“Resterò fino a quando potrò contare sulla solidarietà del Brasile”, ha detto parlando telefonicamente con la locale Radio Globo che di frequente trasmette dichiarazioni esclusive di Zelaya che ha segnalato che continuerà a lottare per il diritto del popolo honduregno di scegliere i suoi presidenti.
“Mi hanno sequestrato e portato all’estero e mi sono difeso a Washington, in Europa, in America del Sud, in America Centrale... e continuerò a difendere la mia posizione”, ha sottolineato il capo di Stato.
Dal 28 giugno Zelaya ha viaggiato in vari paesi, cercando appoggio, sino al 21 settembre, quando informò che si trovava nell'ambasciata del Brasile nella capitale da dove ha appoggiato la resistenza contro il colpo che si è opposta fortemente alla realizzazione delle elezioni con il regime usurpatore realizzate cinque mesi dopo l’espulsione di Manuel Zelaya che chiede ora alla comunità internazionale di non riconoscerle.
L'imprenditore Porfirio Lobo, non riconosciuto dalla maggioranza dei paesi latinoamericani è stato eletto presidente dell’Honduras in queste elezioni truffa.
3 dicembre '09 - Raimundo López www.granma.cu
Nessuna sorpresa: il Congresso honduregno decide di non restituire il Presidente Zelaya
Mel Zelaya, Presidente honduregno rovesciato da un golpe il passato 28 giugno, non sarà restituito alla Presidenza. Così ha deciso la maggioranza dei congressisti che hanno partecipato nel pomeriggio di ieri ad un maratonico e noioso dibattito per giustificare un voto che per la maggior parte è stato negativo.
Così come ci si aspettava, la posizione del Partito Nazionalista, palesata prima di cominciare una votazione richiesta dall’Accordo di Tegugicalpa/San José, ha marcato il risultato finale. Rodolfo Irías, capo del gruppo parlamentare di Pepe Lobo, ha annunciato il suo voto contro Zelaya. “Ci posizioniamo a favore del decreto del 28 giugno”, con il quale si giustifica il golpe, ha annunciato di fronte al Pleno.
Gli attori politici del paese hanno marcato le loro posizioni durante il giorno. Il più contundente è stato, ovviamente, Micheletti.
Il “golpista travestito da politico”, come lo ha definito Lula nella passata Riunione Ibero Americana, è tornato ieri nella Casa Presidenziale dopo il ritiro di una settimana imposto dagli Stati Uniti per pulire le elezioni. E lo ha fatto facendo lobby: “Credo che Zelaya sia già storia perché il popolo ha risposto a tutte le domande che aveva preteso e ha anche detto che non era d’accordo col sabotare le elezioni”, ha dichiarato Micheletti ad una televisione locale. Il Presidente de facto non ha titubato nell’accollarsi parte del merito della vittoria di Lobo, a dispetto del fatto che il suo Partito Liberale sia stato il grande sconfitto della passata domenica.
Ed è che Micheletti suscita amore e odio. Come quella del gruppo creato in Facebook, “Roberto Micheletti Segretario Generale dell’OEA” un movimento di “giovani latino americani democratici di destra” che ieri aveva 618 iscritti. Ed è che in Facebook inoltre c’è molto senso del humor.
Il Partito Liberale ratifica la sua tradizione al Presidente
Contrario
La maggior parte del Partito Liberale, schierato al lato di Roberto Micheletti e di Elvin Santos, si è dichiarato contrario alla restituzione di Manuel Zelaya, cosa che suppone oltre 40 voti dei 62 che compongono il gruppo parlamentare. Il Partito Nazionale, che ha stra-vinto nelle passate elezioni presidenziale, parlamentari e municipali, non ha cambiato il suo voto contro a Zelaya, a dispetto dei discorsi di Pepe Lobo in favore di una riconciliare nazionale. Sono 55 deputati.
A favore
Una ventina di dissidenti del Partito Liberale continuano ad appoggiare il leader Zelaya. Tra di loro ci sono Margarita Zelaya, candidata alla Vicepresidenza e cugina del Presidente destituito, che si è dimessa cinque giorni prima delle elezioni. I cinque deputati della Unificazione Democratica di sinistra, inclusa la dissidente Doris Gutiérrez e due Democratici Cristiani avevano già annunciato il loro voto a favore di Zelaya.
2 dicembre '09 - Raimundo López www.granma.cu
Il Congresso dibatterà la
Il Congresso dell’Honduras dibatterà la restituzione o no del presidente costituzionale, Manuel Zelaya, nel mezzo di nuove tensioni create nel paese per le discusse elezioni di domenica 29.
La maggioranza dei legislatori aveva approvato in una rapida sessione, il 28 giugno scorso, la destituzione dello statista, solamente quattro ore dopo il suo allontanamento forzato e l’espatrio eseguito dalle forze armate.
I deputati comunque, ora sono impegnati a seguire gli scrutini del Tribunale Supremo Elettorale (TSE), interessati alle proprie possibili rielezioni e non hanno fatto quasi commenti sulla sessione prevista, anche se alcuni hanno detto che ratificheranno il voto precedente.
Tra questi Marcia Villeda, accusata dalla resistenza d’essere l’autrice della falsa lettera di dimissioni di Zelaya.
Il dibattito fa parte degli accordi firmati il 30 ottobre dal rappresentante di Zelaya e dal capo del governo usurpatore di Roberto Micheletti, dopo tesi negoziati, ma il patto è stato dichiarato un fallimento, il 5 novembre, dallo stesso Zelaya, dopo le numerose violazioni degli impegni presi da Micheletti.
Ora il Congresso ha deciso di chiedere le opinioni della Corte Suprema, del Pubblico Ministero, del Procuratore Generale e della Commissione dei Diritti Umani, prima di sottoporre il tema al Congresso e queste quattro istituzioni, segnalate dalla resistenza come pilastri della cospirazione armata, si sono pronunciate con la conferma della destituzione di Zelaya.
Il presidente costituzionale ha detto che non accetterà di riprendere l’incarico per non avallare la rottura dell’ordine costituzionale da parte delle forze armate e le elezioni del 29, che sono illegali ed una farsa, ha detto.
Intanto il TSE continua a scrutinare, anche se si sa che i risultati danno la vittoria al Partito Nazionale, di destra, ed al suo candidato presidenziale, l’industriale Porfirio Lobo.
Questo partito, con più di 70 scanni su 128, mette da parte il Partito Liberale, la cui base e gran parte della dirigenza si è ritirata dalle elezioni.
L’ambasciatore degli Stati Uniti, Hugo Llorens, si e congratulato con i magistrati del Tribunale Elettorale per il loro lavoro ed ha anticipato che l’amministrazione di Barack Obama collaborerà strettamente con il nuovo governo.
Il Fronte Nazionale contro il colpo di Stato, guida della resistenza dal giorno del colpo di Stato, ha ratificato che non riconosce le elezioni e le considera una farsa dell’oligarchia.
“Continueremo la mobilitazione popolare, domandando la restituzione dell’ ordine costituzionale e del presidente legittimo, oltre alla convocazione di un’Assemblea Nazionale Costituente
1 dicembre '09 - www.granma.cu
La resistenza honduregna si manterrà in lotta
Il Fronte della Resistenza ha rifiutato lunedì qualsiasi dialogo con il proclamato “vincitore” della farsa elettorale di domenica, Porfirio Lobo, del Partito Nazionale, ed ha annunciato che manterrà le azioni fino al ristabilimento dell’ordine costituzionale della nazione.
Il Fronte della Resistenza ha ieri rifiutato qualsiasi dialogo con il proclamato “vincitore” della farsa elettorale di domenica, Porfirio Lobo, del Partito Nazionale, mentre i suoi membri festeggiavano per strada il fallimento della manovra visto l’astensionismo del 65 - 70%.
Strade e collegi vuoti, gente portata a votare con la forza, esercizio del suffragio da parte di salvadoregni del partito di estrema destra ARENA nelle zone di frontiera, 48 detenuti ed una bambina scomparsa come risultato della repressione a San Pedro Sula, assenza degli osservatori internazionali ed un dispiego di forze militari e di polizia di 30000 uomini, fanno dubitare degli auto-proclamati “risultati” da parte delle autorità de facto.
Ciò “conferma la nostra volontà di dichiarare illegittime le elezioni ed i loro risultati” ha detto in un comunicato il Fronte, letto dall’ex candidato indipendente Carlos H. Reyes, il quale ha depositato la domanda per un’Assemblea Costituente.
Il Fronte ha anche annunciato che i suoi membri manterranno le azioni di strada fino al ristabilimento dell’ordine costituzionale della nazione, in risposta all’annuncio di Lobo ad un dialogo nazionale “aperto, senza scartare nessuno”.
“La Resistenza si rafforza e si consolida; il regime nato dalle elezioni di domenica è spurio e completamente debilitato, pertanto non abbiamo niente da dire a questo regime adesso”, ha fatto sapere Rafael Alegría, dirigente contadino.
Dopo il loro appoggio alle elezioni sotto il regime de facto, non hanno sorpreso le dichiarazioni di lunedì del nuovo sotto-segretario degli Stati Uniti per le questioni dell’America Latina, Arturo Valenzuela. L’alto funzionario ha giudicato la farsa come “un passo avanti” ed ha stimato che le elezioni hanno “compiuto con gli standard internazionali”.
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