COLPO DI STATO IN HONDURAS


NOTIZIE DAL GOLPE

 

31 luglio '09www.granma.cu

 

Brutale repressione contro
il popolo pueblo

 

 

Nonostante la brutale repressione delle forze golpiste, il popolo dell’Honduras prosegue la sua protesta e appoggia il ritorno del presidente legittimo José Manuel Zelaya Rosales.

 

Brutale repressione contro il popolo pueblo La catena TeleSud ha trasmesso le immagini della polizia e dell’esercito che reprimevano crudelmente i manifestanti, tra i quali ci sono decine di feriti e un maestro è in pericolo di vita.

 

Vari dirigenti del Fronte di Resistenza contro il colpo di Stato sono stati detenuti. Juan Barahona, coordinatore generale di questo gruppo ha commentato via telefono all’agenzia PL che è stato arrestato e picchiato dai militari e dalla  polizia che perseguita la folla.

 

Almeno 80 persone sono detenute, ha detto ed ha affermato che si sono dichiarati tutti prigionieri politici, perchè sono stati attaccati  durante una marcia pacifica in difesa dello Stato di Diritto, rotto dal colpo militare che ha deposto il Governo Costituzionale del presidente Manuel Zelaya.

 

Carlos H. Reyes, dirigente sindacale e candidato presidenziale indipendente, è stato ferito ad un orecchio ed ha un braccio fratturato,  fatto confermato dal leader contadino Rafael Alegría, precisa PL.

 

Vari media giornalistici hanno informato sulla grande quantità di feriti, tra i quali il giovane professore  Róger Abraham Vallejo, ricoverato perchè ha ricevuto una pallottola in testa. 

PL ha segnalato le immagini trasmesse dal Canale 36 della televisione sulla persecuzione ai manifestanti, anche nella casupole ai bordi della Carretera Panamericana, alla salita a nord di Tegucigalpa, la capitale.

 

Molti testimoni hanno telefonato a Radio Globo, per denunciare le azioni di repressione simili avvenute in molti luoghi dove la popolazione reclama il ritorno all’ordine costituzionale e del  Presidente legittimo Manuel Zelaya.

 

PL ha risaltato che i dirigenti del Fronte di Resistenza contro il colpo  hanno definito le azioni militari “brutali” ed hanno rettificato che la repressione del governo di fatto  accrescerà la resistenza del popolo, dopo la sommossa golpista del 28 giugno.

 

 

LA ONU VALUTA LA SITUAZIONE

DEI RIFUGIATI  HONDUREGNI

 

 

L’Alto Commissario della ONU per i rifugiati - ACNUR - ha valutato la situazione delle migliaia di seguaci del presidente legittimo Manuel Zelaya, accampati alla frontiera tra il Nicaragua e l’Honduras. 

 

La commissione  ACNUR ha visitato i rifugi  a Las Manos, dove un migliaio di partitari di Zelaya hanno superato l’assedio imposto dai militari golpisti.

 

Sono giunti in questo luogo contadini, studenti, rappresentanti di ogni settore popolare  che ora affrontano la mancanza di acqua, servizi sanitari e cibo. Guillermo González, ministro nicaraguense di Salute ha affermato che i manifestanti si trovano in una situazione molto difficile  e ha chiesto aiuto al Alto Commissario delle Nazioni Unite, per assicurare condizioni umane  di sopravvivenza a questi rifugiati.

 

 

Minacciata la famiglia di Zelaya

 

 

 

“I sostenitori del regime golpista in Honduras hanno tentato d’intimorirci  e ci hanno intimato d’abbandonare il paese”, ha denunciato la moglie del presidente costituzionale Manuel Zelaya, Xiomara Castro.

 

“All'alba di mercoledì 29, è arrivato un gruppo di persone con una carovana di veicoli, si sono sentiti degli spari e ci hanno intimato d’uscire dall’hotel”, ha affermato la prima dama alla catena multinazionale Telesur. 

 

“Circolando per tutta la città,  facevano annunci con altoparlanti, ordinandomi d’uscire per parlare con una commissione ped arrivare ad un accordo sulla nostra partenza da El Paradiso”, ha raccontato ancora  la moglie di Zelaya. 

 

In questo dipartimento lo stato d’assedio è permanente dal venerdì 24, e i gruppi d’aggressione  manovrano liberamente, spesso scortati dai militari. 

 

“Poi”, ha spiegato Xiomara, “ci hanno portato in un luogo con l’inganno, in compagnia di un giudice che non ci ha mai mostrato la risoluzione della Corte Suprema, mediante la quale si autorizzava lo spostamento della nostra famiglia e delle altre persone che insieme a noi all'incontro col presidente Zelaya”. 

 

“Poi  hanno detto che poteva continuare il viaggio solo la moglie del presidente, cioè io sola, e dopo invece  unicamente la Pichu (la figlia Xiomara Hortensia Zelaya); per questo motivo abbiamo deciso di interrompere il viaggio, perchè non eravamo sicure”, ha spiegato l'intervistata.  

 

“La pretesa era d’usare con noi un meccanismo simile a quello utilizzato dai militari per esiliare dal paese il presidente Zelaya e quindi impedire il nostro ritorno in Honduras”. 

 

“Quello che esigiamo, abbiamo sostenuto, è spostarci liberamente, la sospensione dei picchetti e dello stato d’assedio che da più di sei giorni si mantiene a El Paraiso.

 

Abbiamo anche reclamato che ci permettessero di arrivare alla frontiera col Nicaragua, per potere incontrare il Presidente e gli altri honduregni che sono riuniti a Ocotal, come infine finalmente è avvenuto.

 

 

30 luglio '09www.granma.cu

 

Zelaya creerà un

Esercito Popolare Pacifico 

 

 

Il presidente dell’Honduras, Manuel Zelaya, ha annunciato che formerà un "Esercito popolare pacifico" ed ha promesso ai suoi seguaci d’integrarli in questa forza quando ritornerà al governo nel suo paese.

 

Zelaya creerà un Esercito Popolare PacíficoIn un discorso fatto mercoledì  29, di notte, a circa 200 seguaci riuniti nella città di Ocotal, Zelaa ha detto che oggi, giovedì 30, i suoi partitari cominceranno a  ricevere lezioni di formazione ideologica, politica e di addestramento.

 

“Io voglio ritornare a Tegucigalpa con un accodo politico, è certo, ma voglio ritornare sopratutto perchè il popolo ha vinto la battaglia e mi ha portato alla presidenza”, ha affermato, parlando nel Centro Sportivo di Ocotal, a 30 Km. dalla frontiera con l’Honduras.

 

Inoltre ha aggiunto che i capi dell’esercito dell’Honduras sono dei vigliacchi e si è riferito ai suoi partitari come a “questo esercito popolare pacifico, necessario in Honduras per difendere le conquiste e diritti”.

 

“E le forze e la milizie popolari che appoggeranno questo presidente siete voi compagni”, ha detto ancora ed ha promesso che avranno gradi di comando, includendo molte donne honduregne presenti.

 

“Domani comincia la tappa di preparazione e di formazione ideologica, di formazione politica e vigilanza”, ha dichiarato, ma non ha chiarito se si riferiva all’addestramento militare, ed ha detto che si useranno le armi dell’intelligenza e della ragione.

 

Zelaya è giunto a Ocotal dopo il fallito negoziato con il governo di fatto ed ha rivelato d’aver visitato alcune tenute dove pensa di trasferire i suoi partitari per non continuare ad alterare la tranquillità di Ocotal, a 230 Km. da Managua.

 

Zelaya ha confermato che il presidente Daniel Ortega gli ha offerto d’installarsi  in Nicaragua, perchè i sandinisti hanno un debito con l’Honduras, paese che servì da rifugio durante la lotta di guerriglia contro Anastasio Somoza, negli anni 70. 

 

Zelaya ha dichiarato che spera di riunirsi oggi  a Ocotal con sua moglie, Xiomara Castro, la figlia minore e sua madre, che hanno ricevuto un permesso giudiziario per passare la frontiera verso il Nicaragua.

 

 

29 luglio '09www.granma.cu

 

Zelaya dice: La dittatura

honduregna è la più crudele

 

“La dittatura istallata in Honduras è la più crudele che si sia registrata in Centro America”, come ha denunciato il passato martedì il Presidente costituzionale Manuel Zelaya, proprio al compimento di un mese di tempo dal Colpo di Stato e mentre i movimenti sociali non abbassano la guardia contro il gruppo golpista.

 

“Così come nell’epoca del regime cileno di Augusto Pinochet, in Honduras è stato aperto uno stadio per contenere i prigionieri politici che non entrano nelle prigioni” ha affermato Zelaya, riportato da Prensa Latina, riferendo anche che sono state realizzate oltre 1500 violazioni dei diritti umani delle persone catturate, il domicilio di alcuna delle quali è sconosciuto.

 

“Il regime de facto ha violato più di 20 articoli della Costituzione, imposto lo stato d’assedio, proibito le libertà fondamentali ed assassinato giovani in marcia pacifica” ha  continuato.

 

Durante il pomeriggio di ieri, la carovana capeggiata dalla Prima Dama della Nazione, Xiomara Castro, ha potuto avanzare verso la frontiera dell’Honduras con il Nicaragua per incontrare il proprio marito e mandatario legittimo Manuel Zelaya, grazie ad un ordine emesso dalla Corte Suprema di Giustizia che ha vietato ai posti di blocco militari di impedire il passaggio della mobilizzazione. Tuttavia, al resto dei manifestanti non è stato permesso di continuare.

 

La Castro ha sottolineato che “La forza militare è stata piegata, i soldati sono usciti dai loro battaglioni per rinchiudersi, perché oggi sono stati giudicati non solo dal popolo, ma dall’intero mondo”, ha riportato la donna a Telesur. La Carovana sulla quale si trovava Xiomara Castro è avanzato, superando gli ostacoli imposti dal Governo golpista di Roberto Micheletti, che da cinque giorni mantiene posti di blocco nella zona, ed i cui soldati hanno represso ed ucciso i manifestanti che appoggiano il Presidente costituzionale.

 

Secondo Prensa Latina, centinaia di contadini, indigeni, donne, lavoratori e rappresentanti di altri settori popolari honduregni hanno attraversato le montagne per unirsi al loro Presidente nella località di Las Manos.

 

Da Washington l’agenzia italiana ANSA ha riportato che il Dipartimento di Stato statunitense ha informato della revoca del visto a quattro funzionari honduregni, membri del Governo di Zelaya, che adesso riempiono le fila del Governo del regime de facto.

 

La misura è stata adottata “perché non riconosciamo Roberto Micheletti come Presidente di Honduras, ma Manuel Zelaya”, ha indicato il portavoce, che, interrogato sul perché questa misura non sia stata adottata prima, si è limitato a rispondere “facciamo tutto ciò che possiamo per appoggiare il processo” di mediazione del Presidente di Costa Rica, Oscar Arias.

 

Al rispetto, intervistato dalla catena Telesur, il Presidente Zelaya ha stimato che le autorità degli Stati Uniti “stanno dimostrando alla società honduregna che il Dipartimento di Stato non appoggia il golpe, però non ho ancora informazioni ufficiali. Spero che nelle prossime ore lo stesso Dipartimento di Stato possa rendere noti i nomi. Credo che sia una misura corretta e che gli Stati Uniti debbano esercitare ancora più pressione sui golpisti, dando esecuzione a misure ancora più contundenti contro il golpe”.

 

Secondo indiscrezioni, due dei funzionari ai quali è stata revocata il visto diplomatico sono Tomás Arita Valle, magistrato della Corte Suprema di Giustizia, che ha emesso l’ordine di cattura contro il Presidente Manuel Zelaya, e José Alfredo Saavedra, Presidente del Congresso Nazionale.

 

Da parte sua, la Spagna chiederà all’Unione Europea di ritirare i visti ai funzionari del Governo de facto di Honduras, come hanno fatto gli Stati Uniti, secondo quanto ha segnalato a Caracas il Ministro spagnolo degli Esteri Miguel Ángel Moratinos.

 

“Chiederemo all’Unione Europea che adotti misure simili. Credo che la comunità internazionale debba condividere la volontà unanime di coordinazione, di concertazione, affinché Zelaya possa tornare in Honduras”, ha detto Moratinos.

 

Il Ministro degli Esteri spagnolo ha aggiunto che, “a partire da adesso parleremo con i nostri amici statunitensi per coordinare e potenziare le misure che congiuntamente si possono adottare per raggiungere tale obiettivo”.
 

 

È genocidio

 

Honduras: È genocidio Le Forze Armate e la Polizia dell’Honduras praticano il genocidio di carattere collettivo, ha segnalato un difensore dei diritti umani nel paese, ad un mese dal colpo di Stato.

 

Il presidente del Comitato dei diritti umani in Honduras, Andrés  Pavón, ha informato la stampa che di fronte a questa realtà è stata fatta una domanda contro il coprifuoco alla Corte Suprema di Giustizia.

 

“Informiamo la Corte perchè dopo, in Honduras, non si dica che non era nota la pratica de genocidio di carattere collettivo che stanno perpetrando le forze armate e la polizia”, ha affermato l’avvocato.

 

Con il coprifuoco, il regime di fatto viola più di 22 articoli della Costituzione, come il diritto all’alimentazione e alla libera circolazione, ha precisato lo specialista in diritto.

 

“Il ricorso presentato nella Sala Costituzionale della Corte Suprema vuole  avvisare dell’olocausto che si sta costruendo nel paese di frontiera di El Paraíso", ha segnalato ancora.

 

“In questa località, a 10 Km. dalla frontiera con il Nicaragua, da diversi giorni ci sono molti cittadini che vogliono unirsi al presidente costituzionale Manuel Zelaya, a rischio della propria vita, per la repressione militare e la mancanza di acqua e di cibo. Un muratore di 23 anni, Pedro Magdiel Muñoz Salvador, è stato assassinato ed aveva evidenti segni di tortura sul corpo,  trovato a 100 metri dal distaccamento di polizia di El Paraíso, dove il giovane era giunto da Tegucigalpa per sostenere Zelaya”, ha ricordato l’esperto.

 

“Il governo difatto, guidato da Micheletti, ha imposto nelle zone vicine al Nicaragua, un coprifuoco permanente da venerdì 24 e molti seguaci di Zelaya sono intrappolati in una situazione umanitaria molto difficile e sempre peggiore”.

 

In accordo con la missione internazionale che esamina la situazione dei diritti umani in questo paese, le misure d’eccezione si usano come strumento di controllo e repressione contro le persone che si oppongono al colpo di Stato.

 

Una delle unità partecipanti alla delegazione di esperti, il Centro per la giustizia  e il Diritto Internazionale,  ha anche allarmato sulle detenzioni arbitrarie che avvengono dopo il colpo di Stato militare del 28 giugno.

 

 28 luglio '09www.granma.cu

 

184 desaparecidos per

la repressione golpista


 

Nel mese che si compie, Grilletto, alla guida di un governo di fatto in Honduras, non ha mai potuto controllare la siMembri della comunità indigena Lenca sonotuazione nel paese. La resistenza popolare lo ha impedito dallo stesso momento in cui i militari irruppero con la forza nella Casa Presidenziale ed espulsero da Tegucigalpa il legittimo presidente José Manuel Zelaya Rosales, il 28 giugno scorso.

 

Il popolo, cresciuto con  la repressione golpista, continua a domandare il ritorno di Zelaya,  presidente costituzionale, e denuncia le violazioni che il governo usurpatore commette.

 

“Il governo ha decretato il coprifuoco  e questa è la scusa per  arrestare i difensori della democrazia. Non solo arrestano arbitrariamente le persone, ma contiamo già 184 desaparecidos", ha detto il coordinatore della Liga Campesina en America Centrale, Rafael Alegría, in un’intervista con il quotidiano brasiliano O Globo.

 

I dirigenti indigeni Berta Cáceres e Salvador Zúñiga sono stati arrestati dai militari nell’orientale Dipartimento di El Paraíso, mentre cercavano di raggiungere la frontiera con il Nicaragua, attraversando sentieri di montagna, ha reso noto PL.

 

I gruppi seguaci di Zelaya continuano a sfidare i golpisti ed evadono gli ostacoli  ed i posti di blocco sulle strade.

 

Più di 5000 persone sono state fermate in questi posti di blocco ed è stato impedito il trasporto di aiuti umanitari.

 

Zelaya ha negato che viaggerà a Washington per incontrare la segretaria di Stato, Hillary Clinton: "Non abbandono il mio popolo”, ha affermato a  Ocotal, vicino alla frontiera con il Nicaragua, ha reso noto Telesur.

 

Zelaya da quattro giorni si trova in questa zona di confine  ed ha denunciato che il governo di fatto cerca di cambiare la sua strategia e che ha deciso d’eliminarlo. “Per questo stanno addestrando i sicari”, ha aggiunto.

 

I maestri ed i professori del paese continuano lo sciopero generale che estenderanno sino alla sconfitta dei golpisti ed al ritorno di Zelaya.

 

La decisione è stata reiterata in un’assemblea dalla Federazione delle Organizzazioni Magistrali, FOMH, ha confermato Eulogio Chávez, uno dei leader del sindacato.   

 

La misura si somma agli accordi delle altre forze del Fronte Nazionale contro il colpo di Stato, adottate per incrementare la resistenza pacifica sino ad ottenere il ristabilimento dello Stata di Diritto.

 

Il Congresso di fatto, che si è riunito poche volte dal 28 giugno, è stato citato dopo che Micheletti ha rimesso i poteri dello Stato al piano mediatore di Oscar Ariaa, presidente della Costa Rica, la cui proposta sarà difficile da accettare,  perchè le forze armate dell’Honduras sostengono che il processo di dialogo non implica  accettare il ritorno di Zelaya.  

 

La differenza delle dichiarazioni dei militari e del governo di fatto potrebbe avere l’obiettivo di attenuare la protesta popolare che è sempre più forte da quando Zelaya  è ritornato nella regione di frontiera vicina al Nicaragua, per cercare di rientrare in Honduras.

 

 26 luglio '09www.granma.cu

 

I Gorilla preparano uno stadio

come avvenne nel Cile di Pinochet
 

 

Le forze di sicurezza dell’Honduras stanno  preparando lo stadio sportivo di El Paraíso, a 60 Km. da Tegucigalpa, per rinchiudere i seguaci del  presidente deposto, Manuel Zelaya, detenuti nella zona, ha informato  la ABN citando un’attivista simpatizzante di Zelaya, Eddy Guifarro.

 

" Qui vicino c’è uno stadio dove si giocano partite della lega nazionale e sembra che lo stanno preparando per rinchiudere le persone che arresteranno.  Poco fa abbiamo visto gli agenti della polizia caricare e distribuire le bombe lacrimogene”, ha indicato in una telefonata ad ABN.

 

Guifarro forma parte di un comitato di disciplina creato dai manifestanti con l’obiettivo di scoprire gli infiltrati che hanno cercato di portare armi e suggestionare le persone per far sì che attacchino la polizia.

 

Erano almeno 3000 le persone concentrate a  El Paraíso per reclamare il ritorno  nel paese di Zelaya.

 

Le forze di sicurezza hanno spiegato un cordone di polizia per impedire possibili passaggi alla frontiera con il Nicaragua,  dove Zelaya aveva previsto il suo ingresso in territorio honduregno.

 

 

Trovato il cadavere di un

giovane  arrestato dalla polizia

 

 

Il cadavere dei un giovane arrestato dalla polizia dell’Honduras è stato scoperto in una comunità del dipartimento  orientale di  El Paraíso, hanno reso noto vari testimoni all’emittente radiofonica  Radio Globo.

 

Il corpo della vittima è stato trovato nella località di Alauca, ha spiegato un giornalista della radio.

 

Dei giovani hanno detto d’aver visto quando è stato arrestato dalla polizia che lo accusava di fumare marijuana, versione smentita da tutti i testimoni. 

 

“Abbiamo visto quando lo hanno arrestato”,  ha denunciato un testimone, aggiungendo che questo è un modo per fare paura alla popolazione e la dimostrazione che vogliono assassinare il popolo.

 

Un amico della vittima lo ha identificato come Pedro Mandiel, di 24 anni, abitante  della colonia di San Francisco, di Tegucigalpa, e ha detto che era uno dei mille manifestanti del presidente Zelaya che cercavano di raggiungere la frontiera per riceverlo.  

 

Il reporter di Radio Globo ed altre persone hanno visto i segni delle manette sui polsi del giovane morto ed una ferita d’arma bianca al collo. L’emittente Radio Progresso, del dipartimento di Yoro, nelle sue prime relazioni sul fatto ha assicurato che il cadavere mostra segni di tortura.

 

Radio Globo ha informato che ci sono almeno18 punti di blocco militari e della polizia lungo la rotta per giungere a Las Manos, il punto in cui Zelaya ha raggiunto la frontiera, con il Nicaragua. 

 

I militari hanno sparato contro i manifestanti vicino a questo luogo, con un saldo di almeno quattro feriti. 

 

L’ondata di resistenza pacifica in Honduras dura da 28 giorni, dopo il colpo di Stato militare del 28 giugno.

 

 

 25 luglio '09www.granma.cu

 

Zelaya è entrato in territorio honduregno

 

 

Il regime di fatto ha represso violentemente le migliaia di persone che si trovavano a 10 Km. circa dal luogo dove il presidente costituzionale, Manuel Zelaya, è entrarato in Honduras. 

 

“Stiamo vivendo momenti molto difficili, ci hanno lanciato gas lacrimogeni ed hanno sparato pallottole contro la nostra manifestazione pacifica”, ha denunciato Juan Rodríguez, uno dei partecipanti alla mobilitazione contro i golpisti ed in appoggio all’ordine costituzionale.

 

Le forze armate hanno sparato indiscriminatamente contro le circa 5000 persone che aspettavano concentrate ed hanno ferito vari cittadini; ancora non si sa se ci sono stati dei morti.

L’esercito ha impedito il passaggio dei manifestanti sino al posto di frontiera “Las Manos”, dove Zelaya è entrato nel territorio dell’Honduras, 26 giorni dopo il colpo di Stato.

 

“Stiamo chiedendo ai militari di ritornare nelle loro caserme e che permettano al popolo di manifestare”, ha dichiarato la Prima Dama del paese, Xiomara Castro, che avanza verso la frontiera per incontrarsi con il marito. 

 

Molti manifestanti hanno burlato il blocco passando tra le montagne e sono giunti a Las Manos per dare il benvenuto al presidente costituzionale.

 

 

 24 luglio '09www.granma.cu

 

Zelaya è partito per l’Honduras

 

 

Il presidente costituzionale honduregno, Manuel Zelaya, espulso con la forza dal suo paese dove un colpo di Stato, lo scorso 28 giugno, è partito dall’ambasciata dell’Honduras a Managua per Estela, a 149 Km.  a nord della capitale nicaraguese, da dove partirà poi per la frontiera con l’Honduras per preparare il suo rientro nel paese.

 

TeleSur ha reso noto che Zelaya è partito  dalla sede diplomatica con una carovana di automobili dei giornalisti che lo seguono, e simultaneamente, il governo golpista ha annunciato l’inizio di un coprifuoco nelle zone di frontiera  di dodici ore, dalle 18 alle 6 di mattina, mentre  nel resto del paese dura dalla mezzanotte alle 4,30. 

 

In una conferenza stampa, Zelaya ha detto che dopo il fallimento della mediazione affidata ad Oscar Arias, presidente della Costa Rica, il popolo dell’Honduras necessita il suo ritorno. 

 

Zelaya ha anche responsabilizzato i golpisti di ciò che potrà accadere a lui stesso e alla sua famiglia, quando passerà la frontiera. 

 

“Non ho mai avuto timore: so che ci sono rischi, ma voglio tornare nel mio paese”, ha dichiarato.

 

In Honduras varie istituzioni statali e le strade più importanti sono paralizzate  per  iniziativa dei tre sindacati del paese, che esigono il ritorno di Zelaya.  

 

Juan Barahona, uno dei dirigenti del Fronte Nazionale di Resistenza contro il colpo di Stato ha indicato che ci sono blocchi stradali in 11 punti del paese e che sono stati occupati gli edifici dell’Ospedale di Previdenza Sociale,  dell’Istituto Nazionale Agrario, dell’Istituto di Formazione professionale e dell’Istituto d’Energia Elettrica.

 

Barahona ha denunciato che i militari perquisiscono le persone che si muovono per impedire una mobilitazione nella comunità di Las Manos, alla frontiera dove si suppone entrerà Zelaya  ed ha responsabilizzato la polizia per qualsiasi incidente con i manifestanti. 

 

Reuters ha comunicato che 50 militari con armi da combattimento bloccano l’avanzata popolare alla frontiera con il Nicaragua. 

 

La ministra degli esteri dell’Honduras, Patricia Rodos ha chiamato la comunità internazionale a passare dai proclami alle azioni, per garantire la restituzione del governo costituzionale.

 

 23 luglio '09www.granma.cu

 

Intensa giornata di proteste

antigolpista in Honduras

 

I movimenti popolari honduregni hanno realizzato marce nella capitale ed in altre zone, contro il Colpo militare, alla vigilia di uno sciopero generale per il ristabilimento dell’ordine costituzionale.

 

Migliaia di persone hanno attraversato i quartieri a nord di Tegucigalpa, per poi concentrarsi nel Parco Centrale capitalino, nel settore storico, convocati dal Fronte Nazionale contro il Colpo di Stato.

 

Una dimostrazione simile ha avuto luogo nella città di Lima, nel dipartimento nordico di Cortés, mentre oppositori del golpe hanno bloccato le strade nei dintorni di San Pedro Sula, la seconda città del Paese, a 250 chilometri al nord di Tegucigalpa.

 

Anche le Organizzazioni del Fronte Studentesco contro il Colpo di Stato hanno effettuato una marcia nella capitale, in ripudio al Governo de facto ed in difesa delle conquiste realizzate nell’educazione che esso ha detto di voler annullare.

 

Le organizzazioni femminili hanno invece realizzato un piantone di fronte all’Ambasciata degli Stati Uniti per esigere il non riconoscimento del Governo de facto, la cessazione dell’appoggio a tale Governo da parte dei settori di estrema destra, e misure efficaci contro i golpisti.

 

Il dirigente del Movimento dei Contadini, Rafael Alegría ha affermato a Prensa Latina che le proteste popolari si manterranno fino al recupero dello stato di diritto e alla restituzione del Presidente costituzionale, Manuel Zelaya, disposta il passato giugno.

 

Questa lotta va avanti da 25 giorni, e continuerà con la speranza di una soluzione a favore del popolo, e non del piccolo gruppo di oligarchi che hanno usurpato il potere, ha aggiunto.

 

Alegría ha inoltre assicurato che oggi e venerdì i lavoratori paralizzeranno, assieme al popolo, istituzioni pubbliche, strade e manterranno le manifestazioni d’appoggio allo sciopero generale di 48 ore.

 

Juan Barahona, Presidente della Federazione Unitaria dei Lavoratori, ha ricordato che le tre centrali sindacali hanno accordato tra loro la realizzazione dello sciopero nazionale in ripudio al golpe e per il ritorno di Zelaya.

 

Alfredo Escobar, dirigente delle basi del Partito Liberale che rifiutano l’appoggio al golpe dei vertici del Partito, ha sottolineato che il popolo ha il diritto di scendere in strada per la difesa della legalità democratica.

 

Escobar ha esortato la popolazione ad offrire un caloroso benvenuto al Presidente Zelaya nel suo ritorno al Paese, all’esaurirsi, ieri, di un periodo di tempo concesso per trovare una soluzione negoziata alla crisi.

 

Gli studenti delle medie

attaccati dai golpisti


 

Scontri tra studenti e difensori del colpo di Stato sono avvenuti a Tegucigalpa, dove gli alunni delle scuole medie  hanno affrontato le aggressioni dei golpisti, mentre si svolgevano marce dei due settori nell’area della Colonia Kennedy della capitale.

 

Gli studenti delle medie attaccati dai golpistiLa marcia dei ragazzi condannava il colpo militare ed i piani del regime di fatto di sopprimere le conquiste popolari: l’iscrizione gratis, le borse di studio sociali ed i sussidi ai trasporti.

 

I dirigenti giovanili hanno denunciato a PL che sono stati attaccati e accusati da vandali e quindi la polizia speciale li ha attaccati ed  obbligati ad andarsene dalla zona.

 

Augusto Santos, della Federazione Morazanista degli Studenti delle medie, ha rivelato che i giovani hanno tirato pietre e che si erano poi ritirati verso l’Università Pedagogica Nazionale Francisco Morazán, dove hanno poi continuato la protesta.

 

La manifestazione a favore del governo di fatto è stata poi convocata da una ditta privata, assieme ad un gruppo oligarchico delle chiese cattolica ed evangelica.

 

Il Parco Centrale, settore storico di Tegucigalpa, è stato luogo di scontri dove migliaia di cittadini che si oppongono alla sommossa usurpatrice, hanno protestato apertamente contro il colpo militare del 28 giugno scorso.

 

 

SOLIDARIETÀ CON I

DIPLOMATICI DEL VENEZUELA

 

 

I dirigenti popolari dell’Honduras hanno manifestato la loro solidarietà con il Venezuela, di fronte alla decisione del regime di fatto d’espellere dal paese il personale della delegazione bolivariana.

 

Juan Barahona, segretario generale della Confederazione  Unitaria dei Lavoratori ha dichiarato che gli usurpatori del potere non hanno facoltà per chiudere una sede diplomatica, ha segnalato TeleSur.

 

Israel Salinas, dirigente sindacale, ha detto che i golpisti si afferrano a queste risorse perchè sono isolati e respinti.

 

Il governo usurpatore dell’Honduras ha informato con una comunicazione che è stata stabilita l’espulsione di tutto il personale della delegazione venezuelana a Tegucigalpa in 72 ore.

 

La misura è stata  respinta dal Venezuela con una nota del Ministero degli Esteri, che ha definito assurda la comunicazione dei golpisti. Inoltre il governo di Caracas ha affermato che non riconosce il diritto alle autorità illegittime in Honduras di prendere questa decisione.

 

 

 22 luglio '09www.granma.cu

 

Nuove marce in Honduras nel 24esimo

giorno di resistenza pacifica
 

I membri del Fronte Nazionale contro il Colpo di Stato di Honduras sono oggi tornati a marciare per le strade della capitale, nel 24esimo giorno consecutivo di resistenza pacifica.

 

Durante una sfilata per le vie centriche della capitale, hanno girdato il ritorno del Presidente Costituzionale Manuel Zelaya Rosales, destituito il 28 giugno dalla forza militare grazie al Colpo di Stato.

 

Intanto Zelaya, ha reiterato la sua disponibilità a ritornare in territorio honduregno questo fine settimana, precisando che non ci saranno ulteriori riunioni in Costa Rica. “Ho già cominciato il mio ritorno in Honduras. Lo realizzerò a partire da oggi per uno qualsiasi delle due frontiere che presenta il Paese, con Guatemala o con El Salvador o Nicaragua”, ha dichiarato Zelaya al giornale argentino La Nación.

 

Interrogato sulla possibilità di essere arrestato, ha affermato che non è possibile che dei criminali possano giudicare i Governi legittimi, e si è detto dispiaciuto per la rottura dello stato di diritto.

 

Il capo del regime de facto, Roberto Micheletti, ha riconfermato che non permetterà l’entrata di Zelaya, dando istruzioni alla polizia di arrestarlo se entrasse nel Paese.

Il Fronte Nazionale contro il Colpo di Stato, sta preparando per questa settimana un ricevimento di massa per il suo Presidente legittimo, da qualsiasi punto riesca a concretizzare il ritorno.

 

Simultaneamente il Fronte convocherà uno sciopero generale per giovedì e venerdì, con lo scopo di debilitare gli impresari che appoggiano il golpe, ed obbligare il regime de facto a lasciare il potere.

 

D’accordo con José Luis Baquedano, dirigente della Confederazione dei Lavoratori di Honduras, sarà inoltre previsto il blocco delle strade, la presa di alcuni edifici pubblici, e la chiusura delle frontiere.

 

Nel frattempo, la Prima Dama Xiomara Castro ha comunicato in un’intervista con Telesur che il compimento del termine di 72 ore proposto dall’Organizzazione di Stati Americani (OEA), mette in risalto la tolleranza di Zelaya, “perché lui sta cercando di ritornare pacificamente. Il suo desiderio non è di entrare usando la forza, ma di compiere le norme che sono state stabilite. Stiamo esaurendo la parte diplomatica di fronte a questo regime dittatoriale militare, che ha realizzato un golpe, tradendo il popolo honduregno.

 

 

Washington si prepara

 

 

L’Ambasciata degli Stati Uniti ha consegnato ai settori golpisti honduregni il piano del Presidente di Costa Rica, Oscar Arias, per la soluzione condizionata della crisi, come ha rivelato oggi il giornale La Tribuna.

 

Il colonnista Juan Ramón Martínez, precisa che l’Ambasciatore statunitense Hugo Llorens ha sottoposto ad un gruppo di politici ed impresari le proposte di Arias 24 ore prima delle negoziazioni del passato sabato a San José.

 

La Tribuna è di proprietà dell’ex-Presidente Carlos Flores Facussé (1998-2002) uno dei più ricchi impresari del Paese, e considerato tra i principali promotori del golpe.

 

D’accordo con AFP, anche il Governo de facto di Honduras ha concesso, il passato martedì, 72 ore di tempo al personale dell’Ambasciata venezuelana per lasciare il Paese.
 

 

 21 luglio '09www.granma.cu

 

Zelaya sollecita maggior aiuto

internazionale per tornare in Patria

 

 

Il presidente dell’Honduras, Josè Manuel Zelaya, ha sollecitato dalla comunità internazionale, e soprattutto dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea, un maggior aiuto per far sì che i golpisti, che usurpano il potere nel suo paese, abbandonino il paese.   

 

“Se si agisse in questo senso, i golpisti non durerebbero 24 ore” ha sostenuto Zelaya, aggiungendo che da domenica 19 ha cominciato ad organizzare il suo ritorno in territorio honduregno.

 

“Sarà per il prossimo fine settimana”, ha sottolineato, “ed io ho l'autorizzazione del popolo per tornare”. 

 

In una conferenza stampa data nella sede della rappresentazione diplomatica del suo paese ai media di stampa locali ed internazionali, Zelaya ha analizzato gli ultimi avvenimenti nel suo paese e l'evidente fallimento della mediazione realizzata dal presidente della Costa Rica, Oscar Arias.

 

Zelaya ha ricordato  la resistenza interna del suo paese contro i golpisti. “Il paese è praticamente paralizzato per le azioni contro il colpo di Stato. Dobbiamo appoggiare la resistenza sino alla sconfitta degli usurpatori del potere”, ha segnalato.

 

“Ritornerò in Honduras e per farlo agirò come sarà opportuno”, ha detto ancora ed ha indicato che i militari ed i civili che lo hanno esiliato, resistono ai negoziatori, tra i quali la segretaria di Stato nordamericana, Hillary Clinton.

 

“La comunità internazionale, ha affermato, è di fronte ad una forte prova. 

 

Se gli Stati Uniti ed altri paesi interrompessero le attività e gli aiuti agli autori del colpo, questo durerebbe ancora poche ore”, ha confermato. 

 

Zelaya ha esortato i comandi intermedi dell'Esercito del suo paese a rettificare il loro atteggiamento ed ha aggiunto che questi hanno un contatto molto diretto con il Comando Sud statunitense. 

 

“Sta cercando un ritorno pacifico e sto cominciando a preparare l'organizzazione della resistenza interna per ritornare in Honduras e a questo proposito, ha puntualizzato, la comunità internazionale ha una sfida con i militari, che supera le frontiere del mio paese”. 

 

Rafael Alegria, del Fronte Nazionale di Resistenza contro il Colpo, ha segnalato che il popolo non retrocede ed accompagnerà il suo legittimo presidente, Manuel Zelaya, quando tornerà in Honduras.

 

17 luglio '09www.granma.cu

 

Il popolo non si arrende


 

Mentre continua lo sciopero generale, le organizzazioni del Fronte contro il colpo di Stato in Honduras, hanno bloccato le strade chiave del paese, per domandare il ritorno dell’ordine costituzionale, rotto con la sommossa del 28 giugno. Molti si sono concentrati nella strada di comunicazione tra la capitale e il nord, la costa dei Caraibi della nazione. 

 

Il popolo non si arrendeDall’altra parte delle frontiere con Guatemala, El Salvador e il Nicaragua i membri dell’Alleanza Sociale Continentale hanno annunciato che bloccheranno le rotte verso questo paese, in solidarietà con il popolo dell’Honduras.

 

Migliaia di manifestanti in vari punti della nazione esigono che il governo di fatto se ne vada e che ritorni, senza condizioni, il presidente eletto dal popolo, Manuel Zelaya, ha segnalato PL.

 

Il dirigente dei Movimenti Sociali dell’Honduras, Luther Castello, ha dichiarato che la resistenza del popolo è sempre più forte.

 

“Per ciò che riguarda la proposta fatta dal presidente di fatto dell’Honduras, Roberto Micheletti, promotore del colpo di Stato del 28 giugno, di una sua possibile rinuncia a condizione che Manuel Zelaya non ritorni alla presidenza, precisiamo che la volontà dei Movimenti Sociali è che noi non negoziamo il ritorno di Zelaya!”

 

Anche il deputato e candidato alla presidenza dell’Honduras per il Partito di sinistra, Unificación Democrática (UD), César Ham, è ritornato nel paese per incorporarsi alla lotta contro il regime golpista,  ha informato TeleSur.

 

Un gruppo di uomini incappucciati  ha perquisito la casa di Julio César Dubón Villeda, fratello della ex magistrata della Corte Suprema di Giustizia, Sonia Marlina Dubón, la moglie  del ministro della Presidenza di Zelaya, Enrique Flores Lanza.

 

Durante la perquisizione gli sconosciuti che sono entrati nella residenza hanno picchiato e maltrattato le loro vittime, rubato vari oggetti  e l’automobile di Dubón Villeda.

 

L’aggressione è avvenuta durante il coprifuoco rinnovato dal governo di fatto, con la scusa che ci sono dei gruppi che generano violenza.

 

 

16 luglio '09www.granma.cu

 

18ª giornata di resistenza

al colpo militare

 

 

Le organizzazioni popolari dell’Honduras hanno trascorso la loro 18ª giornata di resistenza al colpo di Stato, manifestando, mentre si preparano per le grandi marce di oggi, giovedì 16 nelle due principali città del paese.

 

Honduras: 18ª giornata di resistenza al colpo militare I dirigenti della direzione collegiale del Fronte Nazionale contro il Colpo di Stato hanno ratificato che la presenza per strade non terminerà sino al ritorno dell'ordine costituzionale e del presidente eletto nell paese, Manuel Zelaya. 

 

“Siete stanchi? Avete paura?”, ha chiesto martedì 14 alla folla, in una manifestazione, il presidente della Federazione Unitaria dei Lavoratori, Juan Barahona, ed un potente coro gli ha risposto No. 

 

“Avanti, che la lotta è costante”, hanno gridato i manifestanti, che hanno percorso martedì importanti strade di Tegucigalpa e di altre città, per esigere la restituzione dell'ordine democratico, nel 17º giorno consecutivo di manifestazioni. 

 

I sindacati hanno svolto martedì una riunione per analizzare i preparativi di uno sciopero generale, per battere uno dei settori che sostengono il golpe militare, che è l'economia, hanno detto le fonti di queste forze. 

 

Le organizzazioni studentesche che due giorni fa avevano deciso d’ignorare le loro differenze e di agire uniti, per affrontare i golpisti, ed hanno anche deciso di occupare le università e le scuole come condanna  del colpo. 

 

Le basi del Partito Liberale, uno dei due tradizionali partiti dell’Honduras con il conservatore partito Nazionale, hanno accordato in una riunione generale d’ignorare le cupole delle organizzazioni, complici del colpo. 

 

Questi settori hanno condannato il presidente del governo di fatto, l'imprenditore Roberto Micheletti, e il candidato presidenziale, Elvin Santos, ed hanno dato loro il termine di mercoledì 15 per pronunciarsi contro la sommossa militare.  Il presidente costituzionale, Manuel Zelaya, riconosciuto come leader dai liberali, ha inviato un messaggio  nel quale ha ratificato la sua decisione di ritornare quanto prima nel paese, per eliminare i golpisti e riprendere il potere.

 

 

Gli studenti occupano l’

Università Pedagogica

 

 

Membri del Fronte Nazionale Studentesco contro il Colpo di Stato in Honduras hanno occupato oggi l’Università Nazionale Pedagogica Francisco Morazan come parte della resistenza pacifica contro il golpe.

 

Sono accorsi anche centinaia di tassisti con i loro veicoli per aggiungersi alle manifestazioni per il ritorno della legalità democratica, interrotta dai militari il 28 giugno scorso.

 

Dirigenti del movimento studentesco hanno spiegato di aver deciso l’occupazione delle università e dei collegi per accompagnare lo sciopero che da tre settimane hanno intrapreso i docenti in ripudio al governo de facto.

 

Hanno aggiunto che i giovani hanno occupato da ieri la sede dell’Università Pedagogica nella città di San Pedro Sula, la seconda della nazione, a circa 250 chilometri al nord della capitale.

 

Due giorni fa le organizzazioni studentesche hanno deciso di unire le forze nella resistenza pacifica contro il colpo di stato e nella lotta per la restituzione dell’ordine costituzionale.

 

I dirigenti del settore hanno spiegato all’agenzia Prensa Latina che questi movimenti hanno deciso di tralasciare le proprie differenze e di lavorare insieme per raggiungere l’obiettivo comune di sconfiggere il governo di fatto.

 

Al Fronte Studentesco si è unito, ieri notte, il settore progressista del Partito Liberale, le cui basi hanno deciso di ripudiare la giunta direttiva centrale, i deputati e gli altri dirigenti che si sono uniti al colpo di stato.

 

Hanno aggiunto che l’accordo è stato adottato in una riunione di queste organizzazioni, svoltasi nella sede del Sindacato Bevande ed Affini, sede abituale della direzione del Fronte Nazionale contro il golpe.

 

Hanno precisato che hanno preso parte all’incontro il Coordinamento Universitario, il Fronte di Riforma Universitaria, il Fronte Universitario Rivoluzionario e Azione Rivoluzionaria.

 

Erano presenti anche i due movimenti dell’istruzione media superiore: la Federazione Studentesca Morazanista e la Federazione Nazionale degli Studenti.

 

Questi gruppi si sono sommati in modo indipendente al Fronte Nazionale contro il Colpo di Stato, che unisce i movimenti sindacali, contadini ed altre forze popolari e politiche contrarie al golpe.

 

La resistenza pacifica contro il governo di facto e per il ritorno del presidente costituzionale Manuel Zelaya è giunta al 18° giorno.

 

15 luglio '09www.granma.cu

 

Femministe in resistenza prendono

l’Istituto Nazionale della Donna

 

 

Cubadebate ha ricevuto una comunicazione del movimento Femministe in Resistenza nel quale dicono di aver preso l’Istituto Nazionale della Donna, come conseguenza della nomina di Maria Martha Díaz Velazquez come Ministra nel Governo golpista. La signora Díaz aveva occupato una carica uguale nel Governo di Flores Facussé, uno dei grandi oligarchi che stanno dietro l’attuale golpe.

 

Di fronte al Colpo di Stato ed al golpe contro le donne, le Femministe in Resistenza si sono dichiarate in rivolta e parlano con una sola voce.

 

Compagne/i

Vi informiamo che noi, Femministe in Resistenza, ci stiamo istallando nell’Istituto Nazionale della Donna – il nostro Istituto – dopo aver saputo che la signora Maria Marth Díaz Velásquez è stata nominata Ministra di questo Governo golpista ed usurpatore.

La signora Díaz fu già Ministra dell’ INAM, che prima era l’Ufficio Governativo della Donna, quando Carlos Roberto Flores Facussé fu Presidente, uno degli artefici del golpe e proprietario del partito liberale. Lei fu seguita ed appoggiata dal Movimento delle Donne “Visitación Padilla” quando venne arrestata negli Stati Uniti per aver portato i suoi figli in Honduras.

Maria Marth Díaz Velásquez e suo marito René Contreras si separarono nel 1992 ed il giudice negli Stati Uniti affidò la custodia dei loro tre figli alla donna, la quale violò tuttavia gli ordini portando i bambini con sé in Honduras. Nel 1995 il Pubblico Ministero ricevette la denuncia documentata di Maria Marth Díaz, che sosteneva che la donna collaborò con l’ex-marito, il Nicaraguese René Contreras, per la vendita della nazionalità hondureña a cittadini cinesi, attraverso l’aiuto di uffici ubicati a Miami, Stati Uniti e dietro pagamento di 3mila dollari per persona (vedi http://www.honduraslaboral.org/leer.php/1560).

 

Aggiungiamo il comunicato che sarà letto di fronte alla stampa nazionale ed internazionale che appoggia il Colpo di Stato.

 

Le organizzazioni femministe e delle donne che si trovano in resistenza vogliono comunicare alla comunità nazionale ed internazionale che dal 28 giugno condannano e ripudiano il Colpo di Stato e che si appellano all’articolo 3 della Costituzione che dice che nessuno deve obbedienza al Governo usurpatore.

Questo golpe militare e politico, finanziato dalle grandi multinazionali di radio e di televisione hondureñe, benedetto dal cardinale Oscar Andréz Rodríguez, dalla Confraternità delle Chiese Evangeliche e dall’Opus Dei, consigliato dai gruppi fondamentalisti e di estrema destra latinoamericani, costituisce una vergogna per tutte le Hondureñe che, giorno dopo giorno, costruiscono la democrazia. Ciò che hanno fatto è un atto dittatoriale che ha violentato in appena 2 settimane oltre 30 articoli della Costituzione della Repubblica che loro dicono di difendere.

In quest’occasione ci incontriamo di fronte alla sede dell’Istituo Nazionale della Donna, prendendo qualcosa che è nostro. È nostro perché a Beijing nel 1995 insistemmo ed ottenemmo che fosse espresso nella Piattaforma d’Azione, che i Paesi creassero meccanismi solidi e di alto livello per l’avanzamento delle donne. È nostro perché qui in Honduras siamo stati parte di tutti gli spazi nei quali ogni parola scritta nella legge della creazione dell’INAM, nella Politica Nazionale della Donna, nel primo Piano d’Uguaglianza d’Opportunità per la Donna e nel secondo Piano d’Uguaglianza e Equità di Genere non sono sogni o aspirazioni, ma il livello minimo al quale aspiriamo come donne e cittadini di questo Paese.

Disconosciamo la signora María Martha Díaz Velásquez come Ministra di tale Istituzione, perché, anche se l’abbiamo vista come dirigente delle marce in bianco, - quelli che hanno usurpato il bianco -, pensavamo che avesse un minimo di etica e di rispetto verso le donne che una volta la difesero. Pensavamo che non avrebbe accettato di essere parte, e ancora di più protagonista, di questa storia sporca che gli usurpatori stanno scrivendo in questo Paese.

Volgiamo lasciare ben in chiaro di fronte alla comunità internazionale, che siamo qui in questo luogo che è nostro, e che se gli usurpatori pretendono cacciarci, dovranno farlo usando la loro forza, sporca e brutale, contro di noi che di armi abbiamo solo le nostre voci.

Femministe in resistenza

 

Continua la resistenza

pacifica antigolpista  

 

 

Le organizzazioni popolari dell’Honduras hanno organizzato una nuova giornata di resistenza pacifica dietro 17 giorni di marce e manifestazioni contro il colpo militare del 28 giugno.

 

Le forze sociali, riunite nel Fronte Nazionale contro il Colpo di Stato, hanno ratificato in assemblea plenaria che incrementeranno le azioni per ricostituire l'ordine costituzionale e far tornare al potere il presidente legittimo Manuel Zelaya. 

 

Parallelamente, i membri delle sei Scuole Magistrali hanno confermato la decisione di proseguire lo sciopero iniziato 24 ore dopo iniziata la sommossa fino a quando si ristabilirà la legalità democratica nella nazione. 

 

Da due punti di Tegucigalpa, sono partite marce che hanno riempito importante strade della capitale; inoltre sono stati realizzati alcuni blocchi stradali per diverse  ore. 

 

Dimostrazioni simili si sono svolte nella città di San Pedro Sula, 250 Km. a nord di Tegucigalpa. 

 

I manifestanti hanno reso omaggio al dirigente di sinistra Roger Bados, di 54 anni, assassinato due notti fa da uno sconosciuto, e hanno fatto corteo sino al cimitero locale per dargli sepoltura. 

 

I dirigenti di base del Partito Liberale, insieme a quello Nazionale, i due Partiti più tradizionali del paese, hanno tenuto una riunione per accordare azioni contro la cupola golpista e si sono sommati alle manifestazioni antigolpiste del Fronte Nazionale. 

 

Un gruppo di 16 deputati del Partito Liberale ha preso distanza dal complotto, annunciando un viaggio a Washington per condannare e denunciare il governo di fatto. 

 

Il presidente costituzionale, Manuel Zelaya, capo del governo di fatto, e l'impresario Roberto Micheletti, sono liberali, anche se quest’ultimo si è circondato di collaboratori scelti tra i suoi rivali elettorali del Partito Nazionale. 

 

La destra tradizionale del partito Liberale è passata all'opposizione di Zelaya dopo le  prime misure di taglio popolare dello statista e la sua integrazione nell'Alleanza Bolivariana per i Paesi di Nuestra America, ALBA

 

 

Zelaya invita il popolo

all'insurrezione

 

 

Il presidente dell'Honduras deposto dai militari golpisti e costretto all'esilio, Manuel Zelaya, si è rivolto al popolo honduregno, in una conferenza stampa in Guatemala, dicendo che ha il diritto all'insurrezione.

 

Zelaya ha invitato il popolo a resistere e ribellarsi a Micheletti ed alla sua presa di potere.

 

“Nessuno ha il diritto di usurpare il governo”, ha spiegato Zelaya; “l'insurrezione è un processo legittimo. Voglio dire al popolo - ha aggiunto - di non lasciare le strade, l'unico spazio che non ci abbiano rubato... Invito allo sciopero, alle manifestazioni, alla disobbedienza civile, a tutte quelle mosse che rappresentano un processo necessario quando l'ordine democratico viene violato in un paese”.

 

Zelaya ha poi ribadito l'intenzione di rientrare in Honduras quanto prima.

 

Nel paese le proteste per chiedere il rientro di Zelaya si sono intensificate, con cortei e blocchi stradali. La più numerosa delle manifestazioni si è svolta a Tegucigalpa, dove un lungo corteo partito dall'università ha attraversato il centro della capitale, concludendosi nei pressi dell'ambasciata statunitense, dove i manifestanti hanno chiesto il rispetto delle risoluzioni contro il golpe emesse dall'Organizzazione degli Stati Americani (OEA).

 

Ma oltre all'appello del deposto presidente, anche Hugo Chavez è intervenuto contro gli autori del golpe, invitando tutti i popoli americani a ripudiare il colpo di stato del 28 giugno scorso in Honduras, poiché si tratta di un'aggressione contro l'intero continente.

 

Con il colpo di stato in Honduras – dice il presidente venezuelano - è ricominciata l'aggressione contro i popoli di questo continente. Per questo i popoli del nostro continente devono alzarsi in piedi contro l'imperialismo, divenuto governo tirannico in Honduras.

 

 

 

14 luglio '09www.granma.cu

 

Zelaya dà un ultimatum ai golpisti

 

 

“In virtù dell’inadempimento della ricostituzione dell’ordine costituzionale, diamo tempo fino alla prossima riunione di mediazione per il compimento degli ordini espressi dalle organizzazioni internazionali; se questi non verranno osservati, la mediazione fallirà e si ricorrerà a misure alternative”, ha affermato il Presidente legittimo di Honduras, Manuel Zelaya, in una conferenza stampa a Managua, Nicaragua.

 

Il mandatario, per ristabilire l’ordine istituzionale nel Paese centroamericano prima del prossimo appuntamento in Costa Rica stabilito per questa stessa settimana, lo scorso lunedì ha quindi lanciato un ultimatum alle autorità di fatto impossessatesi del potere attraverso un Colpo di Stato.

 

Secondo quanto racconta Telesur, il mandatario, durante l’incontro con i giornalisti, avrebbe letto un comunicato nel quale spiegava che attraverso i ritardi e le inottemperanze delle risoluzioni adottate da organizzazioni internazionali quali l’Organizzazione di Stati Americani (OEA) e l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) da parte del Governo golpista, “si starebbe solo cercando di prendere tempo per realizzare un processo elettorale nell’ambito di una situazione de facto”.

 

Ha poi aggiunto che il suo gabinetto considera oltraggiosa la pretesa del regime de facto di prolungare le mediazioni, che hanno come solo obiettivo l’adempimento delle risoluzioni della OEA e dell’ONU, le quali ripudiano il golpe ed esigono la restituzione del potere.

 

Nello stesso modo, Zelaya ha denunciato la repressione e la persecuzione contro il popolo hondureño, i politici ed i rappresentanti del suo Governo.

 

“I membri del mio Governo sono stati oggetto di persecuzione e cancellazione di conti bancari, cosa che dimostra che il regime si sostiene attraverso le armi. Inoltre, interviene contro i giornalisti stranieri, e usurpa le case delle persone che hanno rifiutato il golpe” ha sostenuto.

 

Ha assicurato ancora, che di fronte simili azioni “criminali” il suo Governo denuncia alla comunità internazionale che l’unico obiettivo di questa dittatura è usare Óscar Arias”.

 

Rispondendo alle domande dei cronisti, Zelaya ha dichiarato ancora una volta, che in questa tavola di dialogo “non si negozia, ed in questo siamo stati chiari. Non ci può essere un Presidente che non sia stato eletto dal popolo, tutto il resto è una farsa”.

 

Ha anche puntualizzato di fronte ai media che “non abbiamo detto che il dialogo è fallito, però, se i golpisti insistono nel disconoscere la OEA, la Carta Interamericana e la Costituzione di Honduras, il processo di mediazione è in via di fracasso.

 

Ha ricordato inoltre l’espulsione, avvenuta domenica, dei giornalisti di Telesur e della statale Venezolana de Televisión (VTV) che si trovavano a Tagucigalpa per trasmettere la repressione in atto nel Paese operata dai golpisti, affermando che “i mezzi d’informazione piccoli ed indipendenti sono stati repressi. In Honduras c’è un embargo mediatico”.

 

Nel frattempo, i dirigenti popolari hanno reiterato, lo scorso lunedì, la loro disponibilità a continuare la resistenza pacifica fino al ritorno dell’ordine istituzionale nel Paese, e al ristabilimento al potere del Presidente Manuel Zelaya.

 

“La decisione di tutti i movimenti è di resistere ed avanzare fino al rovesciamento dei golpisti”, ha precisato il leader dell’organizzazione Vía Campesina, Rafael Alegría.

 

Alegría ha accusato il regime de facto per l’omicidio del dirigente del Bloque Popular e membro del partito Unificación Democrática a San Pedro Sula, Roger Iván Bados, che è stato attaccato da un uomo armato nella sua residenza, dove sono rimasti feriti anche 2 familiari.

 

Anche se il regime di fatto ha annunciato la sospensione del coprifuoco, il dirigente di Vía Campesina ha confermato che la misura continua ad essere in vigore a partire dalle 22:00, e che la gente ha molta paura di uscire dopo quest’orario. Un rapporto della Polizia riconosce che almeno 1270 persone sono state arrestate durante il coprifuoco. “Si sta vivendo un momento di grande tensione ed insicurezza. Ci sono denunce per le persecuzioni e per la scomparsa di alcuni leader contrari al Colpo di Stato”, ha concluso Alegría.

 

 

13 luglio '09www.granma.cu

 

Denunciato il sequestro dei

giornalisti  in Honduras   

 

 

La presidentessa della Commissione Interamericana dei Diritti Umani, Luz Patricia Mejía, ha denunciato la detenzione e la successiva liberazione degli staff di  TeleSur e di Venezolana de Televisión (VTV).

 

Luz Patricia Mejia  intervistata dalla televisione venezuelana, ha detto che: “In questi momenti si deve informare su tutto quanto succede,  su fatti come questi, perchè quando sono avvenuti il nostro continente stava dormendo”.

 

“Il mondo lo deve sapere, come il popolo dell’Honduras”, ha indicato.

 

“Il diritto alla libertà d’espressione è fondamentale e dal colpo di Stato dello scorso 28 giugno in Honduras, il governo di fatto ha usato speciali misure per occultare la realtà e zittirla”, ha detto.

 

“In accordo con la Majia, tutti gli organismi internazionali dei diritti umani  vigileranno sull’integrità degli staff  di Telesur e di Venezolana de Televisión.

 

Vegliare sull’integrità di questi giornalisti è vegliare sull’integrità del popolo dell’Honduras”, ha sostenuto. 

 

I giornalisti sono stati liberati dopo una rigorosa revisione dei loro documenti, accompagnata da chiare minacce dei poliziotti golpisti, che hanno dichiarato loro che dovevano lasciare il paese.

 

“Andatevene da qui, dovete andare via! Qui non avete niente da fare!”, sono state alcune delle affermazioni espresse dai golpisti  contro questo gruppo di giornalisti stranieri.

 

Questa è la seconda manovra contro i giornalisti venezuelani. 

 

Il 29 giugno  i militari golpisti avevano arrestato  con la forza lo staff di TeleSur, la catena  multinazionale, che copriva la brutale repressione dell’ esercito e della polizia contro una manifestazione pacifica.

 

TeleSur e la statale venezuelana VTV, sono i soli canali che hanno realizzato la copertura minuto per minuto del colpo di Stato contro il presidente costituzionale Manuel Zelaya, esiliato con la forza dai militari golpisti,  domenica 28 giugno.

 

11 luglio '09www.granma.cu

 

Strade bloccate, marce  e

proteste contro i golpisti

 

 

Strade bloccate, marce  e proteste contro i golpisti Il movimento antigolpista in Honduras ha mobilitato migliaia di persone con marce, blocchi stradali e altre proteste per esigere la restituzione dell’ordine democratico nel paese.

 

I primi rapporti sulla tredicesima giornata di resistenza pacifica diffusi dai leader sindacali Juan Barahona y Luis Sosa, hanno riferito azioni di questo genere in varie città del paese, tra le quali San Pedro Sula, la seconda della nazione, nell’orientale dipartimento di Olancho, e a Tegucigalpa, la capitale.

 

La vice ministra degli esteri, Patricia Licona, ha affermato a TeleSur che le commissioni che dibattono la crisi generata dal colpo di Stato, devono nel più breve tempo possibile, raggiungere l’intesa che permetta il ritorno del presidente Manuel Zelaya o al contrario si aprirà una porta pericolosa. 

 

Il dirigente dell’Alleanza Sociale di Honduras, Jorge Coronado, ha detto che il dialogo non è avanzato assolutamente, che è un fallimento il risultato di queste conversazioni, perchè non si toccano i temi centrali come il compimento delle risoluzioni internazionali e la restituzione del potere a Manuel Zelaya. 

 

“Il mediatore non ha fatto pressioni per farli dibattere”, ha aggiunto. 

 

I gruppi di lavoro designati da Manuel Zelaya e dal presidente usurpatore, Roberto Micheletti, si sono ritirati nella Casa Presidenziale a san José, in Costa Rica e si sono impegnati a proseguire nel dialogo, come ha confermato Oscar Arias, presidente di questo paese, che ha detto a sua volta che “la prima fase non ha dato risultati.

 

 

Detenuto il padre del giovane

assassinato in Honduras 
 

 

La sorella del giovane Isis Obed Murillo, assassinato domenica 5, ha detto che suo padre è stato detenuto dalla polizia a Tegucigalpa per evitare che continui a fare dichiarazioni alla stampa sulla morte del figlio.

 

L’inviato speciale di TeleSur è andato nelle vicinanze dell’aeroporto di Tegucigalpa dove sono avvenuti i fatti tragici di domenica 5, con la morte, dovuta agli spari dei militari inviati del governo golpista di Micheletti,  di un giovane di 19 anni, Isis Obed Murillo.

 

Familiari, amici e cittadini fedeli al presidente costituzionale Manuel Zelaya si sono riuniti per rendere omaggio alla prima vittima della dittatura.

 

La sorella del giovane ucciso, molto provata dalla tragedia, tra le lacrime ha ringraziato per l’appoggio dei presenti e del popolo in generale, ed ha detto di mantenersi forti per continuare la lotta. 

 

La giovane ha detto che suo padre è stato detenuto, e che aveva parlato con un’altra figlia che lo aveva visto nel luogo della detenzione.

 

La ragione è impedirgli di fare dichiarazioni alla stampa sulla morte del giovane figlio che accusano i militari del governo golpista, Roberto Micheletti, per reprimere manifestazioni a favore del presidente legittimo, Manuel  Zelaya.

 

10 luglio '09www.granma.cu

 

Zelaya reclama la restituzione dell’

ordine costituzionale in Honduras

 

 

Il presidente dell’Honduras, Manuel Zelaya, ha reiterato che qualsiasi uscita dalla crisi creata dal colpo di Stato passa per il ristabilimento dell’ordine costituzionale e del suo ritorno per svolgere il suo incarico.

 

“Crediamo d’essere congruenti con la posizione degli honduregni, che è la restituzione dello stato di diritto della democrazia e del presidente eletto dal popolo”, ha detto Zelaya.

 

Il presidente ha fatto queste dichiarazioni al termine d’una riunione con il presidente della Costa Rica, Oscar Arias, che è il mediatore alla ricerca d’una soluzione alla situazione creata dopo la sommossa golpista del 28 giugno.

 

“Si è svolta una prima tappa e Arias  ha ascoltato la mia posizione e quella dei settori sociali e politici che mi hanno accompagnato, che è il ritorno immediato del presidente costituzionale  eletto dal popolo”, ha aggiunto Zelaya,  accompagnato dalla ministra degli Esteri, Patricia Rodas  e da altri funzionari del suo governo, con rappresentanti della società civile.

 

Al termine della riunione, il presidente Arias  ha iniziato le conversazioni con il capo del regime di fatto in Honduras, Roberto Micheletti, che aveva chiesto  che l’incontro si svolgesse nell’aeroporto della città  e non nella Casa Presidenziale com’era programmato. Il governo locale ha negato però la richiesta. 

 

Con un volo differente dagli abituali, per non sorvolare il Nicaragua, Micheletti è giunto in Costa Rica grazie ad una accezione delle regole del Diritto Internazionale accettate dalle due parti.

 

L’usurpatore non ha mostrato la disposizione d’abbandonare il potere ottenuto con la violenza. Dopo l’incontro con Arias, il golpista ha parlato brevemente con la stampa  a San josé, ed ha solo letto alcuni punti relazionati con le future elezioni.

 

“Saranno rispettate le elezioni del prossimo 29 novembre”, ha detto e ha nominato dei designati per continuare le conversazioni. 

 

Ha aggiunto che rientrava a Tegucigalpa soddisfatto, ma ha evitato dettagli.   L’avvocato e analista dell’Honduras, Roberto Reina, ha spiegato a TeleSur che se il presidente legittimo non torna nel paese, le elezioni non saranno valide. “Se il presidente Zelaya non torna in Honduras le elezioni non potranno essere legittime. In questo paese è stata rotta l’alternabilità del potere ha indicato.

 

 

Non cede su niente e se ne

va sbattendo la porta

 

 

Il Presidente di fatto dell’Honduras, Roberto Micheletti, al termine della riunione separata con il Presidente della Costa Rica, Oscar Arias, dopo quella con il legittimo presidente costituzionale, Manuel Zelaya, nel contesto della gestione che si svolge in Costa Rica per trovare una soluzione alla situazione in Honduras, ha dichiarato che: “Anticiperemo le prossime elezioni al 29 novembre”, ma non ha parlato delle esigenze del Presidente Manuel Zelaya, cioè della restituzione del filo democratico e costituzionale del paese e dello ristabilimento della presidenza legittima, incarico per il quale Zelaya è stato eletto dal popolo.

 

Abraham Istillarte, inviato speciale di TeleSur a San José, in Costa Rica, ha detto che  Micheletti è tornato in Honduras dalla Costa Rica, e che ha lasciato  una commissione nominata  per seguire il dialogo con il mediatore e la commissione designata dal presidente Zelaya.

 

Gli analisti valutano che c’e disprezzo del dialogo da parte del golpista.

 

Roberto Micheletti ha detto:

 

“Porgo i miei ringraziamenti alla Costa Rica  e agli amici della comunità internazionale, ringrazio per le dichiarazioni ufficiali da parte del organizzazioni religiose e per le manifestazioni pacifiche a favore dell’unità nazionale e sono convinto che potremo dare una soluzione ai problemi interni, riconoscendo i valori essenziali.

 

1.- Il nostro paese si caratterizza per il rispetto delle  leggi e l’ importanza data alla  Costituzione. La base del dialogo si deve basare nel rispetto della legge.

 

2.- Non c’è nulla al disopra delle leggi.

 

3.- In Honduras si sta sviluppando un processo elettorale per  svolgere le elezioni il 29 novembre e questo processo sarà rispettato.

 

4.- Il nostro processo sarà trasparente e sicuro.

 

5.- Si svolgeranno le elezioni del presidente e dei suoi designati, che rafforzeranno il sistema democratico. Resta installata la nostra commissione di lavoro, integrata dall’ex ministro degli Esteri, Carlos López, da Maurico Villena e da Vilma Cecilia Morales, ex presidentessa della Corte Suprema dell’Honduras.

 

Vi ringrazio ancora una volta e ringrazio anche la stampa nazionale e internazionale, perchè le nostre azioni per il dialogo siano sempre guidate da Dio.

 

 

9 luglio '09www.granma.cu

 

Strade bloccate in Honduras

in rifiuto al regime golpista

 

 

Migliaia di Hondureñi di varie organizzazioni popolari, ormai all’undicesimo giorno di manifestazioni, hanno bloccato oggi le strade in diverse parti del Paese, esigendo la fine del regime golpista ed il ritorno al potere del Presidente Manuel Zelaya.

 

Le manifestazioni hanno toccato anche il settore orientale di Tegucicalpa, oltre alla strada che mette in comunicazione la capitale con l’est della nazione, in particolare con i dipartimenti di Olancho e Paraíso, e San Pedro Sula, seconda città del Paese.

 

I partecipanti hanno camminato per le ripide vie intonando cori come “Adelante, adelante que la lucha es constante!” (Andiamo, andiamo, che non ci fermiamo!) e “Vogliamo Mel!” diminutivo del Presidente costituzionale Manuel Zelaya.

 

Insieme ai leader sindacali, contadini, giovanili, studenteschi e di altri settori della società, in prima fila si trovava la prima dama, Xiomara Castro, che si è unita ieri alle dimostrazioni popolari.

 

Il blocco interessa anche la Super Strada Internazionale che conduce al Nicaragua, per cercare di colpire l’economia degli impresari che appoggiano i golpisti, come hanno spiegato i dirigenti delle proteste, i quali hanno confermato che la lotta per il ristabilimento della legittimità democratica nella nazione, continuerà anche domani.

 

 

Manuel Zelaya afferma che non

va a negoziare in Costa Rica

 

 

Il presidente dell’Honduras, Manuel Zelaya, ha affermato che la sua presenza in Costa Rica non obbedisce a negoziati di sorta: “Ci aspettiamo che che coloro che sono alla guida del regime di fatto nel mio paese  chiedano scusa e spieghino nei dettagli il loro abbandono del potere nelle prossime 24 ore”.

 

A proposito dell’annunciata mediazione del presManuel Zelaya afferma che non va a negoziare in Costa Ricaidente della Costa Rica, Oscar Arias,  per la situazione dell’Honduras, Zelaya ha spiegato che si tratta di ascoltare attraverso il mediatore  ciò che diranno i golpisti e vedere come pianificano il loro abbandono, cioè il fatto più onorevole per le democrazie dell’America Latina.

 

Zelaya ha ricordato che si sta agendo nel rispetto delle risoluzioni della OEA e i pronunciamenti che hanno condannato questo colpo alla democrazia, e senza riconoscere le autorità che gli usurpatori pretendono d’imporre in distinti paesi o negli organismi internazionali.

 

“La gestione data ad Arias è molto importante ed io mi riunirò con lui per tracciare i parametri di questa mediazione e le sue parti operative. Spero che oggi giovedì 9 avremo una risposta molto chiara della controparte golpista, ha aggiunto Zelaya, e che si compiano  le risoluzioni dei distinti organismi e gruppi internazionali che vogliono che io ritorni al potere in Honduras”. 

 

Il presidente legittimo ha ricordato l’isolamento degli usurpatori, le proteste del popolo honduregno che dopo undici giorni resiste e manifesta contro il colpo di Stato, le uccisioni, le violazioni dei diritti umani, di cui il popolo è vittima e la burla ai diritti costituzionali, con lo stato d’assedio ed il blocco della libertà d’espressione.

 

Senza chiamarlo per nome, Zelata ha detto che: “Il fatto che Roberto Micheletti  - che ha gia commesso  diversi crimini - si trovi in Costa Rica senza che lo si catturi, è una eccezione, perchè ha violato il diritto internazionale, le leggi ed il mondo lo ha condannato”, ha sottolineato. 

 

Il presidente Arias ha detto che la mediazione inizia oggi, giovedì 9 e che potrà prolungarsi a anche a domani.

 

 

Il  Movimento Popolare contro

il colpo di Stato si rafforza

 

 

Il Movimento Popolare contro i golpisti si rafforza  ogni giorno di più, ha assicurato l'Israel Salinas, uno dei dirigenti del blocco di organizzazioni che lottano pacificamente in Honduras per la restaurazione dell'ordine costituzionale.

 

Gli honduregni più coscienti  si stanno incorporando alla lotta che non si fermerà fino a quando Manuel Zelaya ritornerà alla legittima presidenza, ha detto Salinas a Prensa Latina, durante una delle manifestazioni organizzate   nel paese  nell'undicesimo giorno consecutivo. 

 

Salinas è il Segretario Generale della Federazione Unitaria dei Lavoratori (FUTH), una delle tre centrali sindacali che formano il Fronte Nazionale contro il colpo di Stato. 

 

Questo blocco è integrato dalle organizzazioni contadine, studentesche, giovanili, dei diritti umani, degli ambientalisti, femminili e da altri gruppi sociali, e da Partiti come Unificazione Democratica. 

 

Il Fronte, inizialmente denominato Resistenza Popolare, è stato creato pochissime ore dopo la diffusione della notizia del sequestro del presidente  Manuel Zelaya eseguito dall’esercito venuto ai golpisti, domenica 28 giugno. Poi il presidente costituzionale è stato inviato con la forza  in Costa Rica. 

 

Si sono  sommati anche molti integranti del Partito Liberale, uno dei due  tradizionali del paese dal quale è membro anche il presidente  Zelaya, e diversi di quello del regime di fatto, dell'imprenditore  Roberto Micheletti. 

 

Il Fronte ha convocato uno sciopero nazionale dallo stesso giorno del colpo ed il 29 giugno lo ha dichiarato generale.

 

Pochi minuti dopo centinaia di soldati hanno allontanato con la violenza i manifestanti dell'area della sede presidenziale. 

 

Allo sciopero si sono sommati tutti i sindacati, le scuole, i professori  dirigenti hanno ratificato che non ritorneranno alle aule fino al ritorno della legalità democratica al paese e con lei, Zelaya alla presidenza. 

 

I leader del Fronte segnalano che il regime di fatto si sente isolato per la condanna unanime dei paesi del mondo e delle organizzazioni e istituzioni, tra  le quali le Nazioni Unite. 

 

Il governo di fatto ha indetto martedì 7 una manifestazione pubblica con tutti  i sostenitori, e soprattutto i settori conservatori, le classi medie ed alte, i gruppi evangelici e la gerarchia cattolica.

 

 

Niente petrolio venezuelano all’Honduras

fino al ritorno del presidente Zelaya

 

 

Le vendite di petrolio venezuelano all’Honduras sono sospese fino al ritorno del legittimo presidente  Manuel Zelaya nel paese, ha affermato  mercoledì 8 il ministro di Economia e Petrolio del Venezuela, Rafael Ramírez.

 

Il presidente di Petroleos del Venezuela ha spiegato che l'azione di sospendere le  spedizioni di crudo al Honduras è iniziata immediatamente dopo l’annuncio del presidente Hugo Chávez. 

 

“Noi, precisò, non possiamo offrire il beneficio di Petrocaribe ad una dittatura e ad un piccolo gruppo di imprenditori che hanno fomentato e sostenuto un colpo di Stato”. 

 

In un’intervista con il giornale Panorama, Ramírez ha dichiarato che la quota di consegna di petrolio venezuelano all’Honduras è di 20.000 barili al giorno di idrocarburi. 

 

Inoltre ha aggiunto che la produzione totale di crudo venezuelano è al di sopra di tre milioni di barili giornalieri ed ha accusato l'Associazione Internazionale dell’Energia (AIE) che ubica la produzione venezuelana in 2,5 milioni, di agire in forma politicizzata. 

 

“L'AIE, ha precisato, è stata creata per ostacolare l'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEP) e da loro non ci aspettiamo una posizione equilibrata sui nostri volumi di produzione; è un'agenzia decisamente politicizzata”. 

 

Il ministro ha detto che dal mese di marzo si stanno controllando le esportazioni con un'impresa inglese e che ci sono istruzioni per pubblicare mensilmente i risultati. 

 

Per quel che riguarda le vendite agli Stati Uniti Ramírez ha spiegato che la quota venezuelana è tra 1,2/1,5 milioni di barili al giorno, ma gli USA hanno diminuito il consumo e quindi le esportazioni dei Fornitori, comunque il Venezuela lavora con la OPEP affinché i prezzi si puntellino a 70/75 dollari per barile commerciato.

 

8 luglio '09www.granma.cu

 

La Prima Dama guida la  

manifestazione antigolpista

 

La prima dama dell’Honduras, Xiomara Castro de Zelaya, ha chiamato il popolo a continuare le proteste contro il regime di fatto, guidando una manifestazione in Tegucigalpa, a favore del ritorno dell’ordine costituzionale.

 

“ Vi chiedo di continuare a manifestare e di non aver paura, perchè quello che stiamo facendo è  giusto”, ha detto la moglie del presidente Zelaya nell’Università Pedagogica, prima di cominciare una marcia verso la Casa Presidenziale.

 

Xiomara Castro ha espresso la sua solidarietà con tutti coloro che sono stati oltraggiati dalle forze dell’esercito ed in particolare ha espresso le sue condoglianze ai genitori del giovane ucciso vilmente domenica 5, durante una concentrazione nell’aeroporto di Toncontin, aspettando il presidente Zelaya.

 

“So che le rappresaglie continuano, ma non ho paura e non rimarrò rifugiata  mentre ci sono migliaia di persone, donne e uomini, che lottano per questa causa”. 

 

La Prima Dama ha denunciato il clima di terrore imposto dal regime golpista dal 28 giugno, quando è stato sequestrato il presidente costituzionale Manuel Zelaya, portato poi in Costa Rica.

 

“Come si può avere pace se si perseguita il popolo, se la gente non può uscire dalla propria comunità, se c’è un coprifuoco e sono sospese le garanzie?”, ha chiesto la moglie di Zelaya.

 

Le organizzazioni popolari che integrano il Fronte contro il colpo di Stato continuano per il decimo giorno consecutivo la loro protesta ed hanno manifestato la loro decisione di mantenere la lotta fino alla sconfitta dei golpisti.

 

 

Zelaya ha rivelato che i golpisti hanno

dato istruzioni per assassinarlo

 

 

Il gruppo che ha ordinato il colpo di Stato in Honduras ha dato istruzioni precise per assassinare il presidente Manuel Zelaya, ha dichiarato lo stesso presidente e in accordo con Zelaya, il generale Romeo Vásquez, implicato nella sommossa golpista, gli ha confessato che l'intenzione era d’eliminarlo, ma che  aveva deciso all'ultimo minuto di mandarlo in Costa Rica. 

 

Il presidente dell’Honduras è stato sequestrato in maniera violenta nella sua residenza, il 28 giugno, da un gruppo di militari, trasportato con la forza ad una base aerea e da lì in Costa Rica. 

 

Il presidente ha responsabilizzato della sommossa golpista  un'elite molto vorace, che controlla buona parte del  Congresso Nazionale,  che maneggia politicamente ed economicamente il paese e si oppone a qualunque cambiamento che possa danneggiare i suoi interessi. 

 

Zelaya ha cercato di raggiungere il Nicaragua domenica 5, ma il regime di fatto in Honduras ha impedito l’atterraggio del suo aereo nell'aeroporto di Toncontín, dove l'aspettavano migliaia di persone. 

 

In una conferenza stampa di lunedì 6, da Managua, Zelaya ha inviato un messaggio di condoglianze ai parenti delle vittime della brutale repressione effettuata dai golpisti, che ha provocato due morti e decine di feriti

 

 

Hillary Clinton: Zelaya e Micheletti accettano

la mediazione di Oscar Arias

 

 

La Segretaria di Stato degli Stati Uniti ed il presidente Manuel Zelaya si sono incontrati e la Clinton ha confermato il presidente della Costa Rica, Oscar Arias, come mediatore in Honduras, come ha spiegato in una conferenza stampa.  

 

Il presidente dell’Honduras, Manuel Zelaya ha incontrato la Segretaria di Stato Degli USA, Hillary Clinton, a Washigton che ha detto che nella riunione è stato proposto il presidente della Costa Rica, Oscar Arias, come mediatore in Honduras e che considera  il dialogo come la sola via d’uscita  a quello che lei chiama la “crisi” in Honduras.

 

La funzionaria ha detto che la proposta è stata accettata dallo stesso Zelaya e anche da Micheletti, con cui ha parlato per telefono. 

 

Il capo dello Stato di Costa Rica, che era stato chiamato precedentemente, ha detto che accetta questo ruolo di mediatore sempre e quando Zelaya sarà d’accordo.

 

La Clinton ha segnalato che Zelaya è d’accordo con la designazione di Arias perchè questi ha molta esperienza come mediatore ed è una persona che può svolgere questo ruolo.  

 

“Abbiamo saputo che il presidente di fatto Micheletti è d’accordo su Arias come mediatore ed i contatti cominceranno immediatamente. Speriamo che questo meccanismo  possa avere una soluzione pacifica dell’ordine costituzionale dell’Honduras”, ha aggiunto Hillary. 

 

Alla domanda se il ritorno dell’ordine costituzionale in Honduras implica il ritorno dei presidente Zelaya, la Clinton ha detto: “ Adesso abbiamo un processo di mediazione e non voglio pregiudicare le parti che devono accordarsi  e che devono risolvere questi temi con l’aiuto del presidente Arias”.

 

“L’importante è stabilire  un processo che porti alla restaurazione dell’ordine costituzionale”, ha enfatizzato Ian Kelly, portavoce del dipartimento di Stato.

 

“Gli Stati Uniti sospenderanno gli aiuti che beneficiano direttamente il regime di fatto dell’Honduras, includendo l’assistenza militare, anche se il Dipartimento di Stato non ha ancora definito la quantità che tratterrà dopo il colpo di Stato” ha detto ancora.

 

La Clinton ha espresso la  preoccupazione del governo Obama per la repressione dei manifestanti nel paese centroamericano.

 

 

Il Sito Web provvisorio del

governo costituzionale dell’Honduras

 

 

Cubadebate ha ricevuto una nota dei gruppi di resistenza in Honduras, con cui riavvisano che è stato creato un sito web provvisorio in Internet del governo costituzionale  di Manuel Zelaya, che ha questo indirizzo:

 

http://www.guaymuras.net

 

Il sito sta raccogliendo informazioni certe della situazione nel paese centroamericano e video censurati dal governo golpista.

 

I redattori e i tecnici che sostengono questo progetto hanno ringraziato l’appoggio delle istituzioni come la OEA, le Nazioni Unite e l’Unione Europea che permettono questo sforzo.

 

Questo è il testo integro giunto a Cubadebate:

 

Un Sito Web provvisorio del governo di Zelaya!

 

Vi invitiamo a visitare il Sito web provvisorio del governo dell’Honduras presieduto dal Signor Manuel Zelaya Rosales.

 

Il sito è improvvisato  e vuole raccogliere le informazioni degne di fede sulla situazione nel paese e presentare i video che sono censurati dal governo golpista, quando è possibile.

 

I redattori e i tecnici che sosteniamo questo progetto ringraziamo l’appoggio delle istituzioni come la OEA, le Nazioni Unite e l’Unione Europea che permettono questo sforzo.

 

Il sito è sostenuto da honduregni negli USA che hanno facilitato l’installazione d’alcuni uffici, garage e  strumenti necessari perchè si possa operare sino al ritorno del presidente Zelaya.

 

Ringraziamo la catena di websites che funzionano come ripetitori e divulgatori  in Europa e in sud America e invitiamo altri che lo possono fare a vincolarsi a noi.

 

Visitateci per favore:

 

www.guaymuras.net

 

Per favore, fate correre la voce.

 

7 luglio '09www.granma.cu

 

Zelaya manterrà segreta la data

del suo ritorno in Honduras

 

 

Il presidente honduregno, José Manuel Zelaya, ha dichiarato che manterrà segreta la data del suo ritorno in Patria,  ha reso noto PL, in una dichiarazione ai media della stampa, fatta in un complesso commerciale. 

 

Il presidente Zelaya ha puntualizzato che ritornerà in Honduras, ma non informerà sulla data, per evitare il boicottaggio dei golpisti che hanno impedito di atterrare al suo aereo.

 

Zelaya  è a Washington, dove incontrerà funzionari del governo statunitense e soprattutto la segretaria di Stato, Hillary Clinton.

 

Là parlerà del compimento della Risoluzione delle Nazioni Unite e della OEA, che sollecitano il suo ritorno alla presidenza dell’Honduras, al governante legittimo.

 

Inoltre ha affermato che la morte di manifestanti nel suo paese non resterà senza punizione ed ha  incitato ad una lotta pacifica, con azioni come la disobbedienza civile, lo sciopero e la mobilitazione.

 

 

6 luglio '09www.granma.cu

 

Rivelati i piani dei golpisti honduregni

contro i paesi latinoamericani

 

 

L’ambasciatore nicaraguese all’OSA, Denis Moncada, ha denunciato l’intenzione dei settori golpisti dell’Honduras di coinvolgere Nicaragua, Cuba e Venezuela in una presunta aggressione armata contro questo paese.

 

Moncada ha denunciato l’esistenza di piani del governo de facto della nazione centroamericana per rendere instabile la regione.

 

Ci sono macabri piani diretti ad accusare i governi di Venezuela, Nicaragua e Cuba di promuovere un’aggressione armata contro l’Honduras dal territorio del mio paese, ha sottolineato il diplomatico.

 

Ha precisato che attraverso il controllo dei mass media i golpisti vogliono creare uno stato di confusione sfavorevole a detti paesi e coinvolgerli in fatti di sangue che potrebbero avere luogo nelle prossime ore.

 

Moncada ha smentito il rifornimento di armi  al popolo dell’Honduras.

 

Ha affermato che, al contrario, sono gli istigatori di questo piano che stanno distribuendo armi alle tenebrose forze fedeli al regime de facto di Roberto Micheletti, con il fine di produrre un bagno di sangue parallelo al ritorno al paese del presidente costituzionale Manuel Zelaya.

 

I golpisti vogliono creare un punto di distrazione per distogliere l’attenzione internazionale dalla lotta di mass del popolo honduregno per ristabilire l’ordine costituzionale.

 

La denuncia del rappresentante nicaraguense coincide con le strane dichiarazioni a Tegucigalpa del cardinale honduregno Oscar Andres Rodriguez, che ha detto che un “ritorno affrettato” del presidente Zelaya in Honduras “potrebbe scatenare un bagno di sangue”.

 

“So che lei rispetta la vita, per favore ci pesi perché dopo sarebbe troppo tardi”, ha detto l’alto prelato nel suo “appello all’amico Manuel Zelaya”, affinché non propizi con il suo arrivo al paese un’intensificazione della violenza.

 

Il prelato non ha denunciato i golpisti che possono provocare questo bagno di sangue, né ha condannato la repressione del popolo. “E’ stato un linguaggio di guardie e non di anime”, ha detto il rappresentante legittimo dell’Honduras all’OSA.

 

 

Gli squadroni della morte

perseguono i diritti popolari

 

 

Gli squadroni della morte, organizzati dalle forze golpiste, perseguono i dirigenti popolari nella costa nord honduregna, per zittire la voce della proposta contro il governo golpista di Roberto Micheletti.

 

Hugo Maldonado, presidente del Comitato dei Diritti Umani, a San Pedro Sula, ha comunicato all’agenzia Prensa Latina che nelle ultime ore individui armati hanno circondato la sua casa e quella di altri leader popolari.

 

“Ho notizie che già hanno case, proprietà di privati, per tenere prigionieri i dirigenti che detengono”, ha detto Maldonado.

 

Il dirigente ha chiesto all’ONU d’intervenire immediatamente prima che il paese si converta totalmente in uno scenario di caccia all’uomo.

 

Dopo le nuove manifestazioni di oggi in attesa del presidente legittimo Manuel Zelaya, gli squadroni della morte hanno perseguito i leader, ha detto l’attivista dei diritti umani.

 

“Siamo in una situazione peggiore di quella degli anni ’80, quando molto dei militari, che formano parte del governo golpista, hanno fatto scomparire forzosamente molti honduregni”, ha ricordato Maldonato.

 

 

I criminali non possono

dirigere un paese

 

 

Il presidente legittimo dell’Honduras, Manuel Zelaya, che oggi andrà a Washington per incontrare Hillary Clinton, ha richiamato le forze armate del suo paese a non reprimere più il popolo ed i soldati della Patria honduregna a non puntare i fucili contro i propri fratelli.

 

Nella dichiarazione fatta alla stampa al suo arrivo a San Salvador, proveniente da Managua, in Nicaragua, Zelaya era accompagnato dai colleghi di Argentina, Ecuador e  Paraguay, Cristina Fernández, Rafael Correa e Fernando Lugo, rispettivamente, con l’anfitrione, Mauricio Funes.

 

Inoltre erano presenti il presidente dell’Assemblea Generale della ONU, Miguel d’Escoto e il segretario generale della OEA, José Miguel Insulza.

 

Zelaya ha denunciato che la marcia pacifica che appoggiava il suo ritorno è stata repressa con una sparatoria e come conseguenza della brutale repressione sono morte due persone e decine sono state ferite. 

 

Zelaya ha segnalato che è stata un’azione criminale che non può restare impunita. “I criminali non possono dirigere un paese”, ha esclamato. 

 

“Ho cercato di rientrare nel mio paese, da dove mi hanno espulso con la violenza. Perchè non hanno aperto l’aeroporto e non mi hanno catturato? Non lo hanno fatto perchè stanno manipolando i fatti e stanno mentendo”!

 

Cristina Fernández, a nome dei  presidenti della regione lì presenti ha dichiarato che: “Quel che succede in Honduras non riguarda solo la difesa di Zelaya, ma quella di tutti e d’ognuno di noi. La sola garanzia che si può avere per un mondo più sicuro è che ci siano democrazia e la vigenza dei diritti umani”.

 

TeleSur ha informato, al termine dell’incontro a San Salvador, che Zelaya sarebbe partito per Washington dove incontrerà  la segretaria di Stato nordamericana Hillary Clinton.

 

 

I militari golpisti sparano

alla cieca sulla folla

 

 

“È stato terribile”, ha dichiarato Adriana Sivori, corrispondente di TeleSur  e testimone del massacro perpetrato dai militari golpisti contro il popolo che disarmato e pacificamente, si era concentrato attorno all’aeroporto di Tegucigalpa, aspettando  il ritorno del presidente costituzionale, José Manuel Zelaya.

 

“L’esercito ha aperto il fuoco ed abbaiamo visto i feriti e i morti... è stato terribile! Era un massacro e la gente ci chiedeva di denunciare il crimine alla comunità internazionale. La gente gridava per salvarsi la vita”, ha detto ancora la giornalista.

 

“È stato terribile, anche per la stampa che era lì! Sparavano alla cieca sui manifestanti. L’aeroporto era assolutamente militarizzato con un aumento della presenza militare e dei camion carichi di soldati, mentre le ambulanze  continuavano a riempirsi di feriti”.

 

“Non sappiamo quello che succederà, perchè può succedere di tutto con questi militari. I manifestanti poi sono ritornati al luogo della sparatoria ed hanno gridato molte volte Viva Mel. I manifestanti non hanno luoghi per rifugiarsi e migliaia di civili continuavano ad aspettare il ritorno del presidente Zelaya, il cui aereo stava per  arrivare a Tegucigalpa. Poi i militari hanno impedito l’atterraggio dell’aereo, occupando la pista”, ha affermato ancora TeleSur.

 

 

5 luglio '09www.granma.cu

 

Il sangue del popolo sparso

nell’aeroporto di Tegucigalpa
 

 

Soldati armati fino ai denti hanno sparato contro la folla che circonda l’aeroporto  internazionale di Toncontin, a Tegucigalpa ed hanno assassinato due persone e provocato un numero indeterminato di feriti, ha reso noto Radio Globo, emittente locale, in una trasmissione in diretta dal luogo dei fatti.

 

I giornalisti della radio hanno detto che una persona ferita è una giovane che è stata portata all’ospedale da un’ambulanza della Croce Rossa.

 

Gli incidenti sono cominciati quando la folla, circa mezzo milione di persone, ha cercato di penetrare sulla pista dell’aeroporto, vigilata da centinaia di militari armati fino ai denti.

 

I soldati hanno sparato dalla stessa pista e gli scontri sono iniziati a cinquanta metri dall’entrata principale, quando i manifestanti hanno cercato di superare i blocchi posti sulla pista.

 

Gas lacrimogeni ed esplosioni di pallottole si sentivano dall’aeroporto e le immagini di diverse emittenti televisive facevano vedere lo spiegamento militare e come sparavano contro la gente.

 

La voce dell’inviato speciale di TeleSur, Eduardo Silvera, che ha dovuto abbandonare la telecamera per le forze repressive, ha riportato in diretta la brutale aggressione golpista.

 

Altri testimoni hanno assicurato che i militari hanno ingannato il popolo facendo finta di ritirarsi aprendo una porta e lasciando entrare una parte della folla, per poi mitragliarla. 

Le radio nazionali hanno riferito che sono molte le persone ferite nella zona,  portate con le ambulanze della Croce Rossa, ma ancora non si conosce il loro numero.

 

Il cordone della polizia era stato rotto  alcune ore prima all’entrata della colonia El Pedregal, dove i militari si erano ritirati davanti alla folla  con un’azione realizzata pacificamente. 

 

"Dall’aereo Zelaya ha chiamato lo Stato Maggiore dell’esercito  perchè  obbedisca all’ordine presidenziale di lasciare libera la pista per permettere all’aereo presidenziale di atterrare.

 

 

Si ritira il cordone della polizia
 

 

Il cordone di circa 400 poliziotti che non permetteva alla manifestazione in appoggio al presidente costituzionale dell’Honduras, Manuel Zelaya.  Di avanzare verso l’aeroporto internazionale della capitale dove si aspetta giunga verso le sette di sera (ora di Cuba) il presidente Zelaya, si è appena ritirato

 

Il cordone, dapprima formato da militari e poliziotti e poi da soli poliziotti, era formato da circa 4400 effettivi che hanno negoziato con i manifestanti la loro ritirata, ha reso noto l’inviato speciale  di ABN in Tegucigalpa.

 

I manifestanti che appoggiano Zelaya hanno informazioni molto confuse, perchè alcuni credono che giungerà con un volo proveniente da El Salvador e altri da Washington, ma sicuramente il Presidente Zelaya è partito da Washington, accompagnato del presidente dell’Assemblea Generale della Organizzazione delle Nazioni  Unite, Miguel D'Escoto, mentre i presidenti de Argentina, Ecuador e Paraguay si dirigono verso  El Salvador.

 

“Non ci muoveremo di qui fino a quando non riscatteremo il nostro Presidente, Manuel Zelaya”, grida la folla che tenta d’entrare nell’aeroporto, mentre la polizia grida “fuori”, ai manifestanti che formano un corteo che va dall’Università Nazionale Pedagogica Francisco Morazán all’aeroporto della capitale.

 

“Saremo in Honduras in poche ore, per restituire la democrazia e richiamo la polizia ed i militari, perchè non usino la violenza e non sacrifichino il popolo”, ha detto Zelaya dall’aereo in cui vola.

 

 

Gli industriali dell’Honduras ritirano il

loro appoggio al governo di fatto

 

 

La cupola degli imprenditori dell’Honduras, formata soprattutto da  Carlos Flores e Ricardo Maduro, padroni delle grandi imprese del paese, ha deciso la mattina di questa domenica 5, di ritirare l’appoggio al governo di fatto, guidato da Roberto Micheletti.

 

L’informazione proviene da Radio Globo e dal comunicatore sociale Eduardo Silvera, della Venezolana de Televisión, che si trova vicino all’aeroporto di  Tegucigalpa.

 

Radio Globo ha segnalato che gli imprenditori hanno deciso di voltare le spalle al capoccia del governo golpista, Roberto Micheletti, perchè non ha voluto accettare la decisione dell’organismo internazionale e continua a non voler restituire il potere al presidente legittimo e costituzionale, Manuel Zelaya.

 

L’Organizzazione degli Stati Americani (OEA) ha sospeso l’Honduras dall’organismo internazionale per il colpo di stato perpetrato il 28 giugno ed ha stabilito, con una risoluzione, di non riconoscere il governo usurpatore, esigendo la restituzione immediata del potere a Zelaya, ma, nonostante la decisione dell’organismo emisferico, Micheletti e i suoi seguaci golpisti rifiutano di  restituire la democrazia al paese e di abbandonare il potere usurpato.

 

 

Il Governo di fatto non risponderà per
le vite dei presidenti che accompagnano Manuel Zelaya in Honduras 

 

 

Il “ministro” del governo illegale dell’Honduras, Enrique Ortez, la Direzione dell’Aeronautica e altre dette autorità, hanno ricevuto istruzioni di non lasciar entrare l’aereo con a bordo il presidente Zelaya, chiunque altro sia  con lui.

 

“Lo abbiamo notificato al mondo, perchè non debba morire un presidente di una repubblica o un honduregno, semplicemente per il capriccio di un’organizzazione”, ha detto ancora Ortez.

 

Questa proibizione è stata attivata in tutti gli aeroporti nazionali e internazionali del paese.

 

Il governo di fatti ha sospeso i voli nazionali e internazionali e mantiene un forte contingente di militari golpisti sulla pista dell’aeroporto Toncontín.

 

Mentre si attende l’arrivo in Honduras di Manuel Zelaya, accompagnato dai presidenti Cristina Fernández (Argentina), Rafael Correa (Ecuador) e Fernando Lugo (Paraguay), migliaia di honduregni marciano verso l’aeroporto per appoggiare il legittimo presidente del paese.

 

Con Zelaya ci sono anche il segretario generale della OEA, José Miguel Insulza, e il presidente dell’Assemblea della  ONU, Miguel D'Escoto.

 

 

L’aereo di Zelaya non

può atterrare a Tegucigalpa

 

 

La pista dell’aeroporto internazionale della capitale è stata occupata da veicoli militari che hanno impedito l’atterraggio dell’aereo che porta il presidente costituzionale Manuel Zelaya e il segretario generale della ONU, Miguel D’Escoto. 

 

Zelaya, in diretta con TeleSur, ha detto che ora attenderanno le decisioni della OEA, ma che lui esige di ritornare nel paese.

“Dobbiamo avere un risposta immediatamente  e chiedo chiarezza agli Stati Uniti sulla relazione coni golpisti”, ha aggiunto.

 

La banda golpista ha offerto una commissione per “dialogare con la OEA” all’ultimo momento.  

 

“Il popolo con la sua resistenza sta facendo un enorme sacrificio”, ha aggiunto Zelaya.

 

I portavoce dei golpisti hanno segnalato ai piloti venezuelani dell’aereo dell’ALBA  dove viaggia Zelaya, che se l’aereo non se ne va gli spareranno contro.

 

 

Zelaya sta volando per l’Honduras

 

 

Il presidente costituzionale dell’Honduras, Manuel Zelaya, è partito per il suo paese con un volo partito da Washington, accompagnato dal presidente dell’Assemblea della ONU, Miguel D' Escoto.

 

Zelaya ha annunciato  telefonicamente, attraverso la Venezolana de Televisión che arriverà in Honduras nel pomeriggio e che si prevde larrivo di un secondo aerei con uan commsione composta da i presidenti  di Argentina, Cristina Fernández, Ecuador, Rafael Correa  Paraguay, Fernando Lugo.

 

Il presidente costituzionale del paese centroamericano, prima di partire ha affermato che la comunità internazionale è chiara e non si retrocederà nelle conquiste della democrazia.

 

Con questa premessa sono partite due commissioni da Washington per riscattare il filo costituzionale in Honduras: una che andrà direttamente a Tegucigalpa, formata da Manuel Zelaya e dal presidente dell’ Assemblea delle Nazioni Unite, Miguel D`Escoto e una seconda che andrà in El Salvador, integrata dal segretario generale della OEA, José Miguel Insulza, e i presidenti Cristina Fernández (Argentina), Rafael Correa (Ecuador) e Fernando Lugo (Paraguay), la cui finalità  è dare  compimento al Capitolo 21 della Carta Interamericana Democratica della OEA.

 

“Stiamo attuando con tutto il rispetto del Trattato del Diritto Internazionale e le azioni per riscattare la democrazia in Honduras”, ha aggiunto Zelaya.

 

“Voglio accompagnare il mio popolo e lo richiamo alla calma perchè tutto si svolga in un clima di tranquillità”.

 

Zelaya ha detto che viaggerà verso il suo paese con i Presidenti d’America, che sono il simbolo del baluardo della nostra democrazia, che è un valore insostituibile. 

 

“Dico al mio popolo di mantenersi vigile e difendere pacificamente i suoi diritti. L’arma è il diritto del popolo d’essere sovrano”, ha sottolineato.

 

 

I golpistas impediscono il ritorno

di Zelaya in Honduras

 

Il governo golpista in Honduras ha emesso ordini precisi per impedire il ritorno in Honduras del presidente costituzionale, Manuel Zelaya, ha denunciato il dirigente contadino Rafael Alegría.

 

In una dichiarazione a TELESUR, il rappresentante di Vía Campesina ha spiegato che l’aeroporto internazionale di Toncontín, a sette Km dal centro della capitale, è fortemente militarizzato per impedire l’atterraggio dell’aereo con Zelaya.

 

Il ministro degli Esteri del regime di fatto ha dichiarato che non si permetterà  all’aereo di atterrare,  mentre il ritorno del presidente legittimo è previsto poco dopo mezzogiorno di oggi domenica 5 e decine di migliaia di persone sono riunite per riceverlo, nonostante la repressione delle Forze Armate e le truppe antisommossa della polizia.

 

Per il coordinatore dei  movimenti sociali, Luther Castillo, la situazione è estremamente pericolosa, perchè è confermato che militari vestiti da civili sono infiltrati nei gruppi di manifestanti e cercano di provocare incidenti per giustificare una repressione armata nelle installazioni dell’aeroporto.

 

 

4 luglio '09www.granma.cu

 

Proclama di José Manuel Zelaya, presidente costituzionale della Repubblica dell’Honduras, alla nazione

 

Compagni e compagne;

 

Compatrioti honduregni:

 

Vi parla il vostro presidente Manuel Zelaya Rosales.

 

Voglio dirvi che il destino della mia vita è legato al destino del popolo dell’Honduras.

 

Nella mattina del 28 giugno, mentre mi apprestavo a dare il mio voto in un’inchiesta popolare promossa dal popolo dell’Honduras, sono stato vittima di un’aggressione, un assalto, una violazione, un sequestro e sono stato detenuto ed espulso dal mio paese da forze militari dell’Honduras; forze militari che oggi si prostrano e sono complici dell’elite vorace che sfrutta e asfissia il nostro popolo. Obbediscono ai suoi ordini, non difendono la nostra nazione, nè la democrazia.

 

 Questo colpo contro la nazione  ha posto in evidenza di fronte al mondo che nell’Honduras c’è ancora una sorta di barbarie e ci sono persone che non hanno coscienza del danno che fanno al paese e alle future generazioni.

 

Attraverso i mezzi di comunicazione  reclamo che si continui con la partecipazione del popolo che è l’attore principale della nostra democrazia e delle soluzioni che si possono dare ai grandi problemi della povertà e della disuguaglianza che vive la nostra nazione.

 

Gli honduregni abbiamo affrontato molti problemi.

 

E sempre abbiamo saputo unirci per andare avanti e questa è una grande opportunità per mostrare  al mondo che siamo capaci di affrontare questi problemi e andare avanti nonostante gli ostacoli di questa setta criminale, che pretende oggi di appropriarsi dei destini della nostra nazione e dei nostri figli.

 

Parlo a voi golpisti traditori e giuda, che mi avete baciato la guancia per poi dare un colpo al nostro paese e alla democrazia.

 

Dovete rettificare nel minor tempo possibile, perchè siete circondati!

 

Il mondo ha creato il vuoto attorno a voi. Tutte le nazioni del mondo ci hanno condannato senza eccezioni e c’è una condanna generale contro di voi.

 

Non passeranno invano questi fatti, perchè i tribunali internazionali vi faranno rendere conto del genocidio che state perpetrando nel nostro paese sopprimendo le libertà e reprimendo il nostro popolo.

 

Io sto organizzando il mio ritorno in Honduras.

 

Chiedo a tutti: ai contadini, le donne di casa, agli indigeni, ai giovani,  ai differenti gruppi di organizzazioni dei lavoratori, agli imprenditori, ai differenti amici politici che ho in tutto il territorio nazionale, sindaci, deputati, che mi accompagnino nel mio ritorno in Honduras, perchè è il ritorno del presidente eletto dalla sovranità del popolo.

 

Questo è il solo modo di eleggere i presidenti in Honduras; non perdiamo il nostro diritto, non permettiamo ch alcuni  comincino a prendere decisioni che corrispondono al popolo dell’Honduras, attraverso la sua legittimità e la sua volontà popolare.

 

Sono disposto a qualsiasi sforzo, a qualsiasi sacrificio per ottenere la libertà che il nostro paese necessita.

 

O siamo liberi o saremo schiavi in forma permanente, se non abbiamo il coraggio di difenderci!

 

Non portate armi, nessuna arma! 

 

Praticate quello che ho sempre predicato, la non violenza!

 

Che si armino loro, quelli che usano la violenza, le armi, la repressione ed io  dichiaro responsabili i golpisti di ogni vita, di ogni persona, di ogni integrità fisica  e della dignità del popolo honduregno.

 

Noi ci presenteremo all’aeroporto internazionale dell’Honduras, a Tegucigalpa, con vari presidenti, vari membri della comunità internazionale nel giorno di domenica, questa domenica, staremo a Tegucigalpa, abbracciandovi e accompagnandovi per far valere quello che abbiamo tanto difeso nella nostra vita, che è la volontà di vita attraverso la volontà del popolo. 

 

Saluti compatrioti.

 

Che Dio ci protegga e ci benedica tutti!

 

Non c’è intenzione di cancellare

il colpo di Stato

 

 

Il segretario generale della OEA, José Miguel Insulza, ha affermato che la rottura dell’ordine  costituzionale persiste in Honduras e che coloro che l’hanno provocata non hanno la minima intenzione di tornare indietro”.

 

In una conferenza stampa dopo diversi incontri, Insulza ha detto d’essere convinto che quel che è avvenuto in Honduras è un colpo di Stato. 

 

“Sono venuto a dire che si considerava  che c’era stata una rottura dell’istituzionalità democratica in Honduras e che volevamo si restaurasse la situazione, con l’abbandono da parte di coloro che avevano  preso il potere”, ha segnalato  ed ha aggiunto che dopo queste riunioni può sostenere che non esiste  disposizione per tornare indietro.

 

Insulza ha detto d’aver incontrato l’alta gerarchia della Chiesa cattolica e della Corte Suprema di Giustizia, con i cui membri ha avuto forti scontri, hanno rivelato le fonti vicine alle conversazioni, citate da ANSA.

 

“Mi sarebbe piaciuto ricevere la sorpresa di sentirmi dire, sì, siamo d’accordo, ma non è accaduto”.

 

Insulza ha annunciato che informerà di tutto questo, oggi, sabato 4, l’Assemblea Generale dell’Organismo Interamericano che adotterà le decisioni pertinenti.

 

 Ai golpisti sono state concesse 72 ore di tempo per abbandonare il potere;  se non lo faranno la OEA ha il diritto d’applicare l’articolo 21, che dà facoltà all’Assemblea Generale di sospendere  uno Stato nel quale si mantiene la rottura dell’ordine.

 

Interrogato dai giornalisti, Insulza ha considerato che non ci sono indizi per supporre che l’atteggiamento dei golpisti possa cambiare in 48 ore e si deduce che non esiste l’intenzione di concedere altri periodi di tregua.

 

“Si tratta di un fatto molto spiacevole e negativo”, ha detto ed ha insistito che Zelaya deve ritornare  al suo incarico di presidente. 

 

“Queste cose non accadevano più in America,  ma è avvenuto di nuovo, anche se si credeva fossero fatti del passato”, ha commentato.

 

Oltre a Cristina Fernández de Kirchner, presidentessa  dell’Argentina e Rafael Correa, presidente dell’Ecuador, forse accompagnerà Zelaya anche il presidente del Paraguay, Fernando Lugo,  presidente protempore del MERCOSUR, tra le molte personalità.

 

3 luglio '09www.granma.cu

 

Denuncia del Fronte di Resistenza:

Goriletti recluta con la forza bambini

tra i 10 ed i 12 anni

 

Il Fronte di Resistenza d’Honduras denuncia le continue detenzioni di massa praticate dalla dittatura.

 

I militari hanno cercato di assediare la città di Tegucigalpa per impedire che migliaia di persone dall’interno del Paese si mobilitino per andare a ricevere il Presidente Manuel Zelaya.

 

In vista di questo scopo i militari stanno reclutando bambini tra i 10 ed i 12 anni nelle zone rurali del Paese, come Olanchito, San Francisco e San Esteban. Il Fronte Popolare di Resistenza esorta quindi il popolo a denunciare ogni caso di reclutamento forzato verificatosi.

 

Nel suo rapporto ufficiale del primo Luglio, il Fronte ha incoraggiato tutto il popolo ad andare verso la capitale per ricevere il Presidente legittimo Manuel Zelaya; in risposta, come denunciato dallo stesso Fronte, i militari hanno cominciato a bloccare tutti gli accessi alla città, attaccando i gruppi di indigeni e contadini che, addirittura a piedi, cercano di raggiungerla. Si denuncia inoltre il tentativo realizzato dai media controllati dalla dittatura di dissimulare tutto quello che sta succedendo in Honduras, occultando le detenzioni di massa, censurando l’informazione e chiudendo i mezzi indipendenti.

 

Lo stesso Fronte Popolare sottolinea che lo sciopero generale in rifiuto alla dittatura continua con un alto livello di partecipazione in tutto il Paese, cosa che ha portato il volto civile della dittatura, Micheletti, a fare un appello, invitando la popolazione a ritornare ognuno al proprio posto di lavoro.

 

Infine, l’ex Ministro della Difesa, Edmundo Orellana, dimessosi poco prima del golpe, ha inviato una lettera pubblica allo Stato, nella quale spiega di aver ricevuto l’offerta di un incarico da parte del governo dittatoriale, e di averla rifiutata. L’uomo ha argomentato di non poter accettare nessuna proposta da ciò che lui considera il prodotto di un Colpo di Stato.

 

 

Zelaya ha inviato un messaggio

incoraggiante  alla resistenza  

 

 

Il presidente costituzionale dell’Honduras, Manuel Zelaya, ha inviato un messaggio incoraggiante ai manifestanti contro il colpo militare e li ha esortati a resistere sino al suo ritorno nel paese, previsto per questo fine settimana.

 

Il messaggio di Zelaya è stato comunicato da un dirigente popolare durante le manifestazioni di condanna dell'azione golpista, che si ripetono nella nazione. 

 

Un'ora fa il presidente Zelaya ha  telefonato a tutti i membri del coordinamento del Fronte di Resistenza Popolare, ha detto il portavoce delle organizzazioni  sindacali, contadine, studenteschi, giovanili e di altre che integrano il movimento.

 

L'annuncio è stato seguito per un'ovazione della folla che ha gridato i due slogan principali: “Amiamo Mel”, “Vogliamo Mel”, usando il nomignolo popolare del presidente sequestrato  all’alba di domenica scorsa da militari incappucciati e quindi trasportato in Costa Rica. 

 

Un altro messaggio d’incoraggiamento è stato inviato alla resistenza dalla Prima Dama della Repubblica, Xiomara Castro, che ha denunciato d’essere  stata obbligata a rifugiarsi in montagna, dov’è protetta dagli abitanti delle zone rurali. 

 

Il dirigente sindacale che ha reso pubblici i messaggi ha aggiunto che Zelaya ha confermato il suo ritorno nel paese  al termine delle 72 ore date dalla Organizzazione degli Stati Americani (OEA) ai golpisti perchè lascino il potere al legittimo rappresentante.

 

 

Il nipote di Micheletti sostituisce

il sindaco di San Pedro Sula

 

 

L’attivista sociale dell’Honduras, José Guardado, ha denunciato a TeleSur che i legittimo sindaco di San Pedro Sula (nel nord del paese), Rodolfo Padilla Sunseri, è stato destituito dal governo di fatto di Roberto Micheletti, che ha nominato in maniera arbitraria per questo incarico suo nipote, William Franklin Micheletti.

 

"Rodolfo Padilla è stato sospeso dal suo incarico. Roberto Micheletti ha posto suo nipote  Williams Franklin Micheletti, come sindaco, ha detto Guardado.

 

“Il nostro sindaco, Rodolfo Padilla Sunseri, è sparito e non solo lui, ma molta altra gente”, ha denunciato l’attivista.

 

Sul sindaco Rodolfo Padilla Sunseri pesa un ordine di detenzione  emesso dal governo di fatto.

 

Guardado ha ricordato che il nuovo ed illegale sindaco era stato sconfitto nelle elezioni interne assieme a suo zio

 

 

La  brutalità golpista contro le

manifestazioni in Honduras

 

 

Le manifestazioni popolari antigolpiste si prolungano nel quinto giorno consecutivo in Honduras, chiedendo la restituzione della legalità democratica e il ritorno del presidente legittimo, Manuel Zelaya.

 

A Tegucigalpa, migliaia e migliaia di manifestanti si sono concentrati in una zona nota come El Obelisco, nelle vicinanze della sede dello Stato Maggiore delle Forze Armate.

 

Una dimostrazione simile è stata realizzata dalle Organizzazioni del Fronte di Resistenza Popolare nella città di San Pedro Sula, la seconda del paese e dell’ emporio industriale, a 250 Km a nord di Tegucigalpa.

 

Molti testimoni hanno denunciato che i manifestanti sono stati scacciati brutalmente dal parco centrale  dai soldati armati con fucili d’assalto e dalla polizia anti-sommosse.

 

Più di 300 persone sono state detenute dalle Forze Armate in accordo con i datai ricavati da questa organizzazione.

 

La vicepresidentessa della Federazione  Unitaria dei lavoratori a San Pedro Sula, Maritza Somoza, ha spiegato che i suoi compagni le hanno confermato d’aver visto una carovana di otto camion militari carichi di detenuti.

 

 

2 luglio '09www.granma.cu

 

Madrid, Parigi e Roma richiamano

i loro ambasciatori in Honduras

 

Spagna, Italia e Francia hanno richiamato per consultazioni i loro ambasciatori in Honduras a seguito del colpo di stato, mentre il resto dei paesi dell’Unione Europea ha deciso di non avere contatti diretti con il nuovo governo.

 

Il ministro spagnolo degli Affari Esteri ha deciso di richiamare per consultazioni il rappresentante diplomatico a Tegucigalpa con “la speranza che ciò contribuisca, nell’ambito degli sforzi internazionali in corso, al ristabilimento dell’istituzionalità democratica”.

 

Identica risoluzione è stata adottata, poco dopo, da Parigi: “La Francia condanna fermamente il rovesciamento dell’ordine costituzionale in Honduras ed ho deciso di richiamare per consultazioni il nostro ambasciatore”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Bernand Kouchner.

 

Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha deciso: “in accordo con tutti i paesi dell’Unione Europea”, di richiamare per consultazioni l’ambasciatore Giuseppe Magno, ha annunciato un comunicato della Farnesina.

 

Il ministro degli Esteri spagnolo, Miguel Angel Moratinos, aveva proposta martedì che i paesi dell’UE richiamassero per consultazioni i loro rappresentati, per dimostrare la condanna al golpe che ha destituito il presidente Manuel Zelaya.

 

Ma a Bruxelles, “i paesi europei hanno chiesto ai propri ambasciatori di rimanere per monitorare la situazione”, hanno affermato all’agenzia AFP fonti diplomatiche, dopo una riunione del Comitato dell’America Latina del Consiglio Europea che ha affrontato la questione.

 

“La Spagna voleva una risposta coordinata” tra i paesi dell’UE per richiamare gli ambasciatori, “ma non è stato ancora deciso perché è ancora presto”, hanno segnalato fonti europee.

 

Sono pochi prò i paesi europei ad avere un’ambasciata a Tegucigalpa, oltre Spagna, Italia e Francia. Tra questi c’è la Germania, mentre la maggioranza dispone di rappresentanze diplomatiche in altri paesi dell’America Centrali competenti anche per l’Honduras.

 

I paesi dell’Unione ha deciso, invece, “di mantenere la pressione” sul presidente designato, Roberto Micheletti e di non avere contatti diretti con il nuovo governo.

 

Anche la Commissione Europea, che ha un ufficio di rappresentanza in Honduras, ha deciso di adottare questa linea, informano sempre le stessi fonti.

 

Venerdì prossimo, gli Stati dell’Unione si riuniranno per esaminare nuove misure contro il governo di Micheletti, scartando per ora “l’imposizione di sanzioni”.

 

 

 

Gli assassini nel governo

golpista dell’Honduras     

 

 

Il governo di fatto di Roberto Michelletti in Honduras ha nominato come ministro assessore  Billy Joya, conosciuto perchè coordinava e dirigeva le torture e gli omicidi in questo paese nel decennio degli anni ’80.

 

Joya, che faceva parte del Battaglione  d’Intelligenza (3-16), è un fondatore dello Squadrone elite della repressione "Lince", dei Cobra, ed era il primo comandante di questo gruppo.

 

Dal 1984 al 1991 rimase nello squadrone della morte 3-16, dove svolse diversi incarichi con lo pseudonimo di "Licenciado Arrazola".

 

È stato accusato di attività crinali dirette in almeno 16 casi e di operativi speciali che lasciarono almeno una decina di persone senza vita e torturate, per i loro vincoli con organizzazioni progressiste.

 

Le azioni di Joya furono denunciate al momento, ma questi precedenti non sono validi per Micheletti, il cui governo è condannato dalla comunità internazionale.

 

L’Assemblea Generale dell'ONU ha adottato una Risoluzione, nella quale condanna il colpo militare in Honduras e reclama il ritorno immediato del presidente legittimo di questa nazione, Manuel Zelaya.

 

La Risoluzione adottata per acclamazione ha richiamato i 192 Stati membri della ONU a non riconoscere un governo diverso da quello di Zelaya.

 

1 luglio '09www.granma.cu

 

 

Zelaya tornerà in Honduras dopo

le 72 ore concesse dalla OEA

 

Il presidente di Honduras, Manuel Zelaya, ha annunciato stamattina che aspetterà le 72 ore ulteriori concesse dall’Organizzazione degli  Stati Americani (OEA), al governo di fatto in questa nazione per abbandonare il governo e concretare il suo ritorno nel paese, programmato per  giovedì 2.

 

In una conferenza stampa dalla sede dell’organismo, Zelaya ha detto che in vista della condanna emessa nel 37º periodo straordinario di sessioni della Assemblea Generale dell’Organizzazione, ha sospeso il suo ritorno e lo farà alla fine della proroga.

 

La OEA ha condannato il colpo di Stato contro Zelaya e ha concesso un periodo di 72 ore al governo di fatto, instaurato nel paese per restaurare il filo costituzionale o, al contrari sospenderà la nazione dall’organismo.

 

Dopo lunghe ore di riunione di ministri degli esteri e ambasciatori, nell’Assemblea Generale straordinaria della OEA è stata elaborata la risoluzione di cinque punti che decreta “l’alterazione incostituzionale dell’ ordine democratico”, dopo l’azione militare perpetrata contro il presidente legittimo.

 

La sospensione dal Sistema Interamericano si basa nell’articolo 21 della Carta Democratica , in accordo al documento letto dal ministro degli Esteri argentino Jorge Taiana.

 

La riunione convocata per le 20.00 di martedì 30, è cominciata con un forte ritardo, per l’attesa dell’arrivo di Zelaya, di ritorno da New York, dove ha ricevuto il sostegno unanime delle Nazioni Unite

 

 

La giustizia di fatto chiede

la cattura del presidente Zelaya

 

La giustizia di fatto in  Honduras ha chiesto la cattura del presidente, Manuel Zelaya Rosales, se questi ritornerà nel paese giovedì prossimo, come è stato annunciato. L’ordine è stato emesso la notte di lunedì 29 dalla giudice  Maritza Arita e diffuso martedì dalla stessa giudice attraverso le radio locali.

 

La giustizia accusa Manuel Zelaya di  ben 18 delitti, tra i quali “tradimento alla Patria” e “abuso d’autorità”. Quest’ordine di cattura è stato confermato dal Procuratore Generale dell’Honduras, Luis Alberto Rubí, che ha dichiarato che Zelaya sarà immediatamente detenuto se toccherà il territorio di Honduras dov’è accusato di vari delitti, come “l’usurpazione delle sue funzioni”.

 

Secondo Rubi le autorità giudiziarie procederanno attraverso l’Interpol per un ordine di cattura internazionale. 

 

Il presidente di fatto dell’Honduras, Roberto Micheletti, ha avvisato il presidente legittimo della nazione venezuelana che se Manuel Zelaya ritornerà nel paese, i tribunali “di giustizia” hanno un ordine di cattura contro di lui.

 

In un’intervista a media colombiani, Micheletti ha detto che l’ordine di cattura contro Manuel Zelaya è la conseguenza “dei delitti che ha commesso”, per il suo interesse di continuare nel governo e per l’attitudine prepotente che ha assunto negli ultimi mesi di governo.

 

Zelaya ha annunciato che ritornerà giovedì 2, sostenuto dalla comunità internazionale, dopo l’espulsione avvenuta domenica 28, con un’azione militare, duramente condannata da tutti i governi del continente. Accompagneranno Zelaya i presidenti di Argentina,  Cristina Fernández, e dell’Ecuador, Rafael Correa, con il segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), José Miguel Insulza.

 

 

Zelaya a Washington

 

 

Il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, ha detto che Manuel Zelaya probabilmente oggi mercoledì 1 luglio incontrerà funzionari del Dipartimento di Stato a Washington, ma non è previsto un incontro con il presidente Barak Obama che ha sostenuto, lunedì 29, che l’espulsione è stata illegale e che per lui Zelaya è il presidente dell’Honduras. 

 

L’Assemblea Generale della ONU ha chiesto la restituzione immediata e senza condizioni a Zelaya  del suo mandato.

 

Il presidente di fatto, Roberto Micheletti, ha annunciato che invierà emissari a Washington per spiegare la crisi che vive il paese e “recuperare la fiducia della comunità internazionale

 

 

Totalmente isolati i

golpisti in Honduras

 

 

I golpisti installati al governo in Honduras sono completamente isolati  dalla comunità internazionale, che esige la restituzione incondizionata del potere al legittimo presidente della nazione, Manuel Zelaya.

 

Nessun paese o istituzione a scala regionale e mondiale riconosce la cupola di fatto capeggiata da Roberto Micheletti che ha  giurato lunedì 29 di fronte ad una parte del gabinetto che pretende lo accompagni fino al termine del mandato in corso, l’inizio del 2010. 

 

La condanna mondiale ha avuto uno scenario chiave, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU) a New York, nella quale è intervenuto Zelaya, e che ha reiterato la sua posizione all’unanimità. 

 

Anche l'Organizzazione degli Stati Americani (OEA), i cui membri hanno reclamato dall'istituzione posizioni più energiche nella condanna alla spaccatura dell'ordine costituzionale e lo Stato di Diritto nella nazione centroamericana, ha condannato il colpo di Stato. 

 

Tutti i paesi dell'Alleanza Bolivariana per i Paesi di Nuestra América (ALBA) hanno  ritirato gli ambasciatori da Tegucigalpa, finché continuerà  il governo di fatto e non  riconosceranno i diplomatici nominati dai golpisti, ma solo quelli  designati dal presidente costituzionale Manuel Zelaya. 

 

Il Gruppo di Rio ed i membri del Sistema di Integrazione Centroamericana (SICA) hanno condannato energicamente la situazione in un incontro straordinario svolto  lunedì 29 in Nicaragua, con la partecipazione dei capi di Stato. 

 

Composto da 23 paesi latinoamericani, il Gruppo di Rio ha considerato che il ritorno del presidente Zelaya  alle sue legittime funzioni, dovrà avvenire senza condizioni; inoltre è stato espresso un richiamo per i militari, perchè giurino fedeltà a Zelaya, che è il Comandante in Capo delle Forze Armate. 

 

Il meccanismo d’integrazione e di accordo regionale, ha richiamato l'OEA, perchè adotti soluzioni drastiche per riportare la democrazia in Honduras. 

 

Il colpo non può rimanere senza punizione ed i suoi autori dovranno rispondere per i crimini commessi contro il paese, ha dichiarato il presidente cubano, Raúl Castro, che ha reclamato dal governo degli Stati Uniti d’agire in conseguenza coi i pronunciamenti di condanna dell’aggressione militare. 

 

Nicaragua, Salvador e Guatemala, limitrofi con Honduras, hanno chiuso per almeno  48 ore le frontiere al passaggio di tutte le merci importare ed esportate in Honduras. 

 

L'Unione di Nazioni Sud-americane e l'Unione Europea (UE) hanno sottolineato la loro condanna  ufficiale al colpo perpetrato dai militare in accordo con settori oligarchici. 

 

L’ambasciatore in Honduras degli USA, Hugo Llorens, ha detto che il suo paese non riconoscerà governo che non sia quello di Zelaya ed appoggerà gli sforzi per ristabilire l'ordine costituzionale. 

 

“L'unico presidente che Washington riconosce in Honduras è il presidente Zelaya, voglio che tutti l'abbiano ben chiaro”, ha detto Llorens. 

 

Questa  posizione è stata ratificata dal presidente nordamericano, Barack Obama, che ha espresso preoccupazione ed ha chiesto il rispetto delle norme democratiche.

 

 

La Spagna chiede alla UE di ritirare

gli ambasciatori dall’Honduras

 

 

Miguel Ángel Moratinos, ministro degli esteri spagnolo, chiederà  alla Unione Europea il ritiro di tutti gli ambasciatori  europei dall’Honduras, di fronte alla grave  situazione politica che vive il paese dopo il colpo di Stato contro il presidente costituzionale, Manuel Zelaya, e il disconoscimento della comunità internazionale del governo di fatto di Roberto Micheletti.

 

I media spagnoli hanno informato che Moratinos considera che questa "è una misura  necessaria e urgente per mostrare la fermezza de la UE di fronte alla rottura dell’ordine costituzionale" nel  paese, che s’incontra sottoposto a costanti disturbi per via della repressione militare contro gli honduregni che manifestano per il ritorno del presidente Zelaya.

 

Moratinos ha affermato che sta tentando di porsi in contatto con la presidenza ceca per porre in marcia i meccanismi che servono per chiamare in consultazione  gli ambasciatori della UE in Honduras.

 

In una conferenza stampa con il segretario generale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico Nord (NATO) Jaap de Hoop Scheffer, in visita in Spagna, Moratinos ha definito una "farsa" l’elezione del nuovo presidente hondurehno, effettuata dal Congresso del paese  domenica 28.

 

"Né la Spagna, né altri della comunità internazionale faranno gesti o svilupperanno contatti che si possano intendere come avvicinamenti”, ha dichiarato  Moratinos.

 

30 giugno '09www.granma.cu

 

La Ministra degli Esteri di Honduras è arrivata in Nicaragua insieme a Calderón

 

In seguito al colpo di Stato orchestrato contro il Presidente d’Honduras Manuel Zelaya, la Ministra degli Esteri dello stesso Paese, Patricia Rodas, è arrivata lo scorso lunedì in Nicaragua, dopo essere stata portata in Messico vittima del sequestro organizzato dalle forze militari Hondureñe.

 

La Rodas parteciperà in Messico alla riunione del Sistema d’Integrazione Centro-americana (SICA), nella quale si discuterà la rottura costituzionale avvenuta nella nazione centro-americana.

 

Nelle dichiarazioni rilasciate al suo arrivo in Nicaragua, la Ministra hondureña ha affermato che “Non possiamo accettare una nuova situazione de facto, una situazione criminale”.

 

Ha sottolineato inoltre, che non si può permettere la “Legalizzazione di un governo irregolare, poiché il nostro popolo merita una maggiore fortuna, ed una migliore giustizia”. Rispetto al Presidente Zelaya, ha sostenuto che gode a pieno dei propri poteri, e pertanto “continueremo a governare l’Honduras”.

 

Il Presidente del Messico Felipe Calderón, che ha viaggiato insieme alla Ministra, arrivato in Nicaragua ha reiterato il suo disprezzo contro il Colpo di Stato:“In nome del popolo e del Governo del Messico e del Gruppo di Río, esprimiamo il nostro più energico ripudio al Colpo di Stato verificato domenica in Honduras”.

 

“Il Messico rifiuta categoricamente una tale rottura dell’ordine costituzionale: l’unica maniera per accedere al potere è la consultazione elettorale democratica, e non la forza”, ha affermato Calderón.

 

Patricia Rodas è arrivata in Messico all’alba dello scorso lunedì, ed è stata ricevuta dai rappresentanti del Governo di questa nazione.

 

Al suo arrivo la Ministra ha puntualizzato di trovarsi nello Stato in qualità di invitata.

 

Rodas è stata sequestrata, al pari di altri colleghi, in seguito ad un Colpo di Stato che ha interessato anche il Presidente Manuel Zelaya, portato successivamente in Costa Rica.

 

Dopo aver ricevuto nella propria residenza la visita degli Ambasciatori di Cuba,Venezuela e Nicaragua, la Rodas è stata sequestrata da un commando militare incappucciato, esecutore del Colpo di Stato. A partire d’allora, si sono perse le sue tracce.

 

“In questo momento abbiamo la qualità d’invitati della Repubblica messicana, ricordi che siamo il Governo. Il Presidente Zelaya è il Presidente costituzionale di Honduras”, ha dichiarato la Rodas alla stampa prima di partire per il Nicaragua. “Siamo stati invitati ad una riunione di lavoro con la Ministra degli Esteri Patricia Espinosa”, ha spiegato.

 

“Appartengo ad una generazione che è cresciuta con la speranza di recuperare la democrazia. Credevamo di aver superato l’epoca dei Colpi di Stato e dei Governi de facto, ma evidentemente ci sbagliavamo” ha sostenuto la Ministra.

 

In dichiarazioni precedenti, rilasciate a TeleSUR prima che atterrasse l’aereo presidenziale diretto in Nicaragua, la Rodas aveva segnalato che “La democrazia sarà sempre la chiave universale per risolvere i problemi dei nostri popoli”, ringraziando inoltre la comunità internazionale per la solidarietà dimostrata, soprattutto da parte delle nazioni che, insieme all’Honduras, formano l’ALBA (Alleanza Bolivariana per i Popoli delle Americhe). “Siamo grati alla comunità internazionale per il sostegno al Presidente legittimo Zelaya, in special modo ai governi di Venezuela, Bolivia, Cuba e Nicaragua”.

 

La Ministra ha anche sottolineato la correttezza delle posizioni d’appoggio a Zelaya, le quali serviranno “a consolidare le democrazie dei nostri popoli”.

 

Il Presidente costituzionale di Honduras, Manuel Zelaya, è stato obbligato ad abbandonare il Paese poco prima dell’inizio di una consultazione popolare volta a decidere la convocazione di un’Assemblea Nazionale Costituente, precedentemente respinta dal Parlamento e dal Tribunale Supremo.

 

Militari incappucciati hanno catturato il Presidente all’interno della sua residenza, portandolo subito dopo in una base aerea di Tegucicalpa, dalla quale è stato trasferito in Costa Rica.

 

Qui, Zelaya, è stato ricevuto dal Presidente Oscar Arias, come Capo di Stato costituzionale. 

 

 

Il presidente Zelaya ha annunciato

il suo ritorno in Honduras

 

 

Manuel Zelaya, presidente costituzionale dell’Honduras, ha annunciato da Managua, in Nicaragua, che giovedì 2 luglio ritornerà nel suo paese nonostante il colpo di Stato in corso in questa nazione centroamericana.

 

Nella riunione del Gruppo de Río, convocata d’urgenza per unificare le posizioni sulla crisi dell’Honduras, Zelaya ha assicurato che giovedì andrà in Honduras assieme ad una commissione di ritorno composta dai suoi omologhi latinoamericani.

 

“Vado a compiere il mio mandato di quattro anni, che voi siate o meno lì, che voi siate d’accordo o meno”, ha precisato Zelaya, che era stato sequestrato domenica 28 e portato a forza in Costa Rica, da dove ha raggiunto Managua.

 

“Sono state espulso a forza e ritornerò per volontà  mia”, ha detto ancora  il presidente legittimo dell’Honduras, che ha invitato anche José Miguel Insulza, segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani, ad accompagnarlo nel suo ritorno a Tegucigalpa. 

 

Intanto il Presidente venezuelano Hugo Chávez ha annunciato d’aver tagliato i rifornimenti di combustibili all’Honduras, così come i paesi dell’America Latina e dei Caraibi hanno accordato l’isolamento politico, diplomatico e commerciale del governo golpista

 

 

Manuel Zelaya parlerà nell’

Assemblea Generale dell'ONU

 

 

Il presidente costituzionale dell’Honduras, Manuel Zelaya, parlerà oggi,  martedì  30  nell’Assemblea Generale della ONU, per spiegare la situazione del suo paese dopo il colpo di Stato di domenica 28.

 

Il presidente dell’Assemblea Generale della ONU, Miguel D Escoto,  ha chiamato i 192 paesi membri dell’organismo internazionale a sottoscrivere una condanna universale al colpo di Stato in Honduras.

 

Inaugurando una sessione straordinaria dedicata a valutare la situazione nella nazione centroamericana, l’ex ministro degli Esteri del Nicaragua ha inviato tutti i membri a considerare le vie per assicurare il ritorno pacifico del governo legittimo del presidente Manuel Zelaya.

 

D’Escoto ha segnalato che il colpo di Stato in Honduras è un passo indietro, in un’epoca che si considerava già superata nel continente americano.

 

Le forze della reazione sono allarmate dai poderosi movimenti dei governi progressisti al potere in risposta alle disastrose conseguenze delle politiche neoliberiste.

 

L’ambasciatore di Honduras presso la ONU, Jorge Arturo Reina, intanto ha reclamato dall’Assemblea Generale una condanna globale del colpo di Stato e l’immediato ritorno di Zelaya alle sue funzioni presidenziali.

 

 

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