Il libro "Vamos a Cuba"

l’amarezza di Miami

Cosa infastidisce gli oppositori del volume scritto dalla nota ambientalista nordamericana Marjorie Stonema Douglas?

 

24 febbraio '09 - R.P.Betancourt www.granma.cu

 

A quasi tre anni dal ritiro del libro bilingue Vamos a Cuba (A Visit To Cuba) dalle biblioteche pubbliche scolastiche della contea Miami-Dade, i cinque studenti cubani continuano a sorridere dalla loro copertina davanti all’amarezza degli oppositori.

 

Il tribunale federale d’appello del noto Undicesimo Distretto di Atlanta, Georgia, ha deciso 2 contro 1, a metà di febbraio, di ritirare nuovamente il volume dagli scaffali.

 

Questa decisione appoggia il gruppuscolo di amareggiati componenti della Giunta Scolastica, che non si rassegnano ad ammettere che le verità contenute nel libro brillano di luce propria.

 

L’istanza deroga l’interdizione preliminare di un magistrato, che aveva ammesso che privare i lettori di Vamos a Cuba era un discriminazione ed una censura arbitraria.

 

Cosa infastidisce gli oppositori del volume scritto dalla nota ambientalista nordamericana Marjorie Stonema Douglas?

 

La verità gli fa male. Si attorcigliano quando leggono che nell’Isola tutti i bambini possono andare a scuola gratuitamente, indossare uniformi, sorridere, educarsi ed accedere a qualsiasi livello d’insegnamento in virtù della piena uguaglianza sociale.

 

La mafia annessionista non vuole che i loro figli facciano domande inquietanti ai padri censori.

 

L’autrice è conosciuta per la sua lotta a favore della conservazione dell’ambiente degli Everglades e per il rispetto dell’equilibrio della natura, al contrario di quanto hanno fatto per decenni i gruppi terroristi anticubani, come Alpha 66, in questo Parco Nazionale degli USA.

 

La sentenza di 177 pagine è stata scritta dal giudice d’appello Ed Carnes, uno dei due che si sono piegati alle richiesti degli offesi difensori dell’annessionismo cubano.

 

Il magistrato Charles R. Wilson ha invece espresso il suo giudizio discrepante quando ha detto: "La proibizione di libri infantili dalla biblioteca di una scuola pubblica in circostanze come queste offendono il Primo Emendamento", riporta la stampa di Miami.

 

La controversia non finisce, nemmeno dopo aver speso oltre 250mila dollari in pratiche.

 

Una simile condanna è stata espressa dal quotidiano The New York Times.

 

I giuristi dell’Unione Americana delle Libertà Civili (ACLU) continuano a sostenere che il libro dei cinque sorridenti ragazzi cubani permanga nelle biblioteche scolastiche e preparano il prossimo appello.

 

"Chiaramente questo non si può permettere. Dobbiamo intraprendere altre azioni - ha detto Howard Simon, direttore esecutivo dell’ACLU in Florida - impediremo che le biblioteche di Miami-Dade siano private di punti di vista da parte di alcune persone che li giudicano criticabili. Per molto che trattino di evadere i fatti e stravolgere la legge, la censura è censura".