“…a tutti quelli che
conoscono le virtù ed i difetti della Rivoluzione Cubana e preferiscono,
come il nostro Josè Martì, vedere la luce rispetto alle macchie e credono
nella sua causa, l’appoggiano, la difendono o dimostrano la loro
solidarietà, perché come ha anche detto il nostro apostolo, Cuba non va per
il mondo come un’accattona, va come una sorella e salvandosi, salva”.
Alejandro Castro Espin
Non è la prima volta che intervisto Manuel
David Orrio del Rosario, l’agente Miguel della sicurezza cubana
(1),
già nel marzo del 2007, in occasione della visita a Cuba di un gruppo del
partito radicale italiano, in appoggio alle cosiddette “dame
in bianco”, spose dei denominati erroneamente “dissidenti”, che sono
invece veri e propri mercenari assoldati da una potenza straniera per
sovvertire l’ordine democraticamente costituito sull’isola, gli avevo
chiesto il suo parere.
In quell’occasione volevo sottolineare la ridicola posizione degli italiani
“interventisti” che con il miraggio di un lauto pagamento da parte della
mafia di Miami si erano prestati ad appoggiare un corteo delle “dame in
bianco”, senza che succedesse assolutamente nulla, e per questo in seguito
non hanno poi potuto riscuotere neanche un centesimo!!
Questo 4 aprile 2009 si compiono esattamente 6 anni dalla fine della
missione dell’agente Miguel, che ha visto con orgoglio come il suo lavoro
sia stato utile per smascherare questi mercenari, che adesso si trovano soli
ad accusare l’isola caraibica, mentre invece Cuba ha visto riconosciuto in
pieno il suo ruolo nel continente.
Decisamente, non è più di moda lasciare Cuba da sola, anche il Costa Rica e
il Salvador, che erano gli ultimi governi rimasti a non avere pieni contatti
diplomatici con Cuba, a livello di America Latina, hanno voltato le spalle
all’ideologia yankee ed hanno agito autonomamente ristabilendo i nessi della
diplomazia.
Perfino la BBC sottolinea che negli ultimi 15 mesi, nessuna delle
personalità internazionali che hanno visitato Cuba ha voluto incontrarsi con
i leader della dissidenza, che hanno avuto l’arroganza di scrivere una
lettera dove accusano di tradimento l’Unione Europea.
Perché fino ad oggi, nonostante le decine di milioni di dollari che hanno
avuto da Washington, non hanno ottenuto un golpe di stato sull’isola?
Ma allora, con le loro proteste contro il governo cubano, a chi si
rivolgono, questi mercenari, al popolo cubano o ai loro padroni che li
finanziano?
I vari Marta Beatriz o Elizardo restano “eroi” solo per una stampa
spazzatura di basso livello, che si mantiene fedele alla minoranza di Miami,
che pretende, dopo 50 anni, di volere un regolamento dei conti con la
Rivoluzione Cubana come ai tempi del Far West e dei cowboy.
Questa volta però le mie domande sono state più “fastidiose”, ho voluto
molestare l’agente Miguel, famoso per non essere sottomesso e taciturno,
come ci ha dimostrato nella recente intervista che gli ha fatto Dax Toscano
(2)
su alcune cose che credo stiano torturando sia “los gusanos” che i solidari
del pianeta con la Rivoluzione Cubana: i misteri che avvolgono
le
destituzioni di Carlos Lage Davila e Felipe Perez Roque.
Le voci di corridoio, che sembrano più un pettegolezzo che altro, dal
momento che nessun giornalista dà una sola prova di quello che afferma
contro la mancanza di democrazia sull’isola, sono perfino arrivate a
coinvolgere il presidente Chavez!!!!
E’ incredibile quello che una stampa poco seria è capace di inventare,
sovvenzionata dal nemico, pur di distruggere questa meravigliosa “Nuestra
America” che si sta formando, creando dubbi biechi e oscuri e trame tipiche
della politica neoliberale.
Per prima cosa, per cercare di capire, mi ricordo che l’agente Miguel mi
aveva detto che la SINA lo aveva captato per conoscere bene e da vicino
Carlos Lage per avere informazioni dirette su di lui e mi entra il dubbio
che il vero obbiettivo fosse proprio il vicepresidente destituito.
L’agente Miguel mi risponde che l'Ufficio di Interessi degli USA a L'Avana (SINA),
non rappresenta solo il governo di questo paese o risponde a tramiti
consolari.
E’ risaputo che è anche un macchina di spionaggio e sovversione contro la
direzione politica, economica e sociale vigente a Cuba, consacrata come
Stato di Diritto dal voto schiacciante dei cubani a beneficio della sua
Costituzione.
La SINA, inoltre, è l'esecutrice sul terreno della legge di ingerenza
nordamericana Helms-Burton ed altri mostri che conformano la politica di
sanzioni unilaterali di questo paese verso l'Isola, che è stata qualificata
da un anticomunista provato e confesso come Giovanni Paolo II, mediante una
frase lapidaria: eticamente inaccettabile.
“Non mi consta che la SINA abbia pensato alla possibilità di reclutare
Carlos Lage attraverso la mia persona, anche se non scarto il delirio di
qualche funzionario mediocre. Semplicemente hanno saputo dei miei vincoli di
gioventù non solo con lui, ma anche con altri personaggi del governo o
prestigiosi accademici, che sono stati compagni di studi nell'Università de
L'Avana o hanno condiviso con me dei lavori di direzione nella Federazione
degli Studenti Universitari (FEU)”.
“A questo modo, sono risultato un individuo di interesse che durante il suo
lavoro di supposto giornalista indipendente dimostrava un alto livello di
informazione sull'economia ed altri settori della vita sociale cubana, e
tutto è stato astutamente sfruttato dalla Sicurezza dello Stato di Cuba per
rinforzare la mia leggenda e raggiungere gli obiettivi di intelligenza e
contro-intelligenza che si perseguivano.
Chiaramente, “l’ufficiale di fronte” come, nel gergo della Sicurezza,
chiamiamo la CIA, non era un tonto. Ho dovuto passare per numerose prove e
misure di controllo, incluso che tre economisti dell'Ufficio Cuba del
Dipartimento di Stato mi abbiano sottomesso ad un minuzioso interrogatorio,
oltre ad una visita personale di Vicky Huddleston a casa mia, dove ha
mostrato un marcato interesse per le mie fonti di informazione.
Così si può dire che dal 1999 fino al termine della mia missione, le mie
azioni si quotavano a prezzo alto, al punto che ero sollecitato
costantemente da diversi funzionari nordamericani, residenti o visitatori, o
i miei articoli erano presi come riferimento per episodi come quello della
destituzione di Salvador Lew come direttore dell’equivocamente chiamata
Radio Martì. Phil Peters, direttore del Progetto Cuba nell'Istituto
Lexington ed un famoso critico della politica nordamericana verso Cuba, ha
scritto un articolo, dopo che era stata rivelata la mia identità come uomo
della Sicurezza cubana, dove mi menziona ed il cui titolo è molto
illuminante: Il Club di quelli Ingannati”.
Passo ad un altro quesito che è un tema scottante sull’argomento Lage - Perez
Roque, e cioè che le lettere di rinuncia inviate a Raul Castro sembrano
scritte dallo stesso governo cubano.
“Credo fermamente che le lettere di rinuncia di
Lage e
Perez Roque sono
state scritte dai loro firmatari in maniera volontaria a causa della
Riflessione di Fidel sulle loro condotte, cosa che non esclude il
suggerimento di un determinato stile di redazione, e penso che un consiglio
sulla questione non è per niente peccaminoso”.
Ecco che allora la curiosità mi spinge a chiedere perché abbiano rinunciato
a delle cariche dove erano stati eletti?
“Come nel caso della maggioranza, la mia informazione fedele è la
Riflessione di Fidel, che avrà le sue ragioni, sicuramente molto importanti,
per averli trattati come ha fatto. Un dato curioso è che, secondo la stampa,
il figlio di Lage si trova in Spagna insieme a sua moglie. Sinceramente, non
comprendo come questo sia potuto succedere in un paese dove esistono severe
regolazioni sul diritto alla libera circolazione, e molte di loro
incostituzionali. Un cubano qualsiasi deve realizzare dei tramiti noiosi per
viaggiare fuori da Cuba, ed ora sembra che “Carlitos” Lage sarebbe andato
via del paese senza maggiori ostacoli, dopo avere svolto delle cariche di
fiducia come quella di presidente nazionale della FEU”.
“Lage e Perez Roque, per desiderio proprio od orientazioni precise nelle
quali potrebbero esistere delle ragioni di sicurezza nazionale, non lo
scarto, stanno evadendo di dare delle spiegazioni sui motivi delle
destituzioni e le posteriori rinunce, ed è qui dove c'è una chiave da
analizzare. Ho assistito come invitato a sessioni dell'Assemblea Municipale
del Potere Popolare in Piazza della Rivoluzione, e ho visto la combattività
del suo delegati, per non dire indocilità. Lage, deputato per questo
municipio, avrebbe dovuto presentarsi davanti allo scenario di una severa
resa dei conti che oltretutto è un diritto legalmente riconosciuto dei
delegati. Allora, forse è stato meglio rinunciare. Lo stesso penso per il
caso di Perez Roque”.
“A parte tutto, trascrivo gli articoli corrispondenti del Regolamento
dell'Assemblea Nazionale del Potere Popolare per procedere nel caso di
rinuncia di un deputato, e mi domando a partire da questi se una semplice
lettera pubblicata dalla stampa compie con i requisiti legali stabiliti
affinché sia accettata una rinuncia.
“ARTICOLO 22: La rinuncia di un deputato alla sua carica, deve formularsi
con una lettera diretta all'Assemblea del municipio dove è stato eletto
deputato, per mezzo del suo Presidente, che informa l'Assemblea Nazionale o
il Consiglio di Stato,
se questa fosse in periodo di recesso, al fine di conoscere le sue
considerazioni.
ARTICOLO 23. Il Consiglio di Stato o l'Assemblea Nazionale, come
corrisponde, dà risposta alla relativa Assemblea Municipale nel termine non
maggiore di 30 giorni feriali, affinché questa adotti la decisione
corrispondente. Mentre la rinuncia non sia accettata, il deputato continua
nell'esercizio della sua carica, coi diritti e doveri inerenti alla stessa.
Allora, ognuno tragga le sue proprie conclusioni sulla legalità delle
lettere di rinuncia di Lage e Perez Roque.
Insisto sul punto, perché se esiste un consenso sulla necessità di
rinforzare un procedimento istituzionale, senza dubbio deve passare per il
rispetto della Legge, senza eccezioni, e allora bisogna rispettare la Legge
e a chi tocca, che la faccia rispettare!”.
Una cosa che per me alimenta le fantasie dei contro-rivoluzionari è il
silenzio che c’è su tutta questa storia e così domando a Manuel se è dovuto
al fatto che mancano ancora da scoprire delle persone da togliere dalle loro
cariche perché sedotte dal “miele del potere”.
“Ignoro i particolari e le profondità di entrambi i casi. Mi limito a
segnalare che la mancanza di trasparenza attorno al processo, e della quale
la stampa cubana si è fatta complice, è contraria alla Legge dell’istituzionalità
che si pretende rinforzare. E una volta di più, cito Raul: noi rivoluzionari
dobbiamo cercarci i problemi ed essere disposti a pagare il prezzo
necessario, con ragione e senza ragione”.
Il fatto che secondo un ex cancelliere del Messico perfino Chavez è stato
coinvolto in tutta questa storia mi fa veramente indignare ed anche Manuel
mi risponde che nonostante non sappia direttamente su questo tema, è
convinto che Chavez sia incapace di interferire nei temi interni di Cuba, a
meno che non sia per solidarizzarsi “a petto scoperto” con temi come quello
della libertà dei Cinque eroi prigionieri dell'Impero.
Ho letto una cosa molto strana su Wikipedia, e cioè che a Santiago di Cuba
il popolo in appoggio al vicepresidente destituito, abbai scritto sui muri
“Lage presidente” e Manuel conferma quello che anche io ho notato in questi
anni vissuti sull’isola.
Mi dice che non sa se sia veramente accaduto, però è sicuro che Lage era
molto più popolare all’estero che a Cuba.
Come ultima curiosità gli chiedo la cosa che è più pubblicata dalla stampa
straniera, cioè se Raul sta togliendo gli uomini di Fidel per mettere quelli
di sua fiducia.
“Oramai il non tanto nuovo Presidente del Consiglio di Stato e dei Ministri
ha tutto il diritto di scegliere i suoi collaboratori più vicini, e questo
non significa per niente che si stia togliendo quelli di Fidel per mettere
quelli di Raul, perché d’accordo con le loro biografie, tutti i designati
sono uomini e donne della Rivoluzione. Un’altra cosa sono le campagne
mediatiche contro Cuba, dove si è risaltato appena che i cambiamenti nel
consiglio dei Ministri sono stati consultati con l'Ufficio Politico del
Partito Comunista ed il Consiglio di Stato della Repubblica, compimento così
in forma stretta la Legge vigente sull’isola”.
Concludo la mia intervista ringraziando il nostro agente Miguel e
congratulandomi ancora una volta per il suo lavoro e la sua sincerità ed
augurarmi che tutti i dirigenti rivoluzionari del mondo possano mettere in
pratica il consiglio del Che Guevara, che ha detto: “lo stimolo morale, la
creazione di una nuova coscienza socialista, è il punto su cui dobbiamo
appoggiarci e verso dove dobbiamo andare, e fare enfasi su di lui. Lo
stimolo materiale è una rimanenza del passato, è una cosa con cui bisogna
convivere, ma a cui bisogna continuare a togliere preponderanza nella
coscienza della gente man mano che avanzi il processo. Uno è in un deciso
processo di aumento; l'altro deve essere in un deciso processo di
estinzione. Lo stimolo materiale non parteciperà alla nuova società che si
crea, si estinguerà durante il tragitto e bisogna preparare le condizioni
affinché il tipo di mobilitazione che è oggi effettiva, continui a perdere
sempre di più la sua importanza e la vada occupando lo stimolo morale, il
senso del dovere, la nuova coscienza rivoluzionaria”.
(1) blog.libero.it/idagarberi
(2)
http://www.kaosenlared.net/noticia/entrevista-manuel-david-orrio-rosario-agente-miguel-seguridad-estado-c
* l’autrice è la responsabile
della pagina web in italiano di Prensa Latina
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