Molto
è stato detto, scritto o filmato sulla relazione tra la mafia che
controlla economicamente e politicamente la città di Miami e il traffico
di droga.
Basta soltanto ricordare il film
Scarface
con la ricerca e sceneggiatura di Oliver Stone e la serie TV
Miami Vice,
tra molti altri esempi.
Ma in questo libro di memorie di Theodore Shackley, ex capo della stazione
della CIA contro Cuba (JM-WAVE), getta nuova luce sugli inizi di questa
attività edei suoi protagonisti.
Secondo quanto sostiene Shackley, già dall'inizio del 1962 gli agenti
della sua Stazione, che quasi interamente erano cubano americani, alcuni
dei quali successivamente sono stati eminenti membri del Consiglio di
Amministrazione della Fondazione Nazionale Cubano Americana e ora sono
rispettabili uomini d'affari e politici di questa città della Florida,
partecipavano al traffico di droga, ripeto la data: nel 1962.
A questo proposito Theodore Shackley rivela:
"Nel 1962, l'FBI, Guardia Costiera e Pattuglie di Frontiera erano
preoccupati per l'aumento del contrabbando di droga verso gli Stati Uniti
dal Messico e Caraibi."
"... Le stesse fonti ci dissero(nel 1962) che i capi mafia avevano fatto
di Miami una 'Città Aperta' ..."
Apparentemente il narcotraffico degli agenti cubani della
CIA, era così scandaloso che lostesso capo della stazione JM-WAVE prese
posizione in materia dispose misure draconiane per i suoi agenti.
Guardate cosa ordinò Shackley:
"... noi implementammo un elaborato sistema di controlli di sicurezza,
che comprendevano:
- Perquisizioni corporali e con attrezzature per tutte le squadre di
ritorno da missioni a Cuba.
- Ogni squadra doveva al suo rientro riunirsi con l’ ufficiale del caso e,
in molti casi,allo stesso tempo con un funzionario addetto alla sicurezza.
Gli uomini erano portati in una casa di sicurezza dove si svolgeva una
specie di interrogatorio e tutto ciò che era in loro possesso veniva
inventariato.
Questo ci ha dava l'opportunità di controllare i loro abiti e
attrezzature, tutti i capi di abbigliamento e le attrezzature erano
trattenute sotto il nostro controllo.
- Eseguivamo controlli in siti di addestramento, casa di sicurezza e
barche.
- Noi sapevamo i luoghi della notturni della Little Havana, dove la nostra
gente si riuniva per bere e li seminavamo di informatori ".
Come si osserva erano misure molto severe e strette,inoltre, sembrano
indicare che il traffico di droga era elevato e in crescita e nelle stesse
lance, con cui le squadre d’infiltrazione della CIA venivano a compiere
atti terroristici a Cuba, si raccoglieva droga e la si introduceva negli
USA, a Miami, in particolare.
In forma curiosa si è denunciato che recentemente la stessa
cosa è fatta dalle lance del contrabbando di persone, forse ora
organizzato e diretto da alcuni di quei vecchi agenti cubani della
Stazione CIA JM-WAVE.
E ancora più sorprendente è come da allora la CIA sapeva e
controllava dove e con chi si incontravano tutti i suoi agenti a Miami e
dico questo perché, anche se dopo si realizzarono certe operazioni
indipendenti di terrorismo contro Cuba, ciò su cui nessuno deve aver il
minimo dubbio è che la CIA sapeva cosa si faceva e chi lo stava facendo,
ovvero, le autorità statunitensi lasciavano fare.
Ma quale fu il risultato di queste misure adottate dal capo della stazione
della CIA contro Cuba per cercare di fermare il crescente traffico di
droga operazioni dei suoi agenti?
Lo stesso Theodore Shackley nelle sue Memorie lo spiega in maniera chiara:
"Con la saggezza acquisita con l'esperienza, ora so che ci sono molti
modi con cui un determinato trafficante potrebbe eludere le nostre
misure."
Ossia, che gli allora agenti cubani della CIA, molti di loro ora membri di
spicco della mafia che controlla la città di Miami, parteciparono, in
maniera consistente, nel traffico di stupefacenti dal 1962, almeno così
afferma colui che fu il suo primo Direttore negli Stati Uniti.
Nel prossimo lavoro vedremo come concepirono un’altra
invasione di Cuba
nel 1962.
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