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America latina

Controffensiva di destra
 in America Latina

 

22 marzo 2010 - www.granma.cu (pl)

 

Una controffensiva della destra pone in rischio il futuro dell’America Latina, questa è la tesi del brasiliano Valter Pomar, dirigente del Partito dei Lavoratori (PT), un rinomato studioso del tema.

 

"Nessuno potrà prevedere l’evoluzione di tale conflitto, cosa avverrà dipenderà da noi stessi, ed il dilemma è chiaro: o vinciamo o smettiamo di essere", ha affermato il politico sudamericano in un’intervista con Prensa Latina durante la realizzazione del XIV Seminario Internazionale "I Partiti ed una Nuova Società".

 

Secondo Pomar, il principale problema della regione continua ad essere la relazione con gli Stati Uniti, "una potenza disposta a recuperare l’egemonia nel suo storico cortile del retro, i paesi latinoamericani, per poi lanciarsi sul resto del mondo".

 

Con la caduta dell’Unione Sovietica agli inizi degli anni ’90, i movimenti socialisti entrarono in una tappa difensiva e si impose l’unilateralismo statunitense, una realtà che ancora vige.

 

La situazione è cominciata a cambiare grazie all’ascesa dei governi di sinistra in America Latina e l’acutizzazione della crisi internazionale. Tuttavia, nessuno di questi fatti ha potuto cambiare la natura del periodo favorevole all’imperialismo, ha spiegato il segretario delle Relazioni Internazionali del PT.

 

A dispetto dell’approfondirsi della crisi mondiale in differenti ambiti, da quello economico a quello energetico, i grandi Stati capitalisti hanno potuto evitare l’esplosione politico-sociale nei loro territori. Questo, ha commentato, ci dice molto del potere del quale godono.

 

Un’altra prova radica nella controffensiva della destra latinoamericana, allineata con la Casa Bianca, e "l’unico freno utile che l’America Latina può mettere a tali piani è l’integrazione", ha continuato l’esperto.

 

Negli ultimi tempi le forze di sinistra sono cresciute rapidamente nell’area, grazie ad un processo endogeno associato alle crisi neoliberali, ma non possiamo neppure negare che gli Stati Uniti durante questi anni si sono concentrati sulle guerre di conquista nel Medio Oriente.

 

"Questo ci ha facilitato la vita, ci ha permesso di accumulare rapidamente forze contro il progetto imperialista, ma lo scenario sta cambiando, i governi di destra stanno risorgendo e l’Amministrazione statunitense sta affannosamente cercando di minare l’integrazione con vocazione latinoamericanista".

 

La ristrutturazione della destra non sta avendo luogo solo nel continente americano, ma anche in Europa, dove tale schieramento politico è in auge, e sta cercando di limitare lo sviluppo indipendente ed integrazionista della nostra regione.

 

Con la presidenza di Barack Obama, al contrario di quanto pensano in molti, la Casa Bianca ha confermato la volontà di riconquistare la sua egemonia mondiale, ha continuato ad illustrare il rappresentante del PT.

 

"Un simile obiettivo palese si sta facendo più urgente per Washington di fronte alla gravità della crisi economica internazionale, e in tal senso non possiamo evitare di vedere che, per recuperare il suo potere, la potenza americana ha bisogno prima di ristabilire un ruolo nella nostra regione".

 

L’imperio, ha insistito, non può lanciarsi solo nel suo piano di egemonia unilaterale nel pianeta, senza avere l’America Latina ed i Caraibi subordinati alla propria politica; da lì deriva la necessità di non desistere dall’accumulazione di forze rivoluzionarie all’interno dei nostri paesi.

 

"Non possiamo neppure retrocedere nel processo di integrazione che per la prima volta si esprime in un’organizzazione autenticamente latinoamericana e caraibica senza gli Stati Uniti e senza le antiche colonie europee".

 

La questione pratica sta in come riuscire ad accelerare l’unità e persistere nel cammino dei cambi strutturali senza andare oltre le nostre capacità di sostenere politicamente i processi di accumulazione di forze su scala regionale nella direzione del socialismo.

 

I pericoli sono enormi, ma se manteniamo le attuali relazioni, l’ingerenza statunitense sarà limitata, anche se inevitabile – osserva Pomar – data la natura dell’impero e l’appoggio di alcuni governi.

 

"Per questo è così importante avanzare rapidamente, ma senza commettere errori, con l’integrazione continentale, e allo stesso tempo consolidare, ove possibile, le politiche nazionali che portano allo smantellamento del neoliberalismo e ad una miglior vita per la gente".

 

L’America Latina – ha concluso – si trova ad un bivio, o si salva con l’impegno dei suoi figli, o affonda subordinata all’imperio. "E ciò che avverrà in questo continente sarà decisivo per l’emancipazione di tutti gli altri popoli del mondo".