L’Ecuador approfondirà e radicalizzerà la Rivoluzione Cittadina |
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07.10.2010 - www.granma.cu (pl)
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La mobilitazione popolare che ha rovesciato il tentativo golpista del 30 settembre in Ecuador, contro gruppi sollevatisi della Polizia e di altre armi, permetterà all’Ecuador maggiori radicalizzazione e approfondimento del progetto politico della Rivoluzione Cittadina.
Lo ha affermato in questi termini il Ministro ecuadoriano degli Esteri, Commercio ed Integrazione, Ricardo Patiño, in una conversazione con dei giornalisti stranieri accreditati nel paese.
Tuttavia, Il Ministro ha assicurato che la crisi non è superata, perché quelli che hanno sparato contro il Presidente costituzionale, Rafael Correa, ed il popolo sono ancora in libertà, ragione per la quale lo Stato di Allerta è stato mantenuto.
La giustizia deve fare il suo corso, ci sono sospetti, indizi, ha affermato. Intanto, alcuni dirigenti del Partito Società Patriottica sono stati detenuti e condotti in Procura per chiarire la loro partecipazione ai fatti.
Ha ricordato inoltre che mentre il Presidente della Repubblica, eletto e ri-eletto democraticamente, era sequestrato, gli assembleisti di Madera e Guerrero invece di esigere la sua immediata liberazione, chiedevano al Parlamento l’amnistia per i plagiatori.
In risposta a una domanda di Prensa Latina, Patiño ha riconosciuto che “siamo stati ingenui, credevamo che si sarebbe potuta fare una rivoluzione senza contro-rivoluzione, assolutamente in pace, come volevamo, ma sembra che non sia possibile”.
Quelli che hanno perso tutti i benefici, privilegi, affari con i quali stavano defraudando la Patria delle sue ricchezze, sembra che non fossero disposti ad accettare il voto popolare ed i gruppi impresari dell’oligarchia neppure, ha avvisato il Ministro.
Di fronte a un simile scenario dobbiamo rafforzare l’organizzazione popolare perché è l’unica garanzia che abbiamo.
Dobbiamo anche chiarire tutti i temi con le Forze Armate e la Polizia Nazionale, che sanno che devono rispettare l’istituzionalità del Paese, la democrazia e il volere popolare.
Ma questo non è sufficiente, il popolo deve essere sufficientemente organizzato per risolvere qualsiasi altro tentativo di ribaltamento dell’ordine costituzionale, ha enfatizzato.
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IL TENTATIVO DI COLPO DI STATO
riscattato dopo 12 ore di sequestro |
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01.10.2010 - www.granma.cu
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Con un "Hasta la victoria siempre" il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, ha terminato il suo acceso discorso nel Palazzo di Carondelet (sede del Governo), dov’è stato ricevuto tra grida di giubilo e applausi di un mare di popolo, dopo il suo riscatto da parte di un operativo dell’esercito, il cui comando gli è stato sempre fedele.
Il presidente è stato sequestrato per più di 12 ore nell’ospedale Metropolitano, come parte di un tentativo di colpo di Stato, organizzato da elementi della polizia che si sono sollevati, ha trasmesso Telesur.
Rafael Correa ha definito questo giovedì 30 come “un giorno di profonda tristezza” ed ha ammesso che non avrebbe mai pensato di vivere una situazione simile dopo tutto quello che il Governo della Rivoluzione Cittadina ha fatto per i più poveri e per la polizia.
In una dimostrazione d’immensa dignità, il presidente ha chiesto un minuto di silenzio per le vittime della confusione scatenata da elementi dell’opposizione, tra i quali Correa ha citato l’ex presidente Lucio Gutiérrez.
La folla accesa ha gridato "Lucio assassino", riferendosi a Gutiérrez, leader del Partido Sociedad Patriótica, reazionario e all’opposizione, che, si presume, sia la forza politica che sta dietro la cospirazione e il tentativo di colpo di Stato.
Dalla sua tribuna in un balcone del Palazzo del Governo di Carondelet, il presidente Correa ha ringraziato i rappresentanti dello Stato ecuadoriano che lo hanno appoggiato, la comunità internazionale ed in particolare i presidenti della UNASUR, già riuniti in quel momento a Buenos Aires per sostenere il suo governo, e il popolo, che coraggiosamente ha reclamato la sua liberazione e grazie al quale non è stato realizzato il colpo di Stato.
"La Rivoluzione Cittadina non la ferma nessuno, non la ferma nessuno!”, ha ratificato Correa in un clima d’effervescenza popolare. Poi è stato cantato l’Inno Nazionale.
I militari del paese hanno sferrato un operativo armato per riscattare il presidente Correa da dove era sequestrato, circondato da poliziotti sollevati.
Correa era stato colpito e aveva respirato gas lacrimogeni lanciati da elementi della polizia in disaccordo con alcune misure del governo contro i loro eccessivi privilegi.
Gli incidenti hanno provocato due morti e 37 feriti, ha dichiarato la Croce Rossa.
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Ecuador
L’Ecuador in rivolta per proteste di poliziotti e militari, Correa dice che non cederà |
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30 settembre 2010 - www.granma.cu (cd)
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Un gruppo di poliziotti ha preso giovedì con la forza il Regimento Numero 1 di Quito in protesta alla negazione del veto della Legge del Servizio Pubblico che contempla l’eliminazione di benefici fiscali e sistemi di ascensioni.
Il Presidente dell’Ecuador si trovava sul luogo per cercare di dialogare e si è visto obbligato ad abbandonarlo per i fatti violenti che si sono scatenati.
Di fronte alla richiesta degli ufficiali della presenza delle autorità, il Presidente si è presentato e ha promesso una soluzione al conflitto, tuttavia le sue guardie del corpo lo hanno portato via dopo che i poliziotti hanno cominciato a lanciare bombe lacrimogene.
Il Presidente ha cercato di spiegare ai soldati che avevano occupato un reggimento nel nord della città, che la decisione si colloca nell’ambito di una ri-strutturazione totale del servizio pubblico, diretto non solo alla Polizia Nazionale, ma ad ognuno dei lavoratori del settore, a cominciare dalla Presidenza del Paese.
Il Presidente non è riuscito a trasmettere il suo messaggio perché i soldati hanno cominciato a gridare e ad offendere l’Esecutivo ecuadoriano.
“Che peccato che gli attori della patria si comportino in questo modo” è riuscito a pronunciare Correa ai manifestanti che si lamentavano per l’eliminazione dei benefici fiscali, onorificenze e altri benefici.
“La Polizia Nazionale è il bastione della patria (…) l’abbiamo appoggiata”, ribadiva il Presidente Correa di fronte alla moltitudine che gli impediva di spiegare i cambi stabiliti attraverso l’Assemblea Nazionale dell’Ecuador.
Alcuni dei manifestanti hanno bruciato i pneumatici e lanciato pietre in segno di protesta, e hanno assicurato che non si muoveranno fino a quando non entreranno in contatto con le autorità del paese.
Si sa che l’aeroporto Mariscal Sucre di Quito ha sospeso le sue operazioni perché è stato occupato dai rivoltosi.
Il corrispondente di TeleSur in Ecuador, Cristian Salas, ha segnalato che la situazione è caotica fuori dall’edificio del Regimento Quito Uno, ed esiste una forte congestione nelle vie principali.
Da parte sua, il Ministro della Sicurezza Interna ed Esterna dell’Ecuador, Miguel Carvajal, ha assicurato in conferenza stampa che sperano di risolvere il prima possibile tale situazione.
“Abbiamo fiducia nel fatto che la situazione generata dalla disinformazione degli ufficiali sarà risolta perché contiamo sul fatto che tutto rientrerà nella normalità in pochi momenti” ha espresso ai media. |
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