Silenzio assordante sull’Honduras dopo il golpe delle Forze Armate, l’interim dell’italo-honduregno Micheletti e le elezioni dubbie che hanno portato alla Presidenza quel Porfirio Lobo che i paesi della Alleanza Bolivariana (ALBA) non hanno voluto - in onore alla giustizia e alla legalità - al Vertice di Madrid fra la Comunità Europea e l’America Latina.
Silenzio sulla repressione, silenzio sui movimenti popolari, silenzio su quel povero paese che era - e deve continuare ad essere - la “portaerei degli Stati Uniti- in America Centrale. Silenzio di tomba.
Adesso arriva una piccola notizia che ci aiuta a capire che in quella tomba si vorrebbero seppellire voci e coscienze che non dimenticano la ferita inferta dal golpe militare: la Corte Suprema, quello stessa che aveva dichiarato che le Forze Armate avevano operato “a difesa dello stato di diritto” e che il golpe da loro messo in atto era semplicemente una “successione costituzionale”, ha licenziato con 10 voti su 15, cinque dei suoi magistrati accusati di aver manifestato contro il colpo di stato, per aver presentato un ricorso a favore del deposto presidente Zelaya e, addirittura, di aver scritto un articolo critico sull’operato della Corte.
I giudici licenziati hanno semplicemente espresso il loro dissenso in materia di legittimità; lo stesso dissenso espresso, il 3 marzo scorso, dall’Alta Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite che ha criticato l’operato della Corte Suprema dell’Honduras sopratutto per quella “successione costituzionale” con cui hanno ribattezzato un vero e proprio golpe.
La Commissione ONU ha condannato il licenziamento dei giudici ritenendo la Corte non imparziale e addirittura priva di indipendenza, di credibilità e di legittimità.