Fidel nell’incontro con alcuni intellettuali ispanoamericani: “Che vergogna la NATO, parlando di cannoni a Lisbona, mentre ad Haiti muoiono a migliaia!” |
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26 novembre 2010 - Arleen Rodríguez Derivet - Rosa Miriam Elizalde www.granma.cu
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“Com’è stata la riunione? È la prima cosa che ha domandato Fidel mentre salutava uno per uno, una rappresentazione degli invitati stranieri al Colloquio Internazionale sul Bicentenario, organizzato dalla Casa de las Américas: Carmen Bohórquez e Walter Martínez del Venezuela, Atilio Borón e Claudio Kats dell’Argentina, Pablo González Casanova, Ana Esther Ceceña e Beatriz Stolowicz del Messico, Manuel Monereo della Spagna e Marcia Leiseca, vicepresidentessa dell’istituzione cubana che li ha riuniti a L’Avana.
Subito il dialogo ha toccato gli argomenti e le notizie più importanti della regione: i due discorsi molto vincolati nelle essenze, che erano appena stati pronunciati da Hugo Chávez e da Evo Morales, in due scenari differenti.
Il primo, durante la riunione convocata dall’Assemblea Nazionale del Venezuela per condannare il foro dell’estrema destra internazionale accolto pochi giorni prima dal Congresso nordamericano; e quello di Evo, di fronte al meglio degli eserciti del continente, includendo il titolare della guerra dell’impero, Robert Gates, riuniti a Santa Cruz de la Sierra per la IX Conferenza dei Ministri alla Difesa delle Americhe (CMDA).
I due leader, nei loro stili personali, hanno centrato l’interesse del Comandante, che li ha seguiti come ha potuto attraverso la televisione e i dispacci della stampa.
“Evo è stato fenomenale e Chávez ha apportato un zimbombazo (un vero colpo)" ha commentato, aggiungendo che si dovrebbe inviare alla Lupa Feroce – il nomignolo con cui popolarmente in cuba si chiama la reazionaria nemica dell’Isola, Ileana Ros-Lehtinen – un ringraziamento per la sua brutalità politica, che offre l’opportunità di mostrare ai nostri popoli e al mondo la natura delle strategie imperiali contro le guide della sinistra nella regione.
Anche se quasi al di fuori dall’incontro, Haiti è stato un tema d’interesse comune, provocando in questo caso i commenti più dolorosi. Fidel ha chiamato attenzione sui 2153 morti e i più di 60000 contagiati dal colera, secondo le cifre dalla ONU, cioè un disastro colossale nella fraterna nazione. Ha definito una vergogna che non si sia detta una parola su questo dramma nella riunione come quella della NATO a Lisbona, dove stavano parlando di cannoni, quando in Haiti stanno morendo in massa, a migliaia.
Atilio Borón ha aggiunto una altra sfumatura politica: la pressione dei nordamericani e degli europei che, nel mezzo di questa critica situazione umanitaria, sono andati a dire agli haitiani che non ci sono ragioni di sorta per posticipare le elezioni.
Un paese dove sono morte più di 250000 persone, ha sottolineato Fidel, che poco prima aveva informato gli invitati che lui riceve continuamente le impressioni dei collaboratori cubani della sanità in questo paese, e che sono più di 700, tra medici, infermieri e tecnici.
A questi si sono sommati 193 laureati della Scuola Latinoamericana di Medicina - ELAM - di 18 nazionalità, tra i quali numerosi medici haitiani, parte di una formidabile forza di 550 professionisti formati interamente a Cuba.
La collaborazione cubana in questo paese si mantiene in forma permanente dal 1998. Dopo il terremoto, il ciclone e l’epidemia attuale, l’esperienza accumulata in più di un decennio è valsa alla Brigata cubana per superare i limiti del servizio ospedaliero e giungere dai danneggiati, che vivono nei parchi, sotto le tende e in tutti gli spazi improvvisati, per via della tragedia.
Questo ha reso possibile che, mentre la mortalità generale nel paese oggi raggiunge i 6 morti ogni cento, loro hanno solo l’1.1%.
"Alla nostra gente muoiono solo quelli che sono già quasi morti!"
Le pretese nordamericane ed europee di fare pressioni perchè, pur in queste condizioni, si svolgano le elezioni questa domenica, è stata definita da Fidel “una cosa molto strana, che fa parte dell’incertezza che regna nel mondo di oggi. Di questo volevo conversare con voi, perchè mi raccontiate quello che pensate”, ha spiegato.
Ed ancora ha posto in risalto i due fatti spettacolari, nel mezzo di questa situazione mondiale: i discorsi di Chávez e di Evo del giorno precedente.
"Sono le cose migliori avvenute”, ha detto, rimarcando il contesto di riunioni come quelle del G-20 a Seúl, o della NATO, a Lisbona. "Si sono imbattuti in una ribellione, soprattutto dopo gli accordi della NATO - e la dichiarazione - sul diritto d’intervento in ogni luogo”.
Come altre volte, il Comandante ha commentato agli amici la sua passione d’essere sempre attualizzato, permanentemente, con molte più possibilità, da quando Internet permette d’accedere in pochi minuti a dati che, in una biblioteca tradizionale, potrebbero costare mesi di lavoro per localizzarli.
Poi ha avvertito che Cuba soffre, peri l blocco degli Stati Uniti, una feroce censura nell’accesso e alla connessione con i cavi di fibra ottica, i programmi ed i servizi nella rete delle reti.
RICORDANDO
A proposito dei temi di ricerca per precisare le date esatte ed altri dati che abitualmente utilizza nelle sue Riflessioni, Fidel ha viaggiato tra i suoi ricordi sino alla Crisi d’Ottobre, che secondo il suo criterio, fu quello che costò l’incarico a Nikita Kruschov.
"E Kennedy fu quello che si spaventò di più”, ha precisato, appoggiato da una storica motivazione: la visita del giornalista francese Jean Daniel, che lo stava intervistando quando la radio annunciò il delitto di Dallas. "Si è reso conto Castro di quanto siamo stati vicini a duna guerra nucleare?", aveva chiesto Kennedy che chiese poi a Daniel d’incontrare il leader cubano e tornare a raccontargli poi la risposta.
Fidel ha ricordato che non fu Kennedy che inventò l’aggressione a Girón, ma che continuò quello che avevano pianificato Eisenhower e Nixon contro Cuba.
"E il The New York Times, sapeva tutto ma non disse niente".
Da lì il valore delle testimonianze storiche.
Arricchendo di aneddoti lo stesso tema, ha detto che durante un tempo lo aveva ingannato un’enorme biografia di 800 pagine di Pierre Salinger, che sosteneva la teoria di un solo colpevole: Lee Harvey Oswald, nella morte di Kennedy.
Ma i dubbi furono più forti, evidentemente, dada la sua esperienza precedente, quando aveva preparato in Messico coloro che furono poi i futuri partecipanti alla spedizione del Granma. I metodi geometrici che aveva utilizzato per addestrarli nell’uso dei fucili e soprattutto nell’uso del mirino telescopico, che gli permetteva di sapere bene che se si ottiene uno sparo di grande precisione con un’arma appoggiata, non è possibile ripetere immediatamente lo sparo, come si suppone fece Oswald, e tanto meno se l’obiettivo è in movimento.
Walter Martínez ha aggiunto al dialogo un dato preoccupante: l’attuale record di questi tipi di spari è di un franco tiratore delle truppe nordamericane che hanno invaso l’Afganistan, che ha perforato nel novembre del 2009 un combattente locale che si trovava a 2,47 chilometri di distanza.
La possibilità reale del fatto in un’epoca in cui esistono armi capaci d’inviare proiettili che nello spazio a volte raggiungono 20 volte la velocità del suono, ha occupato pochi minuti di una conversazione alla quale poi gli invitati hanno apportato le loro importanti analisi.
Circa tre ore è durata la conversazione “in un pomeriggio molto felice”, ha detto Pablo González Casanova salutando. Tra domande e commenti degli invitati, in un ambiente affettuoso e disteso, il leader della Rivoluzione cubana ha offerto molte altre riflessioni che, in sintesi, condividiamo con i lettori:
LA NATO
Era obbligatorio che la Spagna entrasse nella NATO con Felipe González? Che cosa sarebbe successo se non lo avesse fatto, quando vinse la detta sinistra?
Adesso sono nei guai. I Greci ricevendo colpi e bastonate; i francesi, manifestando come gli inglesi e adesso gli irlandesi.
Questi ultimi non hanno detto niente di quello che volevano fare, mentre tutto il mondo sapeva che dovevano chiedere un prestito di 80000 milioni di Euro. La Spagna dice che non chiederà niente e anche il Portogallo. Ma nessuno sa come gestiranno i deficit dei bilanci.
OBAMA AD UN BIVIO
È intelligente, si esprime bene, ma è più pericoloso in questo momento in cui esiste negli Stati Uniti una concorrenza per vedere chi è più di destra Anche lui adesso è in lizza. Sta pensando in quello che è avvenuto a Clinton e a Reagan, che perdettero popolarità e poi risalirono nelle inchieste quando si avventurarono nei confronti.
Che cosà farà allora Obama? Una guerra?
LO STATO DI NEGAZIONE
Ho visto una certa tendenza all’ottimismo. Non è proibito essere ottimista, ma preferisco essere realista di fronte alla situazione internazionale attuale, ora marcata dallo scontro tra le due Coree e nel mezzo di una profonda crisi economica. Mi fa ricordare quello che diceva Alan Robock, lo scienziato nordamericano che ci ha visitato. Lui parlava dello "stato di negazione". È così terribile quello che potrebbe accadere che la gente preferisce non pensarci. Lo “stato di negazione” è una cosa generalizzata.
Non è che io voglio la guerra, al contrario. Ma penso con realismo e vedo che vanno liberi dei pazzi giocando alla roulette russa. Chi sa che cosa faranno gli israeliti? Che cosa succederà con l’Iran? Che cosa accadrà in Paquiistan? E ci sono altre domande: perchè la CIA proteggeva Bin Laden? Loro sapevano che nel settembre del 2001 lui stava in un ospedale militare del Pakistan (a Rawalpindi), dove si sottoponeva alla dialisi. Lo ha pubblicato nel 2003 il giornalista Dan Rather, della CBS, e io l’ho scoperto attraverso Michel Chossudovsky, l’editore principale del sito web Global Research.
“DECRITTIZZARE”
Michel Chossudovsky ci ha aperto gli occhi su una cosa che io non sapevo: la NATO, la Germania ed altri membri hanno armi nucleari tattiche e la definizione di "armi nucleari tattiche" suppone un potere che va da un terzo di quella di Hiroshima a sei volte la potenza di questa bomba. E ci parlano di togliere il carattere critico “decrittizzare” alle armi nucleari per, si presume, dare maggior sicurezza allo stock.
Quando dicono questo mi ricordo di Harry Truman, che fu un tremendo cinico, perchè sapeva molto bene quello che stava facendo quando attaccò con le armi nucleari un Giappone già sconfitto. Sapeva che la guerra era alla fine e si affrettò ad usare l’arma atomica. Il 6 agosto del 1945 lanciò la prima bomba su Hiroshima. Era all’uranio e distrusse la città. Tre giorni dopo, lanciò la seconda su Nagasaki, al plutonio. Quanto hanno sofferto coloro che sono sopravvissuti, con le radiazioni! E morirono più di 100000 persone immediatamente dopo ogni bomba.
Ricordo quando Nikita Krushov fece una prova con una bomba da 50 megatoni, nella zona polare al nord dell’Unione Sovietica, le cui radiazioni giunsero da tutte le parti. Era la bomba più grande fatta scoppiare sino a quel momento. Senza dubbio lui disse che esisteva una bomba molto più poderosa; la chiamava "arma di distruzione totale". Di questa bomba non si è parlato più, come nemmeno si è parlato della bomba al cobalto. È abbastanza brutta la storia, credetemi!
QUALI SONO LE POSSIBILITÀ CHE NON SUCCEDA NIENTE?
Alan Robock ha provato che basta uno scontro tra l’India e il Pakistan, nel quale si utilizzino 100 armi di quelle che questi due paesi possiedono, per far sì che avvenga un "inverno nucleare" di approssimatamene otto anni. Ce lo ha raccontato nei giorni in cui era in visita anche la nave della “Crociera della Pace", del Giappone. I giapponesi hanno espresso la loro amarezza per quel che fecero loro. Gli Stati Uniti hanno un governo odiato dalla maggior diversità di persone nel mondo.
Hanno firmato un accordo per ridurre a 1550 le armi nucleari, gli Stati Uniti e la Russia, ma che differenza c’è tra 1550 e 500, se con 100 si produce l’inverno nucleare e non resterebbe niente. Avverto: so che i russi ed i cinesi sono preoccupati con tutto questo, e le note d’agenzia non pubblicano molto su quello che pensa la gente. Ho la speranza che non succederà niente.
Ma quali sono le possibilità che a un certo momento non sfugga una bomba nucleare?
POLITICHE SPORCHE
Dopo un accordo tra le grandi potenze, durante l’amministrazione Clinton, gli yankee si erano impegnati a fabbricar una elettronucleare nella Corea del Nord, che costava circa 3000 milioni di dollari di quell’epoca, per produrre 800000 Kilowatt. Un anno prima della mia malattia, stavamo in una grande battaglia per risparmiare elettricità. il prezzo del nichel era molto alto e comprammo dalla Cina 30 milioni di lampadine per il risparmio, che inviammo alla Repubblica Popolare Democratica della Corea, che è sempre stata molto solidale con noi.
Sapete che cosa significarono quelle lampadine? I coreani risparmiarono l’equivalente di più di due impianti nucleari, come quello che avevano promesso i nordamericani in virtù di accordi precedenti. Circa due milioni di Kw. Lavorarono duro i nordcoreani ripartendo le lampadine.
Durante l’esperienza di quell’impianto elettronucleare, i nordamericani giocarono con i coreani. Adesso non li possono più spaventare; non li intimidiranno mai più. E neanche gli iraniani.
Gli USA giocano anche con il Pakistan, che è, si presume, un loro alleato, ma non lo avvisano quando vanno a bombardare sul suo territorio. Lo fanno dopo che hanno lanciato le bombe.
Hanno paura che se ne accorgano prima. È una politica sporca e sono giunti al limite.
GLI USA NON POSSONO CONTARE SU ISRAELE
Voi credete che gli Stati Uniti possono aggiustare il mondo? Gli USA non possono contare nemmeno con l’Israele. Vivono in un permanente ricatto degli israeliti, ai quali hanno chiesto di fermare per tre mesi le costruzioni degli insediamenti nel Golán, e stanno dando a Israele 20 F-35, e ne hanno promessi altri 20. Gli USA vendono armi all’Arabia Saudita per 60000 milioni di dollari, possibilmente anche 90000 milioni, per armi molto inferiori a quelle che hanno gli israeliti. Serviranno come divertimento per i militari, per le sfilate o cose del genere.
UN ALTRO PROBLEMA PIÙ SERIO
C’è un altro problema anche più serio al quale dobbiamo pensare. Sono ben distribuite le risorse del pianeta dove esistono paesi con eccessi di risorse mentre altri mancano di terra e di acqua? Stiamo per toccare i 10000 milioni di abitanti in altri 40 anni. Siamo ostaggi di questa cattiva divisione del mondo fatta dai conquistatori del pianeta che lo trasformarono nelle colonie di pochi paesi. Di che mondo globalizzato parliamo?
NON C’È PERICOLO DI ANNOIARSI
E se non fossero sufficienti le complicazioni , da poco hanno cominciato ad apparire dispacci che parlano dell’antimateria. Io mi sono detto: che cos’è? Altri problemi? Si è parlato molto del Big Bang e che da quella grande esplosione sorse la materia virtualmente infinita che si osserva nell’universo. Hanno cominciato a dubitare del Big Bang, che prima nessuno discuteva. Si comincia a dire che al principio esistevano la materia e l’ antimateria, ed è prevalsa una delle due, la materia, ma che gli scienziati sono riusciti a creare particole di antimateria che durano un decimo di secondo. Già si vede dove vanno le nuove teorie, in modo che non esiste il timore di annoiarsi. Io però vi propongo di pensare di più a questa grande domanda: come si risolverà la crisi che vive questo pianeta?
AVEVAMO AVVISATO SADDAM DI RITIRARSI DAL KUWAIT
Io ho conosciuto Saddam Hussein. Quando era segretario del Partito e non era in guerra con nessuno. Ma poi si impegnò in una guerra ingiusta contro l’Iran, dove usarono armi chimiche fornite dagli Stati Uniti. Quando occupò il Kuwait, cercammo di persuadere Saddam a ritirarsi da questo paese. Gli dissi: se gli yankee invadono l’Iraq, non ci sarà nessuno ad aiutarvi. L’Iraq non è il Vietnam; l’Iraq sta in un deserto pelato. Nessuno vi potrà mandare neanche un’arma. Sgombrate questo territorio. Gli inviai anche una lettera con una commissione presieduta da José Ramón Fernández.
SPECIALE TRANQUILLITÀ
A una domanda della storiografa venezuelana Carmen Bohórquez, Fidel ha risposto : "Non credo che gli Stati Uniti stiano pianificando la stupidaggine di promuovere la morte fisica di Chávez: che significherebbe? Bogotà bruciando?
Sono stato testimone dell’accaduto quando assassinarono Gaitán, ed io stavo partecipando ad una riunione di universitari dell’America Latina, e tutto quello andò a fuoco. A Caracas c’è molta più dinamite che a Bogotà. Vedete il cinismo con cui Zuloaga ha detto: non vogliamo che si muoia; vogliamo che si viva per vedere come va a finire tutto questo. Lo ha detto con odio, con rancore. Chávez sa quello che deve fare e le sue parole di ieri lo dimostrano." |
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Fraterno incontro di Fidel con noti intellettuali della Spagna e dell’America Latina |
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25 novembre 2010 - www.granma.cu
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Il Comandante in Capo, Fidel Castro, nel pomeriggio di mercoledì ha sostenuto un fraterno incontro con i noti intellettuali Pablo González Casanova, Ana Esther Ceceña e Beatriz Stolowitz, del Messico; Atilio Borón e Claudio Katz, dell’Argentina; Carmen Bohórquez e Walter Martínez del Venezuela; e Manuel Monereo della Spagna, che hanno partecipato al Colloquio Internazionale "L’America Latina e i Caraibi tra l’indipendenza dalle metropoli coloniali e l’ integrazione emancipatrice", organizzato dalla Casa de las Américas, ed hanno poi preso parte alla Tavola Rotonda televisiva.
Per circa tre ore il leader della Rivoluzione cubana e queste note personalità hanno analizzato i gravi problemi che il mondo affronta oggi, come la crisi economica internazionale, i pericoli della guerra in Medio Oriente e nella Penisola di Corea, le correnti fasciste negli Stati Uniti ed in Europa, le minacce contro i processi di cambio in America Latina ed altri temi d’interesse.
All’incontro ha partecipato anche la compagna Marcia Leiseca, prima Vicepresidentessa della Casa de las Américas.
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