HOME CRONOLOGIA

 

L’assassinio del Presidente

John F.Kennedy

47 anni fa fu assassinato il presidente John F. Kennedy. Per questo motivo, e con l’autorizzazione della casa editrice El Viejo Topo, Barcellona, riproduciamo il capitolo corrispondente a questo avvenimento, tratto dal libro di recentissima pubblicazione “El Equipo de Choque de la CIA”, del giornalista, scrittore e collaboratore di Le Monde Diplomatique, Hernando Calvo Ospina.

 

24.11.10 - Hernando Calvo Ospina  www.granma.cu

 

Il 22 novembre 1963 Kennedy viene assassinato a Dallas, Texas.  Lyndon B. Johnson, che lo sostituisce, nomina una Commissione d’inchiesta presieduta dal presidente della Corte Suprema di Giustizia, il repubblicano Earl Warren. Curiosamente, vi include anche Allen Dulles, che aveva lasciato la sua carica quasi da nemico di Kennedy.

 

Dopo dieci mesi di ricerche, fu trovato un solo responsabile: Lee Harvey Oswald. Un accusato arrestato poco dopo l’attentato, e assassinato poche ore dopo nei locali stessi della polizia, per cui non poté contribuire alle indagini. Questa, che è la versione ufficiale, non ha mai spiegato come fu possibile che Oswald sparasse tre pallottole con tanta precisione, una dopo l’altra. Non solo perché non era un tiratore provetto, ma perché neanche un esperto può colpire, una pallottola dopo l’altra, utilizzando il mirino telescopico: ad ogni tiro l’obbiettivo scompare.

 

Di fronte agli interrogativi che suscitò la Comissione Warren, nel 1976 la Camera dei Rappresentanti decise di creare un Comitato Scelto sugli Assassini (U.S. House of Representatives Select Committee on  Assassinations) e realizzare così la sua propria indagine. Nelle conclusioni, rese pubbliche nel 1979, si affermava che oltre a Oswald esisteva almeno un altro tiratore, anche se non veniva identificato.

 

Fu anche esposta una tesi sempre negata dalla Commissione presidenziale: Kennedy fu assassinato nel quadro di una cospirazione. La cosa più clamorosa è che si dichiarava l’incapacità di individuare i cospiratori. Fu anche esclusa la responsabilità della mafia, dei servizi di sicurezza e dei membri della JM/WAVE [gruppo della CIA incaricato di operazioni segrete, NdT]. Anche se si criticavano pesantemente la CIA e l’FBI per non aver assicurato la sicurezza adeguata al presidente.

 

Cercando di provocare la riattivazione dell’aggressione militare a Cuba, alcuni tentarono di addossare a Fidel Castro la responsabilità intellettuale. Bill Colby, che disponeva di sufficienti informazioni, sostenne: “si può dire che non esiste neanche l’ombra di una prova, pertanto queste segnalazioni sono ragionamenti privi di senso” (36).

 

Noti investigatori hanno dimostrato che invece esistono prove sufficienti per individuare persone che ebbero un ruolo di manovalanza nel complotto, ma nessuna autorità ha voluto guardare nella loro direzione.

 

Si afferma che sarebbero coinvolti membri della JM/WAVE e capi della mafia. I primi si sentirono traditi dall’accordo di Kennedy con i sovietici; mentre i capi cominciarono ad essere perseguiti una volta conclusa la Crisi dei Missili. La logica dice che se membri dell’uno o dell’altro gruppo avessero agito di loro propria iniziativa, in modo indipendente, qualcuno sarebbe stato arrestato.

 

Certi investigatori che collaborarono con la Commissione senatoriale, (37) hanno affermato che entrambe le commissioni scartarono forti indizi che permettevano di arrivare fino ai responsabili del complotto. O almeno fino al gruppo di persone che parteciparono all’operazione.

 

Ma a quanto pare vi furono ostacoli da parte di interessi potenti. Nello stesso senso altri investigatori indipendenti affermano: “Le figure importanti legate all’assassinio di Kennedy, in un modo o nell’altro, sono legate al Progetto Cubano, compresa la mafia [...]

 

La CIA occultò il coinvolgimento dei suoi operatori e delle sue strutture clandestine nell’assassinio di Kennedy.” (38)

 

Questi stessi investigatori continuano dicendo che la CIA mentì sull’assassinio, “perché se non lo avesse fatto avrebbe rivelato l’infrastruttura della guerra stessa, e i discutibili legami del governo clandestino con uomini come Lansky e Nixon.” Per questo la teoria di una grande cospirazione a livello di stato continuò a mantenersi a galla.

 

Oltre ai mafiosi di Cosa Nostra, tra gli uomini sui quali esistono forti sospetti di aver partecipato all’assassinio si trovano: Ed Lansdale, Theodore Shackley, David Atlee Phillips, Rip Robertson, Howard Hunt, Tom Clines, David Sánchez Morales, Rafael “Chichí” Quintero, Eugenio Martínez, Virgilio González, Frank Sturgis, Bernard Barker, Guillermo Novo Sampoll, Félix Rodríguez Mendigutía, Orlando Bosch Ávila, Luís Posada Carriles.

 

E questi nomi figureranno di continuo in momenti chiave della politica statunitense, nel corso di due, tre e anche quattro decenni. Servendo il potere nell’ombra e dall’ombra. In particolare il Partito repubblicano.

 

Molto vicino al clan Bush.

 

Come avrebbe detto Bill Colby, a partire dal Progetto Cuba i fratelli Kennedy dettero un immenso potere alla CIA, che si tradusse in una valanga di crimini e clamorosi atti di delinquenza, con una proiezione planetaria. Come dimostrò la Commissione Church nel 1975.

 

E, forse, entrambi i fratelli sfortunatamente provarono di persona questa medicina. Perché anche Robert morirà il 6 giugno 1968, dopo un attentato avvenuto il giorno prima a Los Angeles. Come nel caso del presidente, fu arrestato il presunto responsabile materiale, ma nell’aria rimase la sensazione che dietro ci fosse un complotto.

 

Arthur Krock era corrispondente del New York Times alla Casa Bianca. Coprì il periodo che va dalla presidenza di Roosevelt a quella di Johnson. Il 3 ottobre, un mese e mezzo prima dell’assassinio del presidente Kennedy, scrisse: “La crescente importanza della CIA viene paragonata a un tumore maligno contro il quale gli alti funzionari e perfino la Casa Bianca non possono fare nulla. Se un giorno gli Stati Uniti saranno vittime di un tentativo di colpo di Stato, questo sarà opera della CIA. L’Agenzia dispone di un potere fenomenale. Non deve rendere conto a nessuno.” (39) Probabilmente era una constatazione sua. O forse glielo aveva confidato lo stesso presidente, con cui faceva regolarmente colazione.

 

 

Notas:

36. Colby, William. Op. cit.

37. Por ejemplo: Fonzi, Gaeton. The Last Investigation. Thunder’s Mouth

Press. New York, 1993.

38. Hinckle, Warren y Turner, William. Op. cit.

39. Krock, Arthur. Sesenta años en la Casa Blanca. Dopesa. Barcelona, 1971.

Tratto da "El Equipo de Choque de la CIA. Cuba, Vietnam, Angola, Chile,

Nicaragua". Editoriale El Viejo Topo. Barcellona. 190 pag. Prezzo: 19 Euro