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GIRÓN 50
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26.10.10 - G.Molina www.granma.cu
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L’ostile cospirazione del governo di Washington verso la Rivoluzione Cubana non cominciò nel 1959.
Le ragioni e le radici risalgono al 1805, quando il presidente Thomas Jefferson avvertì il ministro inglese a Washington che "in caso di guerra contro la Spagna, gli Stati Uniti avrebbero occupato Cuba per necessità strategica".
Nel 1823 John Quincy Adams, segretario di Stato del presidente Monroe, scriveva: "È praticamente impossibile resistere alla convinzione che l’annessione di Cuba alla nostra Repubblica federale sarà indispensabile." (1)
E così si disegnò la strategia di aspettare il momento propizio per cogliere la "frutta matura", che fu per il presidente McKinley il 20 maggio del 1902.
Nel dicembre del 1958, la condanna del presidente Eisenhower della lotta guerrigliera era pubblica. Il noto generale non fu estraneo si tentativi del Dipartimento di Stato e della CIA per evitare che Fidel Castro, leader della lotta armata contro la tirannia del generale Fulgencio Batista, completasse la sua vittoriosa campagna ed intraprendesse un programma rivoluzionario dopo aver conquistato il potere politico.
Di fronte all’impetuosa avanzata della guerriglia nelle provincie orientali e centrali, Washington sviluppò il piano di ritirare l’appoggio a Batista, negoziare con un gruppo moderato che neutralizzasse le convinzioni radicali dei rivoluzionari ed instaurasse una giunta civico militare che mantenesse l’ordine stabilito nel 1902 per l’intervento degli Stati Uniti.
Di fronte alla reticenza dell’ambasciatore Earl Smith, che in difesa dei suoi interessi personali si negava di notificare a Batista il "comunicato 292" di Washington, fu incaricato l’impresario William F. Pawley di farlo e di aiutare la CIA ad organizzare un gruppo di riserva per rimpiazzare Batista con elementi moderati dell’opposizione e del governo. Con Pawley lavorarono all’impegno William Wieland, capo del Burò della CIA in Messico e nei Caraibi; Roy Rubotton, segretario di Stato assistente, e James Noel, capo della CIA a L’Avana. I selezionati furono Tony Varona, ex Primo Ministro nel governo di Carlos Prío; Manuel Artime Buesa, ex ufficiale dell’Esercito Ribelle; José Ignacio Rasco, del Movimento democratico-cristiano; Aureliano Sánchez Arango, ex ministro di Prío e Justo Carrillo, del Movimento Montecristi.
Si pretendeva anche d’incorporare altri tipi con cui la CIA già lavorava, come l’ex colonnello Barquín, che era in prigione per aver cospirato contro Batista, ed altri membri del Secondo Fronte dell’Escambray. Quasi tutti parteciparono poi ai piani per l’invasione dalla Baia dei Porci.
Batista non fece caso a Pawley. Ma le manovre dell’ambasciatore degli Stati Uniti per mantenere il potere in Batista mediante un prestanome non prosperarono. Il 17 dicembre, Smith fu obbligato a trasferirsi nella fattoria Kuquine, dove risiedeva Batista, ed ad ammettere che nonostante tutti i suoi sforzi personali per ottenere che fosse sostituto da Andrés Rivero Agüero, candidato che rispondeva al generale, il governo di Washington "temeva che Cuba sarebbe affogata in un bagno di sangue se continuava lui come presidente, ma che se Batista agiva rapidamente, il Dipartimento di Stato credeva che c’erano elementi cubani che avrebbero potuto salvare la deteriorata situazione" (2)
Smith si riferiva al fatto che Washington stava prendendo contatti confidenziali con gli ambasciatori dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), suggerendo che trattassero con i ribelli e facessero pressioni sul lo sconfitto regime, per far sì che il gruppo moderato potesse costituire la progettata giunta di militari e civili. Il decaduto Batista cercò inutilmente d’insister che si poteva fare la giunta, presieduta da Rivero Agüero, perchè era stato "eletto".
Smith gli disse che nel suo ultimo viaggio a Washington, al principio del mese, aveva finito tutte le sue risorse, cercando d’ottenere un appoggio per Rivero. Tutto era stato invano perchè il suo governo era convinto che il generale aveva già perduto il dominio della la situazione e che le guerriglie avanzavano mentre la sua autorità diminuiva.
Di repente, Batista domandò se lo avrebbero lasciato andare negli Stati Uniti, nella sua residenza a Daytona Beach. Smith gli rispose che era meglio se al principio chiedeva asilo in un altro paese come la Spagna. Era liquidato. Il cammino era già pavimentato per la "soluzione nazionale" che sarebbe stata presieduta dal magistrato Manuel Piedra. Ma la determinazione del giovane leader rivoluzionario era ferrea. La giunta preparata per succedere a Batista, denunciata da Radio Rebelde, non ebbe alcuna considerazione : al suo posto, Fidel a Santiago chiamò allo sciopero generale, dopo la su avanzata vittoriosa con Almeida e Raúl dalla Sierra Maestra.
La forza degli invasori ribelli che veniva dalla Sierra, comandata da Che Guevara e Camilo Cienfuegos, come qualal dell’Eroe della Patria Antonio Maceo nel 1895, prendendo Santa Clara precipitò la fuga di Batista e dei suoi più vicini collaboratori, il 31 dicembre. Il Comandante ordinò di andare sino a L’Avana ed occuparla. L’audace passo contò sull’appoggio popolare che significava la paralisi del paese per lo sciopero. La perfetta sincronizzazione impedì al generale Eulogio Cantillo d’impadronirsi del governo mediante un colpo di Stato, appoggiato dall’ambasciata degli Stati Uniti.
Nei primi mesi del 1959 i rivoluzionari vittoriosi cercarono di sviluppare il loro programma senza ostilità verso Washington e senza complicità con il cruento periodo di sette anni di Batista. Ma il colore conservatore del settore guidato dal Presidente Manuel Urrutia e dal Primo Ministro José Miró Cardona nel nuovo governo de L’Avana, stimolato dagli Stati Uniti, tendeva verso l’immobilismo politico, economico e sociale. Nello stesso governo, i rappresentanti del Movimento 26 di Luglio (M-26-7) notificarono a Fidel che con quel gruppo non si poteva avanzare se il leader della Rivoluzione non lo capeggiava.
Il 13 febbraio del 1959, Fidel s’incaricò di guidare il Governo, in sostituzione di Miró Cardona, sino ad allora Primo Ministro, che prontamente abbandonò l’incarico d’ambasciatore negli Stati Uniti che gli era stato affidato e passò agli ordini del vicino del Nord, al quale realmente apparteneva.
(1) United States House. Exec. Doc.,32nd Cong., 1st Sess. 1851-52 Doc. núm 21, pp. 6-7. (2) John Dorschner & Roberto Fabricio. The Winds of December. Coward, McCann & Geoghegan, Nueva York, 1980, pp. 190.
(3) Domanda
del popolo cubano contro il
governo degli Stati Uniti.
Editora Política 2000, pp.6
...gli altri articoli (in spagnolo)
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