HOME INFORMAZIONE | |
All’Avana si
analizza l’impatto delle campagne mediatiche delle multinazionali
dell’informazione |
|
4 maggio 2010 - Amaury E. del Valle www.granma.cu
|
|
I giornalisti che hanno partecipato al Colloquio Internazionale per il Giorno Mondiale della Libertà d’Espressione hanno esortato a riflettere e ad attuare per risolvere le sfide che la stampa deve affrontare nella sua missione: informare l’umanità sui grandi pericoli che la minacciano, come il cambio climatico o la campagna orchestrata contro Cuba dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea.
Nell’evento, convocato dall’Unione dei Giornalisti di Cuba e dall’Ufficio cubano dell’UNESCO ed effettuato lunedì nell’Istituto Internazionale di Giornalismo José Martí, colleghi cubani e dei paesi come la Repubblica Dominicana, Haiti o Spagna, hanno contribuito a srotolare il bandolo della matassa creata dai grandi interessi corporativi, guidati dagli Stati Uniti, per far fallire la Conferenza di Copenaghen sul cambio climatico, che, tuttavia, le multinazionali dell’informazione hanno presentato come un “successo”.
Non è rimasta sospesa solamente la continuità del Protocollo di Kyoto, ma anche le cifre accordate per la diminuzione della temperatura o quelle delle presunte donazioni che avevano promesso i paesi più sviluppati sono realmente irrisorie rispetto a quanto sarebbe necessario per evitare una catastrofe globale, ha spiegato Pedro Luis Pedroso, funzionario del Ministero delle Relazioni Estere, che era presente all’appuntamento europeo.
Lo specialista, che ha anche assistito al recente Summit dei Popoli sul Cambio Climatico effettuato nella città boliviana di Cochabamba, ha raccontato che lì invece si è raggiunto un consenso maggiore sul fatto che c’è da aspettarsi poco dai paesi sviluppati, e che dovranno essere i popoli ad esercitare pressioni per salvaguardare l’esistenza umana.
Con il cambio climatico succede qualcosa di simile a quello che avviene con la matassa tessuta contro Cuba da parte del monopolio mediatico.
Questo hanno evidenzialo le esperienze trasmesse rispetto alla cyber-guerra informativa o all’aggressione ad intellettuali ed artisti dell’Isola in paesi come Spagna, che dimostrano come la libertà d’espressione per i poteri mediatici è prima di tutto la libertà di sovversione contro la Rivoluzione.
|
|
|