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La politica di Obama
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21 luglio 2010 - www.giannimina-latinoamerica.it
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Il professore cubano Estéban Morales Domínguez, Direttore Onorario del Centro di Studi sugli Stati Uniti dell’Università dell’Avana, (http://www.estebanmoralesdominguez.blogspot.com/) ha pubblicato recentemente un articolo dal titolo Scenari dello scontro di grande interesse sia per l’analisi franca e intelligente della situazione interna di Cuba che per le sue opinioni sulla politica di Barak Obama verso Cuba. Ho tradotto la parte che riguarda gli Stati Uniti e Cuba, ritenendola di particolare utilità per chi voglia cercare di capire qualcosa del lungo contenzioso che oppone la superpotenza alla piccola isola del Caribe.Estéban Morales, Scenari dello scontro [...] La tesi che Obama ha diviso in due il blocco, che ho esposto fin dal principio del 2009, trova sempre più conferme e attualmente si può affermare, dunque, che ciascuna parte del blocco si muove attualmente in senso opposto. In altre parole, continua, come i suoi predecessori, ad utilizzare il blocco come uno strumento di pressione, ma ne differenzia i destinatari e mostra i ferri del suo mestiere a seconda di dove devono essere dirette le azioni.. La parte del blocco che nuoce direttamente al cittadino comune e quella che costoro percepiscono in maniera più facile e rapida, Obama la ha addolcito, togliendo le restrizioni alle rimesse e ai viaggi, aumentando i voli fra i due paesi, ampliando i porti di partenza e di arrivo, incrementando il contenuto e il valore dei pacchi che possono essere mandati a Cuba dagli Stati Uniti, cancellando le restrizioni sulla denominazione di “famiglia” che aveva imposto Bush, aumentando la spesa autorizzata per i cubano americani che viaggiano a Cuba e inoltre facilitando ai cubani residenti sull’isola, il pagamento dei servizi di Internet e quelli di telefonia cellulare per i familiari residenti negli Stati Uniti. L’altra parte del blocco, che è meno visibile per il cittadino comune perché le sue conseguenze sono indirette, attraverso molteplici mediazioni e con cui se la deve vedere il governo cubano, mantiene le misure restrittive e le aumenta; continuano le pressioni sulle imprese che commerciano con Cuba, le multe alle banche, la persecuzione contro coloro che viaggiano a Cuba senza licenza, le condizioni di acquisto in contanti con pagamento in denaro effettivo e prima che la merce arrivi a Cuba, la proibizione di crediti, le restrizioni di viaggi per i cittadini nordamericani, come pure la così detta lista nera, nella quale vengono incluse le navi che dopo aver toccato porti cubani che non possono toccare porti nordamericani prima che siano trascorsi 180 giorni, più altre misure che renderebbero eccessivo questo elenco.
E intanto Obama continua a mantenere i condizionamenti politici per un miglioramento delle relazioni fra i due paesi.. Eppure, Obama mantiene anche conversazioni sulla Base Navale di Guantánamo, negozia con Cuba la possibile collaborazione medica con Haiti, conversa sulla migrazione, negozia sulle poste, e “gioca d’astuzia”, lasciando sul tavolo altri possibili temi di conversazione. Come ha detto in campagna elettorale, sta conversando con Cuba anche se fino ad ora solo su questioni puntuali mentre tace davanti alle molteplici proposte cubane che potrebbero essere oggetto di negoziati. Questa differenza fra il trattamento dispensato al cittadino comune e il trattamento offerto al governo non ha altro scopo che quello di metterli l’uno contro l’altro. E cioè cercare che, quando il governo, che è più cosciente e vigile di alcuni pericoli, si opporrà ad alcune misure, si produca sconcerto nella popolazione. A questa nuova tattica non è facile opporsi, perché Obama utilizza il “bastone e la carota” in modo intelligente, come nessuno aveva fatto fino ad ora. Obama sta giocando con la realtà che la coscienza rivoluzionaria o semplicemente patriottico-cittadina non è la stessa per tutti i cubani. Alcuni, i più coscienti, sanno che il blocco va contro la nostra sovranità, la nostra dignità, l’identità e l’indipendenza; ma ci sono comunque altri a cui questo non importa nulla o quasi nulla. Per tanto le misure commerciali no vanno liquidate sbrigativamente come inutili nella divisione in due parti del blocco che sta facendo Obama perché genera un potenziale impatto morale negativo in parte della nostra popolazione nella quale conta su adepti specialmente fra coloro che non ne fanno una valutazione politica e che a volte, anche essendo rivoluzionari, sono semplicemente ingenui rispetto a ciò che quelle misure significano per il paese. Il nostro popolo, perfino la nostra massa rivoluzionaria, oggi è più eterogenea che mai e Obama sa che la vera controrivoluzione va costruita a partire da un popolo ansioso, stanco, non conforme, assediato dai bisogni per i quali non ci sono soluzioni immediate. Questa è la ragione della sua mano flessibile. Lo scenario in cui Cuba adesso deve affrontare la politica nordamericana sta cambiando senza che sia possibile precisare con esattezza a che velocità lo stanno facendo, anche se sappiamo che Obama è persistente e cerca di mantenere le simpatie con cui è stato ricevuta da gran parte del popolo cubano la sua elezione, attraverso l’adozione di misure che abbelliscono la sua immagine e argomentando cinicamente che è il governo cubano a non volere un avvicinamento con gli Stati Uniti. La Segretaria di Stato Hillary Clinton, da parte sua, è arrivata a dire recentemente che “i fratelli Castro” non vogliono che gli Stati Uniti tolgano il blocco, perché perderebbero la loro piattaforma politica di controllo interno. Dunque possiamo dire che la politica di Obama adesso si dispiega su quattro fronti fondamentali:
-si appoggia saldamente, come strumento fondamentale, sul trattare di sovvertire la situazione interna. Basandosi su un’analisi obbiettiva delle difficoltà reali che Cuba attraversa.
- continua a spingere i suoi alleati ad accompagnarli nella politica nordamericana di pressioni internazionali su Cuba.
- continua a mantenere Cuba in tutte le liste: terrorismo, diritti umani, paese non democratico, narcotraffico, abusi e prostituzione infantile, ecc.
- cerca di promuovere interlocutori accettabili che gli permettano di orientare nell’ombra un potenziale dialogo con Cuba. Un argomento, quest’ultimo, al quale penso si debba prestare un’attenzione speciale in questi ultimi tempi.
Cuba ha oggi incomparabilmente molti più amici a livello internazionale di venti anni fa. Inoltre, adesso conta su una situazione favorevole nel suo contesto internazionale, politico, economico e ideologico immediato, come non lo aveva avuto negli ultimi cinquanta anni. Ma, come sappiamo, le forze di qualsiasi paese per affrontare le sfide, non vengono dal fatto di avere molti difensori all’estero, ma a partire dalle forze interne. Il contorno internazionale può contribuire molto a potenziare le capacità del paese, ma alla fine, anche queste stesse capacità, viste nell’insieme, dipendono dalla dinamica della situazione interna. I nemici sono stati sempre attenti a cercare o ad approfittare di un contesto in cui Cuba possa offrire l’opportunità di destabilizzarla internamente. Il fatto è che i nostri avversari, adesso più intelligenti, non operano con semplici bugie, e neanche con sciocche esagerazioni delle nostre realtà negative, ma con le nostre difficoltà interne reali alle quali non sempre prestiamo l’attenzione che meriterebbero. Ma comunque, proprio adesso la dinamica interna del paese, specialmente quella economica e finanziaria, non ci aiuta a potenziare questa situazione favorevole che ci si presenta nell’ordine esterno e per fare finalmente il salto verso la sostenibilità che ormai non è solo economica e militare, ma anche politica. La nostra situazione non sembra per niente comoda, al contrario, è piuttosto difficile, soprattutto quella finanziaria. La situazione politica che Cuba sta attraversando oggi trae origine da problemi interni e non è colpa nè della dissidenza controrivoluzionaria nè degli attacchi mediatici esterni le cui conseguenze negative non sono sufficienti a destabilizzarci. Ma alle nostre stesse difficoltà e deficienze legate fondamentalmente al deterioramento dell’economia, alla mancanza di controlli, alle illegalità, al mercato nero e alla corruzione, mentre ancora non siamo riusciti a rendere concrete le soluzioni a grande scala di cui abbiamo bisogno per capovolgere la situazione. Tutto ciò ha reso la dinamica sociale attuale più difficile di quella vissuta durante il così detto periodo speciale, quando la crisi, per quanto profonda, era circoscritta all’ambito economico.
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