Nuestra America - Argentina |
|
Condannati gli assassini del figlio di Juan Gelman |
|
4.04.11 - www.granma.cu
|
|
Il Premio Cervantes di Poesia 2007, l’argentino Juan Gelman, ha ottenuto quella giustizia per cui ha tanto combattuto negli ultimi trent’anni: i quattro boia che hanno assassinato suo figlio Marcelo Ariel, di 20 anni, sono stati condannati.
Il Tribunale Orale Federale 1 di Buenos Aires ha condannato all’ergastolo l’ex generale Eduardo Cabanillas, a 25 anni gli agenti civili della ‘guerra sporca’ della dittatura argentina, Honorio Martínez Ruiz, alias ‘Pájaro’ e Eduardo Alfredo Ruffo, alias ‘Zapato’ o ‘Capitano’, e a 20 anni Raúl Guglielminetti, alias ‘Mayor Guastavino’.
Ruffo è già stato condannato per l’appropriazione della bambina Carla Rutilo Artés, sequestrata il 2 aprile del 1976 in Bolivia con sua madre, quando il padre fu assassinato.
Nel 1985, grazie alla ricerca di sua nonna, Matilde Artés Company, la bambina ha potuto liberarsi dei Ruffo e le due sono andate a vivere a Madrid.
Il figlio di Gelman, militante della Gioventù Peronista, affine alla Guerriglia montonera, fu sequestrato in casa sua il 24 agosto del 1976, quando suo padre era già andato in esilio. Lo trasferirono nel campo di tortura Automotores Orletti, dove fu vessato e assassinato tra il 4 e il 9 ottobre del 1976.
Gli spararono un tiro nella nuca, misero il cadavere in un barile di petrolio vuoto , lo riempirono di cemento e lo gettarono in un canale del Río de la Plata.
Da lì fu riscattato alla fine degli anni ’80, e finalmente, nel 1990 la famiglia riuscì a fargli un funerale nel sindacato dei giornalisti di Buenos Aires ed a inumarlo.
Ancora oggi Gelman sta lottando per incontrare sua nuora, María Claudia Iruretagoyena García, sequestrata con Marcelo Ariel e scomparsa a 19 anni incinta di otto mesi.
Nel centro di tortura Automotores Orletti c’erano anche i cubani Crescencio Galañega Hernández, di 26 años, e Jesús Cejas Arias, di 22, sequestrati il 9 agosto del 1976 davanti al parco Belgrano, vicino all’Ambasciata di Cuba, dopo il tentativo di assassinare l’Ambasciatore cubano a Buenos Aires, Emilio Aragonés.
C’erano uruguaiani sequestrati, e repressori di vari paesi del Cono Sud, grazie al piano criminale Operazione Cóndor, con cui Videla, Pinochet e altri dittatori militari dell’America Latina coordinarono la persecuzione, gli scambi e l’eliminazione dell’opposizione politica.
Forse per uno strano scambio di favori gli argentini lasciarono che i loro soci, i boia dell’Uruguay, portassero nel loro paese le due ragazze incinte: una era María Claudia, che volò a Montevideo accompagnata dagli ufficiali José Gavazzo e Manuel Cordero.
“I militari uruguaiani trasferirono come una cosa mia nuora, incinta di otto mesi e mezzo, da Buenos Aires a Montevideo; aspettarono che nascesse la bambina e due mesi dopo gliela strapparono, e assassinarono Maria Claudia in Uruguay”, ha detto Gelman.
Non si sa ancora dove nascosero il cadavere, probabilmente in una caserma militare di Montevideo.
Per l’assassinio è accusato il poliziotto Ricardo Conejo Medina, che consegnò la bambina María Macarena, a suo zio il commissario Angel Tauriño, come un regalo, perchè la moglie di questi era sterile.
Alcuni anni fa il premio di Poesia Cervantes ha ritrovato sua nipote María Macarena a Montevideo e le ha assegnato la sua vera identità, come fanno le Nonne di Piazza di Maggio.
|
|