Il traduttore si scusa per gli errori |
|
|
|
La falsa mappa di Ted Henken |
|
20.06.11 -
Enrique Gómez Ubieta (L'isola
sconosciuta)
www.cubadebate.cu
|
|
Uno dei maggiori ostacoli che gli Stati Uniti hanno affrontato nella sua guerra di sovversione contro il governo cubano, è stata la mancanza di autentici leader sociali con un profilo controrivoluzionario.
Se in Polonia vi era Lech Walesa, indiscutibile leader sindacale anticomunista, a Cuba non compare nello spettro della magra controrivoluzione interna, nessuna persona che sia mai stata leader nella sua comunità, nella sua fabbrica, nel suo sindacato. I cosiddetti "leader" della controrivoluzione lo sono in virtù di una "nomina" esterna, mediatica, e solo funzionano di fronte ad una telecamera della CNN o TVE od in virtù di premi e designazioni di riviste appartenenti a grandi corporazioni. Ciò è particolarmente vero per "figure" come Yoani Sanchez. I tentativi di portarla in piazza sono falliti. Parlo della mancanza di leadership popolare.
Gli ideologi della sovversione - che non sono cubani, ovviamente - lo sanno, e hanno bisogno di due o tre anelli di contatto che espandano la portata dei falsi leader.
Nel caso della blogosfera il primo anello è naturalmente quello dell’aperta controrivoluzione, ed è composto da persone come Yoani, siano o meno del suo cerchio d’influenza. E’ un anello così piccolo e viziato, così coinvolti in collusioni transnazionali, che è invisibile per la società cubana. La maggior parte delle persone a Cuba hanno saputo della sua esistenza dal programma Le ragioni di Cuba della televisione cubana. Ma la causa della sua invisibilità non è la scarsa o nulla diffusione che lo Stato, che tentano di sovvertire, dà ai loro scritti - nella storia dei conflitti sociali mai questo è stato un ostacolo insormontabile, quando si tratta di autentici leader - ma la scarsa legittimità dei suoi membri, i suoi legami pubblici con le ambasciate di governi stranieri che lavorano apertamente (e finanziano) la sovversione del governo locale.
Per questo c'è un secondo anello meno enfatico, "ribelle", "non impegnato", che accende la freccia intermittente a sinistra e gira a destra. E’ il caso dell’Havana Times. Alcuni dei suoi membri coltivano l’attraente e falsa ribellione che promuove il mercato, che sembra non portare da nessuna parte, e conclude il suo tour nel garage capitalista.
Uno dei blogger di questo gruppo si presenta così: "sono molto ben definito politicamente: io sono un duro avversario dei prepotenti, di coloro che abusano e impongono, coloro che si credono la verità … qualsiasi divisa si pongano”. Il lettore, naturalmente, pensa che si riferisca all'imperialismo USA: arrogante, prepotente, impositivo, che si ritiene in possesso della verità assoluta ed universale. Comunque, vedremo più avanti come questo autore spiega nei suoi scritti la sua posizione.
Ted Henken lo definisce così: "Havana Times è un esperimento del nord americano Circles Robinson (...) Vorrebbe aprire il mondo chiuso del giornalismo ufficiale cubano, così ha fondato Havana Times: un sito bilingue inglese-spagnolo, con la proposta di parlare di Cuba al mondo 'con una mente aperta', secondo la dichiarazione di benvenuto al sito. Cioè, cercare di essere una alternativa al giornalismo ufficiale senza pendere verso una critica feroce o elogi senza soluzione.
Come ho indicato prima, questa indipendenza richiede autonomia editoriale ed economica che si raggiunge, ironicamente, attraverso di uno yuma (uno yankee ndt), Circles, che finanzia il portale.(...) Havana Times, come Voces Cubanas, conta su un equipe o rete di traduttori volontari, molti dei quali vivono negli Stati Uniti, e sopravvive grazie al suo basso costo e alla generosità dei Circles Robinson, che non solo mantiene il sito, ma paga le sue collaborazioni a coloro che vi scrivono".
Ma questo secondo anello non ha, neanch’esso, la portata desiderata, nonostante il suo camuffamento terzista e di sinistra. È curioso notare che è coperto da soldi di uno yuma che incluso paga le collaborazioni, come dice El Yuma Ted.
I gruppi rimanenti che si presentano non sono anelli del sistema oppositore, ma spazi di partecipazione della Rivoluzione. Spazi istituzionali in cui i giovani blogger rivoluzionari, come quello della professoressa universitaria Elaine Diaz o dei giovani insegnanti e studenti matanceros de La Joven Cuba, aprono di propria iniziativa.
La strategia di Henken e degli altri complici è quella di dividere la blogosfera rivoluzionaria: separare i più giovani dai meno giovani, creando una zona ipoteticamente minata di intransigenza, da cui gli altri dovrebbero differenziarsi. Zona che condividono gli estremi a favore o contro; ciò nonostante elogia e chiede il dialogo con quella che si pronuncia apertamente per la controrivoluzione. Lo scopo di Henken è chiaro. Con un certo candore mediatico insinua la sua proposta, mascherata da stupore: "Tra questi quattro gruppi vi sono molto poche relazioni. Appena si conoscono (...) Essi sono cauti quando si parla tra loro, date le loro molto diverse posizioni politiche. C'è diffidenza reciproca. Ma quelli de Voces Cubanas mi hanno detto che in passato avevano cercato di intervistare Elaine Diaz e quelli di La Joven Cuba, costruire ponti, creare un dialogo, o provare. Ciò che, per la Joven cuba e Bloggers porta con sé un problema: se dialogano, anche se da posizioni differenti, questo sarebbe un modo per riconoscere coloro che sono stati ufficialmente classificati come mercenari. Se si rifiutano, mettono in discussione la loro presunta indipendenza".
L’amo è nascosto nel pezzo di pesce che è stato gettato in mare.
Perché la blogosfera controrivoluzionaria non ha proprie capacità di dialogo con la società cubana ed ha bisogno di leadership, che solo i giovani della Rivoluzione, quelli che accedono al cyberspazio per propria volontà, sono grado di fornire. Questo agognato terzo anello sarebbe il solo in grado di connettere il più stretto ed apertamente sovversivo – che simboleggia Yoani, l’estrema contro - con la società cubana.
Conosco i ragazzi de La Joven Cuba, abbiamo lungamente conversato presso l'Università di Matanzas, ed ammiro il loro lavoro. Per questo risulta offensivo il tentativo di separarli dall’ universo rivoluzionario a cui appartengono di diritto.
In un recente post di Erasmo Calzadilla, l'autore citato nella sua autopresentazione di Havana Times si fa uno strano elogio de La Joven Cuba. Strano, perché Erasmo non esprime entusiasmo per nessuno dei post che pubblica quotidianamente il blog, ma per il carattere aperto dei suoi commenti che, dice, in un 99.99% rispondono alla domanda "cosa è meglio, il socialismo o il capitalismo?" per chiarire immediatamente "predominano per numero e qualità (a mio parere) i detrattori del 'socialismo'. Ho messo le virgolette perché sono detrattori del regime cubano, che io non chiamerei così".
E' davvero un elogio de La Joven Cuba? Nonostante la sua franca partigianeria - che chiarisce finalmente la sua "molto precisa posizione politica" - Erasmo passa la mano con compassione al rivoluzionario Tatu e applaude alla brillantezza del controrivoluzionario El Vice, vuole che siano una famiglia (in ogni famiglia ci sono discussioni), e che smettano di litigare "perché la polvere che sollevano [non impedisca] di vedere un'altra Cuba".
Un’altra...? Sì, né socialista né capitalista.
Proposta impossibile che segue la raccomandazione del professore Ted.
Posso essere d'accordo o in disaccordo con alcuni punti di vista dei miei colleghi dell’Università di L'Avana o di Matanzas, ma mai li ho pensati al di fuori dei miei sforzi. Essi fanno parte della ricca esperienza di partecipazione dei cittadini nella blogosfera rivoluzionaria, in cui non esistono due o tre "tendenze", ma tutta la diversità di un paese in Rivoluzione. Né i ragazzi de La Joven Cuba proveranno vergogna di condividere con me o con Lagarde la trincea, né ci sentiamo traditi quando non siamo d'accordo: a differenza della blogosfera controrivoluzionaria, monotono e monotematica, siamo diversi perché siamo rivoluzionari. Siamo la reale Famiglia.
|
|