Il traduttore si scusa per gli errori |
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LA COMUNITÀ DEGLI STATI
LATINOAMERICANI E CARIBICI (CELAC) |
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13.12.2011 - EVA GOLINGER Global Research www.comedonchisciotte.org
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Mentre
la maggior parte del mondo è in crisi e le proteste esplodono
per tutta l'Europa e gli Stati Uniti, le nazioni del Caribe e
dell'America Latina costruiscono il consenso, progrediscono
nella giustizia sociale e aumentano la cooperazione positiva
nella regione. Negli ultimi dieci anni hanno avuto luogo
trasformazioni sociali, politiche ed economiche in paesi come
Venezuela, Bolivia, Ecuador, Nicaragua, Uruguay, Argentina e
Brasile attraverso processi democratici, che hanno portato a una
concreta riduzione della povertà e della disuguaglianza di
reddito nella regione, oltre ad un notevole aumento dei servizi
sociali, della qualità della vita e della partecipazione diretta
al processo politico.
Nel 2008 era stata ufficialmente istituita l'UNASUR – Unione delle Nazioni dell'America del Sud - come corpo regionale per rappresentare gli stati sudamericani. Mentre l'ALBA è molto più consolidato come voce politica unica, l'UNASUR rappresenta una diversità di posizioni politiche, di modelli economici e di vedute per la regione. Tuttavia i membri dell'UNASUR condividono lo stesso scopo di lavorare per raggiungere l'unità regionale e garantire la risoluzione dei conflitti in modo pacifico e per via diplomatica. L'UNASUR ha già giocato un ruolo chiave nella risoluzione pacifica dei conflitti in Bolivia, specialmente durante il tentato golpe contro il governo di Evo Morales nel 2008 e ha anche moderato con successo il grave conflitto tra Colombia e Venezuela, portando al ripristino delle relazioni nel 2010.
Duecento anni fa, l'eroe dell'indipendenza dell'America del Sud Simon Bolivar, nativo del Venezuela, sognava di costruire l'unità regionale e creare una “Patria Grande” in America Latina. Dopo aver ottenuto l'indipendenza di Venezuela, Bolivia, Ecuador e Colombia e aver combattuto i colonialisti in diversi paesi del Caribe, Bolivar tentò di realizzare il suo sogno. I suoi sforzi furono sabotati da potenti interessi che si opponevano la creazione di un blocco regionale solido, e alla fine, con l'aiuto degli Stati Uniti, Bolivar fu spodestato dal suo governo in Venezuela e morì isolato in Colombia alcuni anni dopo. Nel frattempo, il governo statunitense aveva provveduto a implementare la Dottrina Monroe, un decreto in principio emanato dal presidente James Monroe nel 1823 per assicurarsi il dominio e il controllo americano sulle nazioni caribiche e sudamericane appena liberate.
Quasi duecento anni di invasioni, interventi, aggressioni, colpi di stato e ostilità condotte dal governo degli USA contro le nazioni dell'America Latina hanno offuscato il XIX e XX secolo. Alla fine del secolo scorso Washington era riuscita con successo a imporre governi in ogni stato caribico e sudamericano subordinati alla sua agenda, eccezion fatta per Cuba. La Dottrina Monroe era stata completata e gli USA si sentivano fiduciosi del loro controllo sul “cortile di casa”.
Il cambiamento inaspettato in Venezuela all'inizio del XXI secolo, precedentemente considerato come il più stabile e subordinato partner di Washington, è stato un vero colpo per gli Stati Uniti. Hugo Chavez era stato eletto presidente ed era iniziata una rivoluzione. Un tentato colpo di stato nel 2002 non era riuscito a sovvertire l'avanzata della Rivoluzione Boliviana e la diffusione della febbre rivoluzionaria nella regione. Presto seguì la Bolivia, poi il Nicaragua e l'Ecuador. Argentina, Brasile e Uruguay scelsero presidenti socialisti, due dei quali ex-combattenti della guerriglia. Iniziarono ad avere luogo importanti cambiamenti in tutta la regione a mano a mano che la gente di questo vasto, diverso e ricco continente cominciava a prendere potere ed a far sentire la sua voce.
Le trasformazioni sociali in Venezuela, che dettero voce al potere del popolo, divennero un esempio per le altre nazioni, come la sfida di Chavez all'imperialismo statunitense. Cresceva un forte sentimento di sovranità e indipendenza dell'America Latina, raggiungendo persino coloro con governi in linea con gli interessi e il controllo multinazionale degli Stati Uniti.
Il 2 e 3 dicembre del 2011 è nata la CELAC - Comunità degli Stati dell'America Latina e dei Caraibi - e la travolgente forza di un continente di circa 600 milioni di persone ha realizzato il sogno dell'unità vecchio di duecento anni. I trentatre stati membri della CELAC sono tutti d'accordo sull'indiscutibile necessità di costruire un'organizzazione regionale che rappresenti gli interessi e che escluda la presenza autoritaria degli USA e del Canada. Mentre la CELAC si prende del tempo per consolidarsi, non c'è da sottovalutare l'eccezionale impegno che i trentatre stati hanno messo in evidenza al momento del suo avvio a Caracas in Venezuela.
La CELAC dovrà superare i tentativi di sabotare e neutralizzare la sua espansione e la sua resistenza e le minacce ed i tentativi di dividere gli stati membri saranno numerose e frequenti. Ma la resistenza dei popoli dell'America Latina e del Caribe, che hanno ripreso questo cammino di unità ed indipendenza dopo quasi duecento anni di aggressione imperialista, dimostra la potente forza che ha portato questa regione a divenire un'ispirazione per coloro che cercano la giustizia sociale e la vera libertà in tutto il mondo.
Fonte: The Community of Latin American and Caribbean States (CELAC) Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ROBERTA PAPALEO
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24/11/2011 di Sergio Rodriguez Gelfenstein, www.avn.info.ve - www.resistenze.org -
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Caracas - Per molte ragioni legate agli eventi internazionali, ora è molto difficile "tastare il polso" alle dinamiche della politica mondiale. Parametri consolidati da secoli, creati in Occidente e accettati con la ragione o con la forza, in gran parte del mondo cominciano a sbriciolarsi, paradossalmente, sgretolati da chi li ha creati.
In questo senso, non è solo accademico o teorico il dibattito per determinare se la crisi è del sistema capitalista globale, che impera nel pianeta da poco più di un secolo e mezzo, oppure sia del modello di civiltà occidentale stabilito 25 secoli fa, dapprima in Europa e successivamente imposto al mondo attraverso le conquiste, guerre, schiavitù, sterminio di centinaia di milioni di persone e l'imposizione di una cultura, un modello di comportamentale, un sistema di valori e di un paradigma politico che è stato assunto come se fosse universale.
Di questo modello, il capitalismo e l'imperialismo, sono solo le ultime due fasi, la prima nata nel XIX secolo e la seconda, più recentemente, nel secolo scorso.
Tutto questo, come ho detto precedentemente, supera le mere definizioni teoriche, per la semplice ragione che la loro delucidazione dovrebbe coinvolgere comportamenti diversi per gli attori che hanno il potere decisionale, soprattutto quando si tratta di relazioni internazionali e di politica estera.
Nozioni ampiamente riconosciute come democrazia, difesa dei diritti umani e sovranità, successivamente trasformate in principi e questi a loro volta, stampate nelle costituzioni e nel quadro giuridico che ha sostenuto la Carta delle Nazioni Unite, che ha originato la Dichiarazione dei Diritti Umani Universali, hanno cominciato a diventare obsoleti, violentati e sopraffatti dalla imposizione di una forza che sta portando l'umanità a tornare ai tempi della barbarie.
Quando criteri universalmente accettati, che devono regolare la condotta internazionale degli Stati sono sottomessi al beneficio del profitto.
Quando i valori volti a preservare la vita sul pianeta sono sacrificati nell'interesse di una sola nazione.
Quando centinaia di migliaia di persone vengono uccise per mantenere un tenore di vita che sostenga il consumo indiscriminato di una minoranza del pianeta.
Quando i governi, siano di destra o di "sinistra", come in Europa, non possono mantenere il loro modello e cadono sotto il peso della loro incompetenza e della loro sottomissione a certe oggettive potenze e non possono fornire risposte ai bisogni più elementari dei loro cittadini.
Quando la democrazia rappresentativa di stampo occidentale non è in grado di trovare soluzioni e con la coercizione antidemocratica impone banchieri per sostituire i politici e guidare i governi come è successo in Grecia e in Italia.
Quando gli Stati Uniti attivano gli avversari orientali della Cina utilizzando il suo alleato coreano Ban Ki-moon alle Nazioni Unite e il giapponese Yukiya Amano presso l'AIEA al fine di instaurare la guerra come metodo e la brutalità come sistema.
Quando il Direttore generale del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde va a Pechino per esigere che la Cina entri nella crisi finanziaria mondiale per salvare l'Europa.
Quando si minaccia di aggredire Iran, Siria e Pakistan se non si allineano alle norme stabilite dagli Stati Uniti e da altri Stati canaglia, creando un conflitto in una regione dove ci sono tre paesi in possesso di armi nucleari, Israele, India e Pakistan, in grado di scatenare una terza guerra mondiale in grado di eliminare tutte le forme di vita umana sul pianeta.
Quando tutto questo accade, è chiaro che la crisi che stiamo affrontando è molto più profonda di un semplice stato comatoso dell'economia e del sistema capitalistico mondiale, per profonda che sia. La crisi è di civiltà e questo ci obbliga alla scelta di salvarsi e salvare tutti oppure perire incarcerati dalla bestialità senza limiti ostentata dal potere mondiale.
L’America Latina e i Caraibi, nel mezzo a questa terribile catastrofe, navigando per mari agitati, avanzano con difficoltà, ma in maniera decisa verso porti più sicuri. In mezzo a turbolenze, si presenta come un'area in cui si compiono progressi in controcorrente rispetto al resto mondo.
Le nostre preoccupazioni vengono risolte in spazi di integrazione sempre maggiori, che vengono costruiti nel campo sia economico che e politico, della difesa e della sicurezza.
UNASUR è ormai una realtà concreta e il prossimo vertice che formalmente sancirà la nascita della Comunità dell'America Latina e dei Caraibi la (CEPAC), va in questa direzione.
L'integrazione e l'unità è la nostra unica salvezza. Nessun paese può permettersi un percorso politico solitario nel mondo di domani, pur potente che sia. Sarà necessario affrontare sfide insite nelle nazioni governate da leader che si trovano agli antipodi dello spettro politico, e la CELAC non deve essere un'alleanza di governi, ma una confluenza di Stati. Se uno di essi, crede di stare al sicuro per il fatto di avere un rapporto privilegiato con una delle potenze mondiali, gli esempi dell'Iraq e della Libia sono molto recenti per ricordare ciò che disse Lord Palmerston, politico britannico del XIX secolo, quando venne rimproverato per non sostenere la lotta d'indipendenza delle colonie in America privilegiando la sua alleanza con la Spagna: "La Gran Bretagna non ha amici o nemici permanenti, ha interessi permanenti".
Ciò è perfettamente valido per comprendere l'attuale politica degli Stati Uniti e può essere esteso alla realtà del rapporto di qualsiasi paese del sud con le potenze.
I nostri interessi sono quelli del nostro popolo che hanno forti identità culturali, religiose e linguistiche e sono stati separati solo dal progetto coloniale che ha creato alcuni territori che originarono stati-nazione dopo l'Indipendenza. Negli ultimi due secoli, gli interessi imperiali di una potenza americana ha promosso conflitti ereditati dal passato coloniale per dividere e imperare.
Il prossimo vertice a Caracas della CELAC farà in modo che si smetta di parlare di "sogno del Liberatore Simon Bolivar" per iniziare a parlare del "Piano del Liberatore Simon Bolivar".
Questo piano deve concretizzarsi partendo dalle nostre asimmetrie, dalle nostre differenze e distanze, sia geografiche che politiche. Questa è la sfida per progredire e vincere.
Il Liberatore prevedendolo, non disse mai che sarebbe stato altrimenti; nella Lettera di Giamaica stabilì le differenze come una realtà che dovevano essere accettate quando affermò: "Anche se i successi sono stati parziali e si alternano, non dobbiamo abbatterci e non aver fiducia nella fortuna. In alcune regioni trionfano gli indipendentisti, mentre in altri luoghi, i tiranni, ottengono benefici. E qual è il risultato finale? Non è forse vero che tutto il Nuovo Mondo è turbato e armato per la sua difesa? Diamo uno sguardo, e osserveremo una lotta simultanea grande come l’estensione di questo emisfero".
Solo così, cittadini di questa nostra America, avremo un futuro e potremo superare questa profonda crisi di civiltà che ha nel capitalismo e l'imperialismo, la sua ultima fase terminale.
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