Lo scorso novembre, durante una visita nella città svizzera di Ginevra, il fondatore di Wikileaks , Julian Assange, ha detto che solo si sentirebbe protetto dalla caccia scatenata contro di lui dagli USA in tre paesi: Islanda, Svizzera e Cuba. È una dichiarazione importante che non ha molto circolato in spagnolo (figurati in italiano ndt) e che un giornale come El Pais , che si vanta di essere "il giornale globale delle notizie in spagnolo", non ha ancora annunciato.
Nonostante beneficiarsi molto delle rivelazioni di Wikileaks , il quotidiano del Gruppo PRISA sembra essere più attento ad un altro tipo di cyber-dissidenza, più affine alle sue inclinazioni politiche.
E così, il quotidiano di Madrid conferma le affermazioni di funzionari nord americani - contenute nei cablo pubblicati dal giornale stesso - sul logoramento della controrivoluzione tradizionale a Cuba e le loro aspirazioni a presentare una sorta di “dissidenza 2.0 ", qualcosa per cui anche convocano pubblicamente corsi da una sede diplomatica sull'isola.
E la portatrice della "rivelazione", che El Pais amplifica, è niente meno che Yoani Sanchez, la stessa persona che in questi cablo è definita come il paradigma per la nuova opposizione da costruire nell’isola. E'con lei - lanciata verso la fama da PRISA – con cui l'ex capo dell’Ufficio d’Interessi USA a L'Avana ebbe numerose conversazioni occulte, come egli stesso ha confessato, e con cui si riunì, segretamente, la più alta funzionaria USA che ha visitato Cuba.
Il dubbio sorge al ricordare che alcuni mesi fa lo stesso giornale ha pubblicato una manipolata intervista alla editrice del sito Cubadebate dal titolo "A Cuba impiego sei ore per caricare un video in YouTube" burlandosi di ciò che il giornale chiama "penuria tecnologica" dovuta - secondo l'intervistatore – al fatto che "le dittature navigano male in Internet".
Beh, in questo articolo non firmato pubblicato da El País non si chiedono come Yoani Sanchez, che ha più volte detto postar ciecamente nel suo blog, può scaricare e guardare un video, di oltre 50 minuti, in queste condizioni! O per caso beneficia dei vantaggi tecnologici che gli Stati Uniti distribuiscono ai suoi ciber soldati a Cuba?
Secondo la sotto segretaria di Stato Bisa Williams, nel suo dialogo segreto con Yoani Sanchez, questa le ha chiesto aiuto per acquistare con PayPal, ma non per scaricare video per cui è da supporre che questo problema sia risolto, cosa che ora confermiamo.
Naturalmente, per El Pais - come dice il sempre più accusato di essere agente CIA Carlos Alberto Montaner - "il peccato non è che gli Stati Uniti tentino di sovvertire l'ordine a Cuba"; sia Sánchez, come PRISA e lo stesso Montaner lavorano a tale scopo.
Ma nonostante il loro cinismo, non credo che a nessuno di loro gli convenga molto la nuova manovra. Anche un commentatore del testo di Montaner nel sito Diario de Cuba riconosce che il suo nemico piuttosto che punire si propone di "rispondere con le idee".
Nel frattempo, come abbiamo potuto apprezzare nelle rivelazioni di Wikileaks i datori di lavoro di Montaner e Sánchez utilizzano la tortura, l’ omicidio ed il ricatto; a Cuba si dice che "... essere un blogger non è male. Loro hanno il loro e noi il nostro. Ci batteremo per vedere quale dei due gruppi risulta essere il più forte".
Forse questa è la filosofia che spiega perché, a differenza di ciò che fanno gli USA, Yoani Sanchez non è detenuta né le hanno sequestrato i computer con cui può fare ciò che è oltre la portata delle istituzioni o degli internauti cubani.
Tuttavia, i lettori di El Pais neppure si sono accorti che Google ha chiuso il canale di Cubadebate su YouTube.
Sono verità - come l’opzione di Assange per Cuba - che PRISA teme troppo per dar loro spazio nel mondo di menzogne che offre ai suoi lettori.