Mentre il presidente del Venezuela Hugo Chávez
lotta per la vita a
Cuba, la stampa liberale dai due lati dell’Atlantico (ad es., El
Pais”) continua a criticare il suo governo. Il significato della sua
vittoria (ha superato il suo rivale di 12 punti) deve ancor essere
ben analizzato, evidentemente. E’ incredibile che Chávez abbia
vinto, malato di cancro, attaccato dai media locali e internazionali
(si pensi all’elezione di Syriza in Grecia) e, sebbene raramente
riconosciuto, con una mappa elettorale estremamente orientata verso
le classi medio alte, con barriere geografiche e difficoltà di
accesso ai documenti di identificazione da parte della classe
operaia.
Tra i fattori più incisivi del successo del governo Chávez e della
sua schiacciante vittoria in queste ri-elezioni di ottobre 2012, vi
è la riduzione della povertà, resa possibile dalla ripresa del
controllo della compagnia petrolifera nazionale PDVSA, e
dall’utilizzo delle abbondati entrate non a beneficio di un piccolo
gruppo, così come fece il governo precedente, bensì per la
costruzione di infrastrutture ed investendo in servizi sociali di
cui tanto avevano bisogno i venezuelani. Negli ultimi 10 anni il
governo ha aumentato la spesa per servizi sociali del 60,6% per un
totale di 772 miliardi di dollari.
La povertà non si misura solo dalla scarsità delle entrate
economiche, né il benessere si può giudicare dalla sola assenza di
malattie. Sono interconnessi tra loro e soggette a più fattori,
ovvero determinate da una serie di processi sociali. Per dare un
quadro oggettivo del progresso reale risultante dalla rivoluzione
bolivariana in Venezuela negli ultimi 13 anni, è essenziale
esaminare alcuni dei dati chiave disponibili in materia di fattori
sociali determinanti per il benessere e la povertà: educazione,
diseguaglianza, lavoro e reddito, sicurezza alimentare, assistenza
sociale e servizi.
Se osserviamo i fattori che determinano il benessere, notiamo che il
Venezuela è attualmente il paese di quella regione geografica con il
minor dislivello sociale (misurato con Coefficiente di Gini) che ha
ridotto la diseguaglianza del 54% e la povertà del 44%. La povertà è
passata da un tasso del 70,8% nel 1996 al 21% nel 2010. La povertà
estrema si è ridotta dal 40% del 1996 al 7.3% nel 2010. Circa 20
milioni di persone hanno beneficiato dei programmi anti-povertà,
chiamati “Misiones” (fino ad oggi 2,1 milioni di anziani hanno
ricevuto pensioni di anzianità- ovvero il 66% della popolazione
mentre prima dell’attuale governo solo 387.000 persone ricevevano
una pensione).
L’istruzione è un fattore determinante per la valutazione del
benessere e della povertà di un popolo e il governo bolivariano ha
dato all’istruzione particolare importanza, destinando ad essa più
del 6% del PIL. L’UNESCO afferma che l’analfabetizzazione è
progressivamente diminuita e che Venezuela è il terzo paese della
sua regione per tasso di alfabetizzazione. L’istruzione è gratuita
dall’asilo nido all’università; il 72% dei bambini frequenta un
asilo pubblico e l’85% dei ragazzi in età scolare frequenta la
scuola. Ci sono migliaia di scuole rimesse a nuovo, tra le quali 10
nuove università. Il paese è al secondo posto in America Latina, e
il quinto in scala mondiale, per numero di studenti universitari. E’
infatti vero che 1 venezuelano su 3 è iscritto ad un programma
educativo o percorso di studi. E’ inoltre un gran risultato che il
Venezuela sia oggi, al pari della Norvegia, il quinto paese al mondo
dal punto di vista della felicità della popolazione.
Prima del governo Chàvez nel 1998, il 21% della popolazione era
denutrita. Il Venezuela ha ora istituito una rete di distribuzione
alimentare assistita comprensiva di alimentari e supermercati.
Mentre nel 1980 il 90% del cibo era importato, ora le importazioni
sono meno del 30%. Misión Agro-Venezuela ha concesso 454.238
prestiti a produttori agricoli e 39.000 di essi hanno ricevuto un
prestito solo nel 2012. 5 milioni di venezuelani ricevono cibo
gratuito, 4 milioni di essi sono bambini nelle scuole e 6.000 cucine
sfamano 900.000 persone. La riforma agraria e le politiche di
sostegno rivolte ai produttori agricoli hanno migliorato la catena
di distribuzione alimentare domestica. I risultati di tutte le
misure adottate in materia di sicurezza alimentare sono un tasso di
malnutrizione pari solo al 5% e la denutrizione infantile che è
scesa dal 7,7% nel 1990 al 2,9% di oggi. Sotto tutti i punti di
vista questo è un notevole risultato per la sanità.
Di seguito sono elencati alcuni dei più importanti dati a
disposizione in materia di sanità pubblica [iv],[v],[vi]:
*calo della mortalità infantile dal 25 per mille nel 1990 al 1 per
mille nel 2010;
*Accesso ad acqua acque pulite per il 96% (dato impressionante)
della popolazione (che era uno degli obiettivi della rivoluzione);
*Nel 1998 si potevano contare 18 dottori ogni 10.000 abitanti, oggi
sono saliti a 58 e la sanità pubblica conta 95.000 medici;
*Ci sono voluti decenni di governi precedenti per costruire 5.081
ospedali, mentre in soli 13 anni il governo bolivariano ne ha
costruiti 13.721 (un incremento del 169,6%);
*Barrio Adentro (ovvero il programma di assistenza reso possibile
dall’aiuto di 8.000 medici cubani) ha salvato la vita a circa 1,4
milioni di persone in 7.000 ospedali e conta 500 milioni di visite;
*Solo nel 2011, 67.000 venezuelani hanno ricevuto gratuitamente
farmaci di norma costosi per 139 diverse patologie tra cui il
cancro, l’epatite, l’osteoporosi, la schizofrenia e altre; ci sono
ad oggi 34 centri per le dipendenze;
*In 6 anni 19.840 senzatetto sono entrati in programmi speciali, e
praticamente non ci sono bambini di strada;
*Il Venezuela ha oggi la più grande unità di terapia intensiva della
regione;
*Una rete di 127 farmacie pubbliche vende medicine a prezzi
agevolati permettendo di risparmiare il 34-40%;
*51,000 persone hanno ricevuto trattamenti oculistici specializzati
grazie al programma oculistico “Mision Milagro” che ha ridato la
vista a 1,5 milioni di venezuelani;
Le vicende del 2011, anno in cui forti piogge tropicali hanno
lasciato senzatetto 100000 persone, sono un esempio di come il
governo abbia saputo prontamente rispondere ai bisogni reali della
popolazione. Gli sfollati vennero immediatamente messi al sicuro in
edifici pubblici ed alberghi e, in 1 anno e mezzo soltanto, il
governo ha costruito 250000 case. Il governo non è ovviamente
riuscito a guarire tutte le piaghe sociali, ma i venezuelani
riconoscono che, nonostante le mancanze e gli errori commessi,
questo governo sta dalla parte del popolo e cerca di utilizzare le
risorse per soddisfare i bisogni del popolo stesso. In questo quadro
si noti anche come la democrazia venezuelana promuova un’intensa
partecipazione alla vita politica, con 30000 consigli comunali che
identificano i bisogni sociali a livello locale e monitorano la
soddisfazione, permettendo così alla popolazione di essere
protagonista dei cambiamenti che loro stessi vorrebbero.
L’economia del Venezuela è caratterizzata da un debito basso, ampie
riserve petrolifere e risparmi elevati, e nonostante questo gli
economisti occidentali che contestano Chàvez ripetono ad nauseam che
l’economia del Venezuela non è “sostenibile” e ne preannunciano il
collasso non appena i ricavi derivati dal petrolio cesseranno.
Ironicamente essi non preannunciano invece tale sorte ad altre
economie basate sul petrolio quali il Canada o l’Arabia Saudita.
Ignorano forse per convenienza che la riserva petrolifera del
Venezuela, pari a 500 miliardi di barili, sia tra le maggiori al
mondo e considerano l’investimento sociale dei ricavi derivati dal
petrolio uno spreco o un futile sforzo. In ogni caso negli ultimi 13
anni il governo bolivariano ha costruito un sistema industriale e
agricolo senza pari nei 40 anni di governi precedenti e la sua
economia si va rafforzando anche sullo scenario di una crisi
finanziaria globale.
Uno dei fattori che indica una crescente diversificazione
dell’economia è il fatto che lo stato oggi ricava tanto dalle tasse
quanto dal petrolio grazie al consolidamento della capacità di
riscuotere le tasse e di ridistribuire la ricchezza. In un solo
decennio, lo stato ha riscosso USD 251,694 milioni di tasse, più
delle entrate annue derivate dal petrolio. Alcuni dei più importanti
dati in campo economico sono l’abbassamento della disoccupazione
dall’11,3% al 7,7%; le persone che godono dei benefici di
un’assicurazione socio-sanitaria sono raddoppiate, il debito
pubblico, che era del 20,7% del PIL è ora al 14,3%, le economie
indigene locali hanno beneficiato della diffusione delle
cooperative. In un quadro più generale, l’economia del Venezuela è
cresciuta del 47,4% in 10 anni, ovvero del 4,3% all’anno[viii].
Sono molti i paesi europei che guardano con invidia a questi dati.
Gli economisti che studiano da anni l’economia del Venezuela
affermano che “Ciò che si preannuncia in merito al collasso
economico, al bilancio, alla crisi o altri pessimisti pronostici,
così come molte altre previsioni economiche spesso si rivela
sbagliato. La crescita economica del Venezuela oggi è sostenibile e
potrebbe continuare su questi ritmi a lungo se non addirittura
migliorare.”[ix] .
Secondo il Global Finance e il World Factbook della CIA, il
Venezuela presenta i seguenti indicatori economici.[x]: tasso di
disoccupazione dell’ 8%; debito pubblico pari al 45,5% del PIL
(mentre quello dell’Unione Europea è dell’82,5%); una vera crescita
del PIL: il reddito pro-capite è di USD 13.070. Nel 2011 l’economia
del Venezuela ha superato ogni aspettativa con una crescita del 4,2%
ed ha raggiunto il 5,6% nella prima metà del 2012. Il rapporto tra
PIL e debito è al di sotto di quello di Stati Uniti e Regno Unito,
meglio dei paesi europei; l’inflazione, problema endemico per molti
decenni, è in calo da quattro anni, con un tasso del 13,7%
nell’ultimo trimestre del 2012. Anche il The Wall Street Journal
sostiene che il mercato azionistico del Venezuela, che ha raggiunto
un picco storico ad ottobre 2012, è il migliore al mondo, e i titoli
del Venezuela sono considerati tra i più redditizi dei mercati
emergenti.
La vittoria di Hugo Chàvez ha avuto un forte impatto mondiale, molti
gli riconoscono di aver promosso un cambiamento radicale non solo
nel suo paese ma nell’intera America Latina dove sono stati eletti
altri governi progressisti, ribilanciando gli equilibri locali. La
vittoria è ancor più significante se si pensa all’enorme sostegno
politico e strategico dato ai partiti e ai media dell’opposizione da
parte di agenzie ed alleati statunitensi. Dal 2002 Washington ha
finanziato per 100 milioni di dollari l’opposizione in Venezuela e
40-50 milioni di dollari solo quest’anno per via delle elezioni. Il
popolo del Venezuela non ha dato retta alla propaganda contraria
rivolta al presidente dai media che sono per il 95% privati e
anti-Chàvez[xii].
Il cambiamento progressivo nella regione ha fatto sì che sorgessero
infrastrutture per un Sud America davvero indipendente con
organizzazioni di integrazione politica come la Banca del Sud, CELAC,
ALBA, PETROSUR, PETROCARIBE, UNASUR, MERCOSUR, TELESUR dimostrando
così al resto del mondo che, dopo tutto, ci sono ancora alternative
sociali ed economiche nel ventunesimo secolo [xiii] . I livelli del
debito in America Latina, seguendo modelli di sviluppo diversi da
quelli del capitalismo globale, in netto contrasto con l’Europa,
stanno diminuendo.
I cambiamenti in Venezuela non sono astratti. Il governo del
presidente Chàvez ha significativamente migliorato le condizioni di
vita dei Venezuelani e li ha coinvolti in una partecipazione
politica attiva per conseguire tale obiettivo [xiv]. Questo nuovo
modello di sviluppo sociale ha avuto un impatto straordinario su
tutta l’America Latina, inclusa la Colombia negli ultimi tempi, e i
governi centristi, che sono la maggioranza nella regione e che
tendono progressivamente sempre più a sinistra, vedono il Venezuela
come un catalizzatore in grado di portare maggiori livelli di
democrazia, sovranità nazionale e progresso economico e sociale
nella regione[xv]. Nessuna sorta di retorica neoliberale può
confutare i fatti. Dozzine di esperti ostinati potrebbero dibattere
all’infinito sul fatto che la Rivoluzione Bolivariana sia o meno di
stampo socialista, se essa sia riformista o rivoluzionaria (è
probabile che sia entrambe le cose), ma alla fine i risultati
importanti di cui sopra sono un dato di fatto. Questo più di ogni
altra cosa fa infuriare gli oppositori sia in Venezuela che nei pesi
neo-colonialitsti. L’”obbiettivo” ed “empirista” The Economist non
divulgherà questi dati, e preferirà ancora una volta preannunciare
il crollo finanziario imminente del Venezuela ed El Pais in Spagna,
preferirà parlare di uno degli artefici di Caracazo (il macello di
3000 persone a Caracas durante la protesta contro l’austerity del
1989), il ministro della finanza del precedente governo Moises Naim,
continuando con l’ossessione anti-Chàvez. Ma nessuno può
controbattere il fatto che nello Human Development Index (Indice di
Sviluppo Economico, n.d.t.) delle Nazioni Unite, il Venezuela si
trovi al sessantunesimo posto su 176 paesi, avanzando di 7 posizioni
in 10 anni.
Ed è questa la ragione per cui la rivoluzione bolivariana di Chàvez
sopravviverà anche dopo la morte del leader socialista venezuelano.
Carles Muntaner è professore di
Infermieristica, Sanità Pubblica e Psichiatria all’Università di
Toronto. Ha lavorato per più di 10 anni sugli aspetti della sanità
pubblica nella rivoluzione bolivariana, ad esempio “History Is Not
Over. The Bolivarian Revolution,
Barrio Adentro and Health Care in Venezuela”, scritto da Muntaner C,
Chung H, Mahmood Q and Armada F. e “The Revolution in Venezuela” di
T. Ponniah and J. Eastwood, Harvard University Press, 2011. María
Páez Victor è una sociologa venezuelana, specializzata in salute e
medicina.
Joan Benach è professore di sanità pubblica all' Universitat Pompeu
Fabra, di Barcellona. Ha collaborato per molti studio sulle
politiche sanitarie nella rivoluzione bolivariana
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di C. ReymondetET
[i] Páez Victor, Maria. “Why Do Venezuelan Women Vote for Chavez?”
Counterpunch, 24 aprile 2012 http://www.counterpunch.org/2012/04/24/why-do-venezuelan-women-vote-for-chavez/print
[ii] Venezuela en Noticias, Venezuela en Noticias Venezuela en
Noticias, Venezuela en Noticias venezuelaennoticias@minci.gob.ve
[iii] Gallup Poll 2010
[iv] Muntaner C, Chung H, Mahmood Q and Armada F. “History Is Not
Over. The Bolivarian Revolution, Barrio Adentro and Health Care in
Venezuela.” - T Ponniah and J Eastwood The Revolution in Venezuela.
Harvard: HUP, 2011 pag. 225-256; si veda anche 4, Muntaner et al
2011, 5, Armada et al 2009; 6, Zakrison et al 2012
[v] Armada, F., Muntaner, C., & Navarro, V. (2001). “Health and
social security reforms in latin america: The convergence of the
world health organization, the world bank, and transnational
corporations.” International Journal of Health Services, 31(4),
729-768.
[vi] Zakrison TL, Armada F, Rai N, Muntaner C. ”The politics of
avoidable blindnessin Latin America–surgery, solidarity, and
solutions: the case of Misión Milagro.”Int J Health Serv.
2012;42(3):425-37.
[vii] Ismi, Asad. “The Bolivarian Revolution Gives Real Power to the
People.” The Canadian Centre for Policy Alternatives Monitor ,
December 2009/January. http://www.policyalternatives.ca/publications/monitor/latin-american-revolution-part-iv
[viii] Carmona, Adrián. “Algunos datos sobre Venezuela”, Rebelión,
Marzo 2012
[ix] . Weisbrot, Mark and Johnston, Jake. “Venezuela’s Economic
Recovery: Is It Sustainable?” Center for Economic and Policy
Research, Washington, D.C., September 2012.
[x] Hunziker , Robert. “Venezuela and the Wonders of Equality”. 15
ottobre, 2012
[xi] Golinger, Eva. “US$20 million for the Venezuelan Opposition in
2012”,
http://www.chavezcode.com/2011/08/us-20-million-for-venezuelan-opposition.html
[xii] Páez Victor, Maria. “Chavez wins Over Powerful Foreign
Conglomerate Against Him”, Periódico América Latina, 11 ottobre,
2012
[xiii] Milne,Seumas. “The Chávez Victory Will be Felt Far Beyond
Latin America” , Associate Editor, The Guardian, October 9, 2012:
[xiv] Alvarado, Carlos, César Arismendi, Francisco Armada, Gustavo
Bergonzoli, Radamés Borroto, Pedro Luis Castellanos, Arachu Castro,
Pablo Feal, José Manuel García, Renato d´A. Gusmão, Silvino
Hernández, María Esperanza Martínez, Edgar Medina, Wolfram [xv]
Weisbrot, Mark.”Why Chávez Was Re-elected”. New York Times. 10
ottobre 2012
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