Freedom
House,
organizzazione
non
governativa
diretta dalla
centrale
d'intelligence
CIA
ha fatto
un appello
urgente all'ambasciata
USA a
Caracas,
di fronte alla
debacle che
si presenta
ad una
opposizione
vinta dall'animosità
tra i gruppi
e le
personalità,
in vista
delle
elezioni dei
governatori
il 16
dicembre.
L'analisi
della
situazione
politica
preoccupa,
soprattutto
perché
incoraggia
coloro che
cercano
scorciatoie violente
per prendere
il potere e
spodestare
il chavismo.
Al di là
dei consigli e
finanziamento
all'opposizione,
in strategie
politiche,
in
disinformazione
e guerra
psicologica,
con il solo
scopo di
rovesciare
il governo
costituzionale
di Hugo Chavez, la
preoccupazione
principale è
la mancanza
di una
minima unità
e di
forme
democratiche
all'interno
della
sedicente
Tavola
d'Unità
Democratica.
Nonostante i
fallimenti
dell'opposizione,
Freedom
House
continua la
sua
attività,
parte
dell'aumento
esponenziale
di
operazioni
psicologiche
dirette da
Washington
contro il
Venezuela,
in
particolare,
e America
Latina in
generale.
La sua
interferenza
non è nuova
in
Venezuela:
durante il
golpe alla
democrazia
venezuelana,
nel 2002,
l'organizzazione
statunitense
ha ammesso:
"abbiamo
lavorato con
coloro che
cercano di
fermare la
direzione
autoritaria
del governo
di Chavez".
La
principale
funzionaria
dei programmi
per
l'America
Latin,
Viviana Giacaman,
si occupa del
Venezuela e
svolge la
funzione di
consigliare
l'opposizione
e
pianificare
la
destabilizzazione
e la
sovversione
nei paesi
dell'ALBA.
Dopo il
fallimento
della
candidatura
presidenziale
di
Henrique Capriles
Radonsky,
continua con
tecniche di
operazione
psicologica
per nulla
originali,
le stesse
che sono
state
utilizzate
in
precedenza a
Panama,
Nicaragua,
Ecuador e El
Salvador.
E ora viene
alla luce
ciò che
tutti abbiamo già
assunto: la
stretta
collaborazione
tra FH e
l'Ambasciata
degli Stati
Uniti a
Caracas, in
particolare
quella tra
Giacaman con il
funzionario
- nato in Venezuela,
educato
negli USA e
cittadino di
quel paese - Héctor
Tavera. La
prima
ha
detto al
diplomatico
che
"analizzando
lo scenario
le
possibilità
di vittoria
sono scarse
e in stato
di molto
basso interesse,
ma non
sprecabili guardando
al
2018".
Nel suo
contatto con
Tavera,
Giacaman
cerca il suo
aiuto per
forzare
l'impostazione
di un solido
ordine del
giorno ai
candidati
della Tavola
dell'Unità, al
fine di
ottenere (il
16 dicembre
per
l'elezione
dei
governatori)
migliori
risultati di
quelli del 7
ottobre.
La direttrice
di FH gli ha
confermato che
il problema
principale
sta nella mancanza
di
coordinamento
tra gli
interessi
politici
delle varie
forze, che
antepongono
gli
interessi
particolari dei
gruppi
e talvolta
quelli personali.
"Non vi è,
di fatto, un'unica
campagna"
lamenta "la MUD ha
bisogno di
avere un nucleo
di strumenti
politici
unici per
tutti i
candidati"
La mia
principale
preoccupazione,
dice Giacaman, è
che già
ci sono nei
media questioni
sensibili,
difficile da
schivare.
Avviene con
Pablo Pérez
nello stato
di Zulia,
con Salas
Feo per
situazioni
simili e
sta per
venire
quello di Capriles:
"Magari
non
esploda".
Ribadisce
che la
situazione è
molto più
complicata
di quanto
sembri e
mette in
evidenza che i
problemi tra
i principali
leader
dell'opposizione
sono più
grandi di
quelli con
il chavismo, e
chiede il
sostegno e
la pressione
dell'ambasciata
per ottenere
un'
uscita.
Giacaman é
rimasta
"sconcertata"
dall'animosità di Pablo Perez
verso Capriles,
sequela dell'
"errore
delle
primarie".
Secondo l'ancora
governatore
di Zulia, il
solo
interesse a
candidarsi
come
governatore
di Miranda "è
quello di
ottenere
la gestione
dei fondi
statali per
finanziare
Primero Justicia
In primo
luogo,
perché
nessuno nel
resto delle
forze di
opposizione
vogliono
sapere di Capriles e
del suo
partito".
Chi è Tavera
Dopo
aver operato
nella
sezione
consolare
dell'Ambasciata
degli Stati
Uniti in
Argentina,
nel 2001, un
anno dopo,
durante la
sua
permanenza
presso
l'ambasciata
degli Stati
Uniti a
Lima, Tavera
ha servito
come
collegamento con
i funzionari
del governo
peruviano
per
coordinare
il sostegno
dell'amministrazione
USA ai noti
piani di
contro-insurrezione,
comprese le
azioni
repressive e genocide
contro i
principali
gruppi di
sinistra in
questo
paese.
Più tardi,
nel 2007,
durante il suo
lavoro
presso
l'Ambasciata
degli Stati
Uniti in
Iraq, è
stato
coinvolto,
direttamente,
nello
sviluppo dei
piani di
sovversione
e
destabilizzazione
nella
regione,
guidati dal
centrale d'intelligence
(CIA).
Con queste
premesse non
sembra per nulla strano
concludere
che dietro
la facciata
di un
esperto diplomatico
si
rivela
qualcuno con una
forte
evidenza di legami
diretti con
la CIA.
Ovviamente,
neppure
risulta difficile
immaginare
per chi,
effettivamente,
lavora Giacaman e
la sua
organizzazione Freedom
House.
FH continua
la sua destabilizzazione
"Countries at a Crossroads”
(Paesi a un
bivio) è
l'ultimo
rapporto
annuale di Freedom
House (di fine
settembre)
che analizza
la "governabilità
democratica" in 35 paesi
in tutto il
mondo che
si trovano "in
situazioni
di
gravi scelte
per
determinare
il loro
futuro
politico".
Per mesi
Giacaman é
rimasta in
Venezuela,
alloggiata
nell'Altamira
Suites di
Caracas.
Prima di
entrare nel
team di FH
scriveva i
discorsi
politici per
l'ex
presidente
cileno
Eduardo Frei.
Ora
collabora a
progetti
internazionali
finalizzati
- secondo
l'organismo
- a
rafforzare
la governance
democratica
nella
regione, tra
cui la "Corporación Participa"
del Cile,
dove conduce
un'iniziativa
per creare un
movimento
mondiale di
ONG.
Vista l'imminente
sconfitta di Capriles
del 6
ottobre,
Freedom
House ha
convocato
una riunione [vedi
opposizione]
all'inizio
di ottobre
con lo staff
del Comando
di Campagna
Venezuela,
che é
stata
diretta da
Viviana Giacaman, che
ha impartito
quali
sarebbero
state le azioni
da sviluppare
lo stesso
giorno delle
elezioni;
accordandosi
di
attuare il
Cosiddetto Piano
per Difendere il
Voto
dell'Opposizione.
Lo stesso
trattava di
garantire le
azioni
interne per
giustificare
il piano di
agitazione,
disinformazione
e propaganda
che era
già stato
stabilito
con i media
internazionali,
volte a
presentare
un'immagine
di un
presunto
vantaggio
del
candidato
dell'opposizione
con massicci
invii in twitter verso
l'esterno
"informando",
a
mezzogiorno,
l'andamento
favorevole a Capriles,
che dalle 2 p.m.
avrebbero
cercato di
consolidare
l'opinione su
una tendenza
irreversibile
e quindi
la vittoria
di Henrique Capriles.
Si é anche
istruito
gruppi di
studenti
di destra -
Voto Giovane,
Difendi il
tuo Voto e
Mani Bianche - d'organizzare
"fuochi" di
proteste di
strada per
creare atti
di violenza
e vandalismo
che a loro
avviso
avrebbe
costretto alla
repressione.
Giacaman ha
informato i
sui
"consigliati"
che lei era in
costante
contatto con
l'ambasciata
USA a Caracas
(Tavera in
particolare),
con i suoi
capi a
Washington
(il
Dipartimento
di Stato e
la Casa
Bianca,
ha citato) e
con altre
organizzazioni,
al fine di
garantire
che il
presidente
Barack Obama
ufficializzasse
una
dichiarazione
pubblica
(prevista
per le ore
18:00 del
Venezuela),
secondo la
quale
riconoscesse
la presunta
vittoria di Capriles.
Un passo
preliminare
per
preparare
uno scenario
di
sovversione
e guerra,
tipo Libia o
Siria.
FH e la
"libertà
di stampa"
La relazione
annuale
globale
sulla
libertà di
espressione
diffusa a fine
aprile
da Freedom
House
classifica
il Venezuela
come un
paese senza
una stampa
libera.
"Molti paesi
della
regione
vedono il
Venezuela
come un
modello
del
cambiamento
della
dinamica
sociale ed è
un modello
molto
negativo",
ha detto
Karin Karlekar,
direttrice di Freedom
House per le Americhe.
Ha
aggiunto che
"sta
esportando
nella
regione il suo
modello in
cui ci sono media
che sono
sovvenzionati
dal governo,
per un
maggiore
controllo
dei
contenuti".
Le critiche
di
Freedom
House
sulla
situazione
della
libertà di
stampa e di
espressione
in paesi
come Ecuador
e Venezuela
-
per
contrastare
il potere
della stampa
privata e
l'influenza
degli Stati
Uniti - sono
stati
frequenti da
parte di Viviana Giacaman, un
discorso
coincidente con
le
"relazioni"
di Fundamedios
in Ecuador e
varie ONG venezuelane
o
che operano
nel paese.
Ricorda il
quotidiano
El Telegrafo
dell'Ecuador
che il 28
ottobre
2011, César
Ricaurte,
direttore
di Fundamendios,
ha
partecipato
a Washington
(USA), ad un
evento
organizzato
da FH.
I
partecipanti
hanno
convenuto
nel
sottolineare che
l'America
Latina ha
sperimentato
un netto
deterioramento
in materia
di
libertà di
espressione
in questi
ultimi anni,
per cui ha il
punteggio
più basso a
livello
mondiale.
Casualmente,
questo
declino
coincide con
l'esistenza
di governi
non [Freedom
House
stampa]
supini al
Consenso di Washington.
L'incontro
ha contato
sull'appoggio
di Fundamedios,
Fondazione
per la
Libertà di
Stampa (FLIP), Spazio
Pubblico
Commissione
per la
protezione
dei
Giornalisti
(CPJ - e perché
s'intenda
meglio che le
strategie
sono
comuni per la
regione -
la
partecipazione
di
Giacaman; Ricaurte;
Carlos
Correa,
direttore
della
Fondazione
Spazio
Pubblico del
Venezuela,
Carlos
Lauria
Serra,
coordinatore
Principale
della
Commissione
per la
protezione
dei
Giornalisti
(CPJ)
nelle Americhe, e
Morales
Andrew,
direttore
della
Fondazione
per la
Libertà di
Stampa
(FLIP) della Colombia.
Questa
professoressa
e ricercatrice
presso due
università
del Cile il
24 maggio
2011 (poco
dopo la
realizzazione
della
consultazione
popolare
in Ecuador
in cui gli
ecuadoriani
si sono
pronunci a favore della
creazione di
un consiglio
di
regolamentazione
per la
comunicazione),
a nome di
FH ha dato
l'allarme
esprimendo
la sua
"profonda
preoccupazione
per
l'approvazione
del
referendum
che darà al
presidente
Rafael
Correa
eccessiva
influenza
sui media e
la
magistratura".
Interpretando
il presunto
sentire
degli ecuadoriani
ha
aggiunto:
"Sebbene
tutte le
proposte del
referendum
sono state
approvate,
quella
relativa all'istituzione
di
un'autorità
di
regolamentazione
dei media ha
vinto per
uno stretto
margine, un
segno che
gli
ecuadoriani
riconoscono
la
potenziale
minaccia che
rappresenta
l'interferenza
del
governo in
questo
settore".
Riferimenti
- Vedere Freedom
House si é
opposta alla
consultazione
popolare
in Ecuador,
www.telegrafo.com.ec,
del 14
maggio 2012
-
Vedere
Freedom
House
consigliera
in
guerra
psicologica per
l'opposizione
venezuelana,
di Alvaro Verzi Rangel,
ptodevista.wordpress.com,
24 settembre
2012;
www.primerolonuestro.net,
del 27
settembre
2012, tra
altri media.
- Vedere
L'Aggressione
Permanente,
di Jean Guy
Allard e Eva
Golinger.
-
Vedere
Chavez
ti avvertiamo,
www.aporrea.org,
di Manuel
José Montañez
Lanza, del 6
ottobre
2012.
La frustración de Freedom House y la
CIA con la oposición venezolana
puede alentar otros caminos
Alvaro Verzi
Rangel /
Rebelion
Freedom House, organización no
gubernamental digitada por la
central de inteligencia CIA, hizo un
urgente llamado a la embajada
estadounidense en Caracas, ante la
debacle que se le presenta a una
oposición ganada por la
animadversión entre grupos y
personalidades, de cara a las
elecciones de gobernadores el 16 de
diciembre. El análisis de la
situación política preocupa, sobre
todo porque alienta a quienes buscan
atajos violentos para tomar el poder
y desalojar al chavismo.
Más allá del asesoramiento y
financiación a la oposición, en
estrategias políticas, en
desinformación y en guerra
sicológica, con el único de fin de
derrocar el gobierno constitucional
de Hugo Chávez, la preocupación
mayor radica en la falta de la
mínima unidad y de formas
democráticas dentro de la
autodenominada Mesa de Unidad
Democrática.
A pesar de los fracasos de la
oposición, Freedom House continua
con sus operaciones, parte del
incremento exponencial de
operaciones psicológicas dirigidas
desde Washington contra Venezuela en
particular y América Latina en
general. Su injerencia no es nueva
en Venezuela: Durante el zarpazo a
la democracia venezolana en 2002, la
organización estadounidense admitió:
“trabajábamos con los que buscan
detener la dirección autoritaria del
gobierno de Chávez”.
La oficial principal de programas de
FH para América Latina, Viviana
Giacaman, atiende Venezuela y cumple
la función de asesorar a la
oposición y planificar la
desestabilización y subversión en
los países del ALBA. Tras el fracaso
de la candidatura presidencial de
Henrique Capriles Radonsky, continúa
con técnicas de operación sicológica
nada originales, las mismas que
fueran aplicadas anteriormente en
Panamá, Nicaragua, Ecuador y El
Salvador.
Y ahora sale a la luz lo que ya
todos asumían: la estrecha
colaboración entre FH y la embajada
estadounidense en Caracas, en
especial la que tienen Giacaman y el
funcionario –nacido en Venezuela,
criado en EEUU y ciudadano de ese
país- Héctor Tavera. La primera le
manifestó al diplomático que
“analizando el escenario las
posibilidades de victoria son
escasas y en estados de muy bajo
interés, pero no desperdiciables de
cara al 2018”.
En su contacto con Tavera, Giacaman
busca su ayuda para forzar la
configuración de una agenda sólida a
los candidatos de la Mesa de la
Unidad, con vistas a lograr (el 16
de diciembre en la elección de
gobernadores) mejores resultados que
el 7 de octubre.La directora de FH
le confirma que el problema mayor
radica en la falta de articulación
entre los intereses políticos de las
distintas fuerzas, quienes anteponen
los intereses particulares de las
agrupaciones y a veces los
personales. “No existe, de hecho,
una campaña única”, lamenta, “la MUD
necesita tener un núcleo de menajes
políticos únicos para todos los
candidatos”
Mi principal preocupación, plantea
Giacaman, es que ya están en los
medios temas sensibles, difícil de
esquivar. Sucede con Pablo Pérez en
el Zulia, con Salas Feo por
similares situaciones y está por
venir el de Capriles: “Ojalá no
explote”. Reafirma que la situación
es mucho más complicada que lo que
aparenta y destaca que los problemas
entre los principales dirigentes de
la oposición son más grandes que los
del chavismo, y solicita el apoyo y
la presión de la embajada para
lograr una salida.
A Giacaman le “desconcertó” la
animadversión de Pablo Pérez hacia
Capriles, secuela del “error de las
primarias”. Según el aún gobernador
zuliano, el único interés de éste
para postularse a la gobernación
mirandina “es el de lograr manejar
los fondos del estado para poder
financiar Primero Justicia, pues
nadie dentro del resto de las
fuerzas opositoras quiere saber de
Capriles y su partido”.
Quién es Tavera
Tras reportar en la sección consular
de la embajada norteamericana en
Argentina en el 2001, un año después,
durante su estancia en la embajada
estadounidense en Lima, Tavera
sirvió de enlace con funcionarios
del gobierno peruano para coordinar
el apoyo de la administración
estadounidense a los conocidos
planes contrainsurgentes, incluyendo
acciones represivas y genocidas
contra los principales grupos de
izquierda de dicho país.
Posteriormente, en el 2007, durante
su labor en la embajada de EEUU en
Iraq, estuvo involucrado de forma
directa en el desarrollo de los
planes de subversión y
desestabilización en la región,
dirigidos por la central
estadounidense de inteligencia CIA.
Con estos antecedentes no pareciera
nada extraño llegar a la conclusión
de que tras la fachada de un
experimentado funcionario
diplomático se revela alguien con
fuertes evidencias de vínculos
directos con la CIA. Obviamente,
tampoco resulta dificil inmaginar
para quién, en realidad, trabaja
Giacaman y su organización Freedom
House.
FH siguió su desestabilización
Countries at a Crossroads” (Países
en una encrucijada) es el reciente
informe anual de Freedom House (finales
de septiembre) que analiza la
“gobernabilidad democrática” en 35
países de todo el mundo que se
hallan “en situaciones de
encrucijadas serias para determinar
su futuro político”.
Durante meses Giacaman permaneció en
territorio venezolano, alojada en
Altamira Suites de Caracas. Antes de
incorporarse al equipo de FH
escribía los discursos políticos
para el ex presidente chileno
Eduardo Frei. Ahora colabora en
proyectos internacionales
encaminados –según el organismo- a
fortalecer la gobernabilidad
democrática en la región, entre
ellos, con la “Corporación Participa”
de Chile, en donde lidera una
iniciativa para crear un movimiento
mundial de ONGs.
Vista la inminente derrota de
Capriles el 6 de octubre, Freedom
House convocó una reunión en los [ven
oposicion] primeros días de octubre
con la plana mayor del Comando de
Campaña Venezuela, la que fue
dirigida Viviana Giacaman, quien
instruyó lo que serían las acciones
a desarrollar el mismo día de las
elecciones; acordándose poner en
práctica el denominado Plan para
Defender el Voto de la Oposición.
El mismo trataba de garantizar
acciones internas que justificaran
el plan de agitación, desinformación
y propaganda que ya había sido
establecido con los medios
internacionales, dirigida a
presentar una imagen de una supuesta
ventaja del candidato opositor con
envíos masivos de twitter hacia el
exterior “informando” al mediodía la
tendencia favorable a Capriles, que
a partir de las dos de la tarde
tratarían de consolidar una matriz
de opinión sobre una tendencia
irreversible y luego la victoria de
Henrique Capriles Radonski.
También se instruyó a grupos de
estudiantes derechistas -Voto Joven,
Defiende tu Voto y Manos Blancas- a
organizar “focos” de protestas en
las calles para crear actos de
violencia y vandalismo que según
ellos, obligarían a ejercer la
represión .
Giacaman informó a sus “asesorados”
que ella estaba en contacto
permanente con la embajada
norteamericna en Caracas (en
especial con Tavera), con sus jefes
en Washington (el Departamento de
Estado y la Casa Blanca, citó), así
como con otras organizaciones, con
el objeto de garantizar que el
presidente Barack Obama oficializara
una Declaración Pública (prevista
para las 18:00 horas de Venezuela),
según la cual reconocería la
supuesta victoria de Capriles. Un
paso previo para preparar un
escenario de subversión y guerra,
tipo Libia o Siria.
FH y la “libertad de prensa”
El reporte global anual sobre
libertad de expresión difundido a
finales de abril por Freedom House
ubica a Venezuela como un país sin
prensa libre. “Muchos países de la
región ven a Venezuela como un
modelo sobre el cambio de la
dinámica social y es un modelo muy
negativo”, explicó Karin Karlekar,
directora de Freedom House a cargo
de las Américas. Agregó que “está
exportando en la región su modelo en
el que hay medios subsidiados por el
gobierno, para un mayor control del
contenido”.
Las críticas de Freedom House sobre
la situación de la libertad de
prensa y de expresión en países como
Ecuador y Venezuela -por oponerse al
poder de la prensa privada y a la
influencia de los EE.UU- han sido
frecuentes por parte de Viviana
Giacaman, un discurso coincidente
con los “reportes ” de Fundamedios
en Ecuador y varias ONGs venezolanas
o que operan en el país.
Recuerda el diario El Telégrafo de
Ecuador que el 28 de octubre del
2011, César Ricaurte, director de
Fundamendios, participó en
Washington (EE.UU.) en un evento
organizado por FH. Los asistentes
coincidieron en destacar que América
Latina ha experimentado un fuerte
deterioro en materia de libertad de
expresión en los últimos años, por
lo que tiene la puntuación más baja
a nivel mundial. Casualmente, ese
deterioro coincide también con la
existencia de gobiernos no a [freedom
house prensa] dscritos al Consenso
de Washington.
El encuentro contó con el apoyo de
Fundamedios, Fundación para la
Libertad de Prensa (FLIP), Espacio
Público y Comisión para la
Protección de los Periodistas (CPJ y
–para que se entienda mejor que las
estrategias son comunes para la
región- la participación de Giacaman;
Ricaurte; Carlos Correa, director de
la fundación Espacio Público de
Venezuela; Carlos Lauria Serra,
coordinador Principal de la Comisión
para la Protección de los
Periodistas (CPJ) en las Américas; y
Andrés Morales, director de la
Fundación para la Libertad de Prensa
(FLIP) de Colombia.
Esta profesora e investigadora de
dos universidades de Chile, el 24 de
mayo del 2011 (poco después de la
realización de la consulta popular
en el Ecuador en la que se
pronunciaron los ecuatorianos a
favor de crear un consejo de
regulación para la comunicación), a
nombre de FH dio la voz de alarma
manifestando su “profunda
preocupación por la aprobación del
referéndum que le dará al presidente
Rafael Correa influencia excesiva
sobre los medios de comunicación y
el poder Judicial”.
Interpretando el supuesto sentir de
los ecuatorianos acotó: “Si bien
todas las propuestas del referéndum
fueron aprobadas, la relativa a la
creación de un ente regulador de
medios ganó por un estrecho margen,
señal de que los ecuatorianos
reconocen la potencial amenaza que
representa la interferencia del
gobierno en este sector”.
Referencias
- Ver Freedom House se opuso a la
consulta popular en Ecuador,
www.telegrafo.com.ec, del 14 de mayo
de 2012
- Ver Freedom House asesora en
guerra psicológica a la oposición
venezolana, por Álvaro Verzi Rangel,
ptodevista.wordpress.com, 24 de
septiembre de 2012;
www.primerolonuestro.net, del 27 de
septiembre de 2012, entre otros
medios.
–Ver La Agresión Permanente, de Jean
Guy Allard y Eva Golinger.
- Ver Chávez te prevenimos,
www.aporrea.org, por Manuel José
Montañez Lanza, del 6 de octubre de
2012.
* Álvaro Verzi Rangel es
Investigador del Observatorio en
Comunicación y Democracia
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