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Il traduttore si scusa per gli errori

 

 

 

La frustrazione di Freedom House e della

 

CIA con l'opposizione venezuelana può

 

incoraggiare altre strade

 

 

14.12.2012 - Alvaro Verzi Rangel / Rebelion http://www.contrainjerencia.com/

Alvaro Verzi Rangel è Ricercatore dell' Osservatorio in Comunicazione e Democrazia

 

 

Freedom House, organizzazione non governativa diretta dalla centrale d'intelligence CIA ha fatto un appello urgente all'ambasciata USA a Caracas, di fronte alla debacle che si presenta ad una opposizione vinta dall'animosità tra i gruppi e le personalità, in vista delle elezioni dei governatori il 16 dicembre. L'analisi della situazione politica preoccupa, soprattutto perché incoraggia coloro che cercano scorciatoie violente per prendere il potere e spodestare il chavismo.

Al di là dei consigli e finanziamento all'opposizione, in strategie politiche, in disinformazione e guerra psicologica, con il solo scopo di rovesciare il governo costituzionale di Hugo Chavez, la preoccupazione principale è la mancanza di una minima unità e di forme democratiche all'interno della sedicente Tavola d'Unità Democratica.

Nonostante i fallimenti dell'opposizione, Freedom House continua la sua attività, parte dell'aumento esponenziale di operazioni psicologiche dirette da Washington contro il Venezuela, in particolare, e America Latina in generale. La sua interferenza non è nuova in Venezuela: durante il golpe alla democrazia venezuelana, nel 2002, l'organizzazione statunitense ha ammesso: "abbiamo lavorato con coloro che cercano di fermare la direzione autoritaria del governo di Chavez".

La
principale funzionaria dei programmi per l'America Latin, Viviana Giacaman, si occupa del Venezuela e svolge la funzione di consigliare l'opposizione e pianificare la destabilizzazione e la sovversione nei paesi dell'ALBA. Dopo il fallimento della candidatura presidenziale di
Henrique Capriles
Radonsky, continua con tecniche di operazione psicologica per nulla originali, le stesse che sono state utilizzate in precedenza a Panama, Nicaragua, Ecuador e El Salvador.

E ora viene alla luce ciò che tutti abbiamo già assunto: la stretta collaborazione tra FH e l'Ambasciata degli Stati Uniti a Caracas, in particolare quella tra Giacaman con il funzionario - nato in Venezuela, educato negli USA e cittadino di quel paese - Héctor Tavera. La prima ha detto al diplomatico che "analizzando lo scenario le possibilità di vittoria sono scarse e in stato di molto basso interesse, ma non sprecabili guardando al 2018".

Nel suo contatto con Tavera, Giacaman cerca il suo aiuto per forzare l'impostazione di un solido ordine del giorno ai candidati della Tavola dell'Unità, al fine di ottenere (il 16 dicembre per l'elezione dei governatori) migliori risultati di quelli del 7 ottobre. La direttrice di FH gli ha confermato che il problema principale sta nella mancanza di coordinamento tra gli interessi politici delle varie forze, che antepongono gli interessi particolari dei gruppi e talvolta quelli personali. "Non vi è, di fatto, un'unica campagna" lamenta "la MUD ha bisogno di avere un  nucleo di strumenti politici unici per tutti i candidati"

La mia principale preoccupazione, dice Giacaman, è che già ci sono nei media questioni sensibili, difficile da schivare. Avviene con Pablo Pérez nello stato di Zulia, con Salas Feo per situazioni simili e sta per venire quello di Capriles: "Magari non esploda". Ribadisce che la situazione è molto più complicata di quanto sembri e mette in evidenza che i problemi tra i principali leader dell'opposizione sono più grandi di quelli con il chavismo, e chiede il sostegno e la pressione dell'ambasciata per ottenere un' uscita.

Giacaman é rimasta "sconcertata" dall'animosità di Pablo Perez verso Capriles, sequela dell' "errore delle primarie". Secondo l'ancora governatore di Zulia, il solo interesse a candidarsi come governatore di Miranda "è quello di ottenere la gestione dei fondi statali per finanziare Primero Justicia In primo luogo, perché nessuno nel resto delle forze di opposizione vogliono sapere di Capriles e del suo partito".
 


Chi è Tavera
 


Dopo aver operato nella sezione consolare dell'Ambasciata degli Stati Uniti in Argentina, nel 2001, un anno dopo, durante la sua permanenza presso l'ambasciata degli Stati Uniti a Lima, Tavera ha servito come collegamento con i funzionari del governo peruviano per coordinare il sostegno dell'amministrazione USA ai noti piani di contro-insurrezione, comprese le azioni repressive e genocide contro i principali gruppi di sinistra in questo paese.

Più tardi, nel 2007, durante il suo lavoro presso l'Ambasciata degli Stati Uniti in Iraq, è stato coinvolto, direttamente, nello sviluppo dei piani di sovversione e destabilizzazione nella regione, guidati dal centrale d'intelligence (CIA).

Con queste premesse non sembra per nulla strano concludere che dietro la facciata di un esperto diplomatico si rivela qualcuno con una forte evidenza di legami diretti con la CIA. Ovviamente, neppure risulta difficile immaginare per chi, effettivamente, lavora Giacaman e la sua organizzazione Freedom House.
 


FH continua la sua destabilizzazione
 


"Countries at a Crossroads” (Paesi a un bivio) è l'ultimo rapporto annuale di Freedom House (di fine settembre) che analizza la "governabilità democratica" in 35 paesi in tutto il mondo che si trovano "in situazioni di gravi scelte per determinare il loro futuro politico".

Per mesi Giacaman é rimasta in Venezuela, alloggiata nell'Altamira Suites di Caracas. Prima di entrare nel team di FH scriveva i discorsi politici per l'ex presidente cileno Eduardo Frei. Ora collabora a progetti internazionali finalizzati - secondo l'organismo - a rafforzare la governance democratica nella regione, tra cui la "
Corporación Participa" del Cile, dove conduce un'iniziativa per creare un movimento mondiale di ONG.

Vista l'imminente sconfitta di Capriles del 6 ottobre, Freedom House ha convocato una riunione [vedi opposizione] all'inizio di ottobre con lo staff del Comando di Campagna Venezuela, che  é stata diretta da  Viviana Giacaman, che ha impartito quali sarebbero state le azioni da sviluppare lo stesso giorno delle elezioni; accordandosi di attuare il Cosiddetto Piano per Difendere il Voto dell'Opposizione.

Lo stesso trattava di garantire le azioni interne per giustificare il piano di agitazione, disinformazione e propaganda che era già stato stabilito con i media internazionali, volte a presentare un'immagine di un presunto vantaggio del candidato dell'opposizione con massicci invii in twitter verso l'esterno "informando", a mezzogiorno, l'andamento favorevole a Capriles, che dalle 2 p.m. avrebbero cercato di consolidare l'opinione su una tendenza irreversibile e quindi la vittoria di Henrique Capriles.

Si é anche istruito gruppi di studenti  di destra - Voto Giovane, Difendi il tuo Voto e Mani Bianche - d'organizzare "fuochi" di proteste di strada per creare atti di violenza e vandalismo che a loro avviso avrebbe costretto alla repressione.

Giacaman ha informato i sui "consigliati" che lei era in costante contatto con l'ambasciata USA a Caracas (Tavera in particolare), con i suoi capi a Washington (il Dipartimento di Stato e la Casa Bianca, ha citato) e con altre organizzazioni, al fine di garantire che il presidente Barack Obama ufficializzasse una dichiarazione pubblica (prevista per le ore 18:00 del Venezuela), secondo la quale riconoscesse la presunta vittoria di Capriles. Un passo preliminare per preparare uno scenario di sovversione e guerra, tipo Libia o Siria.
 


FH e la "libertà di stampa"
 


La relazione annuale globale sulla libertà di espressione diffusa a fine aprile da Freedom House classifica il Venezuela come un paese senza una stampa libera. "Molti paesi della regione vedono il Venezuela come un modello del cambiamento della dinamica sociale ed è un modello molto negativo", ha detto Karin Karlekar, direttrice di Freedom House per le Americhe. Ha aggiunto che "sta esportando nella regione il suo modello in cui ci sono media che sono sovvenzionati dal governo, per un maggiore controllo dei contenuti".

Le critiche di Freedom House sulla situazione della libertà di stampa e di espressione in paesi come Ecuador e Venezuela - per contrastare il potere della stampa privata e l'influenza degli Stati Uniti - sono stati frequenti da parte di Viviana Giacaman, un discorso coincidente con le "relazioni" di Fundamedios in Ecuador e varie ONG venezuelane o che operano nel paese.

Ricorda il quotidiano El Telegrafo dell'Ecuador che il 28 ottobre 2011, César Ricaurte, direttore di Fundamendios, ha partecipato a Washington (USA), ad un evento organizzato da FH. I partecipanti hanno convenuto nel sottolineare che l'America Latina ha sperimentato un netto deterioramento in materia di libertà di espressione in questi ultimi anni, per cui ha il punteggio più basso a livello mondiale. Casualmente, questo declino coincide con l'esistenza di governi non  [Freedom House stampa] supini al Consenso di Washington.

L'incontro ha contato sull'appoggio di Fundamedios, Fondazione per la Libertà di Stampa (FLIP),  Spazio Pubblico Commissione per la protezione dei Giornalisti (CPJ - e perché s'intenda meglio che le strategie sono comuni per la regione -  la partecipazione di Giacaman; Ricaurte; Carlos Correa, direttore della Fondazione Spazio Pubblico del Venezuela, Carlos Lauria Serra, coordinatore Principale della Commissione per la protezione dei Giornalisti (CPJ) nelle Americhe, e Morales Andrew, direttore della Fondazione per la Libertà di Stampa (FLIP) della Colombia.

Questa professoressa e ricercatrice presso due università del Cile il 24 maggio 2011 (poco dopo la realizzazione della consultazione popolare in Ecuador in cui gli ecuadoriani si sono pronunci a favore della creazione di un consiglio di regolamentazione per la comunicazione), a nome di FH ha dato l'allarme esprimendo la sua "profonda preoccupazione per l'approvazione del referendum che darà al presidente Rafael Correa eccessiva influenza sui media e la magistratura".

Interpretando il presunto sentire degli ecuadoriani ha aggiunto: "Sebbene tutte le proposte del referendum sono state approvate, quella relativa all'istituzione di un'autorità di regolamentazione dei media ha vinto per uno stretto margine, un segno che gli ecuadoriani riconoscono la potenziale minaccia che rappresenta l'interferenza del governo in questo settore".
 


Riferimenti

- Vedere Freedom House si é opposta alla consultazione popolare in Ecuador, www.telegrafo.com.ec, del 14 maggio 2012
- Vedere  Freedom House consigliera in guerra psicologica per l'opposizione venezuelana, di Alvaro  Verzi Rangel, ptodevista.wordpress.com, 24 settembre 2012; www.primerolonuestro.net, del 27 settembre 2012, tra altri media.
- Vedere L'Aggressione Permanente, di Jean Guy Allard e Eva Golinger.
- Vedere  Chavez ti avvertiamo, www.aporrea.org, di Manuel José Montañez Lanza, del 6 ottobre 2012.

 

 

La frustración de Freedom House y la CIA con la oposición venezolana puede alentar otros caminos

Alvaro Verzi Rangel / Rebelion

 

Freedom House, organización no gubernamental digitada por la central de inteligencia CIA, hizo un urgente llamado a la embajada estadounidense en Caracas, ante la debacle que se le presenta a una oposición ganada por la animadversión entre grupos y personalidades, de cara a las elecciones de gobernadores el 16 de diciembre. El análisis de la situación política preocupa, sobre todo porque alienta a quienes buscan atajos violentos para tomar el poder y desalojar al chavismo.
Más allá del asesoramiento y financiación a la oposición, en estrategias políticas, en desinformación y en guerra sicológica, con el único de fin de derrocar el gobierno constitucional de Hugo Chávez, la preocupación mayor radica en la falta de la mínima unidad y de formas democráticas dentro de la autodenominada Mesa de Unidad Democrática.
A pesar de los fracasos de la oposición, Freedom House continua con sus operaciones, parte del incremento exponencial de operaciones psicológicas dirigidas desde Washington contra Venezuela en particular y América Latina en general. Su injerencia no es nueva en Venezuela: Durante el zarpazo a la democracia venezolana en 2002, la organización estadounidense admitió: “trabajábamos con los que buscan detener la dirección autoritaria del gobierno de Chávez”.
La oficial principal de programas de FH para América Latina, Viviana Giacaman, atiende Venezuela y cumple la función de asesorar a la oposición y planificar la desestabilización y subversión en los países del ALBA. Tras el fracaso de la candidatura presidencial de Henrique Capriles Radonsky, continúa con técnicas de operación sicológica nada originales, las mismas que fueran aplicadas anteriormente en Panamá, Nicaragua, Ecuador y El Salvador.
Y ahora sale a la luz lo que ya todos asumían: la estrecha colaboración entre FH y la embajada estadounidense en Caracas, en especial la que tienen Giacaman y el funcionario –nacido en Venezuela, criado en EEUU y ciudadano de ese país- Héctor Tavera. La primera le manifestó al diplomático que “analizando el escenario las posibilidades de victoria son escasas y en estados de muy bajo interés, pero no desperdiciables de cara al 2018”.
En su contacto con Tavera, Giacaman busca su ayuda para forzar la configuración de una agenda sólida a los candidatos de la Mesa de la Unidad, con vistas a lograr (el 16 de diciembre en la elección de gobernadores) mejores resultados que el 7 de octubre.La directora de FH le confirma que el problema mayor radica en la falta de articulación entre los intereses políticos de las distintas fuerzas, quienes anteponen los intereses particulares de las agrupaciones y a veces los personales. “No existe, de hecho, una campaña única”, lamenta, “la MUD necesita tener un núcleo de menajes políticos únicos para todos los candidatos”
Mi principal preocupación, plantea Giacaman, es que ya están en los medios temas sensibles, difícil de esquivar. Sucede con Pablo Pérez en el Zulia, con Salas Feo por similares situaciones y está por venir el de Capriles: “Ojalá no explote”. Reafirma que la situación es mucho más complicada que lo que aparenta y destaca que los problemas entre los principales dirigentes de la oposición son más grandes que los del chavismo, y solicita el apoyo y la presión de la embajada para lograr una salida.
A Giacaman le “desconcertó” la animadversión de Pablo Pérez hacia Capriles, secuela del “error de las primarias”. Según el aún gobernador zuliano, el único interés de éste para postularse a la gobernación mirandina “es el de lograr manejar los fondos del estado para poder financiar Primero Justicia, pues nadie dentro del resto de las fuerzas opositoras quiere saber de Capriles y su partido”.

Quién es Tavera

Tras reportar en la sección consular de la embajada norteamericana en Argentina en el 2001, un año después, durante su estancia en la embajada estadounidense en Lima, Tavera sirvió de enlace con funcionarios del gobierno peruano para coordinar el apoyo de la administración estadounidense a los conocidos planes contrainsurgentes, incluyendo acciones represivas y genocidas contra los principales grupos de izquierda de dicho país.
Posteriormente, en el 2007, durante su labor en la embajada de EEUU en Iraq, estuvo involucrado de forma directa en el desarrollo de los planes de subversión y desestabilización en la región, dirigidos por la central estadounidense de inteligencia CIA.
Con estos antecedentes no pareciera nada extraño llegar a la conclusión de que tras la fachada de un experimentado funcionario diplomático se revela alguien con fuertes evidencias de vínculos directos con la CIA. Obviamente, tampoco resulta dificil inmaginar para quién, en realidad, trabaja Giacaman y su organización Freedom House.

FH siguió su desestabilización

Countries at a Crossroads” (Países en una encrucijada) es el reciente informe anual de Freedom House (finales de septiembre) que analiza la “gobernabilidad democrática” en 35 países de todo el mundo que se hallan “en situaciones de encrucijadas serias para determinar su futuro político”.
Durante meses Giacaman permaneció en territorio venezolano, alojada en Altamira Suites de Caracas. Antes de incorporarse al equipo de FH escribía los discursos políticos para el ex presidente chileno Eduardo Frei. Ahora colabora en proyectos internacionales encaminados –según el organismo- a fortalecer la gobernabilidad democrática en la región, entre ellos, con la “Corporación Participa” de Chile, en donde lidera una iniciativa para crear un movimiento mundial de ONGs.
Vista la inminente derrota de Capriles el 6 de octubre, Freedom House convocó una reunión en los [ven oposicion] primeros días de octubre con la plana mayor del Comando de Campaña Venezuela, la que fue dirigida Viviana Giacaman, quien instruyó lo que serían las acciones a desarrollar el mismo día de las elecciones; acordándose poner en práctica el denominado Plan para Defender el Voto de la Oposición.
El mismo trataba de garantizar acciones internas que justificaran el plan de agitación, desinformación y propaganda que ya había sido establecido con los medios internacionales, dirigida a presentar una imagen de una supuesta ventaja del candidato opositor con envíos masivos de twitter hacia el exterior “informando” al mediodía la tendencia favorable a Capriles, que a partir de las dos de la tarde tratarían de consolidar una matriz de opinión sobre una tendencia irreversible y luego la victoria de Henrique Capriles Radonski.
También se instruyó a grupos de estudiantes derechistas -Voto Joven, Defiende tu Voto y Manos Blancas- a organizar “focos” de protestas en las calles para crear actos de violencia y vandalismo que según ellos, obligarían a ejercer la represión .
Giacaman informó a sus “asesorados” que ella estaba en contacto permanente con la embajada norteamericna en Caracas (en especial con Tavera), con sus jefes en Washington (el Departamento de Estado y la Casa Blanca, citó), así como con otras organizaciones, con el objeto de garantizar que el presidente Barack Obama oficializara una Declaración Pública (prevista para las 18:00 horas de Venezuela), según la cual reconocería la supuesta victoria de Capriles. Un paso previo para preparar un escenario de subversión y guerra, tipo Libia o Siria.

FH y la “libertad de prensa”

El reporte global anual sobre libertad de expresión difundido a finales de abril por Freedom House ubica a Venezuela como un país sin prensa libre. “Muchos países de la región ven a Venezuela como un modelo sobre el cambio de la dinámica social y es un modelo muy negativo”, explicó Karin Karlekar, directora de Freedom House a cargo de las Américas. Agregó que “está exportando en la región su modelo en el que hay medios subsidiados por el gobierno, para un mayor control del contenido”.
Las críticas de Freedom House sobre la situación de la libertad de prensa y de expresión en países como Ecuador y Venezuela -por oponerse al poder de la prensa privada y a la influencia de los EE.UU- han sido frecuentes por parte de Viviana Giacaman, un discurso coincidente con los “reportes ” de Fundamedios en Ecuador y varias ONGs venezolanas o que operan en el país.
Recuerda el diario El Telégrafo de Ecuador que el 28 de octubre del 2011, César Ricaurte, director de Fundamendios, participó en Washington (EE.UU.) en un evento organizado por FH. Los asistentes coincidieron en destacar que América Latina ha experimentado un fuerte deterioro en materia de libertad de expresión en los últimos años, por lo que tiene la puntuación más baja a nivel mundial. Casualmente, ese deterioro coincide también con la existencia de gobiernos no a [freedom house prensa] dscritos al Consenso de Washington.
El encuentro contó con el apoyo de Fundamedios, Fundación para la Libertad de Prensa (FLIP), Espacio Público y Comisión para la Protección de los Periodistas (CPJ y –para que se entienda mejor que las estrategias son comunes para la región- la participación de Giacaman; Ricaurte; Carlos Correa, director de la fundación Espacio Público de Venezuela; Carlos Lauria Serra, coordinador Principal de la Comisión para la Protección de los Periodistas (CPJ) en las Américas; y Andrés Morales, director de la Fundación para la Libertad de Prensa (FLIP) de Colombia.
Esta profesora e investigadora de dos universidades de Chile, el 24 de mayo del 2011 (poco después de la realización de la consulta popular en el Ecuador en la que se pronunciaron los ecuatorianos a favor de crear un consejo de regulación para la comunicación), a nombre de FH dio la voz de alarma manifestando su “profunda preocupación por la aprobación del referéndum que le dará al presidente Rafael Correa influencia excesiva sobre los medios de comunicación y el poder Judicial”.
Interpretando el supuesto sentir de los ecuatorianos acotó: “Si bien todas las propuestas del referéndum fueron aprobadas, la relativa a la creación de un ente regulador de medios ganó por un estrecho margen, señal de que los ecuatorianos reconocen la potencial amenaza que representa la interferencia del gobierno en este sector”.

Referencias

- Ver Freedom House se opuso a la consulta popular en Ecuador, www.telegrafo.com.ec, del 14 de mayo de 2012
- Ver Freedom House asesora en guerra psicológica a la oposición venezolana, por Álvaro Verzi Rangel, ptodevista.wordpress.com, 24 de septiembre de 2012; www.primerolonuestro.net, del 27 de septiembre de 2012, entre otros medios.
–Ver La Agresión Permanente, de Jean Guy Allard y Eva Golinger.
- Ver Chávez te prevenimos, www.aporrea.org, por Manuel José Montañez Lanza, del 6 de octubre de 2012.

* Álvaro Verzi Rangel es Investigador del Observatorio en Comunicación y Democracia