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9.02.12 - Emir Sader www.resistenze.org - da www.cartamaior.com.br
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Quando Fidel e i suoi compagni presero il potere ed il governo degli USA ampliò le sue articolazioni nel tentativo di abbattere il nuovo potere, l'alta borghesia cubana e una parte della classe medio-alta si rifugiarono a Miami. Bastava aspettare che il governo ribelle capitolasse davanti alle pressioni degli USA e fosse irrimediabilmente sconfitto. Dopotutto, nessun governo latinoamericano ribelle è mai riuscito a sopravvivere. Qualche anno prima Getulio Vargas si suicidò e Perón abbandonò il governo. I due governi del Guatemala che osarono mettere in pratica una riforma agraria contro la United Fruits - che oggi si chiama Chiquita - hanno sofferto un violento colpo militare.
Come avrebbe potuto un governo cubano ribelle in piena guerra fredda, a 110 chilometri dall'impero, riuscire a sopravvivere? Cuba era il modello di "Patio Trasero" degli USA. Era lì che la borghesia cubana passava le sue vacanze, come se fosse in una sua colonia. Era lì che i registi di Hollywood incontravano gli scenari per i loro melensi film sentimentali. Era lì che un aristocratico cubano aveva importato Esther Williams per inaugurare la sua casa nel centro de La Habana, immergendosi in una piscina piena di Champagne. Era a Cuba che i milionari nordamericani sbarcavano dai loro yacht direttamente agli hotel con i casinò, o nelle loro case, senza nemmeno passare per la dogana. Era lì che i marinai nordamericani si ubriacavano ed offendevano i cubani in tutte le forme possibili. Era in direzione di Cuba che la Pan American Airlines inaugurò i suoi voli internazionali. Era proprio lì che le fabbriche di auto nordamericane provavano i loro nuovi modelli, un anno prima che cominciassero a produrli negli USA. Fu sempre a Cuba che la mafia internazionale realizzò il suo congresso mondiale, alla fine della seconda guerra mondiale, per ripartirsi i suoi mercati internazionali, evento per il quale contrattarono il giovane cantante Frank Sinatra per animare le loro feste. In sintesi, Cuba era un protettorato nordamericano.
Coloro che abbandonarono il paese lasciarono le loro casse intatte, chiusero le porte. Presero il denaro che ancora avevano conservato e se ne andarono ad aspettare a Miami che il nuovo governo fosse abbattuto e potessero quindi tornare normalmente alle loro vite.
C'è un quartiere a Miami chiamato Pequeña Habana, dal quale i nostalgici passano il tempo guardando verso il sud, ogni volta con sempre meno speranza di poter rientrare in una isola che non possono più riconoscere, a seguito delle radicali trasformazioni che ha sofferto. Parteciparono ai tentativi eversivi, tra i quali il più conosciuto, l'invasione della Baia dei Porci [Playa Girón] che durò 72 ore, nonostante vedesse il protagonismo diretto degli USA, presidiato in quel periodo da John F. Kennedy. Gli USA dovettero inviare alimenti per i bambini per poter recuperare i prigionieri, attraverso uno scambio umanitario.
Cuba ha cambiato il suo destino con la Rivoluzione, riuscendo ad avere i migliori indici sociali del continente, nonostante fosse un piccolo paese, povero, accanto agli USA, che mantiene il più lungo blocco che la storia abbia mai conosciuto - più di 50 anni - nel tentativo di schiacciare l'isola.
Durante un certo periodo, Cuba ha potuto sostenersi nella integrazione dei piani di sviluppo dei paesi socialisti, diretti dall'URSS, che forniva petrolio e armamenti, oltre che mercati per i suoi prodotti di esportazione. La fine dell'URSS e del campo socialista apparve, per alcuni, come la fine di Cuba.
Dopo la caduta successiva dei paesi dell'Est europeo, la stampa occidentale si concentrò su Cuba, si stabilì nell'Hotel Havana Libre, rimase lì bevendo mojitos e daiquiris, aspettando di essere testimoni della auspicata caduta del regime cubano.
Tra loro si trovava Pedro Bial e il personale della Globo [del Brasile].
Da allora sono passati 23 anni [53 dalla rivoluzione] ed il governo cubano è ancora in piedi. Dal 1959, 10 presidenti sono già passati per la Casa Bianca e hanno dovuto convivere con la Rivoluzione Cubana, quella stessa rivoluzione per la quale tutti loro prevedevano la fine. Cuba ha dovuto rifarsi per sopravvivere senza contare sui piani collettivi dei paesi socialisti. Cuba ha dovuto fare uno sforzo immenso, senza tagliare i diritti sociali del suo popolo, senza eliminare letti negli ospedali, né aule nelle scuole, contrariamente a quanto fece l'URSS di Gorbachov che introdusse pacchetti di riforme e terminò accelerando la fine dello stato sovietico.
Questa è la Cuba che Dilma troverà. In pieno processo di rivitalizzazione di una economia che ha bisogno di adattare le sue necessità alle condizioni del mondo contemporaneo. Nel mezzo della intensificazione del suo commercio con Venezuela, Bolivia, Ecuador - attraverso l'ALBA - così come con la Cina ed il Brasile, tra gli altri. Ha però bisogno di dare un nuovo salto economico per il quale sono necessari maggiori investimenti.
Ha inoltre bisogno di aumentare la propria produttività, per la quale è necessario incentivare il lavoro, in accordo con le formulazioni di Marx ne La Critica del Programma di Gotha, per il quale i postulati del Socialismo sono "a ognuno secondo il proprio lavoro", al fine di generare le condizioni per il Comunismo, nel quale la generosità permetterà di realizzare il principio: "a ciascuno secondo la propria necessità".
Cuba ricerca nuove strade, senza rinunciare al suo profondo impegno per i diritti sociali per tutta la sua popolazione, la sovranità nazionale e la solidarietà internazionale. Cuba continua sviluppando le sue politiche solidali, che hanno permesso la fine dell'analfabetismo in Venezuela, in Bolivia e nell'avanzamento decisivo in tale direzione di paesi come Ecuador e Nicaragua.
Cuba mantiene, da più di dieci anni, la ELAM (la Escuela Latinoamericana de Medicina), che ha già formato nella migliore medicina sociale del mondo, gratuitamente, migliaia di giovani oriundi delle comunità più svantaggiate, incluse quelle degli USA. Cuba promuove "l'Operazione Miracolo", che ha già ottenuto il risultato di recuperare pienamente la vista di oltre 3 mila latinoamericani.
Cuba è una società umanista, che privilegia l'attenzione dei bisogni dei suoi cittadini e di tutti i paesi del mondo che la necessitano. Un paese che cerca di combinare i meccanismi dei suoi piani centralizzati con gli incentivi delle iniziative individuali e l'attrazione degli investimenti, alla ricerca di un nuovo modello di crescita, che preservi i diritti acquisiti dalla Rivoluzione, permettendo un nuovo ciclo di espansione economica.
Coloro i quali si preoccupano del sistema politico interno di Cuba, non hanno bisogno di guardare verso La Habana, ma piuttosto verso Washington. Nessuno può chiedere a Cuba di rilassarsi ed abbassare la guardia dei suoi meccanismi interni di sicurezza, essendo vittima del blocco e delle aggressioni della più violenta potenza imperiale della storia dell'Umanità. La pressione che deve essere esercitata va rivolta sul governo USA, affinché elimini il blocco economico, ritiri la base navale di Guantanamo dal territorio cubano e normalizzi le relazioni tra i due paesi.
Questa è la Cuba che Dilma troverà, intensificando ed ampliando i legami di amicizia e lo scambio economico con Cuba. Non è un caso che il Brasile ha ristabilito le relazioni con Cuba solo dopo la fine della dittatura, intensificando tali relazioni con il governo di Lula e dando continuità a tale politica con il governo di Dilma.
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