Continuano i reclami per l’eliminazione del blocco degli USA contro Cuba 02.10 - Nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Barbados, Trinidad y Tobago, Sri Lanka, Siria e Angola hanno reclamato l’eliminazione del blocco degli Stati Uniti imposto a Cuba. Il ministro degli Esteri e del Commercio estero barbadense, Maxine McClean, nel suo discorso, ha ricordato la schiacciante maggioranza delle nazioni membri della ONU che si oppongono a questo assedio. Il ministro degli Esteri di Sri Lanka, Gamini Lakshman Peiris, ha reiterato l’appoggio del suo paese alla risoluzione delle Nazioni Unite che esige la cancellazione del blocco degli USA imposto a Cuba ed ha sostenuto che le sanzioni unilaterali di questa natura danneggiano i popoli e non devono esistere nelle relazioni internazionali attuali. Le denunce contro l’imposizione statunitense sono state assecondate dal primo vice ministro e ministro degli Esteri della Siria , Walid al-Moallem, e dal rappresentante permanente dell’Angola presso la ONU, Ismael Gaspar Martins, nell’ultimo turno della sessione della mattina, che hanno insistito che l’assedio statunitense contro Cuba viola le regole del diritto internazionale. |
“Il blocco applicato dagli Stati Uniti contro Cuba durante più di mezzo secolo è una violazione, flagrante e sistematica dei diritti umani che provoca un danno immenso, impossibile da valutare nel paese per il suo impatto nei settori più sensibili” ha denunciato il cancelliere Bruno Rodriguez.
Nella presentazione in questa capitale della relazione “Necessità di mettere fine al bloqueo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti contro Cuba” (spagnolo - italiano), il ministro degli Affari Esteri ha qualificato come un genocidio questa politica di Washington.
Si tratta di un bloqueo che colpisce l’accesso alle materie prime, alimenti e medicine, ciò che le convenzioni umanitarie proibiscono, incluso in tempo di guerra, ha osservato a proposito del testo, che sarà dibattuto nelle prossime settimane nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
“I danni accumulati in più di 50 anni per l’applicazione del blocco a Cuba sono stati, sino al 2011, di un bilione di dollari e per un’economia piccola come la cubana è un carico spaventoso”, ha denunciato.
“La cifra calcolata in maniera rigorosa e al minimo, sulla base della perdita del dollaro rispetto all’oro, a prezzi correnti, supera i 100.000 milioni di dollari”, ha aggiunto.
Rodriguez ha esposto esempi dell’impatto in aree sensibili della società, dove provoca sofferenze, carenze e difficoltà che raggiungono ogni famiglia, bambino, donna ed anziano cubani.
Il Centro Pediatrico cardiologico William Solere non dispone della medicina Levosimendan, sensibilizzante del calcio nel muscolo cardiaco, farmaco prodotto solo negli Stati Uniti dai Laboratori Abbott, ha affermato.
D’accordo col titolare di Relazioni Estere, il bloqueo ostacola inoltre l’accesso ai supplementi alimentari per uso parenterale richiesti nello stesso ospedale in interventi chirurgici a bambini minori di un anno.
Un altro esempio del danno umano di questa politica è la ritirata della ditta nordamericana St. Jude, privando l’Istituto di Cardiologia e Chirurgia Cardiovascolare della squadra di mappatura anatomica tridimensionale non fluoroscopico, fondamentale per realizzare ablazioni nelle aritmie complesse, ha aggiunto.
Il Ministro Rodríguez ha puntualizzato anche che durante il governo di Barack Obama questa politica ostile si è indurita con l’aumento delle pressioni contro altri paesi, per far sì che sospendano i loro affari con l’Isola e con la persecuzione contro le transazioni finanziarie internazionali.
Enumerando i vantaggi per Washington, se si eliminasse la misura, Rodríguez Parrilla ha ricordato che sarebbe possibile per gli Stati Uniti articolare una nuova politica credibile verso l’America Latina ed i Caraibi, le cui nazioni hanno espresso unanimemente la loro opposizione al blocco.
“Gli Stati Uniti, senza il blocco, avrebbero credibilità in materia di lotta per i diritti umani, smetterebbero di violare le libertà civili e i diritti costituzionali dei nordamericani, che per andare a L’Avana necessitano licenze speciali”.
“Questa politica non funziona e la Casa Bianca non avanza nel suo proposito di cambio di regime nell’Isola, ed è anche uno strumento che lesiona gli interessi del suo popolo”, ha spiegato il ministro.
Il governo degli Stati Uniti ha regioni di rispetto verso il suo stesso popolo per eliminare il blocco, che è uno strumento illegale di abuso di potere, che non funziona ed è anche uno strumento che danneggia gli interessi del popolo nordamericano.
Obama ha tutte le facoltà costituzionali che gli permetterebbero d’introdurre modifiche sostanziali all’applicazione del blocco, anche senza la necessità di decisioni legislative.
Nonostante tutto questo, Cuba continuerà a sviluppasi nel piano economico e sociale, cosa che richiede un duro lavoro di tutti i cubani, ma non rinuncerà nè alla sua indipendenza, nè alla sua sovranità, nè al suo sviluppo.
Il cancelliere cubano ha ricordato che in ottobre 2011 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite respinse il bloqueo con 186 voti a favore e solo due contrari (Stati Uniti ed Israele).