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agli accordi contro il razzismo
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25 aprile 2012 - www.granma.cu
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Il 23 di aprile Cuba ha denunciato, a Ginevra, che paesi occidentali, capeggiati dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea (UE), bloccano gli accordi contro il razzismo, la discriminazione, la xenofobia ed altre forme simili di intolleranza.
Al concludersi la quarta sessione del Comitato Ad Hoc sull’elaborazione di norme complementari 'un organo sussidiario del Consiglio dei Diritti Umani', europei e statunitensi si sono opposti all’adozione di raccomandazioni su questi temi.
La posizione assunta dagli occidentali contrasta con la realtà di questi paesi, nei quali la discriminazione si sta accentuando e gli episodi xenofobi aumentano in maniera preoccupante, segnala una nota della missione permanente di Cuba a Ginevra.
Il testo denuncia la nascita in queste nazioni di partiti politici ed associazioni anti-immigrati, xenofobe e razziste.
Washington e la UE si sono opposti anche alla proposta di discutere nella prossima sessione di altri temi, come gli atti discriminatori commessi attraverso i mezzi di comunicazione e le nuove tecnologie, così come l’incitamento all’odio razziale, etnico o religioso.
Nonostante l’importanza dei lavori del Comitato per la stragrande maggioranza dei paesi, questo non ha potuto compiere il suo mandato di elaborare, come una questione di priorità e necessità, norme complementari agli strumenti internazionali esistenti in materia, afferma il comunicato cubano.
Cuba, insieme ai paesi africani ed a molte altre nazioni in via di sviluppo, ha respinto le posizioni dell’Occidente, che, con un atteggiamento di doppia morale ed ipocrisia, continua ad ostacolare i lavori di questo importante Comitato.
Cuba denuncia l’uso dell’informazione
per
sovvertire l’ordine dei paesi Il 24 aprile, Cuba ha denunciato alle Nazioni Unite, l’uso illegale dell’informazione per sovvertire l’ordine interno di altri Stati, violarne la sovranità e realizzare atti di intromissione ed ingerenza negli affari interni.
Allo stesso modo, ha ripudiato l’aggressione di radio e televisioni che l’Isola soffre quotidianamente da parte del Governo degli Stati Uniti, in violazione del Diritto Internazionale e delle norme e regolamenti dell’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (UIT).
Le imputazioni sono state esposte dal rappresentante permanente alterno di Cuba all’ONU, Oscar León González, durante una sessione del comitato di Informazione dell’Assemblea Generale.
Il diplomatico ha ricordato che queste aggressioni nordamericane contro l’isola caraibica sono oggetto dell’attenzione della UIT e della Conferenza Mondiale delle Radiocomunicazioni.
Quest’ultima ha recentemente riconosciuto che nonostante i numerosi solleciti della UIT, l’amministrazione degli Stati Uniti non ha eliminato le interferenze pregiudizievoli che causano le loro trasmissioni illegali ai servizi di radiodiffusione cubani.
Le emissioni illegali di radio e televisioni contro Cuba tergiversano la storia e la realtà, alimentano l’emigrazione illegale ed incitano alla violenza, all’oltraggio all’ordine costituzionale ed a commettere azioni terroristiche, ha dichiarato León González.
Ha spiegato che emittenti radicate in territorio statunitense trasmettono verso Cuba oltre duemila ore di radio e televisione ogni settimana attraverso più di 30 diverse frequenze di onde medie, corte ed FM.
Ha aggiunto che nel 2011 sono state lanciate contro Cuba 26320 ore di programmazione radio e di televisione e due nuove emittenti su onde corte hanno cominciato trasmissioni sovversive contro l’Isola.
Ha sottolineato che molte di queste stazioni appartengono o prestano servizio ad organizzazioni vincolate a noti elementi terroristi che risiedono ed operano contro Cuba in territorio nordamericano, con il pieno consenso del Governo di questo paese.
Allo stesso tempo, il Congresso degli Stati Uniti approva ogni anno più di 30 milioni di dollari per questo tipo di azioni, cosa che in meno di due decenni ha portato a 600 milioni l’ammontare delle spese sostenute dall’amministrazione in tal senso.
Il diplomatico cubano ha avvertito che l’iniquo accesso alle tecnologie delle comunicazioni ed all’informazione incrementa sempre di più il divario digitale tra i paesi del Nord e del Sud ed acuisce la carenza di equità e giustizia sociale.
Ha riferito che nel 2011 gli utenti con accesso ad Internet rappresentavano il 37% della popolazione mondiale e che nei paesi sottosviluppati questa proporzione era soltanto del 15%, rispetto al 70% delle nazioni industrializzate.
Ha avvertito che le molteplici reti sociali permettono di promuovere e diffondere diversi temi, però non possono essere utilizzate dai 793 milioni di adulti analfabeti e dai 139 milioni di bambini ed adolescenti che ancora oggi non hanno accesso al diritto all’educazione.
Ha indicato che i paesi sviluppati monopolizzano i servizi di informazione e concentrano e manipolano un’enorme quantità di contenuti, pertanto 'troppo spesso si impone la bugia, si manipola la storia, si legittima la discriminazione e si oltraggiano la libertà di espressione e di informazione'.
Di fronte a questa realtà, il diplomatico ha sollecitato l’apertura di strade che permettano un uso razionale ed una appropriazione sociale delle tecnologie dell’informazione 'orientate non solo alla riduzione del divario tecnologico, ma anche alla diminuzione del divario sociale'.
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