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Vilma e Xiomara, i nomi in codice |
11.12.2012 - AsiCubaUmbria www.granma.cu
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Aleida Godinez, segretaria generale della CONI, Confederazione Operaia Nazionale Indipendente di Cuba e Alicia Zamora, direttrice dell’agenzia di stampa sindacale Lux Info Press - Vilma e Xiomara, i nomi in codice per la sicurezza cubana - per la SINA (ufficio d’Interessi degli USA facente funzione d’Ambasciata a L’Avana), per la CIA, per Reporters Sans Frontières, per la stampa europea, e via elencando con i ‘difensori dei diritti umani’, erano due eroine cubane.
Si sono rivelate due demoni.
Sono uscite da Cuba per la prima volta da quando nel 2003, nel corso del processo a 75 “dissidenti”, testimoniarono a partire dalla propria pluriennale militanza nella “dissidenza” e dalla costante frequentazione con i funzionari statunitensi, accreditati a Cuba come diplomatici.
Sono uscite da Cuba con molto coraggio, e sotto l’ombrello della solidarietà italiana (Ass.Amicizia Italia-Cuba e AsiCubaUmbria).
Il lungo giro programmato in Italia per raccontare e denunciare l’attività sovvertitrice organizzata dagli USA sul territorio cubano e d’altro lato la lucrosa “dissidenza”, ufficialmente a libro paga della sede diplomatica statunitense, è iniziato da Perugia. Un’affollata presenza di cittadini, non solo militanti di AsiCubaUmbria, ha riconosciuto l’eccezionalità della testimonianza, tanto da rendere difficile, pur a notte fonda, chiudere l’incontro.
Aleida, perchè restasse chiaro da subito che significa essere “dissidenti” a Cuba, ha riferito quale era il salario che riceveva mensilmente dalla SINA (1300 dollari), quanto pagava l’autista che due volte la settimana la accompagnava (20 dollari a spostamento, cioè l’equivalente di un ottimo stipendio mensile cubano). E poi c’erano altri finanziamenti che arrivavano di tanto in tanto brevi manu, direttamente da Miami (come quelli che ricevette da quell’agente CIA, terrorista notorio, che risponde al nome di Frank Calzòn). E cosa volevano che facesse Aleida per guadagnarsi questo stipendio? Per esempio, individuare i luoghi dove viveva l’allora vice Presidente Carlos Lage e marcarli con un GPS che le era stato opportunamente fornito (in quel momento la sua facciata pubblica di “dissidente” era quella di difensore dei diritti umani!).
E la “dissidenza” è solo un movimento d’opinione...
Ha raccontato di quando, riuniti in una casa di campagna, recuperarono armi nascoste in un pozzo e si divisero i caricatori (e un tizio le puntò alla tempia una pistola, dicendo –per scherzo!- mi libero di un agente di Castro).
Dalle domande pressanti che nascevano fra il pubblico sono emersi altri importanti elementi, fra i quali l’aspetto umano: l’aver indossato per tanti anni la maschera della controrivoluzionaria quale prezzo ha richiesto?
Molto duro, ha risposto Aleida, al limite della commozione: la madre che era stata incarcerata, torturata e minacciata di morte dalle squadracce di Fulgencio Batista, non potendo tollerare che la figlia si fosse così trasformata, l’ha cacciata di casa e per anni si sono totalmente ignorate. Ma il dolore pagato con questa e una serie di rotture familiari e amicali è stato ricompensato con il ritrovato diritto all’amore e alla stima di famiglia e amici quando è divenuto pubblico il sacrificio della propria vera identità, sacrificio vissuto e dedicato all’interesse della collettività.
Non poteva mancare il riferimento ai CINQUE cubani, infiltrati nelle organizzazioni terroristiche di Miami (ben note, armate senza segreti, finanziate anche da agenzie governative) e che sono stati arrestati dal FBI, torturati, processati in una farsa illegale (denunciata come tale dall’ONU) e condannati, ormai 14 anni fa, a diversi ergastoli.
Aleida e Alicia hanno compiuto in Patria, volontariamente, quel che altrettanto volontariamente hanno fatto i Cinque a Miami. Infatti occorre capire che non stiamo parlando di James Bond, nè in gonnella nè in pantaloni, si tratta di gente del popolo, operai, piloti, ingegneri, poeti e grafici... come riconosce peraltro Chris Simmons, dirigente del controspionaggio militare USA quando testualmente afferma “secondo la mia esperienza, per la maggior parte gli agenti cubani sono volontari, generalmente motivati dall’ego, dalla vendetta o dall’ideologia”.
Efficacemente sintetizza questo aspetto essenziale Alicia, quando definisce la differenza fra lei, Aleida, i Cinque... e i cubani mercenari: loro per soldi, noi per amore.
E allora dal pubblico nasce la proposta-protesta: prendere un mercenario e imporre agli USA lo scambio... già fatto, dicono le cubane: Cuba ha ufficialmente proposto lo scambio dei Cinque con il contractor statunitense Alan Gross, beccato con le mani nel sacco mentre in giro per l’Isola assegnava attrezzature per l’accesso a reti di comunicazione satellitare. Ma al Governo USA non interessa: hanno pagato un mercenario, il mercenario è stato scoperto, problemi suoi.
Imparagonabile con i Cinque che invece interessano molto al Governo e al popolo cubano, perchè si sono prestati volontariamente alla difesa del proprio Paese e Cuba li rivuole a casa.
Alicia e Aleida hanno concluso l’incontro con un regalo che viene dal carcere della Florida dov’è rinchiuso Tony, uno dei Cinque, l’ingegnere dell’aeroporto di Santiago, il poeta, il disegnatore... una lettera agli italiani, di ringraziamento e di gratitudine per la solidarietà e la partecipazione alla lotta per liberare lui e i suoi 4 fratelli, che si conclude con un “Cinco abrazos” e un forte, sicuro “Venceremos”. Un lungo applauso.
Noi continueremo a batterci perche’ i Cinque siano rimandati a casa, perchè Cuba sia lasciata ai Cubani, perchè il terrorismo sia spazzato fuori dal mondo.
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