|
Mauricio Vicent, “ben conosciuto”
dai
diplomatici USA a Cuba
9.09.11 Iroel Sanchez
La pupila insomne
Lo scorso dicembre il quotidiano spagnolo El País ha
occultato la presenza del Consigliere Delegato di PRISA
- gruppo mediatico proprietario di questo giornale - ad
un pranzo con il Sotto Segretario di Stato per l'America
Latina al tempo di Bush. L'incontro avvenne a fine
aprile 2008 e in esso discussero questioni relative a
Cuba, Messico, Colombia ed Argentina, ma non si era a
conoscenza che, nello stesso mese a La Habana, il capo
della SINA cenava con il corrispondente di El Pais a
Cuba, Mauricio Vicent.
In un
cablo
recentemente rivelato da Wikileaks,
Michael Parmly,
massimo rappresentante degli Stati Uniti a Cuba,
commenta un articolo di Mauricio Vicent sulla politica
migratoria cubana e lo descrive come il "più informato"
dei corrispondenti stranieri accreditati all'Avana,
aggiungendo: "Vincent è ben conosciuto dalla SINA (fu
ospite ad una cena nel COMR [residenza del capo della
SINA] all'inizio di questa settimana, dove ha mostrato
una naturale curiosità in materia migratoria) e si è
dimostrato affidabile nei precedenti rapporti sugli
imminenti ‘cambi’ di Raul[Castro]."
Dalla fine del 2010 El Pais ha avuto accesso a tutti i
cablo del Dipartimento di Stato in possesso di Wikileaks,
ma non ha fatto alcun riferimento al presente dispaccio,
né ad altri che descrivono le relazioni dei funzionari
statunitensi a Cuba con le attività di individui legati
a PRISA come la blogger
Yoani
Sánchez, molto
presente negli articoli di Vincent e che è diventata una
abituale collaboratrice del giornale.
Il quotidiano di Madrid in questi giorni, accusa il
governo cubano di percepire "la verità come una
minaccia" per non rinnovare l'accreditamento del suo
corrispondente a Cuba ma, nonostante il tempo trascorso
dal dicembre 2010, ancora i lettori di El Pais non sono
a conoscenza che il potente Juan Luis Cebrian pranzava
con il coordinatore della politica di George W. Bush in
America Latina, una delle cui principale missione era la
persecuzione politica, economica e mediatica dell'isola.
E’molto probabile che neppure vengano mai messi a
conoscenza che, quasi allo stesso tempo di quel pranzo a
Madrid, il rappresentante di Bush a L'Avana cenasse con
il "ben noto" rappresentante di Cebrián sull'isola. |
Un dispaccio
dell'agenzia di notizie, EFE, datato Madrid, rende noto
che l'organizzazione Reporter Senza Frontiere (RsF) ha
condannato il ritiro dell’accreditamento al
corrispondente, a Cuba, del quotidiano El Pais,
Mauricio
Vicent, ed ha avvertito i dirigenti cubani che
"reprimere e censurare" non favorisce né loro né il loro paese. Non c'è da stupirsi di questa minaccia sapendo
che RSF è un accolito della Central Intelligence Agency,
la CIA, degli Stati Uniti.
Vale la pena ricordare, che nell'articolo
"Reporter
senza Frontiere … morali"
J.Manzaneda, coordinatore del sito Cubainformación, ha
dichiarato che secondo le ricerche dei giornalisti come
il canadese Jean-Guy Allard, la statunitense Diana
Barahona o il francese Salim Lamrani, "Reporter senza
Frontiere" è un’organizzazione sostenuta economicamente
e politicamente dai più grandi predatori della libertà
di informazione nel mondo: i grandi monopoli mediatici e
i governi delle potenze occidentali, soprattutto gli
Stati Uniti. Non sorprende che la diagnosi di questa ONG
circa i luoghi in cui la libertà di stampa è più
minacciata coincide parola per parola con quella del
Dipartimento di Stato a Washington.
Nuovamente RsF si somma alle campagne di disinformazione
contro Cuba. Affermando che "è con il dibattito e
l'accesso alle informazioni che si deciderà il futuro di
Cuba" disconosce che solo cinque mesi fa si é concluso
un profondo processo di discussione e di analisi con
tutto il popolo cubano, sull’aggiornamento
del modello economico e sociale dell'isola, che ha
portato alla sua
approvazione, nel
VI Congresso
del Partito Comunista di Cuba, nello scorso aprile. Il
suo riflesso nei media stampati e digitali cubani
contrasta con la lettura manipolata di questo processo della grande stampa
internazionale, e soprattutto di El pais.
Il vergognoso silenzio dei media con cui s’ identifica
RsF davanti alle scandalose rivelazioni di Wikileaks
circa l’assassinio
di bambini afgani,
o la
fraudolenta
intervista
realizzata da un'accolita di El Pais al presidente
Barack Obama, evidenzia "il dibattito e l'accesso
all’informazione" che questa organizzazione sostiene.
È questa realtà che infastidisce RsF e i suoi padroni?
Non dimenticate che come Manzaneda ha affermato: "oltre
al governo francese e l'Unione europea, Reporter senza
Frontiere riceve cospicui finanziamenti dal National
Endowment for Democracy
(NED),
autentica copertura civile della CIA dedicata a
difendere la politica di aggressione degli Stati Uniti
contro qualsiasi modello politico contrario agli
interessi USA".
E
sembra che per essere in sintonia con i tempi che
corrono le minacce di RsF al governo cubano siano fatte
nel più autentico idioma della NATO. La sua difesa delle
bugie di El Pais confermano la correttezza della
decisione del governo cubano contro coloro che cercano
di preparare l'opinione pubblica per giustificare
un'aggressione contro l'isola.
Un martire della 'informazione
accurata e provata'
Il quotidiano spagnolo El Pais, del
Grupo PRISA , ha pubblicato un editoriale - dal titolo
"Ordine del silenzio" - che cerca di trasformare il suo
ex-corrispondente da Cuba, Mauricio Vicent, in un
martire della libertà di espressione.
L'editoriale accusa il governo cubano - che ha deciso
di non rinnovare l'accreditamento di Vincent come
corrispondente per El Pais sull'isola - di cercare di
togliere "una informazione accurata e provata" a
chiunque sia interessato alla realtà della nazione
caraibica.
Tuttavia, non c'è stata menzogna, calunnia o campagna
mediatica contro Cuba, a cui Mauricio Vicent non abbia
apportato la sua firma. Uno dei suoi momenti stellari,
quest'anno, è stato il lancio della notizia, priva di
fondamento, "Muore dissidente cubano dopo pestaggio
poliziesco", che come menzogna è stata smascherata da
medici, testimoni e
parenti
della presunta vittima, su cui, nei successivi quattro
mesi, del suo "veritiero” articolo Vincent non si è
preso la briga di scrivere una parola.
|