Dal 28 novembre al I° dicembre prossimi, nella città di Holguín, martoriata come tutto l’Oriente cubano dal terribile ciclone Sandy, nonostante l’urgenza di riparare i danni e di ricostruire, si terrà l’ VIII Colloquio Internazionale per la liberazione dei Cinque Eroi e contro il terrorismo.
I rappresentanti di 47 paesi, fra cui l’Italia, atterreranno in questa provincia portando aiuti e solidarietà alla popolazione provata dal ciclone ma soprattutto per continuare a mantenere alta l’attenzione sul destino dei cinque agenti cubani che assolvevano all’incarico di vigilare sull’ambiguo mondo della controrivoluzione in Florida, a protezione del popolo cubano. Gerardo Hernández, Fernando González, René González, Antonio Guerrero e Ramón Labañino (e sono ormai più di quindici anni che ne ripetiamo i nomi e richiediamo giustizia presso le amministrazioni statunitensi) hanno subito ingiuste e durissime condanne per aver operato sotto false identità in territorio nordamericano al fine di sventare i numerosi e interminabili piani di destabilizzazione contro il governo dell’isola, hanno rischiato, sono stati arrestati, processati e sbattuti in galera. Ma i Cinque non sono mai stati lasciati soli: il governo e il popolo di Cuba, a cominciare da Fidel Castro che aveva subito tuonato “Torneranno”, si sono immediatamente mobilitati per la revisione dei processi, per esigerne la liberazione, per accompagnarli nelle loro galere, per dare assistenza, protezione e conforto alle loro famiglie.
Invece,
a quel
che
sembra,
la
famiglia
di
Alan Gross,
il
cittadino
nordamericano
condannato
a Cuba
per
avervi
svolto
attività
destabilizzatrici
per
conto di
un
governo
ostile
si è
sentita
abbandonata
e ha
deciso
di
ricorrere
alla
legge
chiedendo
un
indennizzo
di
sessanta
milioni
di
dollari
perché
il
contrattista
Alan
Gross,
inviato
a Cuba
da una
impresa
governativa
per
distribuire
denaro e
materiale
informatico
di alta
specializzazione
alla
dissidenza,
con il
pretesto
di
portare
tecnologia
alla
comunità
ebraica
dell’isola,
non
sarebbe
stato
istruito
e
protetto
a dovere
nella
sua
missione
clandestina.
Scott
Gilbert,
l’avvocato
dei
Gross ha
dichiarato:
“La
distruzione
di
questa
famiglia
è il
risultato
diretto
di un
progetto
approvato
controllato
e
amministrato
dal
Development
International
Alternatives
Inc. e
dal
nostro
governo,
che
aveva
delle
lacune
fin
dall’inizio
e che è
stato
realizzato
con
assoluto
disprezzo
per la
sicurezza
e il
benessere
di Gross”.
Nella
denuncia
presentata
da Gross
e da sua
moglie
Judy, si
accusa
la Dai e
il
governo
di non
aver
informato
adeguatamente
Gross
ne’
prima
del suo
viaggio
ne’ dopo
dei
rischi
che
avrebbe
corso
operando
per un
progetto
del
governo
statunitense
e
perfino
di non
averlo
sufficientemente
addestrato
per una
ritirata
d’emergenza
dall’isola.
Adesso
Alan
Gross è
detenuto
in un
carcere
cubano,
condannato
a
quindici
anni di
reclusione
nel
marzo
2011.
Non è
difficile
pensare
che
sarebbe
stato
possibile
operare
uno
scambio
di
prigionieri,
un
tentativo
portato
avanti
dal
Ministero
degli
Esteri
cubano
“su basi
reciproche”,
ma si sa
che gli
Stati
Uniti
non
mollano
i
Cinque,
ormai
diventati
un
simbolo.
Gross
sta
pagando
le spese
della
insensata
politica
del suo
paese,
si sente
ed è
abbandonato
e si è
deciso
adesso a
denunciare
il suo
stesso
governo.
Eppure
le
condizioni
della
sua
detenzione
sono
infinitamente
migliori
di
quelle
dei
Cinque,
a uno
dei
quali
viene
impedito
ormai da
quindici
anni di
ricevere
la
visita
di sua
moglie
considerata
dalla
superpotenza
mondiale
come un
pericolo
per la
sicurezza
nazionale!