#Yoanifraude:"Langley,

abbiamo un problema"

 

 

 

28 febbraio 2012 - Iroel Sanchez http://lapupilainsomne.jovenclub.cu/

 


 

 

 

Questa domenica 26 febbraio é apparso nel quotidiano messicano La Jornada un testo del ricercatore francese Salim Lamrani che dimostrava la natura fraudolenta dei fan della blogger Yoani Sanchez in Twitter.

Poco dopo, l'intellettuale brasiliano Emir Sader con oltre 23000 fan su Twitter e coordinatore del Consiglio Latinoamericano di Scienze Sociali, ha replicato alle 7:23 am il testo di Lamrani che abbiamo collocato ne La pupila insomne intorno alle 8.30 del mattino.

Da allora molti siti web hanno riprodotto il testo e ha preso una forza straordinaria il tag #YoaniFraude sospinta da utenti tweeter di Spagna, Argentina, Brasile, Cuba, Venezuela e molti altri paesi. Il testo di Salim Lamrani è diventato il più letto, condiviso e commentato in questa domenica in La Jornada, che, oltre ad essere il giornale più considerato tra gli strati intellettuali, politici e professionali in Messico e in America Latina, occupa il posto privilegiato N° 1571 nell'indicatore globale Internet Alexa.

La versione del testo pubblicato in La pupila insomne è rimasta tutta la domenica sulla copertina di WordPress in lingua spagnola per essere tra i post più visti tra i centinaia di migliaia che vengono pubblicati, ogni giorno, in quella piattaforma, così come in Bitacoras. Nella notte cominciavano ad apparire diverse traduzioni in portoghese, in Brasile, dove molti spazi su Internet hanno riprodotto le analisi di Lamrani. Questo lunedì, il nostro post "Dimostrano la frode dopo monitoraggio di Yoani Sanchez in Twitter" aumentava ulteriormente e si è classificava quarto tra le più di 800000 nuove entrate di  WP spagnola.

Nonostante tutto questo la blogger Sanchez, fautrice della trasparenza informativa, non si é data per allusa e iniziò una nervosa attività sul suo account Twitter, speculando sulle cure mediche dal presidente venezuelano Hugo Chavez a Cuba e di altre questioni tirate per i capelli, quando la notizia era lei stessa e la scandalosa frode di più di 50000 account fantasma scoperta attorno a lei, possibile solo con denaro e robot informatici.

Quello che è successo questo fine settimana è parte di una serie di fallimenti per la politica USA contro Cuba e soprattutto della sua strategia di usare, per essa, internet. I problemi sono iniziati due domeniche fa con la pubblicazione, da parte dell'Associated Press dei
"report di Alan Gross", che dimostrano chiaramente il carattere illegale e di spionaggio delle prestazioni del "contractor" inviato dall' USAID sull'isola per creare una piattaforma tecnologica in funzione di una squadra di ciber soldati che gestisce la Sezione di Interessi USA all'Avana.

Poi, la denuncia del
22 febbraio su come la rappresentanza diplomatica statunitense a Cuba ha organizzato le attività previste per i loro servi il 23 e 24 di questo mese, che hanno scatenato, il giorno successivo, in Twitter il trending topic del tag #DerechosdeCuba  in Spagna. Per la prima volta, una etichetta solidaria con la Rivoluzione cubana si trovava lì. Anche se alcuni corrispondenti della stampa in L'Avana - come la EFE e TVE -  hanno esattamente adempiuto con il copione approvato da Washington per amplificare le rachitiche provocazioni organizzate dai loro funzionari sull'isola, la maggior parte dei loro colleghi non hanno potuto evitare di alludere all'attività condotta nella rete delle reti da un paese che i media, per cui lavorano, qualificano come "nemico di Internet".

#DerechosdeCuba era nato il
9 dicembre scorso, quando un gruppo di provocazioni che comprendeva una flottiglia da Miami - organizzata da un individuo con un passato da terrorista - insieme ad azioni  orchestrate dai diplomatici statunitensi a Cuba, dovevano essere coperte dalla stampa estera accreditata nell'Isola per creare uno stato di opinione negativo per facilitare la condanna internazionale del governo cubano. Sarebbe l'inizio di una escalation verso il clima propizio per un intervento militare in stile di quanto avvenuto, recentemente, in Libia.

 

Il risultato è stato un fallimento totale e, in mancanza di dati e immagini, l'agenzia stampa AFP ha quindi pubblicato una foto che, nonostante mostri due autopattuglie - una per il traffico - in una strada deserta e bagnata, diceva a piè: "Polizia pattuglia L'Avana per evitare qualsiasi azione contro il governo, come i fuochi d'artificio lanciati da barche a Miami" come se da Cuba si  potesse controllare i cieli di quella città della Florida.

Questo 23 febbraio la gloria é stata per Sagrario Mascaraque, corrispondente di TVE, che ha il dubbio onore di aver cambiato la nazionalità a un medico cubano ad Haiti e che  ha fatto esattamente, lo scorso giovedì, nella sua "copertura" ciò che avevamo previsto in termini manipolazione e silenzi. I suoi editori a Madrid si saranno accorti, poiché hanno illustrato la sua informazione con immagini del TL in Twitter dell'editore de La pupila insomne, in un raro onore che accogliamo con favore, mentre il disciplinato concretizzarsi del copione USA contro Cuba parlava dell'azione su twitter convocato da "blogger ufficiali".

Parlando di "ufficiali", solo l'agenzia di stampa italiana ANSA ha avuto il coraggio di discostarsi dal copione e sfidano l'ordine del silenzio assoluto dettato dall'Omertà mediatica sulla frode di Yoani Sanchez. Ancora una volta, il "giornalismo libero" ha dimostrato, con il suo comportamento assolutamente ufficiale e prevedibile, che non ha molto da insegnarci, e sembra che, in particolare, quello presente nella penisola iberica ha il suo Dipartimento Ideologico a Washington, più che a Madrid.

Ma non importa che quelli che hanno il dovere di informare il loro pubblico circa la truffa di cui  sono stati oggetto rimangano in silenzio, quello che è successo all' "eroina" che essi stessi hanno contribuito a creare ha viaggiato a macchia d'olio attraverso Internet, lo stesso strumento che Fidel ha descritto come "strumento rivoluzionario". Nonostante loro, sempre più ciò che è notizia in Internet su Cuba sono i tweet, i contenuti dell'enciclopedia collaborativa EcuRed e la denuncia delle manovre degli Stati Uniti contro l'isola

Quali nuove sorprese ci tengono in serbo le prossime settimane? staranno domandandosi i cyber guerrieri che sicuramente si sveglieranno questo lunedì a L'Avana e Washington tra richieste di rapporti e riunioni urgenti. Da L'Avana deve essere in viaggio, ora stesso, un messaggio cifrato verso Langley - quartier generale della CIA - con la stessa drammaticità con cui l'equipaggio di Apollo 13 riferiva del fallimento della sua missione alla sua base sulla Terra: "Houston, abbiamo un problema".

 

 

 

#YoaniFraude: “Langley, tenemos un problema”

Iroel Sánchez


El artículo sobre el fraude de Yoani Sánchez en Twitter fue el más leído, compartido y comentado en "La Jornada" este domingo

Este domingo 26 de febrero amaneció en el diario mexicano La Jornada un texto del investigador francés Salim Lamrani que demuestra el carácter fraudulento del seguimiento a la bloguera Yoani Sánchez en la red social Twitter.

Poco después, el intelectual brasileño Emir Sader con más de 23 000 seguidores en Twitter y coordinador del Consejo Latinoamericano de Ciencias Sociales, replicó a las 7:23 am el texto de Lamrani que colocamos en La pupila insomne cerca de las 8:30 am.

De allí en adelante numerosos sitios en Internet reprodujeron el texto y tomó una extraordinaria fuerza la etiqueta #YoaniFraude impulsada por tuiteros de España, Argentina, Brasil, Cuba, Venezuela y muchos otros países. El texto de Salim Lamrani se convirtió en el más leído, compartido y comentado este domingo en La Jornada que, además de ser el periódico más atendido entre las capas intelectuales, políticas y profesionales de México y América Latina, ocupa el privilegiado lugar 1571 en el indicador global de Internet Alexa.

La versión del texto que publicamos en La pupila insomne se mantenía todo el domingo en la portada de WordPress en español por estar entre los posts más vistos entre los cientos de miles que se publican en esa plataforma diariamente, al igual que en Bitácoras. com. En la noche ya comenzaban a aparecer varias traducciones al portugués en Brasil, donde numerosos espacios en Internet han reproducido el análisis de Lamrani. Este lunes, nuestro post “Prueban fraude tras seguimiento a Yoani Sánchez en Twitter” subía aún más y se ubicaba cuarto entre las más de 800 000 nuevas entradas de WP en español.

A pesar de todo ello, la bloguera Sánchez, que aboga por la transparencia informativa, no se dio por aludida y empezó una nerviosa actividad en su cuenta de Twitter, especulando sobre la atención médica al presidente venezolano Hugo Chavez en Cuba y otros temas traídos por los pelos, cuando precisamente la noticia era ella misma y el escandaloso fraude de más 50 000 cuentas fantasmas destapado a su alrededor, sólo posible con dinero y robots informáticos.

Lo ocurrido este fin de semana se inscribe en una cadena de fracasos para la política de EE.UU. contra Cuba y especialmente de su estrategia para usar en ella la Internet. Los escaches comenzaron dos domingos atrás con la publicación por la agencia AP de los “reportes de Alan Gross” que demuestran fehacientemente el carácter ilegal y de espionaje de la actuación del “contratista” enviado por la USAID a la Isla para establecer una plataforma tecnológica en función de la escuadrilla de cibersoldados que maneja la Sección de Intereses de Estados Unidos en La Habana.

Luego, la denuncia del 22 de febrero acerca de cómo la representación diplomática estadounidense en Cuba organizó las actividades previstas para sus servidores el 23 y 24 de este mes, que desató al día siguiente en Twitter el trending topic de la etiqueta #DerechosdeCuba en España. Por primera vez, una etiqueta solidaria con la Revolución cubana se ubicaba en ese lugar. A pesar de que algunos corresponsales de prensa en La Habana -como los de EFE y Televisión Española- cumplieron exactamente con el guión aprobado por Washington para amplificar las raquíticas provocaciones organizadas por sus funcionarios en la Isla, la mayoría de sus colegas no pudo evitar aludir a la actividad liderada en la Red de redes por un país que los medios para los que laboran califican como “enemigo de Internet”.

#DerechosdeCuba había nacido el pasado 9 de diciembre, cuando un grupo de provocaciones que incluían una flotilla desde Miami -organizada por un individuo con pasado terrorista- junto a acciones orquestadas por diplomáticos norteamericanos en Cuba, debían ser cubiertas por la prensa extranjera acreditada en la Isla para generar un estado de opinión negativo que facilitara la condena internacional al gobierno cubano. Sería el inicio de una escalada hacia el clima propicio para una intervención militar al estilo de lo sucedido recientemente en Libia. El resultado fue un fracaso total y, a falta de datos e imágenes, la agencia de noticias AFP publicó entonces una foto que, a pesar de mostrar dos patrulleros -uno de ellos de tránsito- en una calle desierta y mojada, decía al pie: ““Policías patrullan La Habana para impedir cualquier acción contra el gobierno, como los fuegos artificiales lanzados desde barcos en Miami”, como si desde Cuba se pudieran controlar los cielos de esa ciudad floridana.

Este 23 de febrero la gloria fue para Sagrario Mascaraque, corresponsal de TVE, que ostenta el dudoso honor de haberle cambiado la nacionalidad a un médico cubano en Haití y que hizo exactamente el pasado jueves en su “cobertura” lo que le habíamos pronosticado en términos de manipulaciones y silencios. Sus editores en Madrid quizás se hayan percatado, pues ilustraron su información con imágenes del TL en Twitter del editor de La pupila insomne, en un raro homenaje que no dejamos de agradecer, mientras su disciplinada cumplidora del guión de EE.UU. contra Cuba hablaba del tuitazo convocado por “blogueros oficialistas”.

Hablando de “oficialismo”, sólo la agencia italiana ANSA se ha atrevido a apartarse del guión y desafiar la orden de silencio absoluto dictada por la Omertá mediática sobre el fraude de Yoani Sánchez. Una vez más, el “periodismo libre” ha demostrado -con su comportamiento absolutamente oficialista y previsible- que no tiene mucho que enseñarnos, y pareciera que, en particular, el asentado en la península ibérica posee su Departamento Ideológico en Washington más que en Madrid.

Pero no importa que los que tienen el deber de informar a sus audiencias sobre la estafa de que han sido objeto guarden silencio, lo ocurrido con la “heroína” que ellos mismos han contribuido a crear ha viajado como pólvora a través de Internet, la misma herramienta que Fidel ha calificado de “instrumento revolucionario” . A pesar de ello, cada vez más lo que es noticia en la Red sobre Cuba, son los tuitazos, los contenidos de la enciclopedia colaborativa EcuRed y la denuncia de las maniobras de EE.UU. contra la Isla.

¿Qué nuevas sorpresas nos depararán las próximas semanas?, estarán preguntándose los ciberguerreros que seguramente amanecieron este lunes en La Habana y en Washington entre solicitudes de informes y reuniones urgentes. Desde la capital cubana debe estar viajando ahora mismo un mensaje cifrado hacia Langley -cuartel general de la CIA- con el mismo dramatismo con que los tripulantes de la nave Apolo 13 informaron del fracaso de su misión a su base en la Tierra: “Houston, tenemos un problema”.