Nel corso
degli anni
2011 e 2012
ho avuto la
possibilità
di
condividere
con studenti
e giovani
lavoratori
di tutta
Cuba. 370
conferenze,
workshop,
presentazioni
del mio
libro
'Enemigo'
avallano
tali
contatti, in
cui ho
ricevuto
molto di più
di quello
che ho dato.
Vengo da
Cuba armato
d'amore,
dell'amore
ricevuto in
tutto il
lungo e
largo di
questo
immenso
coccodrillo,
amore che
segue ogni
passo che
faccio e che
non sono io,
è questo
sentimento
che in più
di mezzo
secolo di
Rivoluzione,
è cresciuto
nell'anima
della
Patria. E'
l'uomo nuovo
che
nasce nel
mezzo di
contraddizioni,
generato con
amore, è
l'uomo nuovo
che
cerchiamo
modellando
l'argilla
che deve
convertirsi
in miracolo,
nel miracolo
di quel
mondo che
sogniamo noi
rivoluzionari
di tutto il
mondo.
Centinaia di
domande sono
state
sollevate in
questi
incontri, le
risposte che
non diedi
beni o che
rimasero
profondamente
inchiodate
nella mia
anima di
semplice
maestro,
cercano
uscita come
piante che
spingono
senza
sollievo la
pelle. Per
questo ho
intenzione
di avviare
una serie di
scritti -
risposte che
si
completano,
nella misura
in cui i
lettori
partecipano
a questo
dialogo che
voglio
stabilire
con loro; la
prima
domanda l'ha
lanciata il
mio grande
amico e
importante
pensatore
cubano
Enrique
Ubieta? Che
cosa è
essere
rivoluzionario?
io vorrei
aggiungere
Che cosa
significa
essere
rivoluzionario
nella Cuba di
oggi? Forse
cambia
l'essenza di
questo
concetto?
Siamo di
fronte ad un
mostro
unanime che
vive dentro
e fuori di
noi stessi
(1)
I
rivoluzionari
si muovono
con profondi
sentimenti
di
amore, senza
amore non
c'è
Rivoluzione,
è l'arma per
affrontare e
sconfiggere
questo
mostro
unanime che
è il
capitalismo.
I
rivoluzionari
sono
anti-capitalisti,
sono nemici
irreconciliabili
di questo
mostro e
sogniamo come
Bertrand
Russell "Il
mondo che
dobbiamo
cercare è un
mondo in cui
lo spirito
creativo è
vivo, in cui
la vita sia
un'avventura
piena di
gioia e di
speranza,
basata più
sull'impulso
di costruire
che sul
desiderio di
mantenere
quello che
abbiamo e
impossessarci
di ciò
che
posseggono
gli altri.
Deve essere
un mondo in
cui l'amore
possa operare
letteralmente,
l'amore è
depurato
dall'istinto di
dominio,
la crudeltà e
l'invidia
siano stati
dissipati
dalla gioia
e lo
sviluppo
illimitato
di tutti gli
istinti
costruttivi
della vita e
la riempino
di
delizie
spirituali.
Tale mondo
così è
possibile,
aspetta solo
che
gli uomini
vogliano crearlo".
I
rivoluzionari
lottano
per creare
questo mondo,
diamo il
passo Enrique Ubieta
e
avviamo un
dibattito a
cui vi
invito con
tutto il
cuore
Che cosa
significa
essere
rivoluzionario?
Enrique Ubieta
Gomez
In un'occasione,
di fronte
alle
discrepanze
tra teoria e
pratica,
qualcuno mi
ha chiesto:
come faccio
a
distinguere
ciò che è
rivoluzionario,
da ciò che non
lo è? Giorni
dopo, in una
conversazione,
un altro
amico ha
detto che i
giovani
erano
rivoluzionari a modo loro,
vale a dire,
in modo
diverso dai
loro
genitori.
Tale
dichiarazione
sembrava
convincente.
Continuo
ad
approfondire
l'argomento.
Penso che
possiamo
essere in disaccordo su
come
dovrebbe o
potrebbe
essere il
socialismo,
che è
sicuramente
uno sforzo
storico, di
tutti, per
edificare
una società
più giusta.
Ma c'è un
punto rosso
che ci
definisce,
indipendentemente
dall'età: un
rivoluzionario
è
radicalmente
anti-capitalista.
Non esiste
un
capitalismo
buono e un
altro
cattivo, ed
approfittare
delle "cose"
buone del capitalismo può
essere una
frase
ingannevole,
perché non
si riferisce
ai prodotti
del lavoro
umano, ma
ad una sorta di
modernizzazione
predatoria
della natura,
alienante e
di
sfruttamento.
Il dilemma forse
é che il
socialismo
"si fa" con
"materiale"
capitalista;
la differenza,
forse,
sta
nell'orizzonte. Navighiamo verso
un altro
mondo più
solidario.
Ed
essere
rivoluzionario è
lottare
anche
contro le
roccaforti
mentali del
capitalismo, che
possono
radicarsi nel
socialismo:
la
corruzione,
la
burocrazia,
il
dogmatismo. Non esistono
rivoluzionari
che prima
non fossero ribelli; la
ribellione,
tuttavia,
quando è
superficiale,
é spettacolo,
semplice
mancanza di rispetto.
Un giovane
è, deve
essere,
ribelle - il capitalismo
tollera la
ribellione
studentesca,
quella che non supera i
muri
universitari,
perché lì dove
funziona
bene, il
mercato
l'assimila e
l'inverte in
pochi anni -
ma solo sarà
rivoluzionario
se si sente
l'ingiustizia
perpetrata
sugli altri
come propria,
ricerca
le
ragioni
ultime e
intende
trasformarle.
Sulle vie del
superamento,
possiamo e
dobbiamo
discutere,
ma i
rivoluzionari
di tutte le
età si
somigliano.
L'altro è
ingannare
Qué es ser
revolucionario
en Cuba hoy?
Publicado
por Raúl
Antonio
Capote
Durante los
años 2011 y
2012 he
tenido la
posiblidad
de compartir
con
estudiantes
y
trabajadores
jóvenes de
toda Cuba.
370
conversatorios,
talleres,
presentaciones
de mi libro
Enemigo,
avalan estos
contactos
donde he
recibido
mucho más de
lo que fui a
entregar.
Vengo de
Cuba armado
de amor, del
amor
recibido a
todo lo
largo y
ancho de
este inmenso
caimán, amor
que sigue
cada paso
que doy y
que no es a
mí, es ese
sentimiento
que en más
de medio
siglo de
Revolución,
ha crecido
en el alma
de la
patria. Es
el hombre
nuevo que
nace en
medio de
contradicciones,
gestado con
amor, es el
hombre nuevo
que buscamos
modelando la
arcilla que
ha de
convertirse
en milagro,
en el
milagro de
ese mundo
que soñamos
los
revolucionarios
de todo el
mundo.
Cientos de
preguntas
surgieron en
esos
encuentros,
las
respuestas
que no dí
bien o que
quedaron
profundamente
clavadas en
mi alma de
simple
maestro,
buscan
salida como
plantas que
empujan sin
alivio la
piel. Por
eso pretendo
comenzar una
serie de
escritos-
respuestas
que se
completaran
en la medida
en que los
lectores
participen
en este
dialogo que
quiero
establecer
con ellos la
primero
pregunta la
lanzó mi
gran amigo e
importante
pensador
cubano
Enrique
Ubieta ¿ Qué
es ser
revolucionario?
yo agregaría
¿Qué es ser
revolcuionario
en la Cuba
de hoy?
¿Acaso
cambio la
esencia de
ese concepto?
Nos
enfrentamos
a un
monstruo
unánime que
vive dentro
y fuera de
nosotros
mismos (1)
Los
revolucionarios
nos movemos
por
profundos
sentimientos
de amor, sin
amor no hay
Revolución,
es el arma
para
enfrentar y
vencer a ese
mostruo
unánime que
es el
capitalismo.
Los
revolucionarios
somos
anticapitalistas,
somo
enemigos
irreconsiliables
de ese
monstruo y
soñamos como
Bertrand
Russell “El
mundo que
tenemos que
buscar es un
mundo en el
cual el
espíritu
creador esté
vivo, en el
cual la vida
sea una
aventura
llena de
alegría y de
esperanza,
basada más
en el
impulso de
construir
que en el
deseo de
guardar lo
que poseemos
y de
apoderarnos
de lo que
poseen los
demás. Tiene
que ser un
mundo en el
cual el
cariño pueda
obrar
literalmente,
el amor esté
purgado del
instinto de
la
dominación,
la crueldad
y la envidia
hayan sido
disipadas
por la
alegría y el
desarrollo
ilimitado de
todos los
instintos
constructivos
de la vida y
la llenen de
delicias
espirituales.
Un mundo así
es posible;
espera
solamente a
que los
hombres
quieran
crearlo.”
Los
revolucionarios
luchamos por
crear ese
mundo, demos
paso a
Enrique Ubieta
y demos
comienzo a
un debate al
que les
invito de
todo corazón
¿Qué es ser
revolucionario?
Por: Enrique
Ubieta Gómez
En una
ocasión,
ante los
desajustes
entre cierta
teoría y la
práctica,
alguien me
preguntó:
¿cómo puedo
diferenciar
lo que es
revolucionario,
de lo que no
lo es? Días
después, en
una
conversación,
otro amigo
afirmó que
los jóvenes
eran
revolucionarios
a su manera,
es decir, de
una manera
diferente a
la de sus
padres. Esa
afirmación
parecía
convincente.
Sigo dándole
vueltas al
asunto.
Creo que
podemos
discrepar
sobre cómo
debe o puede
ser el
socialismo,
que es en
definitiva
un esfuerzo
histórico,
de todos,
por edificar
una sociedad
más justa.
Pero existe
un punto
rojo que nos
define, no
importa la
edad: un
revolucionario
es
radicalmente
anticapitalista.
No existe un
capitalismo
bueno y otro
malo, y
aprovechar
las “cosas”
buenas del
capitalismo
puede ser
una frase
tramposa,
porque no se
refiere a
los
productos
del trabajo
humano, sino
a un tipo de
modernización
depredadora
de la
naturaleza,
enajenante y
explotadora.
El dilema
quizás
radica en
que el
socialismo
“se hace”
con
“materiales”
capitalistas;
la
diferencia,
quizás, en
el horizonte.
Navegamos
hacia otro
mundo más
solidario. Y
ser
revolucionario
es pelear
también
contra los
reductos
mentales del
capitalismo,
que pueden
enquistarse
en el
socialismo:
la
corrupción,
la
burocracia,
el
dogmatismo.
No existen
revolucionarios
que antes no
fueran
rebeldes; la
rebeldía,
sin embargo,
cuando es
superficial,
es
espectáculo,
simple
desacato.
Un joven es,
debe ser,
rebelde –el
capitalismo
tolera la
rebeldía de
los
estudiantes,
la que no
sobrepasa
los muros
universitarios,
porque allí
donde
funciona
bien, el
mercado la
asimila y
revierte en
pocos años–,
pero solo
será
revolucionario
si siente la
injustica
cometida en
los demás
como propia,
busca las
razones
últimas y se
propone
transformarlas.
Sobre los
caminos de
superación,
podemos y
debemos
discrepar,
pero los
revolucionarios
de todas las
edades nos
parecemos.
Lo otro, es
pasar gato
por liebre.