Nove
ore di conversazione interrotte da due brevi pause. Si dice rapidamente, ma
chi in
mezzo secolo ha seguito il leader della Rivoluzione cubana, sa che questi
540 minuti suppongono l’intensità di varie biblioteche e un carico
d’emozioni che durerà giorni e che chi l’ha vissuto non se lo dimenticherà
mai.
“È
il Fidel di sempre”, ha detto ammirato Ignacio Ramonet, l’autore di un
voluminoso libro di interviste con il Comandante.
“Che memoria
infinita e privilegiata”, ha commentato nel corridoio del Palazzo delle
Convenzioni la poetessa Premio Nazionale di Letteratura, Fina García Marruz.
Luis Báez e le confessioni
dei suoi intervistati
“Amigos que ya no están”, il suo ultimo titolo
14.02 - Luis Báez, giornalista
Premio Nazionale José Martí per l’opera della vita nel 1994, è
anche uno scrittore molto famoso a Cuba e in America Latina. Ha
pubblicato sinora più di venti libri e questo suo nuovo volume:
“Amigos que ya no están”, appena presentato nell’ambito della
XXI Fiera Internazionale del Libro Cuba 2012, nella Casa
dell’Alba Culturale, edito dalla Casa Editrice Abril, fa vivere
o rivivere tante figure, personaggi molto differenti tra loro,
da Nicolàs Guillén, alla vedova di Hemingway, Mary Welsh, da
Dulce Maria Loynaz a Omar Torrijos...
Il libro molto elegante nella sua
edizione in bianco e nero, è stato presentato da Eugenio Suárez
, direttore dell’Ufficio dei Temi Storici del Consiglio di
Stato, scrittore e giornalista, e da Tubal Paez, presidente
della UPEC, l’Unione dei giornalisti di Cuba.
Eugenio Suárez ha iniziato la
presentazione ricordando che: “L’anno scorso ho presentato il
libro di Luis “Fide por el mundo”, appunti dei viaggi con il
Comandante in Capo in molti paesi. Luis ha alle spalle più di 55
anni di lavoro come giornalista ed ha un’esperienza immensa in
questo settore. Se mi chiedessero se è più scrittore o più
giornalista, non avrei dubbi nel sostenere la seconda abilità.
Báez ha intervistato i più grandi personaggi della nostra
società e nei suoi libri si leggono centinaia di racconti e
aneddoti scritti dalla sua penna affilata, come disse di lui
Raúl Roa. La sua produzione è davvero eccezionale ed ha sempre
vari libri ‘in fabbrica’; uno in stampa, uno in edizione, uno in
revisione... Questo di oggi, “Amigos que ya no están”. presenta
31 personalità che non ci sono più, alcuni che erano amici,
altri che cercarono anche di distruggere la nostra Rivoluzione,
ma che alla fine o erano diventati amici o perlomeno erano
rispettati tra di noi.
L’introduzione di ogni intervista
spiega di chi si sta parlando, con presentazioni che
arricchiscono il testo.
Sono interviste di alcuni anni fa
e conviene leggere le spiegazioni sui personaggi per non
confondere i tempi e gli avvenimenti. Questo libro è una
finestra che guarda il passato e aiuta a comprendere avvenimenti
di ieri, della storia dell’America e di altri paesi del mondo.
Poesie, letteratura, Fide, il
Che, Chávez, l’America Latina e non solo, si incontrano in
questi capitoli che si leggono davvero d’un fiato.
Tubal Paez ha detto: “È un onore
per tutti noi avere Luis Báez tra le nostre fila!” |
Al calore
dell’Incontro degli Intellettuali per la Pace e la preservazione
dell’Ambiente, titolo che è risultato insufficiente per il lungo elenco di
temi affiorati, i 69 intellettuali di 21 paesi che partecipano alla Fiera
Internazionale del Libro de L’Avana, assieme a 48 noti scrittori, pensatori
e specialisti cubani, hanno incontrato un Fidel intimo, che ha prestato
attenzione ad ogni interlocutore, ed erano per lui a volte fonti in cui
saziava la sua infinita curiosità, e quando gli invitati esponevano le loro
idee si poteva seguire la rotta dei pensieri del leader cubano
dall’espressione dei suoi occhi, dal gesto abituale di tendere il dito
indice per toccarsi il viso o accarezzarsi distrattamente la barba.
Con la presenza
nella sala del Palazzo delle Convenzioni del messicano Sergio Pitol, Premio
Cervantes 2005, e del Premio Nobel della Pace, l’argentino Adolfo Pérez
Esquivel, i temi hanno toccato i problemi più urgenti. A volte il tono era
di notevole preoccupazione come sulla possibilità d’estinzione della specie
umana, l’esaurimenti delle risorse naturali, la perversione delle
multinazionali medianiche, l’apparizione di strumenti di guerra e persino il
controllo della mente, come nessuno ha mai immaginato nemmeno nelle peggiori
fantasie.
Daniel Chavarría,
uruguaiano-cubano, Premio Nazionale di Letteratura, ha centrato il suo
intervento sulla capacità di Fidel di prevedere gli avvenimenti e d’essere
una sorta di ‘indovino storico’, un pessimista tattico e un ottimista
strategico, ha ricordato qualcuno poco dopo.
Soprattutto
Chavarría voleva che il leader gli spiegasse se in questo mondo al punto di
sparire, con questo problema enorme, lui doveva allarmarsi o restare
tranquillo e Fidel gli ha risposto che senza dubbio alcuno, per restare
tranquillo oggi si deve pensare al problema e lottare contro di lui.
Una delle vie
migliori per aiutare a pensare al problema è offrire la maggior informazione
possibile ai popoli.
Fidel ha
raccomandato che gli interventi di questo incontro si trascrivano e si
pubblichino in un libro che aiuti a diffondere le idee espresse. Gli
intellettuali potrebbero anche rivedere le loro parole controllarle e
aggiungere quello che possono aver dimenticato nel fragore del dialogo,
“dato che abbiamo premura, non ci dobbiamo affrettare”, ha detto.
La conversazione
ha anche preso cammini sorprendenti come quando la brasiliana Marilia
Guimaraes ha offerto notizie di un amico di Fidel, l’architetto Oscar Niemeyer che ha compiuto 104 anni. “È lucidissimo e domanda spesso del
ragazzo di 85 anni”, e il Capo della Rivoluzione ha chiesto divertito:
“Perchè non gli facciamo uno studio genetico?”, o come quando ha chiesto al
ministro di cultura del Chaco, NeriFrancisco Romero, di ricordargli da dove
scese San Martín verso il Cile.
Al tedesco Harri
Grünberg ha raccomandato d’indagare come, nel suo paese, sostituiranno
l’energia nucleare, come ha annunciato il governo tedesco dopo il disastro
dell’impianto giapponese di Fukushima. Ed a Santiago Alba Rico, “arabo
d’adozione ed europeo depresso che si appoggia a Cuba” ha fatto decine di
domande sulla situazione attuale dopo la rivolta, sull’economia,
l’agricoltura e anche sulla produzione dei vini e dei datteri in Tunisia,
paese dove vive.
Per questo, ha
detto quel che ha detto il frate dominicano Frei Betto, autore del
memorabile libro “Fidel e la Religione”: “Molti qui come Santiago Alba, il
compagno di Tunisi, hanno sperimentato cosa significa un esame orale in una
scuola di Gesuiti... è duro e da lì viene Fidel”.
Il potere mediatico, apparato
ideologico della globalizzazione
Zuleica Romay,
presidentessa dell’Istituto Cubano del Libro, e Abel Prieto, ministro di
Cultura, accompagnavano Fidel al tavolo principale, di fronte ai presenti.
Lei, che ha appena vinto il Premio Casa de las Américas, ha aperto gli
interventi con la presentazione degli invitati ed un’eccellente
dissertazione che ha animato immediatamente il dibattito.
Ignacio Ramonet denuncia
il silenzio sui Cinque
L'Avana, 14 feb (PL) -
“È un'enorme ingiustizia il silenzio che praticano i grandi
media dell’informazione sul tema dei
Cinque cubani”, ha
denunciato il noto giornalista Ignacio Ramonet in una
dichiarazione rilasciata al settimanale Trabajadores.
“È una seconda reclusione nel
silenzio, ha dichiarato, al
termine della presentazione del
suo libro“L'esplosione del
giornalismo: dai mezzi di massa
alla massa di mezzi”, nella
Fiera Internazionale del Libro
Cuba 2012 Ramonet ha dichiarato
che: “Se non fosse per la
mobilitazione dei gruppi di
solidarietà con Cuba e con i
Cinque, non si saprebbe nulla di
loro e nemmeno si parlerebbe mai
del loro caso”, alludendo ad
Antonio Guerrero, Ramon Labañino,
Fernando Gonzalez,
Gerardo Hernandez e Renè
Gonzalez.
“Questa
manipolazione del caso degli
Eroi cubani fa parte della mala
fede con cui la stampa dominante
tratta le questioni relazionate
con l’Isola” ha spiegato,a
aggiungendo che . “Imporre la
verità è una vera battaglia. La
maggioranza delle persone che
tentano di dire la verità su
Cuba, ed in particolare di
smentire le menzogne che
pubblicano le multinazionali
della stampa, patisce
rappresaglie” ha detto ancora.
“Nel mio caso mi è costata il
posto nell'Università, e appena
ho pubblicato il mio libro
‘Cento ore con Fide’, mi hanno
hanno tolto uno spazio culturale
alla radio e molte
collaborazioni in giornali
importanti, come El Pais e La
Voz de Galicia, tutti e due
spagnoli.
Ramonet ha detto che difende la
Rivoluzione Cubana perché le sue
realizzazioni corrispondono ad
una concezione umanista dello
sviluppo delle società, ed ha
sottolineato che è fondamenta
l’apporto teorico dato dal suo
leader storico, Fidel Castro,
alla lotta che devono continuare
a sferrare, sino alla vittoria,
gli intellettuali progressisti.
I Cinque erano giovani
professionisti che decisero dedicare le loro vite, lontano
dalla loro patria, alla lotta contro il terrorismo nella
città di Miami, base di operazioni della Fondazione
Nazionale Cubano-Americana (FNCA), Il Consiglio per la
Libertà di Cuba (CLC), Hermanos al Rescate, Movimento
Democrazia, Alpha-66 ed altre molte di conosciuta
traiettoria terrorista.
|
Abel ha fatto il
moderatore e ha dato la parola per primo a Ignacio Ramonet, l’autore del
libro “Centro ore con Fidel” e che ha ricevuto nella mattina di venerdì 3,
il titolo di Dottore Honoris
Causa di Comunicazione, dell’Università de
L’Avana.
Il tema dell’uso
e abuso dei media ha immediatamente rubato l’attenzione di tutti e in un
certo modo è stato la colonna vertebrale che ha articolato il dibattito e
gli accordi che sono usciti dall’incontro, essendo la parola lo strumento
comune con cui i presenti possono attraversare il muro di menzogne, mezze
verità e distorsioni che accompagnano le strategie di dominio attuale.
“Si deve partire
dal principio che oggigiorno nel sistema mediatico, l’informazione funziona
come una merce”, ha affermato Ramonet, che ha riprodotto in sintesi parte
del suo discorso nell’Aula Magna dell’Università de L’Avana.
“L’informazione
oggi è una merce, ma molto particolare, perchè è gratuita; la maggioranza di
noi quando consumiamo informazioni per radio, televisione, internet ed anche
la stampa scritta - ci sono molti giornali gratuiti oggi - non paghiamo per
questo. Come mai il sistema, sempre tanto preoccupato per i benefici, fa sì
che la circolazione dell’informazione sia gratuita? Perchè oggi il commercio
dell’informazione non consiste nel vendere informazioni alla gente, ma
vendere gente agli annunciatori”, ha dichiarato.
Questo ha
trasformato il sistema dell’informazione dominante in un produttore di
notizie triviali, manichee, molto bravi perchè chiunque possa intendere,
scritte con un arsenale di 60 parole di base che sopprimono ogni tipo di
sfumatura e che fanno appello a reazioni emozionali al disopra del
razionale. Più comunicazione, più denaro guadagna l’impresa e in questo
senso l’informazione è una materia prima strategica”, ha commentato ancora
Ramonet.
“Il potere
mediatico nella globalizzazione si conosce solo come gemello del potere
finanziario. Chi ha la funzione di pacificare, addomesticare le società?
L’apparato mediatico! E va riconosciuto che questo binomio è più poderoso
del potere politico che ha perso forza al punto che letteralmente le
multinazionali spazzano i pavimenti con i politici. È perchè i media oggi
hanno più potere di prima? La risposta è no. Questo succede perchè i
dirigenti politici hanno meno potere di prima e i media approfittano di
questa debolezza e dell’assenza d’autorità per attaccare, in nome degli
obiettivi che si fissa il potere finanziario”.
Ramonet vede
solo una via d’uscita e da lì l’importanza di questo tipo d’incontro, con il
privilegio d’avere Fidel come guida: “È il momento in cui si crede in un
quinto potere, con la possibilità che oggi offre internet con e le reti
sociali d’elaborare e diffondere la nostra stessa informazione,
un’opportunità che non avevamo mai avuto, senza credere che giungerà da sola
la democratizzazione dell’informazione! Ma oggi abbaiamo strumenti che ci
permettono d’intervenire e modificare, dare un’opinione, non solo passiva e
interna, ma partecipando a livello generale. Ci permettono di dirigerci come
cittadini, come un quinto potere, capaci di fare da contrappeso a questo
super potere che si è costituito”ha terminato.
Il dominio culturale
Il Premio Nobel
della Pace, Adolfo Pérez Esquivel, ha pronunciato precise parole per
identificare i rischi latenti. “ Il dominio non comincia con l’economia, ma
comincia con la cultura”, ha detto per segnalare poi “ Il sistema è in
rovina, ma è intelligente”.
Di fronte
all’alternativa da stabilire ad ‘una mono-coltivazione delle menti’
l’intellettuale argentino ha chiamato alla resistenza davanti al dominio
culturale.
“Non abbiamo
ricette, ma abbiamo forme di costruzione, forme di pensare e di fare”, ha
insistito, segnalando che “In America Latina noi viviamo indignati”.
La resistenza
culturale, lo scontro con la dominazione schiavista, per la preservazione
dell’ambiente e l’importanza del dibattito delle idee sono state al centro
degli interventi dello scrittore argentino Vicente Battista, l’attrice di
teatro salvadoregna Lina Cerritos, e le ministre di Cultura di Angola,
Ecuador e Giamaica, tra gli altri.
Mi piace molto Telesur
Si è parlato più
di una volta di Telesur, ed il leader della Rivoluzione cubana ha elogiato
più d’una volta il canale multistatale, che lavora con molta serietà e
professionalità e si vede sempre più.
“A me piace
molto Telesur”, ha detto, quando si analizzava come affrontare le menzogne
del poderoso apparato mediatico degli avversari, ed ha riconosciuto che già
non si arrabbia di fronte alle menzogne. “Il problema non è nelle menzogne
che loro dicono, questo non lo possiamo impedire... quello che stiamo
guardando oggi è come noi diciamo la nostra verità”. Poi ha parlato della
televisione come di uno degli strumenti più validi per diffondere questa
verità.
La chiave,
secondo Fidel è che il telespettatore sia informato.
“Preferisco
questo canale, ha commentato, per la quantità di informazioni politiche e di
sport. metà sport e metà politica”, ha detto ed ha elogiato l’avvicinamento
che fa ai valori patrimoniali della nostra regione, senza pubblicità nei
suoi programmi, una piaga che bombarda i telespettatori di ogni canale in
quasi tutto il mondo.
In un animato
scambio con Francisco Sesto, il ministro venezuelano per la ricostruzione di
Caracas, ha indagato sui piani per la casa e sugli altri progetti sociali
che sviluppa il governo bolivariano, ed ha denunciato l’apparato di
propaganda e pubblicità che stanno sferrando contro Chávez.
Anche Carlo
Frabetti, italiano radicato in Spagna e noto scrittore di letteratura per
bambini e giovani, ha parlato del tema pubblicità.
“La pubblicità
tenta di convincerci che la felicità è avere più degli altri, quando la
felicità è avere di più insieme agli altri”, ha commentato.
“I più
vulnerabili sono i bambini”, ha detto, ed ha complimentata Cuba che non
sottopone a questa aggressione, perchè in Europa una persona può ricevere
anche mille annunci pubblicitari al giorno”.
Frabetti ha
apprezzato Cuba, un paese dove i bambini piangono appena.
“Nei luoghi in
cui si vive sotto gli stimoli permanenti del consumismo i bambini si sentono
frustrati e reagiscono con aggressività”.
Frabetti ha
ricordato la frase di Plutarco, lo storiografo greco: I bambini non sono
vasi da riempire, ma fiamme da alimentare.
Questa analisi
ha dato l’occasione a Fidel di riflettere più a fondo sull’avversione alla
pubblicità, mai usata dalla Rivoluzione cubana, nemmeno per dare fede delle
sue migliori azioni.
“Tutto quello
che ha fatto Cuba per gli altri popoli è stato senza affanno di
competizione, di pubblicità o propaganda”, ha detto ed ha parlato del fatto
che lo spirito solidale è parte delle fondamenta stesse della Rivoluzione
che ha trionfato nel gennaio del 1959.
“In quei primi
anni l’Isola aveva circa 6000 medici e molti se ne andarono negli Stati
Uniti quando cominciò l’assedio economico e politico, ma alcuni di quei
professionisti s’integrarono al processo rivoluzionario e andarono anche in
Algeria per aiutare quel paese. Lì è cominciata la tradizione
internazionalista di Cuba”. Fidel ha anche ricordato che con i vecchi aerei
britannici che avevamo portammo i primi aiuti in Angola. “Lo facemmo senza
cercare protagonismi di sorta”.
A questi
principi si è vincolato quello che Fidel ha chiamato una politica onorata,
non esente da errori, ma onorata, e si è unita l’esperienza; senza questa
congiunzione non avremmo potuto resistere, ed ha aggiunto che le idee che
difendiamo partono dall’esperienza e non sono semplicemente immaginazioni.
Lo abbiamo vissuto.
Zuleica Romay:
La maggiore contraddizione della nostra epoca
La presidentessa
dell’Istituto Cubano del Libro, Zuleica Romay, ha presentato, secondo Fidel,
uno "straordinario testo", ed ha aggiunto: "Ha detto tutto e non è restato
fuori niente”. Durante l’incontro ha ripreso alcuni elementi di quel
discorso, in cui la scrittrice avverte che come nelle prevedibili trame
poliziesche dove l’assassino cammina nella casa per massacrare gli abitanti,
il mondo dorme fiducioso, mentre nasconde sotto il letto armi più che
sufficienti per provocare la propria distruzione.
Le
25000 ogive nucleari che minacciano il nostro sonno, ha detto Zuleica, sono
gelosamente custodite in installazioni militari di solamente otto paesi.
Basta uno scontro tra due di queste potenze per fare una realtà di quello
che è l’incubo dell’inverno nucleare.
Poi ha detto che
nell’Africa sub-sahariana che i grandi media dell’informazione ricordano
abitualmente per riferire scontri di presunta origine etnica, popolazioni
intere sono sterminate da malattie curabili e la speranza di vita alla
nascita non supera i 48 anni.
Ha parlato della
battaglia contro la macchina genocida d’Israele, dei palestinesi che
ritornano a casa ogni giorno, quando i sionisti non riescono a sterminarli.
Dei bambini di
strada che lottano per guadagnarsi altre 24 ore di vita e degli
afroamericani e immigranti latini che scontano nel corridoio della morte gli
svantaggi sociali della loro origine. Delle madri e delle nonne che
insistono nella ricerca dei loro familiari scomparsi; dei malati che
necessitano un trapianto che non si possono pagare e di molti altri
cittadini di paesi che si considerano colti e civili, che resistono all’
assedio imposto alle loro coscienze da un ampio assortimento di prodotti
culturali che incentivano l’alienazione e la violenza.
La guerra ci
minaccia tutti, ha aggiunto, perchè questo mondo sempre più ingiusto e
insicuro è minacciato dalla sola specie pensante che lo abita, come lei ha
spiegato Comandante, e la maggior contraddizione nella nostra epoca è la
capacità della specie di auto-distruggersi e la sua incapacità di
governarsi, ha ricordato ancora Zuleika.
Frei
Betto: La Rivoluzione Cubana
è
un’opera evangelica
Frammenti delle parole di Frei Betto
Cèra un tempo a Cuba, dove
io vengo da 20 anni, in cui si parlava di Emulazione; poi di Rettifica e
adesso di Tesi. Se Stalin fosse vigente, i cubani si chiamerebbero
‘rettificatori’ ma molta gente non si rende conto che qui non si fanno i
cambi sulla linea di Lampedusa - cambiare tutto per non cambiare niente -
qui si fanno cambi per migliorare quest’opera sociale della Rivoluzione, che
è un’opera, dal mio punto di vista, non solamente politica o ideologica, ma
evangelica.
Cosa
significa l’evangelizzazione di Gesù? Significa dare da mangiare a chi ha
fame, salute a chi è malato, protezione a chi è abbandonato, lavoro a chi è
disoccupato e questo si legge nei Vangelo. Per questo dico che questa è
un’opera trascendente.
Molte volte noi nei
movimenti progressisti non facciamo quello che fa la Rivoluzione cubana: un
esame di coscienza, la nostra autocritica. Perchè non ci sono movimenti
progressisti nel mondo, ad accezione di quelli dell’America Latina?
Di fronte alla crisi
finanziaria in Europa, che proposte abbiamo? Si parla dell’occupazione di
Wall Streeet che è un movimento d’indignazione, ma poca gente di rende conto
che Wall Street significa "La strada del muro", e sino a che non lo si
abbatte questo muro, la nostra indignazione non darà risultati... è buona
per noi, ma non per il popolo.
Due cose sono fondamentali
e queste due cose sono state messe in pratica nella storia della Rivoluzione
cubana: Primo, avere un progetto e non solamente indignazione. Avere una
proposta, delle mete. Secondo: radici popolari, contatto con il popolo.
Gramsci diceva: il popolo
vive le cose, ma molte volte non comprende le sue situazioni. Noi
intellettuali comprendiamo la realtà ma non la viviamo.
Cuba è l’unico paese
dell’America Latina che ha avuto una Rivoluzione fruttuosa; poi ci sono
state altre rivoluzioni, in Nicaragua e altre, ma questa è la più fruttifera
perchè non è una rivoluzione come quella avvenuta in Europa, che era un
socialismo parruccone, che andava dall’alto al basso. Qui no, qui sono
capelli dal basso verso l’alto.
Io stavo seguendo
l’equazione dei capelli, perchè Zuleika Romay presidentessa dell’ Istituto
cubano del Libro ha i capelli corti, Abel ha i capelli lunghi e Fidel ha
l’equilibrio, e la virtù sta nel mezzo.
Chiamo l’attenzione su
questo: si deve esercitare un’autocritica, chiederci com’è il nostro
inserimento sociale, per la mobilitazione politica, e che progetto di
società stiamo elaborando assieme a questo popolo, assieme agli indignati,
ai contadini, ai disoccupati...
Angola,
paese invitato d’onore
della
prossima Fiera del Libro
Ricardo Alonso Venereo 13.02.12
La Repubblica Popolare
d’Angola sarà il paese invitato d’onore della XXII Fiera Internazionale del
Libro Cuba 2013, è stato annunciato ieri, domenica 12, nella sede principale
della Fortezza di San Carlos de la Cabaña di questo evento culturale.
Zuleica Romay,
presidentessa dell’Istituto Cubano del Libro, ha esteso formalmente l’invito
a Rosa Cruz e Silva, ministra di Cultura del paese africano, che ha
ringraziato un gesto che considera un nuovo pilastro nelle storiche e
fraterne relazioni tra i due popoli.
Anche Rafael Bernal, primo
vice ministro di Cultura di Cuba lo ha riconosciuto ed ha segnalato
l’opportunità che offrirà la Fiera per conoscere meglio gli autori del paese
africano.
Scambiando criteri su come
sviluppare la prossima Fiera, le autorità dei due paesi hanno coinciso
nell’importanza d’auspicare un foro di storiografi, che metta bene in
risalto la storia condivisa.
Abel Prieto, ministro di
Cultura, ha segnalato il fatto che per la prima volta l’onore dell’invito
alla Fiera va ad un paese africano ed ha sottolineato che è stata sempre una
parte della politica culturale della Rivoluzione, la promozione dei valori
artistici e letterari di questo continente.
|
“Sono
di 22 paesi, la maggioranza scrittori che partecipano alla XXI Fiera del
Libro e
intellettuali di diverse discipline accademiche e scientifiche, uniti nella
Rete “In Difesa dell’Umanità e a favore della pace e dell’ambiente.”
Zuleika
Romay, Premio Casa de las Américas e Presidentessa dell’Istituto Cubano del
Libro (ICL), ha presentato le personalità più note tra gli invitati e li ha
nominati: Adolfo Pérez Esquivel, Premio Nobel della Pace; Sergio Pitol,
Premio Cervantes
2005. Stella
Calloni, Carlo Frabetti, Francois Houtart, Frei
Betto, Ignacio
Ramonet, Atilio Borón, Farruco Sesto, Miguel Bonasso,
Carmen
Bohórquez, Peter Phillps, Santiago Alba e Mayda Acosta.
Importanti
scrittori ed intellettuali dei Caraibi, rappresentanti delle culture
invitate alla Fiera cubana: Norman Girvan, Chiqui Vicioso,
Kendel
Hyppolite, Alejandro Carpio, Daniel Ferreira, Lenito Robinson,
Bárbara
Chase, Carlos Roberto Gómez, René Baptiste, Cynthia Abrahams, Lasana Sekou,
Pedro Antonio Valdés, Johan Roozer, e ancora Kari Polanyi Levitt, studiosa
dei Caraibi.
Poe Cuba, vari
premi nazionali di Letteratura, Storia e Scienze Sociali, oltre a diversi
esperti di varie specialità.
Poi ha chiesto
all’anfitrione come gli sembrava l’auditorio.
“Infinito”, ha
risposto Fidel sorridendo e sicuramente immaginando quanto si poteva
estendere il dialogo con quella solida rappresentazione dell’intellettualità
della sinistra che dal 2003 e per iniziativa del leader della Rivoluzione
cubana, è divenuta la Rete.
Più di nove ore
è durato lo scambio iniziato con un’introduzione riflessiva della
Presidentessa del ICL, sui motivi dell’incontro che si ispira all’allarme
lanciato 20 anni fa da Fidel, nel Vertice della Terra, sul rischio
dell’estinzione che minaccia la specie umana, oggi più grave di due decenni
fa.
Per gli invitati
ha aperto il dialogo lo scrittore e giornalista spagnolo Ignacio Ramonet con
una sintesi delle sue parole, pronunciate durante il ricevimento del titolo
di Dottore Honoris Causa dell’Università de L’Avana. Centrato sulle pratiche
del sistema mediatico globale, dove l’informazione funziona come una rara
merce gratuita, e per mezzo di questa sempre più vuota di contenuti le
persone sono in vendita agli annunciatori. La tesi di Ramonte ha fatto
avviare il dibattito attorno a quello che devono e possono fare gli
intellettuali per evitare la catastrofe planetaria, quando gli sforzi si
scontrano, ha detto Abel Prieto, contro la manipolazione o il silenzio.
La scrittrice e
giornalista Stella Calloni ha domandato una urgente riattivazione articolata
della Rete e si è lamentata per il terribile silenzio con cui l’umanità
assiste alle successive guerre e le ha nominate una per una, dall’Afganistan
alla Libia, chiamando l’attenzione sulla sceneggiature ripetute che ora
minacciano Siria e Iran.
Quasi otto ore
dopo le sue parole hanno avuto un’eco in quelle dell’intellettuale
brasiliano Frei Betto, che ha domandato un’auto critica: “Per valutare il
nostro inserimento sociale e per generare progetti e non solo indignazione,
perchè questa non basta per risolvere l’ingiustizia globale”.
L’incontro
iniziato alle 13.20, è terminato alla 22.20, con due sole e brevi
interruzioni. Impressionati dalla vitalità e dall’entusiasmo di Fidel, tutti
gli interventi gli hanno fatto le loro congratulazioni per il suo visibile
recupero fisico, ma è stato il frate dominicano brasiliano quello che lo ha
meglio sintetizzato, dicendo scherzosamente che dovevano terminare perchè
Fidel doveva ancora ricevere tre delegazioni, leggere molte informazioni e
alcuni libri e che nessuno chiedesse qual è il miracolo che glielo permette, perchè è un segreto dello Stato Cubano.
Poi Frei Betto
ha ringraziato Fidel per la sua pazienza, il suo dialogo, la sua capacità di
ascoltare ed ha chiesto a Dio di benedire questo paese, la vita e la salute
del leader della Rivoluzione, la cui opera è evangelica, ha detto, perchè ha
alimentato l’affamato, ha curato il malato e ha dato lavoro al disoccupato,
come indicano le Sacre Scritture.
Allora Fidel ha
preso la parola mostrando un pacchetto di dispacci di stampa tra le mani.
“Sono notizie dei soli tre ultimi giorni”, ha avvisato ed ha proposto di
leggere e commentane alcuni, per confermare la gravità dell’allarme che li
aveva riuniti.
Mancava ancora
almeno un’ora di conversazione, seduti o in piedi.
“Il minimo che
possiamo fare è ottenere che la popolazione sia informata”, ha detto
terminando ed ha proposto di fare un libro con tutte le idee e le proposte
uscite in circa 9 ore di dialogo.
“Dobbiamo
lottare”, ha ripetuto come altre volte. “Non possiamo lasciarci vincere dal
pessimismo. È nostro dovere.”
|
“Questa
Fiera festeggia l’inizio del ristabilimento della nostra unità caraibica,
rinforzata costantemente dalla vicinanza e le affinità culturali La nostra
cultura ci ha salvato dalla lontananza reciproco incentivata dai poderosi e
lo riaffermeranno la qualità e la diversità della nostra letteratura”, ha
detto, riferendosi ai valori delle culture dei popoli dei Caraibi, nelle sue
parole d’inaugurazione della Fiera, Zuleica Romay, presidentessa
dell’Istituto Cubano del Libro e del Comitato Organizzatore della XXI Fiera
Internazionale del Libro Cuba 2012, avvenimento nel quale l’isola sarà
immersa sino a l 19 febbraio nella capitale e sino al 4 marzo nelle restanti
province del paese.
Hanno
partecipato all’inaugurazione nella Fortezza de La Cabaña, Esteban Lazo,
membro del Burò Político e vicepresidente del Consiglio di Stato; Abel
Prieto, ministro di Cultura; l’attivista argentino Adolfo Pérez Esquivel,
Premio Nobel della Pace, ministri ed alti funzionari dei paesi dei Caraibi,
circa 200 intellettuali invitati e rappresentanti del corpo diplomatico dei
paesi invitati.
L’occasione è stata lo
scenario propizio in cui il famoso cantante di Barbados, Mighty Gabby, ha
presentato per la prima volta il tema Free them (Liberateli!) in solidarietà
con i Cinque eroi ingiustamente reclusi nelle prigioni degli Stati Uniti.
“Ho dedicato la mia opera
e la mi vita alla cultura cubana"”, ha detto nel suo discorso Zoila Lapique,
una delle intellettuali a cui è dedicata la Fiera, raccontando la sua
carriera. L’altro omaggiato, Ambrosio Fornet ha dato il benvenuto agli
invitati “in un’Isola circondata da libri da tutte le parti”, ed ha difeso
l’idea d’una cultura impegnata con la difesa dell’identità e lontana dalla
perversione del mercato.
A nome dei paesi dei
Caraibi ha parlato Lisa Hanna, ministra di Cultura e Gioventù della
Giamaica, che ha definito la Fiera “uno degli eventi culturali più
importanti della regione.
In questa Fiera sono stati
invitatati 260 scrittori, artisti e intellettuali di 41 paesi, oltre a 600
professionisti dell’edizione e del commercio del libro.
I lettori di tutta l’Isola
avranno a disposizione 840 novità editoriali e circa 4.5 milioni di volumi.
La musica dei Caraibi accompagnerà
la Fiera Internazionale del Libro
Ileana González
Una serata di
gala dedicata al musicista giamaicano Bob Marley, si svolgerà oggi venerdì
10, nel teatro Mella, e sarà una delle attrazioni del programma artistico
culturale della Fiera Internazionale del Libro Cuba 2012, la cui
inaugurazione ufficiale avverrà la mattina nella fortezza di San Carlos de
la Cabaña.
Il famoso
musicista Gerardo Alfonso, che coordina l’omaggio al più noto interprete
della musica reggae, ha annunciato che parteciperanno grandi artisti come
Mighty Gabby delle Barbados, Shermelle 'Skarpion' Williams di San Vicente y
las Granadinas, e l’orchestra Papá Shangó dell’Ecuador.
Per la parte
cubana interverrà Alberto Faya con i gruppi Dejavú, Remanente e Te de Jazmín,
in uno spettacolo che conterà con immagini del leggendario musicista
giamaicano, autore di grande successi come “No woman, No cry.
Inoltre ha
annunciato che il cantautore William Vivanco darà spettacoli in otto città
durante il percorso della Fiera del Libro per l’Isola.
Nella tappa a
L’Avana della Fiera del Libro, la musica riprenderà il suo spazio abituale
in piazza San Francesco -nella fortezza di San Carlos de la Cabaña- da
venerdì 10 a sabato 18.
Nei concerti
prima del “cañonazo” delle nove, suoneranno, tra gli altri, Eliades Ochoa,
il Septeto habanero, la steel Band de La Habana, i gruppi Desandam e
Renovación Haitiana, William Vivanco e Los Papines, con artisti di San
Vicente y las Granadinas, Colombia, Venezuela ed Ecuador.
Inoltre ci
saranno esposizioni, opere teatrali, spettacoli e una mostra cinematografica
di cinema dei Caraibi, con 18 films che si proietteranno nel multi-cinema
Infanta e nel Pabellón Cuba.
Omaggio a Pablo Neruda nella
Fiera Internazionale del Libro Cuba 2012
Maylín Vidal
La 21ª Fiera
Internazionale del Libro Cuba 2012 ha iniziato il suo programma letterario
con una conferenza sulla vita e l’opera del poeta cileno Pablo Neruda e la
presentazione di una trentina di suoi titoli.
Inaugurata
ufficialmente con la presenza del vicepresidente cubano Esteban Lazo, la
ministra di Cultura della Giamaica, Lisa Hanna, e l’intellettuale argentino
Adolfo Pérez Ezquivel (Premio Nobel della Pace) la Fiera ha aperto le porte
ad un gran pubblico che tradizionalmente apprezza molto le proposte.
Nella Sala
Nuestra América, dedicata alla cultura dei popoli dei Caraibi, l’invitata
d’onore, si presenterà il libro “The silent killer”, de Barbara Chase Main
Library, della University of the West Indies, di Barbados.
Una nuova
edizione di “Sida, confesiones de un médico”, del dottore cubano Jorge Pérez,
figura tra le novità che si potranno acquistare.
Questo testo
raccoglie le storie di persone infettate dal virus di immunodeficienza umana
(VIH). La sua prima edizione è servita da base al regista Gerardo Chijona
para il film Boletos al paraíso, candidato ai Goya 2012.
La letteratura
russa sarà presente con due conferenze. La prima dello scrittore Zajar
Prilepin e la seconda centrata nella poesia contemporanea di questo paese,
nella quale l’autore Maxim Amelin parlerà del nuove tendenze negli ultimi 20
anni.
Fuori dalla
Fortezza di San Carlos de la Cabaña, la sede principale, si succederanno
molte presentazioni, sessioni di letture e conferenze, in diversi punti
della capitale.
Alla Fiera
partecipano sino al 19 febbraio più di 260 invitati e 600 professionisti di
41 paesi, tra i quali lo scrittore messicano Sergio Pitol (Premio Cervantes
2005), il teologo brasiliano Frei Betto e il giamaicano Norman Girvan.
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