Il Comitato Nazionale per la Libertà dei Cinque antiterroristi cubani detenuti negli Stati Uniti ha convocato un dibattito con importanti intellettuali per esporre la realtà sul caso.
L’organizzazione, con sede nella città californiana di San Francisco, realizzerà l’evento il 20 febbraio nell’università del Maryland con lo scopo di far conoscere la situazione di Gerardo Hernández, Ramón Labañino, Antonio Guerrero, Fernando González e René González.
Quattro degli antiterroristi stanno scontando severe condanne per aver monitorato i gruppi violenti con base a Miami, da dove pianificano azioni come quelle che negli ultimi 53 anni hanno provocato più di 3400 vittime a Cuba.
René González è uscito di prigione il 7 ottobre del 2011 dopo aver scontato la sua condanna di 13 anni, ed in questo momento affronta un castigo addizionale di tre anni in libertà vigilata nella stessa città del sud della Florida.
Tra gli invitati ci saranno Bill Norris, avvocato di Ramón Labañino; Kurt Schmoke, ex decano della facoltà di Diritto dell’università di Howard; Brian Becker, coordinatore della coalizione pacifista ANSWER, e José Pertierra, avvocato per il Venezuela nella richiesta di estradizione del terrorista Luis Posada Carriles.
L’iniziativa si propone anche si esercitare maggiori pressioni sul governo statunitense affinché metta in libertà e permetta il ritorno a Cuba dei Cinque, come sono conosciuti internazionalmente questi antiterroristi.
Il Comitato ha divulgato un messaggio di Ramón Labañino, che ha descritto i maltrattamenti ricevuti nel recente trasferimento ad una prigione di bassa sicurezza di Miami.
Dal giungo del 2012 era stato trasferito ad un centro penitenziario meno rigido per buona condotta, ma il trasferimento si è concretizzato soltanto lo scorso 11 gennaio.
Labañino riferisce di essere stato messo in una cella d’isolamento appena giunto nella prigione di Tallahassee.
Grazie alle chiamate degli amici ed alle richieste del Governo cubano, il 22 gennaio è stato trasferito a FCI Jesup, istituzione di media sicurezza della Georgia, dove è detenuto attualmente.
“Ancora una volta la solidarietà e l’appoggio di tutti voi (...) ed il modo di agire diligente e rapido della direzione del nostro paese, dei nostri avvocati, è stato essenziale in questo processo, per correggere l’errore di inviarci a Miami, e per ottenere che la permanenza in condizioni così restrittive e delicate durasse il meno possibile”, ha spiegato.
I Cinque furono processati a Miami nel mezzo di un clima mediatico ostile, creato per manipolare l’opinione pubblica, condizionare la giuria ed assicurare che fossero condannati.