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USA: inizia nuova campagna

 

contro la Bolivia

 

 

13.6.2013  - Patricio Montesinos www.cubadebate.cu

 

 

Il governo degli Stati Uniti non ferma le sue continue campagne  mediatiche contro la Bolivia, per le quali utilizza come strumenti la frammentata ed indebolita opposizione di questa nazione andina, e vari media della stampa di destra così come partiti politici.

Nelle ultime ore il regime di Washington attraverso la sua ambasciata a La Paz ha evidentemente istruito i suoi mercenari nazionali di far spargere la voce che la Casa Bianca congelerebbe per cinque anni le relazioni con il governo del presidente
Evo Morales.

La notizia della presunta intenzione dell'amministrazione USA sono state inizialmente diffuse dal quotidiano di destra  El Diario, che, per inciso, lo ha fatto dopo che le autorità boliviane hanno annunciato al media che potrebbe essere posto sotto sequestro se non si paga le imposte che deve al fisco, la cui somma ammonta a quasi 190 milioni di $.

Alla nuova crociata orchestrata contro la Bolivia hanno immediatamente aderito diverse mediocri voci dell'opposizione, che hanno fatto eco della notizia di El Diario, e le sue speculazioni andarono anche oltre, prevedendo che l'eventuale determinazione di Washington isolerebbe l'esecutivo di Morales dal mondo, come se gli Stati Uniti fossero l'universo.

Lo scopo dello schiamazzo degli oppositori del processo di cambiamento in corso in questo stato sudamericano é creare preoccupazione nella popolazione, e in quelli che ancora vedono il regime degli Stati Uniti come il loro padrone, dopo lunghi anni di dominio imperialista attraverso governi sottomessi e neoliberisti.

Ma nulla è più lontano dalla verità che le informazioni e le voci sparse a La Paz circa presunti congelamenti, da parte di Washington, dei suoi legami con la Bolivia.

Ben noto é nella capitale che l'amministrazione del presidente Barack Obama cerca da mesi, quasi implorante, che l'esecutivo di Morales conceda il placet al suo
ambasciatore designato per questa nazione latino-americana; cosa che non ha ottenuto finora.

D'altra parte, è noto che il ritiro degli Stati Uniti limiterebbe il suo agire sovversivo in Bolivia
- USAID -, ed a sua volta il pubblico obiettivo di cercare di rovesciare dal potere, alle prossime elezioni del 2014, l'attuale presidente, per la sua chiara condotta anti-imperialista ed in favore dell'integrazione della Patria Grande.

Neppure il regime USA è così sciocco di ritirarsi da un paese con immense risorse naturali e un prospero futuro economico oltre una situazione geopolitica che è vitale per i suoi piani di destabilizzazione in America Latina.

Il mormorio generato da Washington, è solo questo, e se si parla di congelamento delle relazioni, è più la Bolivia che ha messo in frigorifero gli Stati Uniti per la sua condotta cospirativa e d'ingerenza.

 

Estados Unidos echa a andar nueva campaña contra Bolivia
 

Patricio Montesinos www.cubadebate.cu


El gobierno de Estados Unidos no para en sus continuas campañas mediáticas contra Bolivia, para las cuales utiliza como instrumentos a la fraccionada y debilitada oposición de esta nación andina, y varios medios de prensa derechistas que actúan como partidos políticos.
En las últimas horas el régimen de Washington a través de su sede diplomática en La Paz instruyó evidentemente a sus mercenarios nacionales correr el rumor de que la Casa Blanca congelaría por cinco años las relaciones con el gobierno del presidente Evo Morales.
Las noticias sobre la supuesta intención de la administración norteamericana fueron difundidas inicialmente por el cotidiano derechista El Diario, el cual, por cierto, lo hizo luego que las autoridades bolivianas le anunciaron a ese medio que podría ser embargado si no paga los impuestos que debe al fisco, cuya suma asciende a casi 190 millones de dólares.
A la nueva cruzada orquestada contra Bolivia se sumaron inmediatamente varias voces mediocres de la oposición, las cuales se hicieron eco del reporte de El Diario, y sus especulaciones fueron incluso más lejos, al pronosticar que la eventual determinación de Washington aislaría al ejecutivo de Morales, del mundo, como si Estados Unidos fuera el Universo.
El objetivo del cacareo de los adversarios del proceso de Cambio en curso en este Estado sudamericano es crear preocupación en la población, y en aquellos que aun ven al régimen norteamericano como su amo, luego de prolongados años aquí de dominio imperialista a través de gobiernos entreguistas y neoliberales.
Pero nada está más alejado de la verdad que las informaciones y rumores lanzados en La Paz acerca de un supuesto congelamiento por Washington de sus nexos con Bolivia.
Bien conocido es en esta capital que la administración del mandatario Barack Obama lleva meses intentando, casi suplicando, que el ejecutivo de Morales le conceda el plácet a su designado embajador en esta nación latinoamericana, lo cual no ha conseguido hasta el momento.
De otro lado, es sabido que una retirada de Estados Unidos limitaría su accionar subversivo en Bolivia, y a su vez su público objetivo de tratar de destronar del poder en las venideras elecciones de 2014 al actual presidente, por su clara conducta antiimperialista y en favor de la integración de la Patria Grande.
Tampoco el régimen norteamericano es tan tonto de replegarse de un país con inmensos recursos naturales y un futuro económico próspero, además de una situación geopolítica que es vital para sus planes de desestabilización en Latinoamérica.
El murmullo engendrado por Washington, es solo eso, y si hablamos de congelamiento de relaciones, más bien es Bolivia la que ha puesto en la nevera a Estados Unidos por su conducta conspirativa e injerencista.