|
Il rovesciamento di Allende raccontato da Washington A parte alcuni piccoli cambiamenti, questo articolo è preso dal libro “La Squadra di Shock della CIA, El Viejo Topo, Barcellona, 2010 |
10.09.2013 - di Hernando Calvo Ospina scrittore, storico, saggista e drammaturgo venezuelano da: rebelion.org traduzione di D.Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” web ciptagarelli.jimdo.com/
|
Fin dal 1961, appena entrato in carica, il presidente John F.Kennedy nominò un comitato incaricato delle elezioni che si sarebbero tenute in Cile tre anni dopo. Secondo l’inchiesta della Commissione Church del Senato statunitense (1), il comitato era composto da alti responsabili del Dipartimento di Stato, della Casa Bianca e della CIA. Il Comitato aveva un omologo all’ambasciata statunitense di Santiago, capitale cilena. L’obiettivo era impedire che il candidato socialista, Salvador Allende, vincesse le elezioni (2).
Allende era un marxista convinto che si potesse arrivare al governo per via pacifica e, da lì, dare una svolta alle strutture dello Stato a beneficio delle masse impoverite. Affermava che per raggiungere tale obiettivo bisognava nazionalizzare le grandi industrie, dando priorità a quelle in mano statunitense, che sfruttavano le risorse strategiche.
Queste idee, e altri ideali sociali, lo trasformarono in un indesiderabile per Washington: avrebbe potuto essere d’esempio per i popoli di altre nazioni latinoamericane. Per opporglisi, furono distribuiti vari milioni di dollari tra i partiti politici di centro e di destra per la loro propaganda. Al momento di scegliere il candidato alla presidenza, Washington decise di appoggiare Eduardo Frei, del partito Democratico Cristiano, personaggio che impose agli altri partiti finanziati.
In totale l’operazione costò circa venti milioni di dollari, somma immensa per l’epoca, paragonabile solo a quanto speso nelle elezioni presidenziali statunitensi. Washington non investì tanto sul candidato Frei, quanto effettuò una campagna di propaganda anticomunista a lungo raggio.
La Commissione scrisse: “Si sfruttarono tutti i mezzi possibili: stampa, radio, film, volantini, lettere, striscioni, pitture murali”. La Commissione riconobbe che la CIA realizzò, attraverso i partiti comprati e varie organizzazioni sociali, una “campagna allarmistica” il cui obiettivo principale furono le donne, a cui si assicurava che, se Allende avesse vinto, sarebbero arrivati sovietici e cubani a strappare loro i figli. Anche la tradizione religiosa fu manipolata al massimo perché si avesse paura del “comunista ateo e empio”.
L’operazione psicologica funzionò al di sopra delle aspettative: Frei raggiunse il 56% dei voti e Allende il 39%. La CIA, secondo la Commissione del Senato, assicurò che “la campagna dell’inculcamento della paura anticomunista era stata la più efficace di tutte le attività messe in campo”. Fu un’operazione psicologica con carattere di guerra, le cui basi erano i piani applicati in Guatemala che diedero luogo al rovesciamento del presidente Jacobo Arbenz, nel giugno 1954 (3).
Operazione che non fu smantellata con il trionfo di Frei perché, nonostante tutto, la quantità di voti guadagnati da Allende era alta. E il vinto aveva tutte le intenzioni di presentarsi alle future elezioni.
Nelle sue Memorie, William “Bill” Colby, capo della CIA tra il 1973 e il 1976, racconta che durante le elezioni presidenziali del 1970, “la CIA dovette dirigere tutti gli sforzi contro il marxista Allende”. Essa si incaricò di organizzare una vasta campagna di propaganda contro la sua candidatura” (4), L’operazione fu chiamata “Seconda Via”. Tutto per ordine diretto del presidente Richard Nixon.
Henry Kissinger, il consigliere alla Sicurezza nazionale del presidente, avrebbe detto durante una riunione del Consiglio di Sicurezza sul Cile, il 27 giugno 1970: “Non vedo perché dobbiamo restare indifferenti mentre un paese cade nel comunismo per l’irresponsabilità del suo popolo” (5). Ovvero, la sovrana decisione dei cittadini non poteva essere valida se non concordava con gli interessi statunitensi. Durante questa riunione si decise di aumentare di altri trecentomila dollari l’operazione di propaganda che già si preparava.
Secondo la Commissione Church del senato, Richard Helms – capo della CIA dal 1966 – inviò due ufficiali della CIA - che conosceva dai primi preparativi per l’invasione di Cuba - come responsabili; entrambi erano specialisti in guerra psicologica e in disinformazione, avevano partecipato al colpo di Stato in Guatemala e erano appena ritornati dalla guerra d’Indocina: David Atlee Phillips e David Sànchez Morales.
Ma il 4 settembre 1970 Allende vinse le elezioni. Scrive Colby che “Nixon montò in collera. Egli era convinto che la vittoria di Allende avrebbe fatto passare il Cile nel campo della rivoluzione castrista e anti-americano e che il resto dell’America Latina non avrebbe perso tempo a seguirlo”. Prosegue l’ex capo della CIA: Nixon convocò Helms “e gli impose molto chiaramente la responsabilità di evitare che Allende assumesse le sue funzioni”. Nella stessa riunione Nixon incaricò Kissinger di seguire molto da vicino il complotto.
Il fatto è che restava una possibilità per evitare che Allende assumesse la presidenza: aveva trionfato ma con una maggioranza relativa, dovuta al fatto che le forze di sinistra si erano divise, erose dalla campagna mediatica e/o dal denaro che la CIA riuscì a infilare in certi gruppi. Quindi il Congresso cileno doveva riunirsi il 24 ottobre per decidere tra Allende e Jorge Alessandri, candidato del partito conservatore, e che aveva ottenuto una seconda votazione. Il piano di Washington era, allora, quello di comprare il voto dei congressisti perché non confermassero il trionfo del socialista. Helms inviò un “gruppo di lavoro” che svolse “un’attività frenetica per sei settimane”, come scrive Colby. Ma neanche questo funzionò e Allende fu dichiarato vincitore delle elezioni.
I “manovali” speciali della CIA presero contatto con responsabili politici e militari, per selezionare quelli che fossero stati pronti ad agire contro Allende “e determinare con loro gli aiuti finanziari, le armi e il materiale necessario per spazzarlo via dalla strada della presidenza”, secondo Colby.
Le speranze più grandi si incentravano sulle Forze Armate, ma tutto dipendeva dal loro comandante, il generale René Schneider. Il problema che incontrò la CIA fu che questo militare aveva dichiarato con chiarezza che la sua istituzione avrebbe rispettato la Costituzione. E Colby, nelle sue Memorie, riconosce con incredibile naturalezza: “Allora era un uomo da uccidere. Viene organizzato un tentativo di sequestro contro di lui che finisce male: opponendo resistenza viene ferito e muore poco dopo a seguito delle ferite”.
Secondo la Commissione Church il 22 ottobre, la mattina molto presto, la CIA consegnò a cospiratori cileni mitragliette e munizioni “sterilizzate”, chiamate così perché in caso di inchiesta non fosse possibile risalire alla loro origine. Alcune ore più tardi accadde l’attentato. Tre giorni dopo Schneider, “l’uomo da uccidere” sarebbe morto. Immediatamente il presidente Nixon inviò un cinico messaggio al suo omologo cileno: “Vorrei esprimerle il mio dolore davanti a quest’atto ripugnante”. Il successore di Schneider sarebbe stato un certo generale Pinochet.
Ora bisognava preparare la destabilizzazione del nuovo governo, di cui si sarebbe incaricata la Divisione dell’Emisfero Occidentale dell’Agenzia. Una dipendenza che dal 1972 ebbe come direttore un ufficiale con grande esperienza in operazioni clandestine: Ted Shackley. E questi incaricò il suo uomo-ombra, Tom Clines, di concentrarsi sul “caso Allende”, con alle sue dipendenze i vecchi colleghi Sánchez Morales y Atlee Phillips.
Nel marzo dell’anno seguente Colby torna ad essere il superiore di Shackley e Clines come sotto-direttore delle Operazioni Speciali. Il trio tornava dopo essere stato sul fronte della guerra sporca in Indocina, in particolare in Vietnam.
Non fu tutto. Secondo la Commissione del Senato statunitense, la stazione della CIA di Santiago si dedicò a raccogliere tutte le informazioni necessarie per un eventuale colpo di Stato. “Liste di persone da arrestare; infrastrutture e personale civile che dovevano prioritariamente essere protette; installazioni governative da occupare; piani di urgenza previsti dal governo in caso ci fosse un sollevamento militare” (7).
Secondo l’ex funzionario del Dipartimento di Stato William Blunt, questa informazione sensibile di Stato fu ottenuta a partire dall’ “acquisto” di alti funzionari e di dirigenti politici della coalizione di partito di Allende, Unità Popolare (8). Intanto a Washinton gli impiegati dell’ambasciata cilena si lamentavano della sparizione di documenti, non solo dalla sede diplomatica ma anche dai loro domicili. Le loro comunicazioni furono spiate: lavoro realizzato dalla stessa equipe che, pochissimo tempo dopo, sarebbe stata coinvolta nel Watergate (9).
L’azione contro Allende ebbe bisogno di una campagna internazionale di intrighi e diffamazioni. Buona parte di essa fu commissionata ad un politico inesperto di politica estera e quasi sconosciuto, anche se vecchio conoscente del presidente Nixon e degli uomini che portavano avanti l’operazione: George H.W. Bush. Egli realizzò questo compito come ambasciatore all’ONU, funzione che occupava dal febbraio 1971.
Quando fu nominato in questo incarico, nessuno volle ricordare che pochi mesi prima era riuscito, come rappresentante della Camera del Texas, a far sì che fosse reintrodotta in quello Stato la pena di morte per gli “omosessuali recidivi”.
L’11 settembre 1973 avviene il sanguinario colpo di Stato contro il governo di Allende, guidato dal generale Augusto Pinochet, e si scatena una repressione terribile. Anche se Shackley aveva lasciato il suo incarico poco prima di quel fatidico giorno, egli fu la figura chiave nell’operazione. Il suo biografo afferma: “Salvador Allende morì durante il golpe. Quando il fumo si dissipò, il Generale Augusto Pinochet, dirigente della Giunta Militare, era al potere come dittatore grazie, in parte, all’arduo lavoro di Shackley …” (10).
Quasi un mese dopo, il 16 ottobre, Henry
Kissinger avrebbe ricevuto il Premio Nobel
per la Pace.....L’anno seguente al golpe,
mentre la dittatura continuava ad
insanguinare la nazione, il presidente
Gerald Ford dichiarava che gli statunitensi
avevano agito “nel migliore interesse
dei cileni e, ovviamente, in quello degli
Stati Uniti” (11). E nel 1980 l’ex
presidente Nixon avrebbe scritto: “I
detrattori si preoccupano unicamente per la
repressione politica in Cile, e ignorano le
libertà frutto di un’economia libera ….Più
che reclamare la perfezione immediata in
Cile, dovremmo appoggiare i progressi
realizzati”(12).
Note:
01- Commissione speciale presieduta dal
senatore Frank Church: “Alleged Assassination Plots Involving foreign
Leaders.” November, 1975. U.S. Government
printing office 61-985, Washington, 1975.
03- Il presidente statunitense Dwight David Eisenhower autorizzó la CIA a rovesciare Arbenz, aplicando un piano integrale, inedito fino a quel momento nel continente, basato su azioni di guerra psicologica, mercenaria e paramilitare, il cui nome in codice fu PBSUCCESS. Vedi: Cullather, Nick. "Secret History: the CIA Classified Accounts of its Operations in Guatemala, 1952-1954". Stanford University. 1999. 04- Colby, William. "30 ans de C.I.A." Presses de la Renaissance. París, 1978.
05-
Newsweek. Washington, 23
settembre 1974. 10- Corn, David. Blond Ghost, "Ted Shackley and the CIA’s Crusades". Simon & Schuster. New York, 1994. 11- New York Times. 17 settembre 1974. 12- Nixon, Richard. "La vraie guerre". Albin Michel. París, 1980.
|