Il ministro degli Esteri di Cuba, Bruno Rodríguez, è giunto a New York per una nuova votazione, oggi 29 ottobre, nell’Assemblea Generale de la ONU, sulla necessità d porre fine al blocco statunitense contro L’Isola.
Rodríguez, che è stato ricevuto la mattina di ieri lunedì 29 dal rappresentante permanente cubano, Rodolfo Reyes, interverrà nell’ Assemblea Generale dei 193 paesi, foro in cui negli ultimi 21 anni l’assedio di Washington è stato condannato in maniera categorica dalla comunità internazionale.
Il Progetto di Risoluzione che si sottoporrà all’Assemblea, richiama all’eliminazione delle sanzioni che danneggiano economicamente Cuba, con perdite stimate sino ad ora in un Bilione 157.327 milioni di dollari, mentre si definiscono impossibili da valutare i danni sociali per il loro impatto nei settori come la salute.
Non ci sono dubbi sul risultato della votazione, partendo dalle critiche che genera nei cinque continenti la politica di blocco applicata dagli Stati Uniti contro Cuba, da più di mezzo secolo.
Nel recente dibattito d’alto livello nell’Assemblea Generale della ONU, svolto dal 24 settembre al 1º ottobre, il tema dell’assedio nordamericano e della sua condanna è tornato ad essere uno dei più citati da presidenti, capi di Stato e ministri.
Più d 40 presidenti hanno parlato del blocco e della necessità d’eliminarlo e molti lo hanno fatto con termini ben precisi, come “genocidio illegale e ingiusto” e “reliquia della guerra fredda”.
Inoltre un gran numero di paesi e di organismi specializzati delle Nazioni Unite hanno inviato al Segretario generale della ONU, Ban Ki-Moon, le loro considerazioni sulla misura unilaterale, altri elementi di conferma di fronte alla votazione
Le parole di Fidel sei anni dopo
Oggi, 29 ottobre, nella sede di New York delle Nazioni Unite si vota per la 23ª volta “La necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba”.
Sarà una vittoria schiacciante per l’Isola, di nuovo, com’è successo in tutti questi anni, ma Washington continua ad ignorare la condanna internazionale della sua politica di genocidio contro Cuba.
Sei anni fa, Fidel scrisse questa Dichiarazione che oggi è più attuale che mai.
Fino a quando l’impero applicherà la sua brutale arroganza e la sua crudele prepotenza a danno degli altri popoli?
Dichiarazione pubblica
Bush è ossessionato da Cuba. Ieri sono giunte notizie che un portavoce della Casa Bianca ha annunciato che il presidente presenterà nuove iniziative per “il periodo di transizione già iniziato” e un altro portavoce del Dipartimento di Stato ha ratificato la stessa notizia, reiterando il tono esigente e minaccioso di Bush.
Come ha affermato Ricardo Alarcón, presidente della nostra Assemblea Nazionale e compagno ben informato sui maneggi e le intenzioni di Bush, dietro costui verranno plotoni di fucilazione della mafia cubano-americana, con il permesso di uccidere tutto quel che odora di militante conseguente del Partito, della Gioventù e delle organizzazioni di massa.
Signor Bush:
Il suo blocco genocida, il suo appoggio al terrorismo, la sua assassina legge di “ajuste cubano”, la sua politica dei piedi bagnati, piedi asciutti, la sua illegittima reclusione dei Cinque eroi cubani che denunciarono i pericoli che correvano i cittadini nordamericani e di altri paesi di morire sugli arerei in volo, devono finire.
La sovranità non si negozia.
Devono finire ugualmente le vergognose torture che si perpetrano nel territorio occupato di Guantanamo.
Non ci intimidisce con le sue minacce d’attaccare preventivamente e a sorpresa sessanta o più angoli oscuri del mondo. Lei ha già potuto apprezzare i frutti di tutto ciò in Iraq.
Non attacchi altri, non minacci l’umanità con una guerra nucleare. I popoli si difenderanno e in questo immenso falò moriranno tutti.
Grazie per la sua attenzione.
Fidel Castro Ruz
21 ottobre 2007
Ore 6,12