SITUAZIONE CRITICA NEL CARCERE USA

NELL’ILLEGALE BASE A CUBA

 

 

 31.05.2013 - da www.ain.cu

 

 

USA, autoproclamadosi paladini universali dei diritti umani, mantengono in situazione critica molti prigionieri nel carcere di quel paese nell’illegittima base navale nordamericana in Guantanamo, nella parte sud-orientale di Cuba.


Lo
sciopero della fame di più di un centinaio di prigionieri in quell’enclave aeronavale, viene riferito da agenzie internazionali di notizie e mezzi di stampa di varie nazioni, il più recente dei quali è il giornale britannico The Guardian, che lo commenta oggi.


Nell’installazione carceraria ci sono un centinaio di detenuti in digiuno da più di 100 giorni, compresi 36 che sono alimentati con la forza e cinque ricoverati per la loro delicata situazione di salute, indica la pubblicazione, citata dall’agenzia di notizie Prensa Latina.


The Gardian ha anche citato che il Presidente Barack Obama continua a non chiudere il carcere, cosa che era stata una promessa elettorale, perfino quando aspirava per la prima volta alla principale poltrona della Casa Bianca.


I reclusi protestano perché sono sottoposti a isolamento per un tempo indefinito, perquisiscono i loro effetti personali e confiscano loro le copie del Corano, libro sacro dei musulmani.


A questo si aggiunge che li mantengono in quell’enclave senza accuse né processi da più di dieci anni, precisano organizzazioni internazionali che difendono i diritti umani.
 

Da quando Obama parlò del tema una settimana fa, il numero di scioperanti non è sceso e non è cambiato niente, ha detto Carlos Warner, avvocato di vari prigionieri.
 

Gli avvocati che difendono i detenuti nel carcere manifestano il timore che, dopo il discorso presidenziale, i mezzi di comunicazione smettano di prestare attenzione al tema, poiché non ci sono azioni concrete per una soluzione del problema.


Riferiscono anche che gli imputati sono sottoposti a registri intimidatori e ad altre restrizioni per evitare che parlino con i loro avvocati e obbligarli a cessare lo sciopero.


Sarebbe un terribile errore dell’amministrazione degli USA pensare che si è occupata di questo con un discorso, ha sottolineato Omar Farah, avvocato del Centro di Diritti Costituzionali, che lavora con numerosi scioperanti dell’illegittima enclave militare.


Nessuna delle promesse della Casa Bianca, né prima né ora, si è concretizzata in fatti, nonostante Obama si sia riferito allo sciopero e abbia descritto Guantanamo come un male morale che doveva essere corretto.
 


L'ONU REITERA LE CRITICHE

SUL CARCERE USA A GUANTANAMO
 


L'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha reiterato questo lunedì le sue critiche al Governo degli Stati Uniti per mantenere aperta la prigione nella illegale basi navale di quel paese nell'orientale provincia cubana di Guantanamo.


Navanethem (Navi) Pillay, Alta Commissaria dell'ONU per i Diritti Umani, ha denunciato il fallimento di Washington nel suo annunciato proposito di chiudere quel centro di detenzione, dove si trovano 166 prigionieri.


Ha sottolineato che l'installazione è un esempio di mancato rispetto dei diritti umani e di come si viola quanto attiene alle garanzie di un giudizio giusto alle persone, indica una nota dell'agenzia di notizie Prensa Latina.


Nella base nordamericana, più di 130 prigionieri continuano uno sciopero della fame, in protesta contro i continui maltrattamenti fisici e psicologici ai quali sono sottoposti oltre al fatto che molti di essi sono lì da circa 10 anni senza alcun processo, situazione che è stata pure denunciata dalla funzionaria.


LA Pillay ha criticato molti Stati europei che non intraprendono una'indagine pubblica e indipendente sulla loro partecipazione nel programma statunitense di trasferimento segreto di prigionieri verso centri di interrogatorio, senza il dovuto processo.


Ha riprovato anche le conseguenze dell'uso di aerei non pilotati (droni) nella lotta contro il terrorismo e altre operazioni militari, e ha avvertito del crescente numero di paesi che vogliono acquisire quel tipo di apparato.


Ha segnalò la mancanza di chiarezza esistente circa le basi legali degli attacchi aerei realizzati mediante l'uso di quelle apparecchiature, e il vuoto imperante in quanto alla responsabilità per il loro utilizzo.