Chiudete il carcere USA!

 

Circa 190000 persone reclamano da Obama la sua promessa elettorale

 

 

10.05.2013 - www.granma.cu

 

 

Sono 187233 le persone che hanno firmato sino ad oggi la richiesta che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, mantenga la sua promessa di chiudere il carcere di Guantanamo, dove molti detenuti fanno lo sciopero della fame da mesi.

 

Il Colonnello Morris Davis, ex procuratore del centro militare, ha pubblicato il testo della domanda in Internet, nove giorni prima della crescita del numero di reclusi che digiunano.

 

Sono 130 i prigionieri che protestano così contro la loro reclusione a tempo indeterminato, contro le perquisizioni e la confisca del Corano, il libro sacro dei musulmani.

 

Il governo degli Stati Uniti ignora la protesta, iniziata il 6 febbraio ed non riconosce nemmeno il numero reale dei partecipanti.

 

Morris prevede che in breve saranno 200.000 i firmatari del reclamo, che esorta Obama a liberare i 166 stranieri chiusi nella prigione o a presentarli in un tribunale per porre fine al limbo giuridico in cui si trovano.

 

Questa protesta mobilita anche un centinaio di attivisti sociali e difensori dei diritti umani negli Stati Uniti. Membri di organizzazioni come “Witness against Torture” e “Code Pink” faranno uno sciopero della fame a rotazione, fino a che i detenuti continueranno la protesta nel carcere, aperto nel 2002 a Cuba. Ogni membro stabilisce la giornata senza cibo in solidarietà con i reclusi. L'ultimo gruppo ha ricordato che sono passati 100 giorni, dall’inizio dello sciopero con una manifestazione di fronte alla Casa Bianca, sede del governo, nell’ultimo fine settimana.

 

Durante l’attività è stato denunciato che 23 detenuti sono alimentati a forza, nonostante la forte disapprovazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa e della American Medical Association.

 

Albert Shimkus, ex primario dell'ospedale della base di Guantanamo, ha criticato questa pratica a sua volta, perché la considera un altro modo per infliggere dolore a degli esseri umani.

 

Gli Stati Uniti occupano la base ed hanno aperto il carcere di Guantanamo contro la volontà del Governo e del popolo cubano, per richiudervi chiunque sia considerato un sospetto terrorista. Il carcere è considerato come un campo di concentramento moderno, dove i prigionieri soffrono per forme brutali di tortura, come l'isolamento con temperature estreme, l’obbligo a mantenere posizioni innaturali per più di 24 ore e senza cibo.

 

Il presidente Obama non ha rispettato la sua promessa elettorale del 2007 di chiudere il centro, definito da molti un "buco nero" nei termini del rispetto dei diritti civili.

 

 

Migliaia di persone chiedono ad Obama

di chiudere la prigione di Guantanamo

 

 

 6.05.2013 - www.granma.cu

 

 

“Liberateli, mandateli a casa o portateli di fronte alla giustizia”, è il grido d’allarme di 150.000 firmatari di una petizione per Barack Obama, perchè ponga fine al calvario di più della metà dei detenuti nella Base Militare statunitense di Guantanamo, reclusi da più di dodici anni e senza un processo.

 

Dietro i muri di questa prigione militare nell’Isola di Cuba questi uomini condannati ad una reclusione a tempo illimitato, senza processo, tentano di richiamare l’attenzione sulla loro situazione attraverso uno sciopero della fame senza precedenti, che oggi lunedì 6 maggio, è entrato nel suo quarto mese.

 

“Ho perso ogni speranza”, assicura l’afgano Obaidula, la cui testimonianza è stata resa pubblica venerdì 4 maggio. “Sono detenuto a Guantánamo da circa undici anni e continuo a non conoscere il mio destino”.

 

Lo sciopero della fame è praticato da 100 dei 166 reclusi ,dicono le autorità della prigione. Ventitrè sono alimentati con sonde naso- gastriche e tre sono ricoverati, anche se non sono in pericolo di morte, ha detto il tenente colonnello Samuel House, portavoce della prigione.

 

Gli avvocati affermano che 130 prigionieri continuano il digiuno – in parte dal 6 febbraio- e non è necessario fare calcoli per constatare che i detenuti che giocano con la morte non sono combattenti nemici, nè sospettati di terrorismo e nemmeno militanti di espressioni che intimoriscono, stima la rivista New Yorker in un suo editoriale.

 

“Ottantasei dei 166 detenuti hanno ricevuto ‘un’approvazione’ dalle autorità nordamericane per il trasferimento, alcuni cinque anni fa, e questo indica che il 52% dei reclusi è qualificato per la liberazione”, ha dichiarato alla AFP Clive Stafford Smith, avvocato di quindici prigionieri.