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Trasmettono il delirio cospirativo di Ángel Carromero ma non il rifiuto dei tribunali spagnoli |
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https://www.youtube.com/watch?v=kc7D4PVm_q8&list=UUTQ-yD7RvjNdihXKVkQwtVA
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Nel mese di agosto, il quotidiano spagnolo El Mundo ha generato il tipico romanzo estivo per aumentare le vendite: ha pubblicato un’intervista ad Angel Carromero, politico del Partito Popolare che - ricordiamo - fu condannato a Cuba per omicidio colposo, dopo aver provocato l’incidente nel quale morirono i “dissidenti” cubani Oswaldo Payá y Harold Cepero (1). Nell’intervista, Carromero ha accusato i “servizi segreti cubani” di aver ucciso queste persone e aver fabbricato le prove per incolparlo di un incidente inesistente (2). El Mundo ha dedicato, il 5 agosto, due pagine all’intervista, più un editoriale. E i successivi tre giorni un totale di sei pagine all’argomento, con nuove interviste, articoli di opinione e notizie, tutte a sostegno della testi del complotto. Decine di mezzi di comunicazione di tutto il mondo hanno citato e riprodotto negli stessi giorni l’intervista ad Ángel Carromero (3).
Il testo è
contundente. Allega che “non ci sono ragioni di giustizia, equità o
convenienza” per l’indulto, e argomenta: che il condannato non ha “mostrato
alcun segno di pentimento”; che - al momento dell’incidente a Cuba -
non aveva la patente di guida dopo aver accumulato “sei sanzioni
amministrative (a Madrid) per la violazione reiterata delle più elementari
regole della strada”; che l’ordinamento giudico spagnolo punisce il reato
commesso a Cuba con una pena “analoga”; e che –grazie al terzo grado
penitenziario di cui gode- conduce una vita normale nel suo paese, sviluppa
la “la sua vita personale senza alcun limite” e non dorme neanche in
prigione. Le principali associazioni di vittime della strada - Stop Accidentes e
l’Associazione Statale delle Vittime di Incidenti DYA - hanno accolto con
favore la relazione giudiziaria (5) . Tuttavia, la copertura informativa di questo rapporto giudiziario è stata
nettamente inferiore rispetto a quella delle dichiarazioni di Carromero sul
presunto omicidio di stato. Ne è un esempio la copertura televisiva,
principale mezzo di diffusione: nel mese di agosto, Television Española ha
riprodotto le accuse di Carromero contro il governo cubano (6), ma la
negativa all’indulto è apparsa solo nella sua pagina web (7). Lo stesso
trattamento è riscontrabile su Antena 3, una delle principali catene
televisive spagnole (8) (9). La famiglia del “dissidente” cubano
Oswaldo Paya, che supporta Carromero, ha
presentato alcune settimane fa, sempre dinanzi ai tribunali spagnoli, una
denuncia per crimini contro l’umanità contro due militari cubani, ai quali
attribuisce il presunto omicidio di Payá (10). Pochi giorni dopo, il
Tribunale ha respinto la denuncia, affermando che “non è assolutamente
plausibile l’ipotesi di un omicidio commesso per ragioni di una persecuzione
basta su motivi politici” (11). Il trattamento mediatico è stato simile al
caso precedente: la notizia della denuncia è stata riprodotta da radio,
giornali e telegiornali. Ma il rifiuto da parte della Corte Nazionale è
passato quasi inosservato. Television Española (12) o La tesi di omicidio di Stato, che risponde a una nuova campagna contro Cuba,
alla quale prendono parte potenti politici e media della destra
internazionale, non ha –ovviamente- né capo ne coda. Non fornisce alcuna
prova o testimonianza. Ma ha anche evidenti –e forse anche divertenti-
contraddizioni. Ricordiamo che Angel Carromero sostiene, nell’intervista
rilasciata a El Mundo, che un’automobile che li inseguiva colpì il lato
posteriore del veicolo, fino a portarlo fuori strada. E –anche se ha perso
conoscenza in ben due occasioni- sostiene che i due “dissidenti” non
morirono in quel momento, ma che furono assassinati successivamente da
agenti della sicurezza cubana. Rivediamo alcune contraddizioni del
racconto. 1- Veicolo rosso o blu, auto o camion? Carromero aveva
dichiarato il 5 marzo, al “The Washington Post”, che l’automobile che li
seguiva era un “vecchio Lada di colore rosso” (14). Tuttavia, secondo
un’altra intervista rilasciata ad agosto a “El Mundo” si trattava di “un
veicolo blu” che li investì e li spinse fuori strada. Questa contraddizione,
diffusa immediatamente attraverso i social network, ha cercato di risolverla
il quotidiano El Mundo, mediante un quadro esplicativo, il giorno 8 agosto:
ha spiegato che effettivamente “vari” veicoli li inseguirono durante il
tragitto, uno dei quali rosso e un altro blu, e che fu poi quest’ultimo a
colpirli (15). Il quotidiano di Miami “El Nuevo Herald” allo stesso modo ha
provato a dare una mano a Carromero, che ha dichiarato a questo giornale la
presenza non di due, bensì di “tre veicoli” che li seguirono durante il
tragitto tra L’Avana e Bayamo (16). Ma le contraddizioni sul colore
dell’auto non finiscono qui. Nel febbraio 2- Pará fu portato vivo o morto in ospedale?
Ma questa non è l’unica contraddizione tra le versioni di Carromero e della
famiglia Payá. Carromero sostiene che Oswaldo Payá
“sopravvisse all’incidente” poiché “le infermiere e un parroco gli dissero
che all’ospedale giunsero tutti e quattro” gli occupanti del veicolo (19).
Tuttavia, Rosa Maria Payá aveva dichiarato, nella menzionata conferenza
stampa, che suo padre non ricevette “nessun tipo di trattamento medico e che
fu portato in ospedale solo una volta morto” (20). Qual è quindi la
conclusione? Payá giunse vivo o morto in ospedale? 3- Picchiato a morte o ucciso in un incidente provocato? Ma
c’è anche chi, nella stessa famiglia Payá, arriva a contraddirsi da solo e
nella stessa intervista. Il fratello di Oswaldo Payá, a El Mundo, sostiene
che suo fratello è stato picchiato a morte -“lo hanno colpito ripetute volte
con un oggetto contundente” afferma- per poi dire poco dopo che una persona
lo aveva telefonato dicendo che “Payá era morto in un incidente con un auto
di pattuglia” (22). Qual è la conclusione? Fu picchiato a morte o è stato
ucciso da uno scontro con un veicolo della polizia? 4- Le targhe blu a Cuba sono solo della polizia? D’altra
parte, Carromero afferma che Oswaldo Payá gli disse che il veicolo che li
seguiva era “della (polizia) comunista (cubana), dato il colore della targa”
(22). Qualcosa di impossibile: qualunque cittadino cubano sa che,
sull’Isola, non esiste un colore specifico delle targhe della polizia, e che
quelle di colore blu appartengono a qualsiasi veicolo di proprietà dello
Stato, che siano della polizia, scolastici, del trasporto operaio, e anche
dei taxi statali (23) 5- Impatto sul lato posteriore senza alcun segno dello scontro?
Carromero dice che la sua auto fu colpita sul lato posteriore, un fatto che
smentiscono le fotografie del veicolo dopo l’incidente, dalle quali non si
apprezza alcun segno di questo impatto (24). I periti della polizia,
inoltre, hanno foto dettagliate e relazioni tecniche che scartano ogni
ipotesi di collisione con un altro veicolo. E tre testimoni lì presenti –un
ciclista, il conducente di un trattore e un passante- confermano che l’auto
di Carromero correva da sola a gran velocità, sbandò e poi si schiantò (25). 6- Un inseguimento che non fa svegliare il compagno di viaggio?
Ugualmente non si capisce come la tensione di un inseguimento per tutto il
paese non abbia svegliato il politico svedese Aron Mogin, il quale –secondo
dichiarazioni rilasciate alla stampa svedese- continua a sostenere che
dormiva beatamente e non ricorda nulla (26). 7- Un auto li fa uscire fuori strada a 8- Perdere conoscenza a causa di uno scontro a bassa velocità? Il copione del mistero scritto da Angel Carromero, dalla estrema destra di Madrid e di Miami e dal quotidiano El Mundo, è un racconto mal costruito, pieno di contraddizioni e buchi (28). Ma contiene un dato informativo molto interessante, che i media –ovviamente- hanno evitato di diffondere. Angel Carromero confessa che viaggiò a Cuba per consegnare 8000 euro alla “dissidenza” cubana, il che dimostra, ancora una volta, che la presunta “opposizione” dell’Isola –che è priva de una penetrazione sociale significativa- è sostenuta in maniera artificiale –oltre che dai fondi di Washington- dall’estrema destra internazionale (29) (30).
(15) El Mundo, edición impresa,
8 de agosto de 2013, pag 23
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