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Obama lo ha detto il 19 dicembre al commentare, in TV, la sua nuova politica: Ci dà l’opportunità di gestire il governo cubano con bastoni e carote. Con le nuove misure annunciate, questo 18 settembre, ancora una volta è tornata ad essere chiara l’intenzione del governo USA di approfittare delle circostanze per proseguire, da nuove strade, il suo vecchio obiettivo: far tornare Cuba al capitalismo dipendente. Condividiamo questa analisi di Sergio Alejandro Gomez sul quotidiano Granma.
Gli USA ampliano alcune modifiche al blocco, ma mantengono i principali ostacoli
I dipartimenti del Tesoro e Commercio USA hanno annunciato, venerdì scorso, una nuova serie di misure che modificano l’applicazione di alcuni aspetti del blocco contro Cuba, in particolare nei settori dei viaggi, rimesse, telecomunicazioni e commercio.
Le regolamentazioni entreranno in vigore il prossimo lunedì e completeranno il pacchetto annunciato lo scorso gennaio. Comprendo, praticamente, gli stessi campi e non aprono nuove aree di interscambio.
Rispetto ai viaggi, uno dei settori con il maggiore potenziale tra i due paesi dopo più di mezzo secolo di distanziamento, la novità di maggior rilievo è che sarà permesso visitare Cuba ai parenti stretti di coloro che siano stati autorizzati entro le 12 categorie ammesse.
Questo significa, ad esempio, che un cittadino USA che abbia ottenuto una licenza generale per partecipare ad un attività educativa (altre categorie valide sono viaggi familiari, attività religiose, culturali, progetti umanitari, interesse giornalistico, ecc), possono viaggiare accompagnati dalle loro moglie e figlio.
Si autorizza, altrettanto, il trasporto marittimo di passeggeri tra i due paesi, mediante licenza generale, ma senza fare sosta in un terzo paese. Diverse linee di crociera e trasporto merci, come la nordamericana Carnival e la spagnola Belearia, avevano già mostrato interesse ad occupare questo mercato.
Le misure non comprendono, tuttavia, l’autorizzazione di viaggi “popolo a popolo” in modo individuale. I media internazionali e gli analisti hanno gestito questa misura, che è nelle potestà esecutive del presidente Barack Obama, come una possibile alternativa per accelerare gli scambi tra i due paesi.
Quella categoria di viaggio è il più inclusiva delle 12 permesse, ma stabilisce che solo può essere utilizzata in visite in gruppo e guidate.
Nonostante le limitazioni, i viaggi degli statunitensi verso Cuba sono aumentati di circa il 50% rispetto all’anno precedente. Gli esperti suggeriscono che, togliendo il divieto di fare turismo, che è nelle mani del Congresso, diversi milioni di persone, ogni anno, potrebbero attraversare lo stretto di Florida per apprezzare la cultura e la bellezza naturale cubana.
Un altro cambio, annunciato ieri, è che i viaggiatori autorizzati potranno aprire conti bancari in Cuba per effettuare transazioni bancarie durante il loro soggiorno nel nostro paese.
Lo scorso gennaio c’erano stati dei progressi in questo settore con l’approvazione dell’utilizzo, a Cuba, delle carte di credito da parte degli statunitensi. Nonostante l’interesse mostrato dai leader del settore, come Mastercard, otto mesi dopo, ancora non si è potuto concretizzare questa possibilità per l’assenza di una banca disposta ad assumere transazioni bilaterali.
Sembra che l’ambiente derivante dalla politica del blocco non offre garanzie sufficienti alle istituzioni finanziarie USA per coinvolgersi in questo business. Pesano anche, in questo senso, le multe milionarie imposte a diverse banche internazionali e gli oneri burocratici che implica compiere con le normative USA nei confronti di Cuba.
Per quanto riguarda le rimesse, si amplia il cammino iniziato in gennaio ed ora si eliminano completamente i limiti sulle quantità di denaro che possono essere inviate. Si apre la possibilità d’inviare rimesse di Cuba verso gli USA e si autorizzano le transazioni e le rimesse associate alla distribuzione e consegna di eredità.
Neppure i conti aperti da parte di cittadini cubani con lo status di “non-immigrati” negli USA saranno bloccati una volta che la persona sia fuori dal territorio di tale paese.
Il settore delle telecomunicazioni e i servizi di Internet mantengono il loro status privilegiato nella strategia dell’attuale amministrazione.
Si permette, quindi, a persone soggette alla giurisdizione USA, stabilire imprese a Cuba, inclusi investimenti congiunti con entità cubane, così come l’importazione di applicazioni di telefonia mobile realizzate nell’isola e assumere cittadini cubani per svilupparle.
Nel campo delle transazioni finanziarie e commerciali, che è uno dei più colpiti dal programma del blocco, i cambiamenti sono stati minimi e rivolti specificamente alla vendita di beni e servizi ai cubani radicati nei paesi terzi. E ‘compresa l’approvazione affinché essi questi possano aprire conti bancari nelle istituzioni USA e realizzino transazioni autorizzate attraverso piattaforme digitali su Internet.
Consente inoltre, per rafforzare l’approccio diplomatico, le transazioni tra Cuba e gli USA associate alle missioni diplomatiche in quel territorio.
Una nuova area ma d’attuazione poco chiara, a causa delle limitazioni del blocco e le caratteristiche della legge nazionale cubana, è la possibilità di aprire rappresentazioni fisiche delle istituzioni e delle imprese USA a Cuba.
Questa misura permette stabilire e mantenere una rappresentanza, un ufficio, punto di vendita o magazzino a uffici stampa; fornitori di prodotti autorizzati per l’esportazione o ri-esportazione (prodotti e materiali per la costruzione o la ristrutturazione di edifici di proprietà non statale e nel settore agricolo non statale); servizi di posta, pacchi e trasporto merci; servizi di telecomunicazioni ed Internet; istituzioni educative; organizzazioni religiose, agenzie di viaggio o tour operator. Questi soggetti potranno aprire e gestire conti bancari nel paese e assumere cittadini cubani e nordamericani.
Nella sezione sul commercio, rimangono praticamente gli stessi limiti delle misure di gennaio. I campi inclusi continuano ad essere i materiali da costruzione, attrezzature e strumenti per l’uso del settore non statale, attrezzature e strumenti per l’attività agricola anch’essa non statale.
Si approva, ora, la riesportazione da un paese terzo di articoli USA a Cuba per attività scientifiche, archeologiche, culturali, ambientali, educative, preservazione storica, sportiva, ricerche e incontri professionali.
In questo senso rimane ancora vigente il divieto di vendita alle controllate USA in paesi terzi, che è codificata nel diritto USA. Pertanto gli acquisti autorizzati dovrebbero essere fatti a società non USA in altre nazioni.
Altre misure riguardano l’autorizzazione di servizi legali, l’espansione degli scambi educativi tradizionali e attraverso Internet. Anche si alleggeriscono le limitazioni nei servizi medici di emergenza e ambulanze aeree tra i due paesi. Inoltre, le transazioni relative a progetti umanitari si ampliano in caso di catastrofi e preservazione storica.
I PRINCIPALI OSTACOLI RESTANO VIGENTI. MOLTO RESTA DA FARE
Le nuove misure dimostrano che il presidente Barack Obama conserva ampie potestà per continuare a modificare l’applicazione del blocco.
“Il presidente potrebbe e dovrebbe fare molto di più utilizzando la sua autorità esecutiva”, ha detto a Granma l’accademico USA William Leogrande, autore del libro ‘Canali segreti con Cuba. La storia occulta dei negoziati tra Washington e L’Avana.
“Dovrebbe consentire le licenze individuali per gli statunitensi nei programmi people-to-people, anziché richiedere che lo facciano in costosi pacchetti di gruppo. Potrebbe dare licenze a banche USA di elaborare le transazioni in dollari provenienti da Cuba, in modo che queste non temano di essere multate per fare affari con l’isola. Potrebbe permettere la vendita di attrezzature scientifiche e potrebbe permettere che atleti cubani firmino contratti professionali negli USA senza dover abbandonare, permanentemente, il proprio paese e rompere con le loro squadre locali”, spiega LeoGrande.
“Questo è solo un esempio di ciò che il presidente può fare dato che il suo potere per rilasciare licenze in deroghe all’embargo (blocco) è molto ampio”.
James Williams, presidente della coalizione bipartisan Cuba Engage, che sostiene la fine del blocco, coincide con quanto segnalato dall’accademico USA. Aggiunge, in un comunicato ufficiale, della sua istituzione che “il Congresso dovrebbe anche fare il suo lavoro e rispondere al crescente appello popolare, in tutto il paese, che esige la fine delle restrizioni ai viaggi e l’embargo (blocco) al commercio”.
I principali analisti delle complesse relazioni tra i due paesi concordano che in quest’ultimo pacchetto di misure si mantengono limitazioni chiave.
Ad esempio, l’uso del dollaro nelle transazioni internazionali rimane bloccato per Cuba, anche se è inteso che sarà possibile utilizzarlo negli scambi bilaterali. In ogni caso, il nostro Paese continua ad essere sottomesso ad una misura discriminatoria per quanto riguarda la principale moneta internazionale ed è obbligato a spendere grosse somme in cambi di divisa per gli acquisti internazionali.
Inoltre, rimangono totalmente chiuse le possibilità d’accesso ai crediti privati per commerciare con gli USA, costringendo al pagamento anticipato e in contanti, condizioni che non hanno uguali nel mondo degli affari del XXI secolo.
Dopo aver terminato la I riunione della Commissione Bilaterale tenutasi a l’Avana la settimana scorsa, la direttrice generale per gli USA del MINREX, Josefina Vidal Ferreiro, ha spiegato che ci sono limitazioni che impediscono l’applicazione del regolamenti approvati da Washington.
Ha menzionato la mancata conoscenza della sua portata e contenuti su entrambi i lati, per cui si deve procedere, in un prossimo futuro, ad una riunione di esperti.
Inoltre, ha aggiunto, che queste regole hanno in loro le stesse limitazioni che impediscono la loro corretta e adeguata attuazione.
“A Cuba non le si consente l’uso del dollaro e ancora non c’è una regolamentazione che consenta l’accesso a crediti e il finanziamenti”, ha poi detto di due aspetti che sono ancora oggi vigenti.
A questo proposito, la lettura dei regolamenti adottati finora dimostra che mancano di reciprocità. Si limitano quasi esclusivamente le esportazioni cubane negli USA e non si permette che gli enti e imprese cubane possano aprire conti in banche USA, o aprire uffici, come si è approvato nella direzione opposta.
Vi è anche una mancanza di riconoscimento dell’ordinamento interno del paese e non si aprono possibilità per le imprese di proprietà sociale a Cuba, che costituiscono la base dell’economia nazionale e in cui lavora la più alta percentuale di cittadini, partecipano agli spazi aperti nella nuova politica.
Le misure sono volte a settori specifici, e non a beneficio di tutta la società, con un chiaro obiettivo politico.
Questo fatto non lo nascondono i funzionari USA. La segretaria del Commercio, Penny Prizker, ha detto ieri che gli ultimi regolamenti erano disegnati “per sostenere l’emergente settore privato a Cuba e collocarci più vicino al raggiungimento degli obiettivi storici della politica del presidente Obama”.
Il direttore del Centro per gli Studi Emisferici e degli USA dell’Università dell’Avana, Jorge Hernandez, ha detto a questo giornale che ancora una volta è apparsa chiara l’intenzione del governo USA di approfittare delle circostanze per proseguire, da nuove vie, il suo vecchio scopo.
“L’idea è promuovere così migliori spazi e con più rapidità per introdurre a Cuba la democrazia e la libertà, nella sua versione liberale e occidentale nordamericana, concepita come di valore e legittimità universale” aggiunge il professore cubano.
Anche se il presidente conserva facoltà, è una realtà che ha già fatto più di qualsiasi altra amministrazione per allineare la politica USA all’obiettivo di normalizzare le relazioni tra i due Paesi, afferma, per parte sua, in una conversazione con Granma Sarah Stephens, direttrice esecutiva del Centro per la Democrazia nelle Americhe, un gruppo che difende il riavvicinamento con Cuba ed il cambiamento di politica di Obama.
Il professore titolare presso la Facoltà di Diritto dell’Università dell’Avana e autore di diversi libri sul rapporto tra Cuba e USA, Rodolfo Davalos, coincide con Stephens nelle dichiarazioni a questo giornale: “E’ molto, rispetto ai precedenti, ma ancora rimane da da smantellare l’impalcatura del blocco”.
Cuba-EEUU: Se mantienen los palos y aumentan las zanahorias (envenenadas)
Ya lo dijo Obama el 19 de diciembre al comentar en TV su nueva política: Nos da la oportunidad de manejar al gobierno cubano con palos y zanohorias. Con las nuevas medidas anunciadas este 18 de septiembre, una vez más ha quedado clara la intención del gobierno de Estados Unidos de aprovechar las circunstancias, para proseguir, por nuevos cauces, su viejo propósito: regresar a Cuba al capitalismo dependiente. Compartimos este análisis de Sergio Alejandro Gómez en el diario Granma.
EE.UU. amplía algunas modificaciones al bloqueo pero mantiene los principales obstáculos
Los departamentos del Tesoro y Comercio de Estados Unidos anunciaron este viernes un nuevo grupo de medidas que modifican la aplicación de algunos aspectos del bloqueo a Cuba, especialmente en los sectores de viajes, remesas, telecomunicaciones y comercio.
Las regulaciones entrarán en vigor el próximo lunes y vienen a complementar el paquete anunciado en enero pasado. Abordan prácticamente los mismos campos y no abren nuevas áreas de intercambio.
Respecto a los viajes, uno de los sectores con mayor potencial entre los dos países tras más de medio siglo de distanciamiento, la novedad de mayor calado es que se permitirá visitar Cuba a los familiares cercanos de aquellas personas que hayan sido autorizadas dentro de las 12 categorías permitidas.
Esto quiere decir, por ejemplo, que un ciudadano estadounidense que haya obtenido una licencia general para asistir a una actividad educativa (otras categorías válidas son viajes familiares, actividades religiosas, culturales, proyectos humanitarios, interés periodístico, entre otros), puede viajar acompañado por su esposa y su hijo.
Se autoriza asimismo la transportación marítima de pasajeros entre ambas naciones mediante licencia general, pero sin hacer escala en un tercer país. Varias compañías de cruceros y transportes de cargas como la norteamericana Carnival y la española Belearia ya habían mostrado su interés por ocupar este mercado.
Las medidas no incluyen, sin embargo, la autorización de viajes “pueblo a pueblo” de manera individual. Medios internacionales y analistas manejaron esta medida, que está en las potestades ejecutivas del presidente Barack Obama, como una posible variante para acelerar el intercambio entre ambos países.
Esa categoría de viaje es la más abarcadora de las 12 permitidas, pero establece que solo puede utilizarse en viajes en grupo y guiados.
A pesar de las limitaciones, los viajes de estadounidenses a Cuba han aumentado cerca de un 50 % en relación con el año anterior. Los expertos apuntan que, de levantarse la prohibición de hacer turismo, lo cual está en manos del Congreso, varios millones de personas podrían cruzar cada año el estrecho de la Florida para apreciar la cultura y la belleza natural cubanas.
Otro cambio anunciado ayer es que los viajeros autorizados podrán abrir cuentas bancarias en Cuba para realizar transacciones bancarias durante su estancia en nuestro país.
En enero pasado ya se había avanzado en este tema con la aprobación del empleo en Cuba de las tarjetas de crédito de los estadounidenses. A pesar del interés mostrado por los líderes de ese sector como Mastercard, ocho meses después todavía no se ha podido concretar esa posibilidad por la ausencia de un banco que esté dispuesto a asumir las transacciones bilaterales.
Todo parece indicar que el ambiente derivado de la política de bloqueo no ofrece las garantías suficientes a las instituciones financieras norteamericanas para involucrarse en este negocio. También pesan en ese sentido las millonarias multas impuestas a varios bancos internacionales y la carga burocrática que implica cumplir con las regulaciones norteamericanas respecto a Cuba.
En cuanto a las remesas, se amplía el camino iniciado en enero y ahora se eliminan por completo los límites a los montos de dinero que se pueden enviar. Se abre la posibilidad de mandar remesas de Cuba a los Estados Unidos y se autorizan las transacciones y envíos de dinero asociados a la distribución y entrega de herencias.
Las cuentas abiertas por nacionales cubanos con estatus de “no inmigrante” en EE.UU. tampoco serán bloqueadas una vez que la persona se encuentre fuera del territorio de ese país.
El sector de las telecomunicaciones y los servicios de Internet mantienen su estatus privilegiado en la estrategia de la actual administración.
Se permite así a personas sujetas a la jurisdicción de EE.UU. establecer negocios en Cuba, incluyendo inversiones mixtas con entidades cubanas, así como la importación de aplicaciones de telefonía celular hechas en la Isla y contratar a nacionales cubanos para desarrollarlas.
En el campo de las transacciones financieras y comerciales, que es uno de los más golpeados por el andamiaje del bloqueo, los cambios fueron mínimos y orientados específicamente a la venta de bienes y servicios a cubanos radicados en terceros países. Incluye la aprobación de que estos abran cuentas bancarias en instituciones estadounidenses y realicen transacciones autorizadas a través de plataformas digitales en Internet.
También se permite, para potenciar el acercamiento diplomático, las transacciones entre Cuba y EE.UU. asociadas a las misiones diplomáticas en ese territorio.
Un área novedosa pero de aplicación poco clara, dadas las limitaciones del bloqueo y las características del ordenamiento interno cubano, es la posibilidad de abrir representaciones físicas de instituciones y empresas estadounidenses en Cuba.
Esta medida permite establecer y mantener una representación, oficina, punto de venta o almacén a oficinas de noticias; proveedores de productos autorizados para exportación o reexportación (productos y materiales para la construcción o renovación de edificios de propiedad no estatal y en el sector de la agricultura no estatal); servicios de correo, paquetería y transportación de carga; servicios de telecomunicación e Internet; instituciones educacionales; organizaciones religiosas, agencias o turoperadores de viajes. Esas entidades podrán abrir y mantener cuentas bancarias en el país y emplear a nacionales cubanos y estadounidenses.
En el acápite de comercio, se mantienen prácticamente las mismas limitaciones de las medidas de enero. Los campos incluidos continúan siendo los materiales de la construcción, equipamiento y herramientas para el uso del sector no estatal, equipamiento y herramientas para la actividad agrícola también no estatal.
Se aprueba ahora la reexportación desde un tercer país de artículos estadounidenses a Cuba para actividades científicas, arqueológicas, culturales, ecológicas, educacionales, preservación histórica, deportivas, investigaciones y reuniones profesionales.
En ese sentido se mantiene en pie la prohibición de ventas a las subsidiarias estadounidenses en terceros países, que está codificada en la ley norteamericana. Por lo tanto las compras autorizadas tendrían que efectuarse a compañías no estadounidenses en otras naciones.
Otras medidas se refieren a la autorización de servicios legales, la ampliación de los intercambios educacionales convencionales y a través de Internet. También se relajan las limitaciones existentes en los servicios médicos de emergencia y ambulancias aéreas entre los dos países. Asimismo, las transacciones relacionadas con proyectos humanitarios se expanden a la ayuda ante desastres y la preservación histórica.
LOS PRINCIPALES OBSTÁCULOS SIGUEN EN PIE. QUEDA MUCHO POR HACER
Las nuevas medidas demuestran que el presidente Barack Obama conserva amplias potestades para continuar modificando la aplicación del bloqueo.
“El presidente podría y debería hacer mucho más utilizando su autoridad ejecutiva”, le dijo a Granma el académico estadounidense William LeoGrande, autor del libro Canales secretos con Cuba. La historia oculta de las negociaciones entre Washington y La Habana.
“Debería permitir las licencias individuales para los estadounidenses en los programas pueblo a pueblo, en lugar de exigir que lo hagan en costosos paquetes grupales. Podría dar licencias a los bancos de EE.UU. para procesar las transacciones en dólares provenientes de Cuba, para que estos no teman ser multados por hacer negocios con la Isla. Podría permitir la venta de equipamiento científico y podría permitir que los atletas cubanos firmen contratos profesionales en Estados Unidos sin tener que abandonar su país permanentemente y romper con sus equipos locales”, precisa LeoGrande .
“Eso es solo un ejemplo de lo que el presidente puede hacer dado que su poder para emitir licencias con excepciones al embargo (bloqueo) es muy amplio”.
James Williams, presidente de la coalición bipartidista Engage Cuba, que aboga por el fin del bloqueo, coincide con los señalamientos del académico estadounidense. Agrega en un comunicado oficial de su institución que “el Congreso también debe hacer su trabajo y responder al creciente llamado popular a lo largo del país que exige el fin de las restricciones a los viajes y el embargo (bloqueo) al comercio”.
Los principales analistas de las complejas relaciones entre los dos países coinciden en que este último paquete de medidas mantiene limitaciones claves.
Por ejemplo, el uso del dólar en las transacciones internacionales continúa bloqueado para Cuba, aunque se sobreentiende que será posible utilizarlo en los intercambios bilaterales. En cualquier caso, nuestro país continúa sometido a una medida discriminatoria respecto a la principal divisa internacional y se ve obligado a gastar cuantiosas sumas en cambios de divisas para las compras internacionales.
Asimismo, continúan totalmente cerradas las posibilidades de acceso a créditos privados para comerciar con Estados Unidos, obligando al pago por adelantado y en efectivo, unas condiciones que no tienen referentes en el mundo de los negocios del siglo XXI.
Tras finalizar el primer encuentro de la Comisión Bilateral efectuada en La Habana la semana pasada, la directora general de Estados Unidos del Ministerio de Relaciones Exteriores, Josefina Vidal Ferreiro, explicó que existen limitaciones que evitan la aplicación de las regulaciones aprobadas por Washington.
Mencionó el desconocimiento de su alcance y contenido por ambas partes, para lo cual debe efectuarse en el corto plazo una reunión de expertos.
Por otra parte, añadió que estas regulaciones tienen en sí las mismas limitaciones que impiden su correcta y adecuada implementación.
“A Cuba no se le permite el uso del dólar y todavía no hay una regulación que permita el acceso a créditos o financiamientos”, señaló entonces acerca de dos aspectos que hoy continúan vigentes.
En tal sentido, una lectura de las regulaciones aprobadas hasta ahora demuestra que carecen de reciprocidad. Se limitan casi por completo las exportaciones cubanas a Estados Unidos y no se permite que las entidades y empresas cubanas puedan abrir cuentas en bancos estadounidenses, ni abrir oficinas, como se ha aprobado en la dirección contraria.
También existe un desconocimiento del ordenamiento interno del país y no se abren posibilidades para que las empresas de propiedad social en Cuba, que constituyen la base de la economía nacional y en las que trabaja el mayor por ciento de ciudadanos, participen en los espacios abiertos en la nueva política.
Las medidas están enfocadas en sectores específicos, y no en beneficio de toda la sociedad, con un evidente objetivo político.
Este hecho no lo ocultan los funcionarios estadounidenses. La secretaria de Comercio, Penny Prizker, dijo ayer que las últimas regulaciones estaban diseñadas “para apoyar al sector privado emergente en Cuba y colocarnos más cerca de alcanzar los históricos objetivos de política del presidente Obama”.
El director del Centro de Estudios Hemisféricos y de los Estados Unidos de la Universidad de la Habana, Jorge Hernández, aseguró a este diario que una vez más ha quedado clara la intención del gobierno de Estados Unidos de aprovechar las circunstancias, para proseguir, por nuevos cauces, su viejo propósito.
“La idea es promover así mejores espacios y con más rapidez para introducir en Cuba la democracia y la libertad, en su versión liberal y occidental norteamericana, concebida como de valor y legitimidad universales”, añade el profesor cubano.
Aunque el presidente conserva facultades, es una realidad que ya ha hecho más que cualquier otra administración para alinear la política estadounidense con el objetivo de normalizar las relaciones entre los dos países, opina por su parte en diálogo con Granma Sarah Stephens, directora ejecutiva del Centro para la Democracia en las Américas, un grupo que defiende el acercamiento con Cuba y el cambio de política de Obama.
El profesor titular de la Facultad de Derecho de la Universidad de La Habana y autor de varios libros sobre las relaciones entre Cuba y Estados Unidos, Rodolfo Dávalos, coincide con Stephens en declaraciones a este diario: “Es bastante en comparación con los anteriores, pero aún queda desmantelar el andamiaje del bloqueo”.