La storia delle aggressioni statunitensi a Cuba è amplia, ma tra tutte una lasciò un’impronta importante che portò al bordo di un olocausto nucleare nel 1962: la Crisi di Ottobre o dei Missili o dei Caraibi, come si conosce.
In quell’occasione scatenò l’ira yankee la decisione sovrana dell’Isola e dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche di firmare un accordo di collaborazione militare chiamato “Operación Anadir”, che permise di spiegare nel territorio cubano un gruppo strategico sovietico con decine di missili balistici nucleari R-12 e R-14, tra le varie armi.
Documenti non più segreti degli USA dimostrarono lo spirito di vendetta che li animava dopo la sconfitta inferta da Cuba un anno prima a Playa Girón.
Alle spalle della direzione della Rivoluzione cubana, il 28 ottobre, le due superpotenze accordarono la ritirata dei missili dall’Isola in cambio della garanzia yankee di non invaderla.
In questo modo terminò il conflitto, ma Cuba mostrò la sua indignazione per lo sviluppo dei negoziati e il contenuto degli accordi, che evidentemente invadevano la sua sovranità.
Fidel puntualizzò: “Non permetteremo mai ispezioni del nostro territorio” e proclamò i Cinque Punti che definivano la posizione cubana, che davano la possibilità di pace su basi decorose, appoggiati dalla maggioranza della popolazione cubana.
Furono giorni difficili. Su Cuba pesava il pericolo della sua estinzione, ed anche se si escluse Cuba dagli accordi, il nostro popolo protestò fortemente, guidato da Fidel che dichiarò al mondo la decisione di non permettere mai di disonorare l’ indipendenza dell’Isola.