Ci sono fatti nella storia di Cuba che fanno chiedere a uno come fu possibile che accaddero.
Parlo dell’incontro tra Fidel Castro con Ernesto Guevara (Che) e gli altri che partirono nella spedizione da Tuxpan, in Messico, navigando verso le coste cubane con lo Yacht Granma, il 25 novembre del 1956.
C’è anche un altro avvenimento nella vita – dopo aver acquisito alcune conoscenze – sul quale uno si risponde che quelli che Fidel non conosceva dall’Assalto alle Caserme Moncada e Carlos Manuel de Céspedes, a Bayamo, glieli presentarono poi in casa di María Antonia González, situata in Emparam 49, a Città del Messico.
Avvenne così con il Che, dato che l’appartamento di Maria Antonia serviva da luogo strategico per le riunioni dei rivoluzionari, tra i quali c’erano anche Félix Elmuza e Juan Manuel Márquez.
Ci fu uno che non partì in quell’alba del 25, ma il suo lavoro fu essenziale per permettere al Granma di navigare verso l’Isola e rendere realtà l’impegno di Fidel: “Se parto arrivo, se arrivo entro e se entro vinco”.
Il suo nome: Antonio del Conde, il “Cuate” della spedizione, lo pseudonimo con cui lavorava nei preparativi direttamente agli ordini di Fidel.
”Alejandro giunse al mio negozio di armi nel 1955 (…) e cercava dei pezzi per delle armi. “Ha pezzi di meccanismi del Belgio?”, mi chiese e mi sorprese, perchè si trattava di elementi molto specifici, per collezionisti (…)
Sentti che era una persona diversa e senza dirgli se avevo o meno quei pezzi, gli dissi: “Guardi signore, io non so chi è lei e non m’interessa, ma se vuole io l’aiuto.”
Il “Cuate” racconta che fu così che conobbe Fidel, che identificò sin dal primo momento come Alessandro, perchè solo dopo un certo tempo seppe quali erano i principali obiettivi degli acquisti e dei preparativi per andare a liberare il suo paese.
Da allora furono molti i compiti per provvedere al vettovagliamento del gruppo.
A volte fu un lavoro per i trasporti, le armi e altre risorse materiali per la spedizione.
Poi ci fu lo sviluppo delle pratiche e si preparò la concentrazione in Messico dei rivoluzionari, originando inoltre la fondazione di clubs patriottici negli Stati Uniti e l’impressione e la distribuzione di messaggi in tutta Cuba, chiamando alla lotta contro il tiranno Batista. Si incrementò la preparazione fisica e combattiva degli uomini che desideravano andare a far parte dell’Esercito di Liberazione.
Il Cuate ricorda che gia nei mesi di luglio, agosto e settembre del 1956 tutti i tentativi di comprare una nave erano falliti.
Gli allenamenti non furono però sospesi e lui decise di suggerire a Fidel di considerare la necessità di provare alcune armi in condizioni simili a quelle di Cuba, nella cittadina messicana di Tuxpan.
Una volta realizzato questo obiettivo e dato che le casualità non sono mai scritte, Del Conde chiese a Fidel di andare a vedere lì nella stessa città i lavori che doveva fare a uno yacht che aveva comprato per svago.
Quando il leader lo vide, anche se il Cuate insisteva indicandogli la sua piccola portata, con solo una cabina e due brandine – Fidel gli disse con la fermezza dei grandi uomini: “Se lei l’aggiusta, noi andremo a Cuba con questa nave”.
“Francamente il tempo era poco, sapendo che Fidel aveva fretta di partire, perchè aveva affermato che nel 1956 sarebbero stati liberi o martiri”.
Fu così che iniziò la storia del Granma nella vita di Cuba.
Il Cuate lo riparò in tutta fretta. Lo yachr era senza personale o strumenti sufficienti, con una stiva di legno”.
In un’intervista concessa nel 1991 al quotidiano Granma, il Cuate disse che: “Poi vennero i permessi e le prove per vedere quanto navigava il Granma, e la chiusura dell’affare con Robert Erikcson, il vecchio proprietario dello yacht, dal quale comprammo anche la Casa de Santiago de la Peña, vicino a dove si trovava l’imbarcazione all’ancora”.
“Da lì partirono all’alba, sfidando il mare nel memorabile yacht della libertà, 82 ribelli, coincidendo con la strategia indicata dal giovane di Santiago di Cuba, Frank País, che avrebbero sostenuto lo sbarco sollevandosi nella città per garantire la dispersione”.
Da allora ad oggi abbiamo conosciuto molto del Granma, ma più che vederlo come il mezzo di trasporto che fu, lo abbiamo assunto come simbolo di lotta per portare a Cuba i figli che cambiarono per sempre il destino di questa nazione.
Poi si è chiamato e si chiama Granma il quotidiano del Partito Comunista, frutto legittimo della Rivoluzione Cubana.