Edmundo García https://lapupilainsomne.wordpress.com
Il Nuovo Herald di Miami ha appena pubblicato, firmato da Nora Gamez Torres, un articolo che pare un annuncio politico a pagamento; s’intitola “I cubano americani dietro al cambio di politica verso Cuba”. In questo articolo ci sono alcune cose che voglio contestare.
Quello che fondamentalmente fa la giornalista, o ciò che le è stato chiesto di fare, è celebrare il Cuba Study Group di Carlos Saladrigas, al Cuba Now Rick Herrero (ma che nella vita reale anche gestisce Saladrigas) e alcuni altri gruppi di recente costituzione, come se fossero i veri promotori del tipo di politica che il Presidente Obama ha deciso di eseguire verso Cuba, e che prima di tutto obbedisce alla certezza storica che la Rivoluzione Cubana non cederebbe neanche un millimetro della sua sovranità, e che ogni tentativo di trattarla con pressione o con la forza sarebbe inutile.
Il Nuovo Herald vuole presentare i fatti come se Carlos Saladrigas e Tomas Bilbao avessero convinto il presidente Obama a non ripetere la politica di George W. Bush, sovrapponendo il fatto che, quando Barack Obama era senatore per lo stato dell’Illinois già criticava l’embargo verso Cuba; un altro che aveva questa idea in testa era il senatore John Kerry, oggi Segretario di Stato. Forse non lo hanno fatto fin dall’inizio per motivi elettorali, ma l’hanno pensato e l’hanno detto.
Dal momento che il Cuba Study Group di Carlos Saladrigas ha detto che avrebbe fatto seriamente pressioni contro il blocco, e che realmente ha fatto qualcosa di un certo peso, è passato molto tempo; ha sempre aspettato che non ci fossero rischi. Saladrigas è stato molto attento in ogni momento. E’ vero che più volte ha detto che era meglio togliere l’embargo (non ha mai pronunciato blocco); ma, perché vuole Saladrigas che ciò accada?
L’ha confessato in un’intervista con Fernando Ravsberg, quando egli lavorava per BBC Mondo: perché “lo scontro e l’embargo sono stati estremamente utili per il governo cubano” e “ha aiutato il regime cubano ad ottenere una legittimità, che non ha potuto ottenere in altri modi”. La ricetta di Saladrigas, tanto illusoria quanto infida, è quella di dinamitare il prestigio della Rivoluzione Cubana, per rilevare i mercenari del cosiddetto golpe morbido.
Quando ha fatto qualche critica agli estremisti della destra di Miami che vogliono mantenere il disumano blocco verso Cuba, subito si è giustificato con una critica demagogica alla Rivoluzione. Come quella volta in cui ha lanciato il dannoso slogan di opporsi agli “isterici”, di fuori, ma anche a queli dell’interno; offesa che li ho contestato nell’articolo intitolato “Le contraddizioni di Carlos Saladrigas”, pubblicato il 5 aprile 2012
Tutto questo deve essere preso in considerazione poiché l’articolo di Nora Torres Gamez cerca di proiettare Carlos Saladrigas e il Cuba Study Group, come il presunto leader e l’organizzazione dove dovrebbero vedersi rispecchiati tutti i cubano-americani che desiderano un migliore rapporto con Cuba.
Questo è una falsità e vi spiegherò il perché. Traballante come si trova la Fondazione Nazionale Cubano-Americana, con la nullità e mancanza di visione che mostrano i congressisti cubano- americani della Florida del Sud, con l’inefficacia del cosiddetto Consiglio per la Libertà di Cuba (CLC) e la carenza di strategia delle altre organizzazioni controrivoluzionarie, mi sembra che approfittare di questa situazione generale per auto proporsi con l’aiuto di un media e un giornalista come l’organizzazione rappresentativa della comunità cubana è il peggiore degli opportunismi e una grande menzogna; perché dietro gli (insufficienti) cambiamenti della politica verso Cuba non ci sono i cubano-americani che passeggiano attraverso media, feste ed eventi, promuovendo loro stessi; ci sono cubano americani, è vero, ma quelli che costituiscono quella maggioranza lavoratrice e patriottica che non ha voltato le spalle al loro paese, che ha continuato a visitare Cuba nei momenti più difficili, come ai tempi di George W. Bush, e che bisognava andare da paesi terzi e sotto forti pressioni.
Loro hanno fatto una convincente diplomazia informale e hanno dimostrato quanto fosse impopolare e assurdo limitare i viaggi a Cuba. Questi sono i rappresentanti della comunità cubana. Siamo noi; non un gruppo particolare di poche persone.
Nell’ articolo del Nuovo Herald ci sono diversi pareri; tra cui alcuni molto rispettosi come quella del professor Guillermo Grenier, che riconosce a questi nuovi gruppi una certa importanza. Può essere, ma questa è una lotta dell’emigrazione cubana, che dura da 56 anni.
Ora, di tutti i pareri elencati in questo articolo del Nuovo Herald, l’opinione più sincera, quella che io rispetto di più in questa occasione, e tutti sanno cosa penso di questo personaggio, è quella di Lincoln Diaz-Balart. Come è una vecchio canaglia della destra cubano-americana, non fa a meno del articoli di facciata a favore di Saladrigas e del Cuba Study Group, fatto per confondere la comunità (perché al governo cubano non lo potranno imbrogliare).
Diaz-Balart dice che fin dal primo momento le proposte di Saladrigas erano commerciali, per fare soldi, qualcosa che non è rispettato al Congresso, al quale apparteva, allora, Diaz-Balart. Nel suo sforzo di magnificare l’importanza di Saladrigas, il Nuovo Herald dice che questi ha donato 10000 dollari per le due campagne di Obama, una cifra ridicola con la quale non si fa politica negli USA.
Diaz-Balart riconosce che i suoi nemici, coloro che si sono sempre opposti alla sua politica di sanzioni contro Cuba, sono quelli che lui chiama, con disprezzo, “pro-castristi”; nella realtà veri patrioti legati all’Alleanza Martiana, Progreso Semanal, La tarde se mueve e altri gruppi che hanno sempre sostenuto la revoca dell’embargo e la normalizzazione delle relazioni, per patriottismo e giustizia.
El Nuevo Herald se presta para imponerles a los cubanos de Miami un falso liderazgo
Por Edmundo García
El Nuevo Herald de Miami acaba de publicar, firmado por Nora Gámez Torres, un artículo que parece un anuncio político pagado; se titula “Los cubanoamericanos detrás del cambio de política hacia Cuba”. En este artículo hay algunas cosas que deseo contestar.
Lo que básicamente hace la periodista, o lo que le pidieron que hiciera, es celebrar al Cuba Study Group de Carlos Saladrigas, al CubaNow de Rick Herrero (pero que en la vida real también dirige Saladrigas) y algunos otros grupos de reciente creación, como si fueran los verdaderos promotores del tipo de política que el presidente Obama ha decidido seguir hacia Cuba, y que ante todo obedece a la evidencia histórica de que la Revolución Cubana no cedería ni un milímetro de su soberanía, y que cualquier intento de tratarla con presión o por la fuerza sería inútil.
El Nuevo Herald quiere presentar los hechos como si Carlos Saladrigas y Tomás Bilbao hubieran persuadido al presidente Obama de no repetir la política de George W. Bush, solapando el hecho de que cuando Barack Obama era senador por el estado de Illinois ya criticaba el embargo a Cuba; otro que tenía esa idea en su cabeza era el senador John Kerry, hoy Secretario de Estado. Quizás no lo hicieron desde el principio por motivos electorales, pero lo pensaban y lo dijeron.
Desde que el Cuba Study Group de Carlos Saladrigas dijo que iba a cabildear en serio contra el bloqueo, a que realmente hizo algo de cierto peso, pasó mucho tiempo; siempre esperó a que no hubiera riesgos. Saladrigas se cuidó las espaldas en todo momento. Es cierto que en ocasiones dijo que era mejor levantar el embargo (jamás pronuncia bloqueo); pero, ¿por qué quiere Saladrigas que eso suceda?
Lo confesó en una entrevista a Fernando Ravsberg, cuando este trabajaba para BBC Mundo: porque “la confrontación y el embargo han sido extremadamente útiles para el gobierno cubano” y “ha ayudado al régimen cubano a obtener una legitimidad, que no ha podido obtener por otras formas”. La receta de Saladrigas, tan ilusa como traicionera, es dinamitar el prestigio de la Revolución Cubana, para echarle encima los mercenarios del llamado golpe suave.
Cuando hizo alguna crítica a los extremistas de la derecha de Miami que quieren mantener el inhumano bloqueo a Cuba, enseguida se tapó con una crítica demagógica a la Revolución. Como esa vez en que lanzó la malintencionada consigna de oponerse a los “histéricos” de fuera pero también a los de dentro; ofensa que le contesté en el artículo titulado “Las contradicciones de Carlos Saladrigas”, publicado el 5 de abril del 2012
Todo esto debe tenerse en cuenta pues el artículo de Nora Gámez Torres trata de proyectar a Carlos Saladrigas y el Cuba Study Group como el supuesto líder y la organización donde deberían verse reflejados todos los cubanoamericanos que desean una mejor relación con Cuba.
Esto es una falacia y voy a explicar por qué. Desvencijada como anda la Fundación Nacional Cubano Americana, con la nulidad y falta de miras que muestran los congresistas cubanoamericanos del sur de la Florida, con la inoperancia del llamado Consejo por la Libertad de Cuba (CLC) y la carencia de estrategia de las demás organizaciones contrarrevolucionarias, me parece que aprovechar esta situación general para auto proponerse con la ayuda de un medio y de una periodista como la organización representativa de la comunidad cubana es el peor de los oportunismos y una gran mentira; porque detrás de los (insuficientes) cambios de la política hacia Cuba no están los cubanoamericanos que se pasean por los medios, fiestas y eventos promoviéndose a sí mismos; hay cubanoamericanos, es cierto, pero aquellos que constituyen esa mayoría trabajadora y patriótica que no ha dado la espalda a su país, que siguió visitando Cuba en los más difíciles momentos, como en la época de George W. Bush, en que había que ir por terceros países y bajo grandes presiones.
Ellos hicieron una convincente diplomacia informal y demostraron lo impopular y absurdo que era restringir los viajes a Cuba. Esos son los representantes de la comunidad cubana. Somos todos; no un grupo particular de unas pocas personas.
En el artículo de El Nuevo Herald se recogen varias opiniones; entre ellas algunas muy respetuosas como la del profesor Guillermo Grenier, quien reconoce a estos nuevos grupos cierta importancia. Puede ser, pero esto es una lucha de la emigración cubana que tiene 56 años.
Ahora bien, de todos los criterios recogidos en ese artículo de El Nuevo Herald, la opinión más sincera, la que yo más respeto en esta ocasión, y todo el mundo sabe lo que yo pienso de este personaje, es la de Lincoln Díaz-Balart. Como es un viejo truhán de la derecha cubanoamericana, no se deja pasar el artículo pantalla a favor de Saladrigas y el Cuba Study Group, hecho para confundir a la comunidad (porque al gobierno cubano no lo van a poder timar).
Díaz-Balart dice que desde el primer momento las propuestas de Saladrigas eran mercantiles, para hacer dinero, algo que no se respeta en el Congreso, al que entonces Díaz-Balart pertenecía. En su esfuerzo por magnificar la significación de Saladrigas El Nuevo Herald dice que este donó 10 mil dólares para las dos campañas de Obama, una cifra ridícula con la que no se hace política en Estados Unidos.
Díaz-Balart reconoce que sus enemigos, los que siempre se opusieron a su política de sanciones a Cuba, son los que él llama despectivamente “procastristas”; en verdad patriotas vinculados a la Alianza Martiana, Progreso Semanal, La tarde se mueve y otros colectivos que siempre han abogado por el levamiento del embargo y la normalización de relaciones, por patriotismo y justicia.