Per ottenere questo e altri medicinali con licenza negli Stati Uniti, Cuba è obbligata a rivolgersi a terzi paesi che aumentano i prezzi e i tempi.
La storia di questa bambina cubana è risuonata nella sala dell’Assemblea Generale della ONU martedì 27, quando il rappresentante della Bolivia ha citato il suo caso per mostrare l’enorme danno umano che il blocco provoca all’Isola.
“In questo momento mia figlia è in radioterapia, sono 27 (sessioni). Poi riposerà 10 o 15 giorni e quindi comincerà la chemioterapia con questo medicinale”, ha detto Elizabeth Navarro, madre della bambina che è ricoverata nell’ospedale oncologico de L’Avana. Seduta in un angolo della camera di Noemi, la donna si asciuga discretamente una lacrima.
Non si sa ancora se il trattamento giungerà a tempo. Al suo lato la bambina che ha i capelli tagliati per l’operazione, guarda dei cartoni animati alla televisione e cerca di dimenticare il dolore di un ago fissato nella pelle del suo polso.
“Per noi è fondamentale, per Noemi e altri pazienti con la stessa istologia (il tumore) il trattamento con medicinali che aumentino l’opportunità di sopravvivere e questo è il caso del Temozolomide”, dice la Dr. Migdalia Pérez, che lavora da 15 anni coi giovani malati di cancro.
Il trattamento è gratuito, ma alcuni medicinali mancano.
Ogni anno circa 300 bambini sono assistiti nei sei centri specializzati, in un’Isola dove le cure sono sostenute dal Governo.
Con il temozolomide, somministrato per via orale le possibilità di sopravvivenza dei pazienti giovani possono aumentare dal 20% al 70%, ha detto la Dr. Pérez.
“È molto difficile trattare una malattia a mani legate”, ha spiegato riferendosi alla necessità di acquistare medicinali e strumenti in mercati distanti da Cuba, attraverso intermediari che elevano le tariffe.
Oggi Cuba produce il 65% dei medicinali necessari ai suoi abitanti, ma deve importare quelli per il diabete, il VIH – SIDA e il cancro.