Omar Perez Solomon https://lapupilainsomne.wordpress.com
La controversia storica tra Cuba e gli USA è caratterizzata dagli ideali e comportamenti di quelle personalità che hanno contribuito al pensiero fondante di entrambe le nazioni.
Nel caso di Cuba si mostra il ruolo che hanno svolto nel plasmare un ideale d’indipendenza e di patriottismo; nell’istruzione; nel respingere l’annessione; nello spirito rivoluzionario, di solidarietà, umanista ed internazionalista, che si è trasferito da una generazione all’altra e che è diventano fonti della ideologia della Rivoluzione cubana.
Quando si studiano le basi dottrinali esposti dai padri fondatori USA, si evidenziano le radici di un ideale espansionista, egemonico, guerrafondaio, individualista, disumano e imperialista, applicato da 44 amministrazioni, da George Washington fino a Barack Obama.
Nel presente periodo storico, di stabilimento di nessi diplomatici tra i due Stati ed inizio di un lungo e complesso processo di normalizzazione dei rapporti, non possiamo dimenticare la storia e la sua evoluzione in campo politico, economico, culturale e ideologico.
Un avvicinamento a come pensavano i padri fondatori del pensiero cubano e statunitense, ci dà la visione dell’origine della politica fallimentare degli USA nei confronti di Cuba.
“Io rispetto la risoluzione delle Cortes (spagnole), e penso che sta in altre ragioni di politica molto diverse; di più, se sfortunatamente gli americani si persuadessero del fatto che le Cortes avevano respinto il parere della Commissione, perché si ritenessero privi delle facoltà per negoziare, con indipendenza, se necessario; ora non avremmo la più minima speranza di qualsiasi tipo di composizione con quei paesi. Gli americani inferirebbero presto: poi, è perso il tempo trascorso nei negoziati, poiché, non ammettendo noi nessuna che non abbia per base l’indipendenza e dicendo alle Cortes che non non hanno facoltà di concederle. Cosa aspettiamo?”
[…]
“La patria non deve a nessuno, tutti i suoi figli le devono i suoi servizi; quando si presentano i meriti patriottici è per dimostrare che hanno adempiuto ad alcuni obblighi. Questa dovrebbe essere la massima di un patriota. Uno speculatore viene per la sua paga; la chieda in contanti come un mercenario, dategliela, e vada in pace. Quante volte li sentiamo dire che sono pentiti di avere servito la patria, e che se avessero valutato meglio i loro interessi sarebbero stati suoi nemici. Questi vili confondono sempre la patria con il governo e se quest’ultimo non li premia (meritino o no il premio) la patria non conta nulla”[…].
Felix Varela [1]
“Prima vorrei vedere crollate, non dico le istituzioni degli uomini, ma tutte le stelle dal firmamento, piuttosto che vedere cadere dal seno umano il sentimento della giustizia, quel sole del mondo morale” […].
[…]
“E tutto per l’amore agli uomini, per ottenere il loro miglioramento, per coltivare le fondamenta della loro felicità futura, tutto per amore alla verità, per estendere la sfera delle scienze che elevano e nobilitano lo spirito umano. Implica una devozione in spirito e verità, una perfetta conoscenza dei doveri del suo ministero, implica alla fine un’intelligenza convenientemente illustrata, un’istruzione che dà il giusto sentimento della loro dignità e che fa amare pure quella degli altri. Questa istruzione quando è vera e forte, non solo serve come mezzo di miglioramento a colui che la possiede, ma anche agli altri”.
José de la Luz y Caballero [2]
“Cuba ha tanti elementi di grandezza, che nonostante il freno che la ferma, cresce in popolazione, ricchezza, luci e amore per la libertà. La sua immediatezza al popolo più libero sulla terra, il suo giornaliero contatto con lui, le sue frequenti comunicazioni con i paesi più colti d’Europa, e persino gli stessi esempi della rivoluzione contro il dispotismo che Spagna gli offre, sono stimoli che l’incoraggiano fortemente a scuotere le catene che trascina”.
“Cuba, quindi, per ottenere i diritti politici che desidera, è necessario che li chieda, li disputi, e li strappi dalle mani dei suoi oppressori”
[…]
“Io, dunque, lontano da temere, in caso di indipendenza, nessun pericolo da parte dall’Inghilterra e della Francia, non vedo in queste due nazioni sennò il più forte ancoraggio della stessa indipendenza, e a loro, come agli altri dovremmo volgere gli occhi, in modo che attraverso trattati solenni ci coprissero con il loro potente scudo, e ci liberassero della rapacità e conquista degli USA. L’annessione di Cuba a questi è il formidabile nemico che minaccia la Spagna. Ma, chi ci ha portato ad una situazione così pericolosa? Il governo spagnolo con il suo comportamento oppressivo “[…].
Jose Antonio Saco [3]
“Le arretrate tribù del confine ricadranno nella barbarie e nella miseria, perderanno numero a causa delle guerre e delle necessità, e ci vedremo costretti a respingerle, con le bestie della foresta verso le Montagne Rocciose” […].
[…]
“La nostra Confederazione deve essere considerata come il nido da cui tutta l’America, cosi quella del Nord come del Sud, dovranno essere popolate. Inoltre, stiamo attenti, certamente, a non credere che il continente sia interessato ad espellere gli spagnoli. Per ora, quei paesi sono in ottime mani, e solo temo che queste risultino troppo deboli per mantenerli soggetti fino a quando la nostra popolazione sia cresciuta abbastanza per andare a strapparglieli pezzo per pezzo “[…].
[…]
“Anche se i nostri interessi attuali ci restringono nei nostri limiti, non si può non prevedere ciò che verrà quando la nostra rapida moltiplicazione si estenda al di là di tali limiti, fino a coprire del tutto il continente del Nord, e magari anche quello del Sud, con persone che parlano la stessa lingua, governata in modo simile e con leggi simili “[…].
[…]
“Confesso candidamente che ho sempre guardato Cuba come la più interessante aggiunta che potrebbe farsi al nostro sistema di Stati”[…].
Thomas Jefferson [4]
[…]
“Possiamo aspettare che in poco tempo diventiamo gli arbitri dell’Europa in America, potendo spostare la bilancia delle lotte europee, in questa parte del mondo, secondo quanto dettano i nostri interessi. Lasciate i tredici Stati vincolati da una ferma ed indissolubile unione, partecipare alla realizzazione di un grande sistema americano, superiore a tutte le forze e influenze transatlantiche e in grado di dettare i termini delle relazioni che si stabiliscano tra il vecchio e il nuovo mondo “[…].
Alexander Hamilton [5]
[…]
“La progressiva estensione dei nostri insediamenti, causeranno, certamente, che il selvaggio, come il lupo, si ritiri; essendo entrambi bestie da preda, anche se hanno un aspetto diverso “[…].
George Washington [6]
¿Cómo pensaban los padres fundadores del pensamiento cubano y estadounidense?
Por Omar Pérez Salomón
El diferendo histórico entre Cuba y Estados Unidos está signado por los ideales y comportamientos de aquellas personalidades que aportaron al pensamiento fundacional de ambas naciones.
En el caso cubano se pone de manifiesto el rol que han jugado en la conformación de un ideal independentista y patriótico; en la educación; en el rechazo al anexionismo; en el espíritu revolucionario, de solidaridad, humanista e internacionalista, que se ha trasladado de una generación a otra y que devienen fuentes de la ideología de la Revolución Cubana.
Cuando se estudia los fundamentos doctrinales expuestos por los padres fundadores estadounidenses se ponen de manifiesto las raíces de un ideal expansionista, hegemónico, guerrerista, individualista, inhumano e imperialista, aplicado por 44 administraciones, desde George Washington hasta Barack Obama.
En el actual período histórico, de establecimiento de los nexos diplomáticos entre los dos Estados e inicio de un largo y complejo proceso de normalización de las relaciones, no podemos olvidar la historia y su evolución en el orden político, económico, cultural e ideológico.
Un acercamiento a cómo pensaban los padres fundadores del pensamiento cubano y estadounidense, nos da la visión del origen de la fracasada política de Estados Unidos hacia Cuba.
“Yo respeto la resolución de las Cortes, y creo que estriba en otras razones de política muy distintas; más si por desgracia se persuadieran los americanos de que las Cortes habían desechado el dictamen de la Comisión, porque se creyesen sin facultades para tratar de independencia en caso necesario; ya no tendríamos la más ligera esperanza de ninguna clase de composición con aquellos países. Los americanos inferirían muy pronto: luego es perdido al tiempo que se emplea en negociaciones, pues no admitiendo nosotros ninguna que no tenga por base la independencia y diciendo las Cortes que no está facultadas para concederlas. ¿Qué esperamos?”
[…]
“La patria a nadie debe, todos sus hijos la deben sus servicios; cuando se presentan méritos patrióticos es para hacer ver que han cumplido unas obligaciones. Esta debe ser la máxima de un patriota. Un especulador viene por su paga; pídala en efectivo como un mercenario, désela, y vaya en paz. Cuántas veces se les oye decir que están arrepentidos de haber hecho servicios a la patria, y que si hubieran consultado mejor sus intereses hubieran sido sus enemigos. Estos viles confunden siempre la patria con el gobierno y si este no les premia (merezcan o no el premio) aquella nada vale” […].
Félix Varela[1]
“Antes quisiera yo ver desplomadas, no digo las instituciones de los hombres, sino los astros todos del firmamento, que ver caer del pecho humano el sentimiento de la justicia, ese sol del mundo moral” […].
[…]
“Y todo por amor a los hombres, por conseguir su mejora, por labrar los cimientos de su felicidad futura, todo por amor a la verdad, por extender la esfera de las ciencias que elevan y enaltecen el espíritu humano. Supone una devoción en espíritu y verdad, un perfecto conocimiento de los deberes de su ministerio, supone en fin una inteligencia convenientemente ilustrada, una instrucción que le da el justo sentimiento de su dignidad y que le hace amar también la de los otros. Esta instrucción cuando es verdadera y sólida no solo sirve como medio de mejora al que la posea, sino también a los demás” .
José de la Luz y Caballero [2]
“Cuba tiene tantos elementos de grandeza, que a pesar del freno que la sujeta, crece en población, riqueza, luces y amor a la libertad. Su inmediación al pueblo más libre de la tierra, su trato diario con él, sus frecuentes comunicaciones con los países más cultos de Europa, y aun los ejemplos mismos de revolución contra el despotismo que España le ofrece, son estímulos que poderosamente la incitan a sacudir las cadenas que arrastra”.
“Cuba, pues, para alcanzar los derechos políticos que desea, es menester que los pida, los dispute, y los arranque de las manos de sus opresores”
[…]
“Yo, pues, lejos de temer, en caso de independencia, ningún peligro de parte de Inglaterra y de Francia, no veo en estas dos naciones sino el áncora más firme de esa misma independencia, y a ellas, lo mismo que a otras deberíamos volver los ojos, para que por medio de tratados solemnes nos cubriesen con su escudo poderoso, y nos librasen de la rapacidad y conquista de los Estados Unidos. La anexión de Cuba a estos es el formidable enemigo que amenaza a España. Pero ¿quién nos ha traído a tan peligrosa situación? El gobierno español con su conducta opresora” […]
José Antonio Saco [3]
“Las retrasadas tribus de la frontera recaerán en barbarie y miseria, perderán número por guerras y necesidad, y nos veremos obligados a arriarlas, con las bestias del bosque hacia las Montañas Rocosas” […].
[…]
“Nuestra Confederación debe ser considerada como el nido desde el cual toda América, así la del Norte como la del Sur, habrá de ser poblada. Más cuidémonos desde luego de creer que interesa a este continente expulsar a los españoles. Por el momento aquellos países se encuentran en las mejores manos, y solo temo que estas resulten demasiado débiles para mantenerlos sujetos hasta que nuestra población haya crecido lo suficiente para ir arrebatándoselos pedazo a pedazo” […].
[…]
“Aunque nuestros actuales intereses nos restrinjan dentro de nuestros límites, es imposible dejar de prever lo que vendrá cuando nuestra rápida multiplicación se extienda más allá de dichos límites, hasta cubrir por entero el continente del Norte, si no es que también el del Sur, con gente hablando el mismo idioma, gobernada en forma similar y con leyes similares” […].
[…]
“Cándidamente confieso que siempre he mirado a Cuba como la adición más interesante que podría hacerse a nuestro sistema de Estados” […].
Thomas Jefferson [4]
[…]
“Podemos esperar que dentro de poco tiempo nos convirtamos en los árbitros de Europa en América, pudiendo inclinar la balanza de las luchas europeas, en esta parte del mundo, de acuerdo con lo que dicten nuestros intereses. Dejad a los trece Estados ligados por una firme e indisoluble unión, tomar parte en la creación de un gran sistema americano, superior a todas las fuerzas e influencias trasatlánticas y capaz de dictar los términos de las relaciones que se establezcan entre el viejo y el nuevo mundo” […].
Alexander Hamilton [5]
[…]
“La gradual extensión de nuestros asentamientos causarán ciertamente que el salvaje, como el lobo, se retire; siendo ambos bestias de presa, aunque difieran en el aspecto” […].
George Washington [6]
[1] Tomado de, Orlando Calderón Frías:”Cultura Política. Documentos y materiales para su estudio II”, Editorial Pueblo y Educación, La Habana, 2013. P. 12, 17.
[2] Ídem, p.39, 55.
[3] Ídem, p.63, 65.
[4] Tomado del libro de Abel Enrique González Santamaría:”La gran estrategia, Estados Unidos VS América Latina”, Editorial Capitán San Luis, La Habana, 2013. P.54,56.
[5] Ídem, p.54, 55.
[6] Ídem, p.54.