L’odissea per il “sogno americano”

Gabriela Gómez Ávila http://www.granma.cu

cuban border USA trampaLa situazione di quasi 2000 cubani bloccati in Costarica continua a preoccupare varie nazioni della regione, che si coordinano per affrontare congiuntamente il problema.

Secondo la nota recentemente rilasciata dal ministero degli affari esteri di Cuba, L’Avana si mantiene in contatto con i governi coinvolti nella questione.

Il Coordinatore del Consiglio di Comunicazione e Cittadinanza del Nicaragua, Rosario Murillo, ha chiamato a far fronte alla situazione in modo coordinato e ha chiesto che s’includa la questione nella riunione dei Capi di Stato e di Governo del Sistema di Integrazione Centroamericana (SICA), che ha avuto inizio ieri.

Allo stesso modo, Rosario ha spiegato che il suo governo ha proposto che in America Centrale “assumiamo con fermezza la nostra posizione di richiesta agli USA, di reciprocità”, vale a dire lo stesso “trattamento umanitario ai nostri emigrati, che ancora li si cataloga come cittadini di seconda e terza categoria”.

In un documento divulgato da Managua si afferma che “il Governo del Nicaragua ritiene che tanto diritto hanno questi cittadini cubani ad un mal chiamato corridoio umanitario, come avrebbero, e hanno, tutti i cittadini del Centro America, compresi i bambini, che corrono tutti i tipi di pericoli, che anche muoiono, nel tentativo di raggiungere gli USA”.

Da parte sua, il ministro degli esteri costaricano, Manuel Gonzalez, ha preconizzato che, il prossimo lunedì, potrebbe aver luogo una riunione dei ministri degli esteri, in El Salvador, per discutere la questione.

Le due nazioni centroamericane sono immerse in una storica disputa di confine.

I cubani nell’occhio del ciclone

Una dichiarazione rilasciata dal ministero degli esteri lo scorso 17 novembre spiega che “Negli ultimi giorni si è creata una complessa situazione, con più di mille cittadini cubani che sono arrivati in Costa Rica da altri paesi della regione, con l’intenzione di viaggiare negli USA”.

I cubani in questione abbandonarono l’isola in modo legale verso diversi paesi dell’America Latina, fatto salvo il rispetto dei requisiti stabiliti dalle normative migratorie cubana.

Tuttavia, nel realizzare il cosiddetto “sogno americano” sono diventati vittime di trafficanti e bande criminali che lucrano dall’attraversamento, di queste persone, del Sud America, America Centrale e Messico.

Il flusso è stato bruscamente tagliato la scorsa settimana, quando le autorità costaricane smantellarono una banda di trafficanti di persone. Più di 1000 cubani rimasero bloccati in Paso Canoas, posto di confine con Panama a cui, ogni giorno, arrivano altre decine di cubani.

I media locali hanno riferito, che dopo alcuni giorni di pressione e proteste, il governo del Costarica ha deciso di concedere un salvacondotto di sette giorni ai cubani per proseguire il loro viaggio verso nord, attraverso il Nicaragua.

Le autorità di Managua interpretarono l’azione costaricana come un’aggressione e un tentativo di trasferire il problema ai suoi confini, senza preventiva coordinazione, per cui impedirono, con la forza di polizia, l’ingresso dei cubani.

Emigrazione dopo il 17 dicembre

Il numero di cubani che entrano negli USA ha cominciato a crescere dal 17 dicembre, quando Washington e L’Avana hanno annunciato la loro intenzione di ripristinare le relazioni bilaterali.

In questo senso influisce il fatto che molte persone considerano che la Legge di Aggiustamento Cubano ha i giorni contati a causa del nuovo contesto di disgelo e aspirano a raggiungere il territorio USA prima che si chiudano le porte del “sogno americano”.

I dati ufficiali dell’Ufficio della Dogana e Protezione Frontaliera USA mostrano che circa 27000 cubani arrivarono ​​attraverso il confine, di quel paese, con il Messico nel corso dei primi nove mesi di quest’anno, il 78% in più rispetto allo stesso periodo del 2014.

Anche le entrate via mare si sono raddoppiate (rispetto all’anno precedente) sino a raggiungere le 7000.

Nonostante l’apertura di un nuovo capitolo nelle relazioni bilaterali, gli USA mantengono in vigore la Legge di Aggiustamento Cubano del 1966, la politica dei piedi secchi-piedi bagnati, istituita dal presidente Bill Clinton nel 1995, ed il chiamato “Programma sulla Parola per i professionisti medici cubani”, che impiantò, dal 2006, George W. Bush; tre dimostrazioni della politica aggressiva degli USA, nel corso dell’ultimo mezzo secolo, che si completa con il blocco economico, finanziario e commerciale.

L’attuale legislazione garantisce residenza a tutti i cubani che raggiungono il territorio USA, sia in modo legale, illegale, marittimo o terrestre; mentre i loro pari latinoamericani sono perseguitati e deportati per entrare e/o soggiornare illegalmente in uno dei paesi più sviluppati del mondo.

Dall’aggiornamento della politica migratoria cubana, all’inizio del 2013, un numero crescente di cubani ha lasciato legalmente Cuba verso un qualsiasi paese dell’America Latina per poi proseguire verso il nord, in un complicato viaggio di migliaia di chilometri ed in cui bisogna attraversare diverse nazioni.

I mezzi stampa internazionali cercano politicizzare la situazione umanitaria dei cubani bloccati in Costarica, mentre ignorano le reali cause di questo fenomeno.

Cambiare residenza è una decisione personale. Tuttavia, incoraggiare la migrazione illegale con politiche selettive, come fa il governo USA non ha alcuna possibile giustificazione.

La odisea por el “sueño americano”

Gabriela Ávila Gómez

La situación de cerca de 2 000 cubanos varados en Costa Rica continúa preocupando a varias naciones de la región, que hacen coordinaciones para abordar de manera conjunta el problema.

Según la nota divulgada recientemente por el Ministerio de Relaciones Exteriores de Cuba, La Habana se mantiene en contacto también con los gobiernos implicados en el asunto.

La Coordinadora del Consejo de Comunicación y Ciu­da­danía de Nicaragua, Rosario Murillo, llamó a enfrentar la situación de manera coordinada y reclamó que se incluyera el tema en la reunión de Jefes de Estado y Gobierno del Sistema de la Integración Centroamericana (SICA), que inició ayer.

De igual forma, Rosario detalló que su gobierno ha propuesto que en Centroamérica “asumamos con firmeza nuestra posición de reclamo a Estados Unidos, de reciprocidad”, es de­cir el mismo “trato humanitario a nuestros migrantes, a quienes se les sigue catalogando como ciudadanos de segunda y tercera categoría”.

En un documento divulgado por Managua se afirma que “el Gobierno de Nicaragua considera que tanto derecho tienen estos ciudadanos cubanos a un mal llamado corredor humanitario, como tendrían, y tienen, todos los ciudadanos centroamericanos, incluyendo niños, que corren todo tipo de peligros, que mueren incluso, en el afán de llegar a los Estados Unidos”.

Por su parte, el canciller costarricense, Manuel González, adelantó que el próximo lunes podría efectuarse una reunión de cancilleres en El Salvador para tratar el tema.

Ambas naciones centroamericanas se encuentran inmersas en un histórico conflicto limítrofe.

LOS CUBANOS EN EL OJO DEL HURACÁN

Un comunicado emitido por el Minrex el pasado 17 de noviembre explica que “en los últimos días, se ha creado una compleja situación, a raíz de que más de 1 000 ciudadanos cu­banos han estado arribando a Costa Rica desde otros países de la región con la intención de viajar hacia los Estados Unidos”.

Los cubanos en cuestión abandonaron la Isla de manera legal hacia diferentes países de América Latina, bajo el cumplimiento de los requisitos establecidos por las regulaciones mi­gratorias cubanas.

Sin embargo, en aras de cumplir el llamado “sueño americano” se convirtieron en víctimas de traficantes y bandas de delincuentes que lucran a partir de la travesía de estas personas por Sudamérica, Centroamérica y México.

El flujo fue cortado repentinamente la semana pasada cuando las autoridades costarricenses desmantelaron una ban­­da de trata de personas. Más de 1 000 cubanos quedaron va­rados en Paso Canoas, puesto fronterizo con Panamá al que cada día llegaban decenas de cubanos más.

Medios locales reportaron que tras varios días de presiones y protestas, el ejecutivo de Costa Rica decidió otorgar un salvoconducto de siete días a los cubanos para que prosiguieran su viaje hacia el norte a través de Nicaragua.

Las autoridades de Managua interpretaron la acción tica como una agresión y un intento de traspasar el problema a sus fronteras sin una coordinación previa, por lo que impidieron, usando la fuerza pública, el ingreso de los cubanos.

EMIGRACIÓN TRAS EL 17 DE DICIEMBRE

El número de cubanos que ingresan a los Estados Unidos comenzó a dispararse desde el 17 de diciembre pasado, cuando Washington y La Habana anunciaron su intención de restablecer relaciones bilaterales.

En este sentido influye el hecho de que muchas personas consideran que la Ley de Ajuste Cubano tiene los días contados a partir del nuevo contexto de deshielo y aspiran a alcanzar el territorio norteamericano antes de que se cierren las puertas del llamado “sueño americano”.

Las cifras oficiales de la Oficina de Aduanas y Protección Fronteriza estadounidense muestran que cerca de 27 000 cu­banos llegaron por vía de la frontera de ese país con México durante los primeros nueve meses del presente año, un 78 % más que en igual periodo del 2014.

Las entradas por vía marítima también se duplicaron (en relación con el año anterior) hasta alcanzar las 7 000.

A pesar de la apertura de un nuevo capítulo en las relaciones bilaterales, Estados Unidos mantiene en vigor la Ley de Ajuste Cubano de 1966, la política de pies secos-pies mojados, establecida por el gobierno de Bill Clinton en 1995 y el llamado “Programa de Parole para Profesionales Médicos Cubanos”, que implantó desde el 2006 George W. Bush, tres muestras de la política agresiva de Washington durante el último medio siglo, que se complementa con el bloqueo económico, financiero y comercial.

La legislación actual garantiza residencia a todos los cubanos que alcancen territorio norteamericano, sea por vía legal, ilegal, marítima o terrestre; mientras que sus pares latinoamericanos son perseguidos y deportados por entrar y/o permanecer de manera ilícita en uno de los países más desarrollados del mundo.

A partir de la actualización de la política migratoria cubana a comienzos del 2013, un número cada vez mayor de nacionales ha salido legalmente de Cuba hacia algún país latinoamericano para seguir paso hacia el norte, en un complicado trayecto de miles de kilómetros y en el que hay que cruzar varias naciones.

Medios de prensa internacionales intentan politizar la situación humanitaria de los cubanos varados en Costa Rica, mientras desconocen las causas reales de ese fenómeno.

Cambiar de residencia es una decisión personal. Sin embargo, incentivar la migración ilegal con políticas selectivas, co­mo hace el gobierno norteamericano, no tiene justificación posible.

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