Sono 36 milioni gli infettati con il VIH, e tra loro 19 milioni non lo sanno. Intanto 22 milioni di persone aspettano un trattamento, ed anche se si è riusciti a diminuire il numero dei morti al 42%, e le nuove infezioni al 35%, non è stata eliminata l’epidemia.
Queste cifre le ha offerte in una conferenza stampa venerdì 13 novembre, Michel Sidibé, direttore esecutivo del Programma Congiunto delle Nazioni Unite sul VIH/Sida (Onusida) e segretario generale aggiunto delle Nazioni Unite, al termine della visita ufficiale, con una delegazione, iniziata l’11 novembre nell’Isola.
“Siamo chiamati ad accelerare le azioni”, ha detto parlando della necessità di prendere misure urgenti ed ha definito impressionate la sua visita a Cuba ed ha ammesso di sentirsi molto orgoglioso per il lavoro dell’Isola.
“Ringraziamo per avere Cuba. Questo è il primo paese del mondo che dimostra che si può eliminare la trasmissione madre-figlio del VIH. Voglio fare i miei complimenti a questa nazione, al governo, per trasformarlo in un modello nella lotta contro il VIH-SIDA, nei tre fronti fondamentali: la guida politica e l’impegno, la riforma delle politiche e l’impulso dei metodi centrati nella persona”, ha detto.
Il rappresentante della ONU ha segnalato la solidarietà offerta da Cuba in questo e altri temi, come la lotta contro l’Ebola in Sierra Leone, Guinea Conakry e Liberia, ed ha sottolineato la messa fuoco cubana sula prevenzione e l’assistenza a tutta la comunità.
“Il reinserimento nella società delle persone è un’altra lezione tra le più importanti che dobbiamo imparare da Cuba: le persone infettate con VIH non vanno viste come un problema, ma devono sentirsi parte della soluzione”.
“Io ho conosciuto ieri persone che vivono con il VIH-SIDA e che sono rientrate nella comunità come educatori”.
“Questo è il modo migliore per lottare contro la discriminazione”.
Sulle mete note come “90-90-90”, ha sottolineato che Cuba potrà essere uno dei primi paesi ad realizzare questi obiettivo proposti per i paesi dell’America Latina e dei Caraibi sino al 2020, che consistono nell’aumentare al 90% la proporzione delle persone con VIH che conoscono la loro diagnosi; incrementare ugualmente la proporzione di persone con il trattamento antiretro virale e di quelle che hanno un livello di carico virale non scoperto.
“Nel caso di Cuba, ha detto César Núñez, direttore generale per l’America Latina e i Caraibi di Onusida, “nel primo 90 la media dell’America Latina è del 70 %, mentre Cuba sta al 93 %; nel secondo l’America Latina è al 52 %, e Cuba al 85%, e nel terzo l’Isola ha una media del 47%, che può sembrare bassa, ma l’America Latina e i Caraibi riportano il 34%.
Prima di terminare, María Isela Lantero, capo del dipartimento del Programma ITS/VIH/ Sida, ha ringraziato per la visita a nome del Ministero di Salute Pubblica.
“Per noi è un vero impegno continuare a lavorare per accompagnare Onusida e le agenzie delle Nazioni Unite, per poter avanzare e realizzare questo sogno che crediamo possibile”, ha concluso.