Ricardo Alarcón de Quesada http://www.cubadebate.cu
Il 22 gennaio, si celebrano dieci anni dell’elezione di Evo Morales come Presidente della Bolivia e della Rivoluzione Democratica e Culturale che ha effettuato profonde trasformazioni in quel paese.
Tra queste, la sua incorporazione in Stato Plurinazionale rappresentativo per la prima volta dei popoli e nazioni indigene che furono espropriate dalla loro terra, cinque secoli fa, dagli invasori spagnoli ed esclusi e discriminati dopo dall’oligarchia creola continuatrice del vecchio colonialismo e servile strumento dell’imperialismo contemporaneo.
Evo è il primo indigeno, aymara, che occupa la presidenza della Bolivia e la persona che ha ricoperto questa posizione più a lungo senza mai allontanarsi dalla legalità istituzionale. In un paese che ha sofferto innumerevoli colpi di stato e regimi militari, il suo è sorto ed è rimasto come risultato delle elezioni in cui, con maggioranze sempre crescenti, lui e le forze che lo sostengono, sono stati vincitori contro avversari sostenuti dalle risorse finanziarie e i mezzi pubblicitari dell’impero e dell’oligarchia. Nessun predecessore in questo incarico, in duecento anni di vita repubblicana boliviana, ha potuto raggiungere i voti ricevuti da Evo, i quali hanno seguito un percorso di crescita costante, da una discreta maggioranza iniziale fino a cifre superiori ai due terzi dell’elettorato.
Dieci anni sono un termine molto breve, solo un momento nella lunga evoluzione dell’umanità. Ma, gli ultimi dieci anni hanno avuto, per la Bolivia, un’intensità da secoli. Non si era mai fatto tanto, in così poco tempo, per l’emancipazione di un popolo soggiogato da secoli.
La riforma agraria, la nazionalizzazione degli idrocarburi, l’estrazione mineraria, telefonia e l’elettricità, il ricupero dell’acqua e le telecomunicazioni, hanno permesso ai boliviani di riscattare le loro ricchezze naturali, ora al servizio di un’economia nazionale che è cresciuta ad un ritmo incessante, al di sopra della media regionale. Un paese, che è sempre stato dietro rispetto ai più arretrati del pianeta, accompagnato nella sua povertà solo da Haiti, nel nostro Continente, è stato protagonista di un “miracolo economico” di cui poco si parla. La Banca Mondiale, nel 2010, alla metà del periodo rivoluzionario, avrebbe dovuto riclassificare la Bolivia, elevandola alla categoria di paese a medio reddito.
Questa notevole crescita non è stata a vantaggio esclusivo di pochi, grazie ad una guida veramente democratica e socialista, ha permesso a milioni di boliviani uscire dall’estrema povertà e dall’indigenza. Alla sua nuova vita, contribuiscono anche l’estensione per tutti dei servizi sociali precedentemente riservati alle minoranze, come la sanità. L’Operazione Miracolo, per citare un esempio, ha liberato dalla cecità 665928 persone.
Una vigorosa campagna, che oltre allo spagnolo comprende il quechua e l’aymara, principali lingue indigene, ha permesso l’alfabetizzazione di 819417 persone e dichiarare la Bolivia libera dall’analfabetismo, il 20 dicembre 2008. I beneficiati ora proseguono i loro studi sotto il programma ‘”Io sì posso continuare”.
Per ciò la celebrazione di questo anniversario sarà molto più di un atto protocollare. Oltre ad apparire davanti all’Assemblea Legislativa, si avrà una cerimonia andina nell’antica cittadella di Tiahuanaco e una parata commemorativa dei movimenti sociali boliviani e di diversi paesi del Sud America.
Molte persone si riuniranno lì. Non mancherà in mezzo alla folla Tupak Katari, il capo dei ribelli che a capo di 40000 indigeni mise sotto scacco i colonialisti fino ad essere catturato e squartato, il 15 novembre 1781. Da allora, Tupak Katari, è stato fonte di ispirazione e guida nella lotta incessante del suo popolo e lo è ancora. L’ ha annunciato sotto il martirio atroce: “Morirò ma tornerò e sarò milioni”. Evo e il suo popolo hanno fatto realtà la profezia.
Evo, la profecía realizada
Por: Ricardo Alarcón de Quesada
El 22 de enero se cumplen diez años de la elección de Evo Morales como Presidente de Bolivia y de la Revolución Democrática y Cultural que ha llevado a cabo transformaciones de hondo calado en ese país. Entre ellas su constitución en Estado Plurinacional representativo por primera vez de los pueblos y naciones indígenas que fueron despojados de su tierra por los invasores españoles hace cinco siglos y excluidos y discriminados después por la oligarquía criolla continuadora del viejo colonialismo y servil instrumento del imperialismo contemporáneo.
Evo es el primer indígena, aymara, que ocupa la presidencia de Bolivia y la persona que ha desempeñado ese cargo por más tiempo sin apartarse nunca de la legalidad institucional. En un país que ha padecido incontables golpes de Estado y regímenes militares el suyo surgió y se ha mantenido como fruto de elecciones en las que con mayorías siempre crecientes él y las fuerzas que lo apoyan han sido los vencedores frente a opositores respaldados con los recursos financieros y los medios de publicidad del imperio y la oligarquía. Ningún predecesor en el cargo, en doscientos años de vida republicana boliviana, pudo alcanzar las votaciones recibidas por Evo las cuales ha seguido un curso de aumento constante desde una sobría mayoría inicial hasta cifras superiores a los dos tercios del electorado.
Diez años es un plazo muy breve, un instante apenas en la larga evolución de la Humanidad. Pero los últimos diez años han tenido para Bolivia una intensidad de siglos. Jamás se había hecho tanto, en tan poco tiempo, por la emancipación de un pueblo secularmente sojuzgado.
La reforma agraria, la nacionalización de los hidrocarburos, la minería, la telefonía y la electricidad, la recuperación del agua y las telecomunicaciones han permitido a los bolivianos rescatar sus riquezas naturales ahora al servicio de una economía nacional que ha crecido a un ritmo sostenido, por encima del promedio regional. Un país que siempre estuvo a la zaga entre los más atrasados del planeta, acompañado en su pobreza sólo por Haití en nuestro Continente, ha sido protagonista de un “milagro económico” del que poco se habla. El Banco Mundial, en 2010, a la mitad del período revolucionario, debió reclasificar a Bolivia, elevándola a la categoría de país de ingreso medio.
Este crecimiento admirable no ha sido para beneficio exclusivo de unos pocos, gracias a una conducción verdaderamente democrática y socialista ha permitido a millones de bolivianos salir de la pobreza extrema y la indigencia. A su nueva vida contribuyen igualmente la extensión para todos de servicios sociales antes reservados a las minorías, como la atención médica. La Operación Milagro, para mencionar un ejemplo, ha librado de la ceguera a 665 928 personas.
Una vigorosa campaña, que además del español incluyó el quechua y el aymara, principales lenguas autóctonas, permitió alfabetizar a 819 417 personas y declarar a Bolivia libre de analfabetismo el 20 de diciembre de 2008. Los beneficiados continúan ahora sus estudios bajo el programa “Yo sí puedo seguir”.
Por eso la celebración de este aniversario será mucho más que un acto protocolar. Además de comparecer ante la Asamblea Legislativa habrá una ceremonia andina en la antigua ciudadela de Tiahuanaco y un desfile conmemorativo de los movimientos sociales bolivianos y de varios países sudamericanos.
Se reunirá allá mucha gente. No faltará en la multitud Tupak Katari, el líder rebelde que al frente de 40 mil indígenas puso en jaque a los colonialistas hasta ser capturado y descuartizado el 15 de noviembre de 1781. Desde entonces Tupak Katari ha sido inspiración y guía en la lucha incesante de su pueblo y lo sigue siendo. Lo anunció bajo el atroz martirio: “Yo moriré pero volveré y seré millones”. Evo y su pueblo han hecho realidad la profecía.