di Nestor Marin Prensa Latina-Marx21.it
Sconfiggere il governo guidato dal presidente Rafael Correa nelle elezioni del 2017, o almeno conquistare l’Assemblea Nazionale per ostacolarlo da lì, pare essere lo scopo che unisce oggi la variopinta opposizione ecuadoriana.
Il patto più recente è stato stipulato ieri nella città di Cuenca nel sud del paese, dove si sono seduti allo stesso tavolo indigeni come il prefetto Marcelino Chumpi, il socialdemocratico Ramiro Gonzales, che fino a poco tempo fa era ministro dell’Industria del governo Correa, e il socialcristiano Jaime Nebot, sindaco di Guayaquil e rappresentante della destra più ostinata del paese.
Non è mancato neppure all’incontro convocato dal prefetto della provincia di Azuay, Paul Carrasco, il presidente di SUMA (Sociedad Unida Más Acción), Guillermo Celi, che si è scusato per l’assenza dell’esponente più in vista di questo movimento, il sindaco di Quito, Mauricio Rodas.
Ha declinato l’invito solo l’ex banchiere Guillermo Lasso, che apparentemente preferisce continuare a muoversi da solo candidandosi alla presidenza con il movimento CREO, prima di vedersi costretto ad accordarsi con eventuali rivali elettorali.
Da quanto si è saputo, nell’incontro di Cuenca i rappresentanti del colorito raggruppamento battezzato Unidad hanno delineato un accordo che potrebbe sfociare nell’elezione di un candidato unico per le elezioni presidenziali del 2017, e nella formazione di un blocco di opposizione che tenterebbe di conquistare la maggioranza dei mandati del Parlamento unicamerale.
“Esiste l’unità e la convergenza su obiettivi chiari da concretizzare nella prossima Assemblea”, ha dichiarato senza giri di parole Nebot, che, secondo il giornale locale El Telegrafo, si è anche augurato la definizione, “quando verrà il momento”, di una candiadatura presidenziale unica.
Se qualcosa hanno lasciato intendere chiaramente i convenuti a Cuenca è che, nel caso ottengano la maggioranza parlamentare, procederanno ad eliminare gli emendamenti costituzionali e altre leggi approvate dall’attuale Assemblea dominata dall’Alleanza PAIS al governo.
Questa strategia era già stata denunciata da Correa, che giorni fa aveva avvertito che l’opposizione stava tentando di ottenere il potere legislativo per potere in tal modo boicottare il governo, esattamente come sta succedendo ora in Venezuela, dove gli avversari della Rivoluzione Bolivariana hanno conquistato la maggioranza parlamentare nelle elezioni del 6 dicembre scorso.
L’odio come fattore di unità
Per la prima vicepresidente dell’Assemblea Nazionale e dirigente di PAIS, Rosana Alvarado, l’odio contro Correa e la Revoluzion Ciudadana, come si definisce il progetto sociale in corso di attuazione in Ecuador, è l’unico fattore che rende possibili riunioni come quella svoltasi a Cuenca.
Si sta realizzando l’accordo di coloro che detestano Correa, che vogliono interrompere la Revoluzion Ciudadana, ha affermato la parlamentare, in una dichiarazione al portale di notizie Ecuador Inmediato.
Alvarado ha fatto menzione in particolare dei casi di Gonzales e Carrasco, e ha ricordatio che il primo fino a poco tempo fa faceva parte dell’esecutivo, mentre anche il secondo era stato alleato del governo, sostenendo di essere di sinistra.
La vicepresidente dell’Assemblea Nazionale ha pure polemizzato con il leader indigeno Chumpi per avere siglato un accordo con Nebot, e per il suo far credere che il rappresentante della più rancida oligarchia ecuadoriana possa rappresentare, alzandone la bandiera, questo settore così dimenticato.