Arthur Gonzalez https://heraldocubano.wordpress.com
Il 26 gennaio 2015, sono state pubblicate nuove misure che rendono più flessibile il controllo e le regole imposte dagli USA alle relazioni con Cuba, che sono state annunciate annunciate congiuntamente dall’Ufficio di Controllo degli Attivi Stranieri (OFAC) del Dipartimento del Tesoro, incaricato di applicare le sanzioni contro Cuba, e dall’Agenzia d’Industria e Sicurezza del Dipartimento del Commercio, che monitora i controlli sulle esportazioni effettuate verso l’isola.
Il nuovo pacchetto di misure dimostra le competenze che possiede il presidente Barack Obama, per adottare misure solide che indeboliscano il Blocco Economico, Commerciale e Finanziario contro Cuba, senza bisogno dell’approvazione del Congresso.
Questo movimento politico potrebbe facilitare la comprensione tra i due paesi, ma prima di celebrare queste misure, i cubani dovranno leggere con la dovuta attenzione le argomentazioni fornite dalla Segretaria del Commercio, Penny Pritzker, sul social network Twitter, dove ha detto: “Le disposizioni sono progettate per supportare l’emergente settore privato a Cuba e collocarci più vicino al raggiungimento degli obiettivi storici della politica estera del presidente Obama e rafforzare la società civile cubana”.
Un altro aspetto da analizzare nel dettaglio, sono le parole del segretario del Tesoro, Jack Lew, quando ha detto: “Queste misure, come quelle prese l’anno scorso, inviano un chiaro messaggio al mondo: che gli USA si sono impegnati a potenziare e consentire benefici economici per il popolo cubano e continueremo ad adottare le misure necessarie per aiutare il popolo cubano a raggiungere la libertà politica ed economica che merita”.
Le intenzione perseguite dagli USA sono molto chiare, sono indirizzate allo smantellamento del socialismo e non al miglioramento dell’economia cubana, poiché al farlo rafforzerebbero il sistema socialista che, con tanta impegno cercano di dimostrare la sua impossibilità.
In questo senso, bisogna ricordare le raccomandazioni formulate dal Council on Foreign Relations, CFR, pubblicate nel 1999, per ottenere la “Transizione pacifica verso la democrazia”, dove afferma senza mezzi termini: “L’opposizione degli USA verso la Rivoluzione cubana e il sostegno alla democrazia e allo sviluppo di questo emisfero, riuscirono a frustrare le ambizione cubane di espandere il loro modello economico e influenza politica”.
Pertanto, non si può cantar vittoria e tanto meno respirare aria di trionfo, perché il Bureau d’Industria e Sicurezza del Dipartimento del Commercio, ha creato una nuova politica di valutazione “caso per caso”, dove si daranno, o meno, i permessi di esportazione ad aziende e istituzioni dello Stato cubano.
Come elemento da sottolineare e che inquadra la vera politica yankee, è che non saranno permesse esportazioni a Cuba che offrano la possibilità di uno sviluppo economico, come sarebbero quelle destinate al turismo e all’industria mineraria, due settori pilastri negli ingressi di valuta convertibile.
L’uso del dollaro rimarrà proibito e fortemente penalizzato, dalla OFAC, nelle negoziazioni, situazione che rende molto difficile le importazioni cubane, al dover utilizzare altre valute.
Cuba non potrà nemmeno esportare i suoi prodotti verso gli USA, ciò che danneggia, in egual misura, la sua economia, non riuscendo a ottenere reddito in questo modo.
Le autorizzazioni sono destinate, principalmente, a garantire le pretese della Casa Bianca di minare la Rivoluzione, come è l’esportazione di software ad uso dei corrispondenti dei media USA e delle organizzazioni della società civile cubana, fra queste, le sostenitrice dei diritti umani, ossia, la controrivoluzione creata, addestrata e finanziata dalla CIA ed il Dipartimento di Stato, secondo i documenti declassificati.
La misura relativa al permesso dei suoi aerei commerciali a fare viaggi regolari verso l’isola, ovviamente, saranno gli statunitensi coloro che otterranno la parte migliore dei profitti; nonostante le richieste di Cuba, si permetterà alle compagnie aeree dei due paesi condividere percorsi e negoziare il noleggio di aeromobili, al fine di facilitare la ripresa dei voli regolari tra i due territori, perché le loro leggi esistenti consentono che vengano sequestrati gli aerei cubani che atterrino negli USA.
Tuttavia, bisognerà aspettare molti mesi affinché le compagnie aeree degli USA possano vendere biglietti di viaggio a Cuba, come neppure sarà immediato il ripristino del servizio postale diretto, concordato, anch’esso, in dicembre e che, dicono, inizierà attraverso un piano pilota di trasporto di posta e pacchi.
Nessuno può essere ingannato, quindi Ned Price, portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale alla Casa Bianca, dopo la pubblicazione di queste nuove misure ha evidenziato in una dichiarazione scritta: “Cosi come gli USA stanno facendo la loro parte per rimuovere gli ostacoli che hanno limitato i cubani, esortiamo il governo cubano al fine di agevolare affinché i propri cittadini intraprendano un business, possano scambiare e accedano all’informazione on-line”.
Per questi motivi nella dichiarazione della Casa Bianca rilasciata il 17.12.2014, si afferma: “Oggi, il Presidente ha annunciato misure supplementari per porre fine al nostro approccio obsoleto e promuovere, in modo più efficace, l’attuazione dei cambiamenti a Cuba, in un quadro coerente con il sostegno degli USA al popolo cubano, e in linea con i nostri interessi di sicurezza nazionale”.
Il loro obiettivo è preciso, ed è riferito senza il minimo imbarazzo:, Cuba deve essere annessa ideologicamente agli USA.
Ma, come avrebbe detto José Martí, apostolo dell’indipendenza: “… l’aria della libertà ha una grande virtù che uccide i serpenti”.
Nuevas medidas de Obama hacia Cuba
Por Arthur González
El 26 de enero del 2015 fueron publicadas nuevas medias que flexibilizan el control y las regulaciones impuestas por Estados Unidos a las relaciones con Cuba, las que fueron anunciadas de forma conjunta por la Oficina de Control de Activos Extranjeros (OFAC) del Departamento del Tesoro, encargada de hacer cumplir las sanciones contra Cuba, y el Buró de Industria y Seguridad del Departamento de Comercio, quien supervisa los controles a las exportaciones que se realicen hacia la Isla.
El nuevo paquete de medidas demuestra las facultades que posee el presidente Barack Obama, para dar pasos sólidos que debiliten profundamente el Bloqueo Económico, Comercial y Financiero contra Cuba, sin necesidad de aprobaciones del Congreso.
Este movimiento político pudiera facilitar el entendimiento entre los dos países, pero antes de celebrar estas medidas, los cubanos tendrán que leer con sumo detenimiento los argumentos brindados por la Secretaria de Comercio, Penny Pritzker, en la red social Twitter, donde aseguró: “Las provisiones están diseñadas para apoyar al sector privado emergente en Cuba y colocarnos más cerca de alcanzar las metas históricas de política exterior del presidente Obama y fortalecer la sociedad civil cubana”.
Otro aspecto para analizar en detalles, son las palabras del secretario del Tesoro, Jack Lew, cuando dijo: “Estas medidas, al igual que las que se han ido tomando durante el último año, envían un claro mensaje al mundo: que Estados Unidos se ha comprometido a potenciar y permitir avances económicos para el pueblo cubano y continuaremos tomando las medidas necesarias para ayudar al pueblo cubano a alcanzar la libertad política y económica que merece”.
Las intenciones que persigue Estados Unidos son bien claras, van dirigidas al desmontaje del socialismo y no al mejoramiento de la economía cubana, pues de hacerlo estarían reforzando el sistema socialista que tanto empeño ponen para demostrar su inviabilidad.
En ese sentido, hay que recordar las recomendaciones hechas por el Council on Foreign Relations, CFR, publicadas en 1999, para lograr la “Transición pacífica hacia la democracia”, donde afirman sin ambages: “La oposición de los Estados Unidos a la Revolución cubana y el apoyo a la democracia y al desarrollo en este hemisferio, lograron frustrar las ambiciones cubanas de expandir su modelo económico e influencia política”.
Por tanto, no se puede cantar victoria y menos respirar aires de triunfo, porque el Buró de Industria y Seguridad del Departamento del Comercio, creó una nueva política de evaluación “caso a caso” donde se darán, o no, los permisos de exportación a empresas e instituciones del Estado cubano.
Como elemento a destacar y que enmarca la verdadera política yanqui, es que no se permitirán exportaciones a Cuba que ofrezcan la posibilidad de un desarrollo económico, como serían las destinadas al turismo y la minería, dos sectores pilares en los ingresos de divisas convertibles.
El empleo del dólar continuará prohibido y fuertemente sancionado por la OFAC en las negociaciones, situación que hace muy difícil las importaciones cubanas al tener que utilizar otras monedas.
Cuba tampoco podrá exportar sus productos a Estados Unidos, lo que perjudica igualmente su economía al no obtener ingresos por esa vía.
Las autorizaciones van dirigidas fundamentalmente a garantizar las pretensiones de la Casa Blanca de erosionar a la Revolución, como es la exportación de softwares para el uso de las corresponsalías de medios estadounidenses y organizaciones de la sociedad civil cubana, entre ellas, las defensoras de los derechos humanos, entiéndase la contrarrevolución creada, entrenada y financiada por la CIA y el Departamento de Estado, según documentos desclasificados.
La medida relacionada con el permiso a sus aerolíneas comerciales para realizar viajes regulares a la Isla, por supuesto que serán las estadounidenses las que lleven la mejor parte de las ganancias, aunque ante los reclamos de Cuba se permitirá que las aerolíneas de los dos países compartan rutas y negocien el alquiler de aviones, con el objetivo facilitar la reanudación de vuelos regulares entre ambos territorios, porque sus leyes vigentes permiten que se incauten las aeronaves cubanas que aterricen en Estados Unidos.
No obstante, habrá que esperar muchos meses para que las aerolíneas estadounidenses puedan vender boletos de viajes a Cuba, como tampoco será inmediato el restablecimiento del servicio postal directo, acordado también en diciembre y que se dice comenzará a través de un plan piloto de transporte de correo y paquetería.
Nadie puede ser engañado, de ahí que Ned Price, vocero del Consejo de Seguridad Nacional de la Casa Blanca, al publicarse estas nuevas medidas destacó en un comunicado escrito: “Así como los Estados Unidos están haciendo su parte para eliminar los impedimentos que han limitado a los cubanos, urgimos al gobierno cubano a que facilite que sus ciudadanos emprendan un negocio, puedan comerciar y accedan a la información en línea”.
Por esas razones en el comunicado de la Casa Blanca emitido el 17.12.2014 se expresa: “Hoy, el Presidente anunció medidas adicionales para poner fin a nuestro enfoque obsoleto y promover de manera más eficaz la implantación de cambios en Cuba, dentro de un marco acorde con el apoyo de Estados Unidos al pueblo cubano y en consonancia con nuestros intereses de seguridad nacional”.
La meta de ellos es precisa y está dicha sin el menor sonrojo, Cuba debe ser anexada ideológicamente a Estados Unidos.
Pero como dijera José Martí, apóstol de la independencia: “…el aire de la libertad tiene una enorme virtud que mata a las s erpientes”.