Più che analizzare i numeri che riguardano la produzione in questo territorio in quanto alla produzione della terra da parte degli usufruttuari, il dibattito ha toccato analisi d’interesse nazionale, come parte di un processo che è iniziato a Mayabeque e quindi ad Artemisa e si estenderà lentamente anche nelle altre province.
Per la prima volta – e lo ha ratificato a Granma il Secondo Segretario del Comitato Centrale del Partito- si realizza un controllo con questo livello di Profondità e d’esigenza mediante visite fattoria per fattoria, sette anni dopo l’implementazione in Cuba delle norme giuridiche che permisero di sommare nello scenario agricolo della nazione questi soggetti con gestione non statale che possono vincolarsi volontariamente alle cooperative agricole e dell’allevamento di qualsiasi denominazione: Cooperative di Credito e Servizio; Cooperativa di Produzione Agricola e dell’Allevamento; Unità Basica di Produzione Cooperativa.
Due momenti principali hanno determinato le discussioni: il primo, una radiografia della misura in cui si utilizzano gli usufrutti e secondo, come produrre maggiori quantità di alimenti con il conseguente rifornimento de L’Avana in qualità di principale destinataria della produzione della provincia di Artemisa, e far sì che che i prezzi al minuto di questi generi diminuiscano.
Un briefing opportuno
Qualche giorno prima di questo incontro, Granma ha intervistato Eddy Soca Baldoquín, direttore generale del Centro Nazionale di Controllo della Terra e dei Trattori, per ottenere un’attualizzazione del bilancio dell’uso e della proprietà di questa essenziale risorsa.
Prima di tutto è stato identificato, grazie ad un’attualizzazione nel 2015, che la quantità di terre per uso agricolo in Cuba è di 6.240.263,84 ettari.
La gestione di questa superficie si divide nel seguente modo: statale, il 30,5 %; cooperative, 34,3 %. Il resto, si riferisce ai piccoli agricoltori. Va segnalato che gli usufruttuari sono inclusi nelle cifre inerenti le cooperative e i piccoli agricoltori, dato il principio di volontariato nell’ora del loro vincolo o meno a una forma produttiva,
Da quando nel 2009 è stato approvato il Decreto Legge Nº 259 sulla consegna delle terre oziose in usufrutto e includendo le cifre del suo successore, il nº 300, che è entrato in vigore nel 2012, a scala nazionale hanno ricevuto le terre 279.021 usufruttuari che restano in possesso di 1.403.940 ettari sino ad oggi.
Il compimento delle responsabilità, senza riguardi
A proposito della chiarezza sulle responsabilità di ognuno e dei vincoli pertinenti definiti nelle differenti disposizioni legali, il Secondo Segretario del Comitato Centrale ha insistito che le lacune che hanno potuto avere spazio nei primi anni necessitano soluzioni senza ritardi, ed ha ricordato tra i precedenti per rinforzare questo segmento, l’incontro effettuato nel 2011 con i rappresentanti delle basi di produzione, il pacchetto di 17 misure per facilitare il funzionamento delle UBPC, il XI Congresso della ANAP e il lavoro realizzato di recente in tutti municipi.
Va riconosciuto che la maggioranza delle richieste presentate dagli usufruttari sui nodi che ostacolavano lo sviluppo del loro lavoro, hanno trovato soluzioni da parte della direzione del paese e che si dispone nell’attualità di un maggio numero di garanzie e di migliori condizioni per fare un salto di produzione e lo si deve fare, eliminando le negligenze che sino ad ora hanno frenato il processo.
Sono urgenti la continuità e la stabilità domandate in un tema tanto importante come l’uso e il possesso della terra.
“Un paese che si rispetta deve controllare tutto questo e molto di più noi qui, nel socialismo” – ha segnalato Machado Ventura – dove la terra in maggioranza è proprietà di tutto il popolo rappresentato dallo Stato.
Per questo l’organizzazione che si cerca per l’attività va seguita assolutamente “da un controllo rigoroso e quotidiano”.
Nel caso del controllo dell’usufrutto “ la responsabilità è del municipio”, ha sostenuto. “È a questo livello che la gente si conosce meglio e dove si possono scoprire a tempo sintomi di mancanze o d’illegalità”.
Il vicepresidente cubano ha poi esortato a comprendere che questo processo non è per togliere le terre alla gente, ma è per rispettare l’oggetto sociale e produttivo con i quali le terre sono state assegnate e per far valere l’incarico statale corrispondete alle entità che partecipano. È anche per un maggior ordine e controllo.
A sette anni dall’applicazione delle misure citate, questo sì, con color che non rispettano il proprio ruolo non si deve avere riguardo.
Se qualcuno continua a non fare il proprio dovere, allora gli si ritira l’usufrutto e in questo non ci possono essere distrazioni, nè concessioni.
Poi Machado Ventura ha riconosciuto il miglioramento della comprensione e dell’ assimilazione da parte delle forme produttive dell’importanza che gli usufruttuari si associno a loro.
Prezzi, assortimento e intermediari nella voce dei produttori Sul tema parlano i protagonisti. Jesús Rodríguez Palomino (CCS Antonio Maceo, Bauta), che è un usufruttuario dal 2009, si è riferito agli alti prezzi dei prodotti agricoli, una questione che si aggrava per la catena degli intermediari illegali che guadagnano più di chi produce.
A suo giudizio i problemi principali che devono affrontare i produttori che appartengono a questa modalità, si riassumono nella contrattazione, il commercio e la necessità di stabilire i prezzi.
Sul primo tra questi problemi, ha detto che: “Oggi si chiama contratto qualcosa che somiglia di più a una lettera di buone intenzioni e che si contratta senza tutti gli strumenti necessari per farlo”. In questo senso l’assegnazione delle risorse dev’essere più equa, perché coloro che oggi producono meno abbiano più incentivi di produzione.
Rispetto al commercio ha sostenuto che le deviazioni delle produzioni si devono al fatto che non sono ben organizzati i meccanismi attuali del commercio, come quando c’era l’entità di Ammasso.
E per i prezzi ha proposto d’applicare in questo senso il ruolo regolatore dello Stato, ma invece di stabilire un limite al prezzo finale sulla pesa, lo si faccia con gli altri anelli della catena, cominciando dal solco.
Il ministro dell’Agricoltura, Gustavo Rodríguez Rollero, ha spiegato che prima di tutto si deve conoscere il prezzo di ogni produzione. Per questo, l’organismo sta attualizzando i costi delle coltivazioni e la variante è che “più che fissare i prezzi, ci dev’essere una maggior produzione e un’organizzazione del commercio”.
Inoltre ha annunciato che tra le misure da adottare prossimamente si continuerà a stimolare il prezzo d’acquisto ai produttori di tuberi.
Sul tema dei prezzi è intervenuto Machado Ventura, per segnalare che si valuta l’alternativa di fissare un limite massimo, ossia un tetto.
“Quello che non si può, ha sottolineato, è vendere al doppio o al triplo come succede, perchè questo è insopportabile. La morale è che per risolvere il problema definitivamente si deve produrre di più e con qualità, diminuire la quantità di intermediari illegali e far calare i prezzi dei prodotti che si offrono alla popolazione.
Poi ha riconosciuto il potenziale di Artemisa per realizzarlo.
“Un’altra formula, ha aggiunto, è ammassare tutto quello che si può e non limitarsi esclusivamente agli assortimenti tradizionali, appoggiando opportunamente le entità responsabili dell’Ammasso e garantire che gli alimenti vadano alle destinazioni stabilite dai contratti”.
Sixto Travieso, usufruttuario di Bahía Honda, ha coinciso sulle mancanze che esistono nel commercio, cosa che ha portato i contadini, in un determinato momento, a diminuire le semine. Questo processo, secondo lui, si doveva realizzare anni fa, ed ha valutato che li obbliga, ed è bene, ad entrare nel cammino corretto o a rinunciare. Poi ha incitato i suoi colleghi a non vedere tutto questo “come un fantasma”, ma come una cosa che va fatta tutti i giorni.
Un altro produttore, Leonel Díaz -vincolato alla CCS Camilo Cienfuegos, di San Cristóbal- ha condiviso l’insoddisfazione di vedere che mentre lui commercia a prezzi giusti, un intermediario “con la camicia pulita” guadagna anche tre volte di più per lo stesso prodotto ed ha aggiunto l’assillo di risolvere le brecce che esistono nei contratti con alcune imprese, perchè i rivenditori approfittano di queste situazioni per accaparrare prodotti e lucrare con questi.
Jorge Luis Denis, di Güira de Melena, ha detto che se l’accesso ai crediti in generale è ora più flessibile, si deve dare una soluzione per alleggerire le documentazioni e le garanzie che si chiedono agli usufruttuari, per via delle prerogative del Banco, come i garanti debitori e le produzioni assicurate.
Machado Ventura ha detto a questo proposito che il tema delle assicurazioni dipende anche dalla previsione opportuna da parte dei produttori, perché nessuno può assicurarsi “quando cadono fulmini e saette”.
Il ministro del ramo ha informato sull’approvazione di una nuova Risoluzione da parte del ministro-presidente del Banco Centrale di Cuba, che si basa sulla maggior corrispondenza tra i tempi d’ammortizzazione concepiti e la tecnologia delle coltivazioni, così come i tassi d’interesse più giusti, una vecchia aspirazione del settore agricolo.
Riassumendo, il sentire dei presenti ha puntato una bussola sull’assenza di prodotti nei mercati, una scena che non si deve ripetere, una questione che per molti migliorerà con la decisione d’assumere a contratto dagli agricoltori le percentuali più alte del loro potenziale di produzione, impedendo che si radichi il vizio di alcuni per i prezzi astronomici e il lucro, alle spalle del lavoratore cubano.